TOALDO, Giuseppe. –
Nacque l’11 luglio 1719 a Pianezze, in provincia di Vicenza, da Giovanni Battista e da Elena Barbieri di Breganze, primo di sette figli.
Entrato nel seminario vescovile di Padova il 1° dicembre 1733, Toaldo si laureò in teologia nel 1742. Fresco di titolo, a soli 23 anni, gli venne affidata la curatela delle Opere di Galileo Galilei, in corso di ristampa presso la tipografia seminariale: Toaldo assolse il compito egregiamente, ottenendo anche l’imprimatur per il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Nel 1743, il nuovo vescovo di Padova, Carlo Rezzonico, consacrò Toaldo sacerdote. A partire dall’anno successivo, l’abate insegnò presso il seminario vescovile, prima grammatica, poi filosofia e matematica.
Furono anni fondamentali per la formazione intellettuale di Toaldo, che entrò in contatto, tra gli altri, con il suo «vero Maestro» (in G. Toaldo, Epoche principali dell’abate Toaldo..., in C. Riccomanni, Raccolta di scritture varie pubblicata nell’occasione delle nozze Riccomanni-Fineschi, Torino, V. Vercellino, 1865, p. 98), il fisico e matematico Antonio Schinella de’ Conti. È verosimile che fosse lui a iniziare Toaldo all’osservazione del cielo. Giuseppe Suzzi invece, professore di matematica all’Università dal 1744, gli fece probabilmente conoscere il calcolo leibniziano e quello cartesiano.
Nel 1752 il vescovo gli affidò l’arcipretura di Montegalda, paese di campagna posto tra Vicenza e Padova, che Toaldo mantenne fino al 1766. Qui l’abate, oltre a dedicarsi all’attività di parroco, non mancò di coltivare i propri interessi scientifici. Grazie ai registri delle nascite e dei decessi che era tenuto a compilare, concepì quelle Tavole di vitalità, uno dei primi e rari esempi di aritmetica politica in ambito italiano, che sarebbero poi uscite nel 1787 (Padova, Gio. Antonio Conzatti). Lungi dall’essere isolato, a Montegalda Toaldo riceveva le visite di studiosi, come il geologo Alberto Fortis, e amici, come l’architetto Domenico Cerato, oltre a intrattenere scambi epistolari con vari interlocutori, tra i quali il noto letterato Melchiorre Cesarotti. La vicinanza alle necessità e alle difficoltà del mondo contadino, infine, acuì la sua sensibilità per un sapere che potesse avere dei risvolti pratici.
Nel 1762 Toaldo fu chiamato a occupare la cattedra di astronomia, geografia e meteore presso l’Università di Padova, incarico che divenne effettivo due anni più tardi. In queste sue nuove vesti Toaldo lavorò per prima cosa alla costruzione della specola, progetto fortemente voluto dai Riformatori allo Studio. Dopo aver intrapreso un viaggio alla scoperta dei principali osservatori astronomici italiani, tra i quali quelli di Pisa e Bologna, Toaldo affidò l’incarico della realizzazione della specola all’amico Cerato: alla torre di palazzo Bo, sede dell’Università, Toaldo preferì la torre di Castel Vecchio, in posizione più favorevole.
Fu dal 1766 che Toaldo iniziò a dedicarsi in modo sistematico alle osservazioni meteorologiche, mosso dalla volontà di analizzare con metodo rinnovato l’influenza degli astri sui fenomeni atmosferici. Di fatto, Toaldo si situa nel solco della meteorologia moderna, avendo compreso l’importanza di utilizzare ampie quantità di dati con cui sostituire al pronostico inferenze statistiche. Né si accontentò dei suoi soli registri, ai quali affiancò i dati raccolti nei decenni precedenti da Giovanni Battista Morgagni e da Giovanni Poleni, nonché quelli ottenuti tramite la sua rete di corrispondenti. I suoi studi confluirono nel 1770 nell’opera Della vera influenza degli astri, delle stagioni, e mutazioni di tempo. Saggio meteorologico fondato sopra lunghe osservazioni, ed applicato agli usi dell’agricoltura, medicina, nautica, ec. (Padova, Stamperia del seminario), sua prima pubblicazione di rilievo. Secondo Toaldo, gli influssi astrali sulla Terra sono prodotti principalmente dalla Luna, che agisce non solo sulle maree, ma anche sull’atmosfera e, di conseguenza, sui fenomeni meteorologici. La meteorologia lunare toaldiana sarà particolarmente contestata da Paolo Frisi, in una celebre polemica a mezzo stampa. Si noti che l’interesse di Toaldo per la meteorologia era strettamente legato alla sua idea di un sapere scientifico il cui naturale compimento fosse nella pratica quotidiana di professioni come quella di contadino, medico o marinaio.
Nel 1774, Toaldo vinse il premio della Società reale di Montpellier dedicato all’applicazione della meteorologia all’agricoltura, facendosi conoscere anche in ambito europeo. In questi stessi anni, si impegnò nella diffusione in Italia del parafulmine, come testimoniano i numerosi testi che pubblicò sull’argomento: il primo, intitolato Informazione al popolo sulla maniera di preservare gli edifizi dal fulmine (Venezia, Pasquali), uscì anonimo nel 1772. Grazie a Toaldo, venne installato il parafulmine sulla sommità del campanile di S. Marco, di cui rese conto in Del conduttore elettrico posto sul campanile di San Marco (Venezia, Pinelli, 1776).
La costante dedizione di Toaldo per un sapere scientifico di pubblica utilità si concretizzò inoltre nell’impegno alla realizzazione di opere di taglio divulgativo. Prima fra tutte, il Giornale astro-meteorologico, stampato a cadenza annuale a partire dal 1773, con il quale l’abate intendeva offrire un’evoluzione del tradizionale almanacco, a uso di marinai, agricoltori e medici, con previsioni climatiche e astrali basate non su pronostici e detti popolari, ma su dati osservativi.
Numerosi anche i testi di didattica destinati agli studenti dei suoi corsi: si ricordino le «sugose» – com’egli stesso le definì (Epoche principali, cit., p. 99) – Tavole trigonometriche. Edizione accuratissima con un’introduzione che contiene un compendio di trigonometria piana e sferica (Padova, Stamperia del seminario, 1769) e il Compendio d’Astronomia (Padova, Stamperia del seminario, 1777), tradotto dall’ Abregé d’astronomie di Jérôme Lalande (1732-1807), sul quale Toaldo era solito basare le sue lezioni.
Nel 1777, con la conclusione dei lavori della specola, Toaldo intensificò notevolmente le osservazioni astronomiche: chiamò ad aiutarlo il nipote Vincenzo Chiminello, figlio della sorella Elena, che diventò il suo fedele e dotato collaboratore e che porterà avanti le attività dello zio dopo la sua morte.
Noto e apprezzato sulla scena scientifica sia nazionale sia europea, Toaldo fu membro di varie Accademie delle scienze, tra cui Bologna, Berlino, Londra, Pietroburgo e Napoli.
Morì a Padova l’11 novembre 1797.
Opere. Compendio della sfera e di geografia ad uso delle scuole, Venezia, Bettinelli, 1773; Novae tabulae barometri aetusque maris, Padova, Stamperia del seminario, 1773; La meteorologia applicata all’agricoltura, Venezia, Gaspare Storti, 1775; Del viaggiare lezione accademica del signor abate Toaldo del dì 28 giugno 1791, Venezia, Giacomo Storti, 1791. Per un elenco completo delle opere, dei manoscritti e della corrispondenza si rinvia a Giuseppe Toaldo..., 2000, pp. 57-98.
Fonti e Bibl.: G. Bozzolato, G. T.: uno scienziato europeo nel Settecento veneto, Brugine 1984; G. T., e il suo tempo. Nel bicentenario della morte. Scienze e Lumi tra Veneto e Europa. Atti del Convegno..., Padova...1997, a cura di L. Pigatto, Cittadella 2000; S. Casati, Introduzione, in G. Toaldo, Dei conduttori per preservare gli edifizj da’ fulmini, a cura di S. Casati, Firenze 2001; G. T. Atti della Giornata di studio, Molvena... 1999, a cura di B. Gramola - R. Rizzi, Vicenza 2001; G. Toaldo, Lettere di G. T. ad Antonio Canova, a cura di L. Pigatto, Padova 2004; G. T.: meteorologia e agricoltura, a cura di B. Gramola - R. Rizzi, Vicenza 2004; I. Ampollini, Celestial globes and popular astronomy. G. T. traslator of Jérôme Lalande, in Nuncius, XXXIV (2019), 1, pp. 69-98.