BONCOMPAGNI, Gregorio
Primogenito di Ugo, duca di Sora, e di Maria Ruffo, dei duchi di Bagnara, nacque a Sora il 17 luglio 1642. La prima notizia che si abbia su di lui è quella relativa al suo matrimonio, nel 1666, con Giustina di Tolomeo Galli, duca di Alvito, morta prematuramente nel 1679.
Nel 1674 il B. fu protagonista di un grave incidente diplomatico insorto tra il Regno di Napoli, di cui era feudatario, e lo Stato della Chiesa. Per anni egli aveva fiancheggiato la campagna delle milizie regie comandate dall'auditore Francisco Navarrete contro i briganti che infestavano la zona di confine tra i due Stati, trovando tolleranza o addirittura complicità tra le autorità pontificie. Il B., i cui feudi di Sora, Arce, Arpino e Aquino erano a diretto contatto con la provincia ecclesiastica d'Abruzzo, donde prevalentemente partivano le scorrerie dei briganti, impegnato insieme col Navarrete a dare un colpo decisivo a una delle principali bande, quella di Francesco Forte, sconfinò con lo stesso auditore in territorio ecclesiastico, catturando il Forte con alcuni suoi compagni, trascinandolo nei confini del Regno e quindi nelle carceri napoletane. L'indignazione di papa Clemente X per questa patente violazione del diritto internazionale, aggravata dal fatto che il viceré marchese di Astorga si rifiutò di consegnare alla giustizia pontificia il Forte e i suoi compagni, lo indusse alle più severe rappresaglie: dapprima minacciò la scomunica contro i colpevoli, poi pose una taglia sul Navarrete, e infine ordinò un processo contro il B., che si concluse con la condanna alla pena capitale. Il B. si guardò bene dal mettere i pontifici in condizione di eseguire la sentenza, sicché l'incidente col tempo venne dimenticato e il 26 ott. 1689 papa Alessandro VIII, sollecitato dal B. e dagli influenti amici romani della famiglia, decise di graziare il feudatario napoletano.
Morto il padre, il B. gli successe nei titoli e nelle cariche: i feudi nel Regno di Napoli gli furono intestati con diploma di Carlo II nel 1678, ma bisognò attendere il 1690, esaurita cioè la sua vicenda giudiziaria, perché Alessandro VIII gli riconoscesse il titolo di senatore di Bologna, ereditario nella sua famiglia. Carlo II aveva già concesso al B. nel 1676 il comando di una compagnia di uomini d'arme; il 13 febbr. 1678, lo nominò capitano di "una coorte di greve armatura" (Arch. Segr. Vat., Boncompagni, prot. 588, n. 35). Il 24 genn. 1682 il B. sposò in seconde nozze Ippolita di Niccolò Ludovisi, principe di Piombino, ultima della sua farniglia, la quale pertanto, oltre a una cospicua dote, gli apportò i diritti sul principato, che infatti, alla morte di Niccolò Ludovisi, il B. rivendicò contro le pretese di una Olimpia Ludovisi, monaca a Roma. La lite, dopo un giudizio della corte napoletana della Vicaria, contrario al B., fu risolta soltanto alla morte di Olimpia, nel 1700, e il 27 febbr. dell'anno successivo il B. e sua moglie furono investiti da Filippo V del titolo toscano. Il B. infatti sin dal principio della contesa per la successione di Spagna si era schierato con il candidato borbonico e Filippo V non solo lo compensò con l'investitura di Piombino, ma gli concesse anche, sempre nel 1701, la dignità di grande di Spagna.
Dilettante di poesia, il 19 apr. 1694 il B. fu ammesso in Arcadia, con il nome di Vitalbo Cinosurio, e l'anno successivo fu anche eletto vicecustode dell'Accademia romana, alle cui adunanze partecipò assiduamente, recitandovi sonetti ed egloghe, rimasti peraltro manoscritti, a quanto informa il Mazzuchelli. Alla devozione che gli testimoniarono alcuni tra i principali accademici - il Crescimbeni, il Leonio, lo Zappi, il Paolucci - non dovette comunque essere estranea la doviziosa ospitalità che il B. riservava loro nella sua splendida villa di Frascati.
Morì senza eredi diretti il 1º febbr. 1707. Gli successe nei titoli e nei feudi il fratello Antonio.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2371 s.; A. Lami, Per la storia delle famiglie romane. Iprincipi Buoncompagni Ludovisinel ducato di Sora, in Roma, XII (1934), p. 455; P. E. Visconti, Storia di Roma. Famiglie nobili, s.n.t., III, pp. 816-818; R. Magdaleno Redondo, Archivo generalde Simancas,Papeles de Estadode la correspondencia y negociáción de Nápoles, Valladolid 1942, p. 208; P. Litta, Le fam. celebriital., s.v. Boncompagni di Bologna, tav. III.