SOGNI, Giuseppe
– Nacque a Rubbiano (Cremona) il 18 maggio 1795, figlio di Giovanni e di Candida Cabrini; appartenente a una famiglia di fittavoli, nel 1804 si trasferì con i genitori a Milano. Dopo una prima formazione classica presso il ginnasio di Brera, a cui si iscrisse nel 1809, trascorse, per desiderio del padre, due anni, tra il 1812 e il 1814, alla scuola militare di Pavia; con la soppressione del collegio, e seguendo la sua vera vocazione, decise di iscriversi all’Accademia milanese, alla quale fu ammesso nel 1815. Qui frequentò il corso di pittura retto da Luigi Sabatelli e quello di scultura tenuto da Camillo Pacetti. Pacetti, colpito dalle capacità del giovane, cercò, invano, di indirizzarlo verso la scultura; Sogni, tuttavia, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura sotto il magistero di Sabatelli. Il suo talento si manifestò soprattutto nel disegno: nel 1817 ottenne il premio nel concorso di seconda classe per il busto in plastica, e nello stesso anno si iscrisse alla scuola del nudo.
Verso la metà degli anni Venti, si specializzò nel restauro dei dipinti. Avviò, in particolare, una proficua collaborazione con l’ospedale Maggiore, per cui intervenne su alcune opere antiche, come una coppia di teleri quattro-cinquecenteschi che foderò e rintelaiò. Il legame con la Ca’ Granda, favorito anche dal ruolo di suo fratello Antonio come cassiere dell’ospedale, si consolidò, portando all’esecuzione, nell’arco di un ventennio, di una decina di ritratti di benefattori dell’istituto, il primo dei quali, Pietro Moscati, fu dipinto nel 1824.
Allo stesso giro d’anni risale la prima presenza alle annuali esposizioni braidensi: nel 1824 Sogni propose Don Carlos I e la regina Isabella – soggetto derivato dalla tragedia Filippo di Vittorio Alfieri – e nel 1826 Raffaello e la Fornarina (Milano, Pinacoteca di Brera). Al Martirio dei ss. Gervasio e Protasio e a Giselda e Saladino (Milano, Civica Galleria di arte moderna, tratto dai Lombardi alla prima crociata di Tommaso Grossi), del 1827, seguì l’anno successivo Colombo che parte per le Americhe. Il successo dell’ultima opera fu tale da valergli la proclamazione ad accademico d’onore da parte dell’Accademia milanese.
In queste prime tele, la critica coeva ritrovò, in modo univoco, i caratteri propri di un artista di sicuro successo, sostenuto da mezzi pittorici e coloristici di notevole livello. Emerse la figura di un autore che predilige la pittura di storia nella sua declinazione più moderna e innovativa, vero precursore nell’affrontare temi e soggetti inediti.
Durante la sua prima, fondamentale, permanenza a Roma, durata circa un anno e mezzo tra il 1830 e il 1831, Sogni non recise il legame con l’ambiente milanese. All’Esposizione del 1830 presentò, oltre ai numerosi ritratti, il Ratto delle Sabine, di commissione del genovese Francesco Peloso, e Orombello e Beatrice di Tenda, e nel 1831 una Susanna al bagno (la cui replica del 1833, a indicare la fortuna dell’opera, si trova a Milano, Civica Galleria di arte moderna) e L’ultimo giorno di Raffaello in Vaticano, che già registrano un’evoluzione debitrice dell’aggiornamento romano. La trasformazione fu avvertita dalla critica contemporanea: nelle pagine delle guide braidensi degli anni Trenta si coglie in tralice l’apprezzamento per essa.
In seguito alla guarigione da una polmonite contratta a Milano, l’artista tornò a Roma nel 1832. Durante il nuovo soggiorno, eseguì, tra gli altri, un secondo dipinto dedicato alla vita di Beatrice di Tenda – Le ultime ore di Beatrice di Tenda – una Betsabea e un Ermete e Salmace, accolti positivamente.
Nel 1835 presentò a Bologna alcuni dei suoi più celebri lavori già esposti a Milano. Il favore da essi suscitato facilitò la sua chiamata presso la locale Accademia, dove, dopo la morte di Francesco Alberi, titolare della relativa cattedra, era rimasto vacante l’insegnamento di pittura. Il concorso si concluse con la selezione di una terna di prescelti, di cui facevano parte Sogni stesso, Giuseppe Bezzuoli e Adeodato Malatesta; in seguito al rifiuto di Bezzuoli, l’incarico fu affidato all’artista cremonese.
All’Accademia Pontificia Sogni insegnò dal 22 settembre 1836 fino all’ottobre 1838, un periodo sostanzialmente troppo breve per lasciare traccia nell’ambiente bolognese, orientato verso la pittura toscana. La sua nomina fu comunque salutata con un componimento poetico in sestine del pittore Cesare Masini (A Giuseppe Sogni pel suo arrivo a Bologna, Firenze 1836), il quale, fra tutti, fu colui che avrebbe risentito maggiormente dei suoi insegnamenti nell’Accademia di Bologna. In questi anni espose con frequenza tra Milano e Bologna, presentandosi alle annuali braidensi con alcuni dei suoi dipinti più rappresentativi: del 1837 sono I lombardi reduci dalla battaglia di Legnano, di commissione Cavezzali, e dell’anno successivo Il passaggio di Pio VII nelle Alpi – acquistato dallo stesso imperatore Ferdinando I d’Austria – e l’Adamo ed Eva, di commissione Uboldi, una delle tele più amate dalla critica e vero prototipo del tema, tanto da essere replicata molte volte in incisione. Nel 1838 Sogni chiese, e ottenne, il trasferimento a Brera: pur di ritornare a Milano, decise di ricoprire il ruolo di professore di elementi di figura, un incarico meno prestigioso che comunque mantenne fino al 1859.
Durante i due decenni di insegnamento, continuò a partecipare, seppur diradando le presenze, alle esposizioni. A questo periodo risalgono l’Ila scoperto dalle Ninfe (Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo), derivazione da un modello di Francesco Hayez, e Gli ultimi istanti in carcere di Beatrice Cenci (1854). Sogni s’impose nella scena cittadina come uno dei più quotati ritrattisti: vanno ricordati il Ritratto dell’imperatore Ferdinando I (1843; Milano, Pinacoteca di Brera), un Ritratto di signora (1844), a cui il poeta Andrea Maffei dedicò un sonetto, e i ritratti dedicati alla nuova coppia imperiale, l’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e l’Imperatrice Elisabetta (1857 circa, Firenze, Galleria d’arte moderna). Fra i ritratti dedicati ai benefattori dell’ospedale Maggiore si annoverano Giovan Battista Piatti (1838-39), Fermo Secco Comneno (1842-43) e Maria Visconti Ciceri (1845), importanti per i debiti con la tradizione ritrattistica lombarda e per l’aggiornamento nei confronti dei modelli hayeziani più recenti.
Nel 1840 apparvero le Tavole anatomiche disegnate dal pittore Giuseppe Bossi, ora per la prima volta pubblicate sotto la direzione del pittore Giuseppe Sogni e del pittore Giovanni Servi: venti tavole litografate da Carlo Porro e Francesco Corbetta che rappresentano, insieme alla partecipazione all’impresa editoriale dello stesso anno dedicata all’illustrazione dei Promessi Sposi, la massima testimonianza dell’attenzione di Sogni per la grafica.
Nel quinto decennio del secolo, Sogni rivolse i suoi interessi alla decorazione parietale su scala monumentale, perlopiù in area lombarda: tra gli esempi principali La stagione autunnale per la villa Scotti a Busnago, e a Milano le Arti sorelle in casa Sopransi e l’episodio di Bacco che scopre Arianna nell’isola di Nasso – scena che constava di 37 figure – nel medaglione del soffitto della sala grande del casino della Società del Giardino (1840-41), distrutto nei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Nel contempo, si dedicò anche a soggetti religiosi, come testimonia l’intervento decorativo più significativo, ovvero il cantiere di S. Pietro al Rosario a Novara, dove Sogni, vincitore del concorso indetto dal Monte di Pietà della città piemontese, affrescò la cupola e i pennacchi della chiesa con La gloria di s. Pietro, i quattro Profeti maggiori e la Chiesa latina e la Chiesa greca (1846-48). Le scene, eseguite per tre anni consecutivi nella stagione autunnale, in modo da non interferire con gli insegnamenti in accademia, suscitarono ammirazione tra i contemporanei per la grandiosità della narrazione, composta da oltre duecento figure, e la complessità dell’impianto costruttivo, tanto che i bozzetti furono esposti a Brera nel 1851. Nella parrocchiale di Chiari, per la quale aveva dipinto la pala per l’altare maggiore dedicata al Sacro Cuore di Gesù, presentata a Brera nel 1846, Sogni portò a termine Il martirio dei ss. Faustino e Giovita (1850), affresco lasciato incompiuto da Carlo Bellosio alla sua morte.
Il prestigio personale di Sogni, in contatto, come ricorda il nipote Luigi Sailer (1874, pp. 8 s.), con alcuni dei più eminenti intellettuali dell’epoca, è testimoniato dagli incarichi ricoperti in seno all’Accademia milanese: subentrò provvisoriamente alla cattedra di pittura dopo la morte del suo vecchio professore e collega Sabatelli (1850); dal 1854 al 1855 svolse il compito di conservatore delle gallerie; mentre il 13 ottobre 1859 fu nominato membro della commissione straordinaria per l’applicazione del nuovo regolamento dell’Accademia, in vista della sua riorganizzazione. Nel 1859 fu collocato a riposo dall’insegnamento, prima di essere eccezionalmente richiamato per l’anno 1861-62; membro del consiglio, ottenne, infine, il titolo di professore emerito di disegno di figura nel 1870. Al successo milanese si accompagnarono le onorificenze delle altre accademie italiane e il conferimento della croce di cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro da parte di re Vittorio Emanuele II.
Il riconoscimento internazionale della produzione di Sogni è testimoniato dalla sua presenza all’Esposizione universale di Parigi del 1855, alla quale partecipò con un Autoritratto (due versioni sono presenti a Milano, Pinacoteca di Brera, e Firenze, Gallerie degli Uffizi) e con la Susanna al bagno, e dal conferimento della medaglia di S. Elena da parte dell’imperatore Napoleone III, effigiato dall’artista (Milano, Civica Raccolta di stampe A. Bertarelli).
Sogni si spense a Milano l’11 agosto 1874.
Fonti e Bibl.: Atti dell’Accademia di Belle Arti di Milano, 1817, p. 41; 1824, p. 49; 1826, p. 57; 1827, p. 62; 1828, p. 63; 1830, p. 65; 1831, p. 77; 1834, p. 69; 1837, pp. 10 s.; 1838, pp. 39 s.; 1843, p. 35; 1844; 1846, pp. 13 s.; 1851, pp. 3 s.; 1853, p. 21; 1854, p. 5; 1859; Le Glorie dell’Arti Belle esposte nel Palazzo di Brera, 1826, pp. 48 s., 85 s.; 1827, pp. 74 s.; 1828, pp. 96-100; 1830, pp. 132-136; 1831, pp. 132-135; 1834, pp. 200-204; 1838, pp. 66-70; Esposizione di Belle Arti in Brera, 1827, pp. 15-22; 1828, pp. 53-57; 1831, pp. 66-74; 1832, pp. 61-64; Album. Esposizione di Belle Arti in Milano ed altre città d’Italia, 1837, pp. 70 s.; 1838, pp. 97-115; 1843, pp. 51-56; 1852, pp. 19-61; 1854, pp. 73-82; A. Maffei, A G. S. Sonetto, in Gemme d’arti italiane, I (1845), p. 49; C. Cattaneo, Dipinto a buon fresco di G. S. nella sala della Società del Giardino a Milano, in Il Politecnico, IV (1841), pp. 345 s.; L. Camoletti, Descrizione dei nuovi dipinti a fresco di San Pietro al Rosario operati dal pittore sig. G. S., Novara 1848; A. Caimi, Il pittore professore G. S., in Atti dell’Accademia di Belle Arti in Milano, Milano 1874, pp. 103-119; Luigi Sailer, In morte di G. S., in Le prime letture, 15 agosto 1874; L. Rivetti, La chiesa parrocchiale di Chiari…, Chiari 1920, pp. 46, 59; E. Bairati, Schede nn. 139-141, 253, in Mostra dei maestri di Brera (1776-1859) (catal.), Milano 1975, pp. 152 s., 248; F. Mazzocca, Quale Manzoni? Vicende figurative dei Promessi Sposi, Milano 1985, pp. 137-139; M.T. Fiorio, Schede nn. 408, 414, 417-419, 422, 426, 431, 445, 449, in La Ca’ Granda. Cinque secoli di storia d’arte dell’Ospedale Maggiore di Milano (catal.), Milano 1981, pp. 211, 214-216, 219, 221, 228, 231; I. Marelli, S., G., in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, II, Milano 1991, p. 1028; P. Salvi, Schede nn. 694-697, in Pinacoteca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, II, a cura di F. Mazzocca, Milano 1994, pp. 622-627; A.M. Malosso, Mutamenti e restauri nei secoli XIX-XX, in San Pietro al Rosario in Novara, Novara 1998, pp. 55-57; M.L. Giumanini, Uomini dell’Accademia. Studio prosopografico sui presidenti e sul personale dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (1803-1877), Bologna 2008, pp. 368-371; C. Toti, Schede nn. 6478-6479, in Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti: catalogo generale, Livorno 2008, pp. 1737 s.