GARGANO, Giuseppe Saverio
Nacque a Napoli l'11 apr. 1859, da genitori napoletani: Filomena D'Ambrosio e Luigi, ufficiale di marina, che ben presto si trasferì con la famiglia a La Spezia.
Pur manifestando precoce inclinazione per gli studi umanistici, nella città ligure il G. fu avviato alle scuole tecniche dal padre, che lo voleva impiegato presso l'Arsenale. Ottenuto l'impiego, conseguì privatamente la licenza ginnasiale e più tardi quella liceale, divenendo ammiratore e amico di Severino Ferrari, che in quegli anni (1882-86) risiedeva a La Spezia come professore e poi preside del liceo comunale. Lo stesso Ferrari (il quale più tardi doveva fargli conoscere G. Pascoli) gli procurò una raccomandazione per una borsa di studio presso l'Istituto di studi superiori di Firenze.
A Firenze il G. si trasferì dall'autunno del 1883, frequentando con regolarità i corsi presso l'Istituto - in particolare le lezioni di A. Bartoli, P. Rajna, G. Vitelli - fino alla laurea che, tuttavia, non conseguì; ma soprattutto si appassionò alla letteratura e alla critica militante, manifestando presto insoddisfazione per la cultura positivistica. Legatosi di amicizia con G.A. Fabris, entrò per suo tramite in contatto con il gruppo della rivista La Battaglia bizantina, cui collaborò pubblicandovi nel 1888 tre poesie (Tenebre, Dolore universale, Visione) già rivelatrici di una sensibilità antinaturalistica e decadente. Altri giovani allievi dell'Istituto di studi superiori (D. Garoglio, P. Maestri e Angiolo Orvieto) si aggregarono intorno al Fabris e al G., che era la personalità più matura del gruppo: pur nel rispetto della tradizione nazionale e della lezione dei maestri del metodo storico, tutti erano accomunati dall'esigenza di allargare l'orizzonte culturale alle più recenti esperienze letterarie ed estetiche europee, desiderando, inoltre, individuare e valorizzare gli esponenti di queste nuove tendenze in Italia.
Al fine di realizzare tali intenti nacque il periodico Vita nuova (gennaio 1889-marzo 1891), di cui il G., oltre che direttore, fu lucido e vivace animatore; alla rivista collaborarono, tra gli altri, G. Marradi, L. Pirandello e, per interessamento del G., il Ferrari, ma soprattutto - pubblicandovi alcune delle prime Myricae - G. Pascoli, il quale già si rivelava al G. come uno fra i poeti più originali e promettenti della nuova letteratura italiana.
Nella prima annata di Vita nuova comparvero altresì quattro componimenti del G. che segnano il termine della sua breve esperienza poetica (Bufera, Campagna fiorentina, Lacrymarum vallis e Serenata dolorosa): i testi ebbero una discreta fortuna (Serenata dolorosa fu musicato da V. Ricci) e documentano il gusto tenebroso e misticheggiante tipico del primo decadentismo italiano, soprattutto per i poco consueti riecheggiamenti della poesia di E.A. Poe. Proprio dalla rivalutazione-acclimatazione dello scrittore americano nel nuovo orizzonte culturale propugnato dai "vitanuovisti" prese le mosse l'attività di critico militante svolta dal G., che ben presto divenne non solo la sua occupazione prevalente (si contano circa 25 testi, tra articoli, note e recensioni), ma anche - per unitarietà e coerenza estetica degli interventi - uno dei punti di forza di Vita nuova. Di fatto egli, pur rifacendosi dichiaratamente al metodo critico di E. Nencioni, superava la pregiudiziale chiusura nei riguardi della cultura letteraria decadente, preoccupandosi di rintracciarne le manifestazioni nella più recente letteratura italiana. Così, vide nella nuova sensibilità religiosa, presente nell'opera di G. Salvadori, l'espressione del bisogno di "assoluto" della cultura contemporanea (dicembre 1889), mentre, accostandosi a G. D'Annunzio, ne indicò le opere - specialmente Il piacere, fresco ancora di stampa, letto per la prima volta in connessione con À rebours di J.-K. Huysmans (agosto 1889) - come il più significativo contributo italiano alla definizione dell'estetismo decadente europeo (aprile 1889, gennaio-febbraio 1891). Una prima ricognizione della pittura impressionista (marzo 1891) e l'attenzione all'evoluzione in senso simbolista della più recente produzione francese (ottobre 1889) lo portarono infine a invocare l'avvento di un'inedita figura di poeta in grado di dare contenuti nuovi a un nuovo linguaggio (gennaio-febbraio 1891).
Conclusasi nella primavera del 1891 l'esperienza di Vita nuova, il G. si allontanò per un breve periodo da Firenze per compiere il suo tirocinio di insegnante. Rientrato in città alla fine del 1892, ottenne la nomina nelle classi del ginnasio inferiore (per cui non era necessaria la laurea) del ginnasio-liceo Michelangiolo, incarico che tenne ininterrottamente fino al pensionamento, nel 1929. Ebbe così modo di partecipare al breve episodio della Nazione letteraria, diretta da Angiolo Orvieto (aprile-dicembre 1893), supplemento del quotidiano La Nazione, che si presentava come una prosecuzione di Vita nuova, di cui riproponeva l'intero gruppo redazionale.
Rivendicando il ruolo del critico come interprete e non come puro filologo e scienziato, il G. vi proseguì la sua battaglia per la diffusione della cultura simbolista e dei suoi principali esponenti stranieri (S. Mallarmé, W. Whitman, R. Wagner e altri, maggio 1893), non trascurando di seguire la maturazione dell'estetismo di Angelo Conti e gli sviluppi dell'opera dannunziana (Poema paradisiaco, maggio e agosto 1893).
Chiusa la Nazione letteraria, il G. ebbe un ruolo di primo piano nell'impostare la nuova rivista del gruppo, Il Marzocco (1896-1932), di cui stese il Prologo, insieme col D'Annunzio, assumendone, quindi, nel corso della prima annata, anche la direzione. Fu poi uno dei redattori più impegnati, al punto che, per il resto della vita, la sua attività di giornalista, critico e studioso di letteratura finì per consistere quasi esclusivamente nella collaborazione al Marzocco.
Degli orientamenti estetici e critici della rivista, specialmente nella sua fase più vitale e propositiva (fino al 1910 circa), il G. divenne, come già ai tempi di Vita nuova, il più significativo elaboratore e portavoce. Nei suoi interventi apparsi nel primo quindicennio del Marzocco, oltre all'intensa e puntuale attività di cronista culturale ed estensore di centinaia di noterelle informative e brevi schede bibliografiche (spesso non firmate), si individuano alcuni poli d'interesse decisivi per la definizione della linea della rivista nei più importanti dibattiti che suscitò o in cui intervenne. In primo luogo, sin dalle pagine del già ricordato Prologo, la battaglia per una critica che, superate le angustie positivistiche del metodo storico, coniugasse la lezione del Nencioni con lo storicismo di F. De Sanctis, creando una nuova figura di critico-lettore in grado di cogliere, meglio dello stesso artista, le ragioni e i caratteri della forma artistica che è chiamato a interpretare (febbraio-maggio 1896; settembre-ottobre 1897; agosto 1899; settembre 1909). All'interno di tali orizzonti metodologici, poi, la costante attenzione del G. allo svolgimento dell'opera dannunziana e la sua decisiva campagna in difesa dell'arte pascoliana, in particolare contro B. Croce (marzo-luglio 1907), costituiscono momenti decisivi di una presa di coscienza e di una differenziazione della prassi critica del Marzocco sia dall'estetica idealista, sia dagli avviamenti della cultura vociana. Campo privilegiato d'esercizio di tale metodo critico risulta, inoltre, quello delle letterature straniere non più solo negli svolgimenti della moderna cultura decadente, ma nello studio di correnti e figure decisive del passato: J. Keats, F.-R. de Chateaubriand, P.B. Shelley, A. Tennyson e, soprattutto, W. Shakespeare, cui il G. dedicò un'attenzione che spazia dalla recensione di allestimenti teatrali ad articoli filologico-linguistici su problemi di traduzione e/o interpretazione dei testi o di ricostruzione biografica. Non mancano, infine, interventi su questioni di politica culturale e scolastica, sempre equilibrati e pragmatici, privi di violenza polemica e lontani (anche nei periodi dell'interventismo o della crisi che condusse al fascismo) da ogni estremismo nazionalistico.
Nell'ultimo ventennio di vita del G., l'attività di erudito e di studioso di storia letteraria prevalse decisamente su quella di critico militante (la prefazione ai Nuovi medaglioni di E. Nencioni, Bologna 1922, è una stanca riproposizione di temi e dibattiti ormai superati), sia per la progressiva perdita di influenza del Marzocco nel mondo culturale italiano, sia per il mutato clima etico-politico.
A tale periodo risale la tardiva produzione in volume, quasi esclusivamente incentrata sullo studio del mondo shakespeariano, a partire dalla monografia Scapigliatura italiana a Londra sotto Elisabetta e Giacomo I (Firenze 1923, rielaborazione e approfondimento del testo di una precedente conferenza Scapigliatura italiana a Londra al tempo di Shakespeare, ibid. 1918): in essa, mosso dalla convinzione che gli archivi italiani (e in particolare quelli fiorentini) nei rapporti dei numerosi italiani che avevano soggiornato a Londra alla fine del sec. XVI, potessero conservare notizie relative alla figura e all'opera di Shakespeare, se non giunse a rintracciare nuovi dati sul poeta poté, tuttavia, trarne il profilo di alcuni italiani vissuti nella capitale inglese in epoca elisabettiana. La positiva accoglienza che questo volume ricevette, oltre a procurare al G. la nomina come docente per alcuni corsi presso il British Institute di Firenze, segnò l'inizio di una intensa e significativa attività di curatore e traduttore di classici, cui si dedicò nei suoi ultimi anni: a partire dalle edizioni (con introduzione e commento) delle Poesie minori di J. Milton (1923) e del Sentimental journey di L. Sterne (1924-25), entrambi per Le Monnier di Firenze; fino alle traduzioni da Shakespeare (tutte con ampie introduzioni e note): Macbeth (1929), sempre per Le Monnier, e, per la Biblioteca sansoniana straniera, Il mercante di Venezia (ibid. 1929; con una ristampa, nello stesso anno, in ed. ridotta per le scuole) e A piacer vostro (ibid. 1929).
Tale attività fu, tuttavia, presto interrotta dalla morte del G., sopravvenuta a Firenze il 30 nov. 1930.
La traduzione annotata della Tempesta, che aveva appena terminato, fu pubblicata postuma, a cura e con introduzione di G. Ferrando, da Sansoni (ibid. 1933).
Fonti e Bibl.: Biblioteca nazionale di Roma, ARC.17.I-V (raccolta Gargano). Gran parte della corrispondenza inedita del G. (circa 500 lettere) è conservata nel Fondo Orvieto donato (nel 1978) dagli eredi all'Archivio contemporaneo A. Bonsanti del Gabinetto G.P. Vieusseux a Firenze, per cui cfr.: C. Del Vivo, La donazione Orvieto all'Arch. contemp. del Gabinetto G.P. Vieusseux, in Il Marzocco. Carteggi e cronache fra Ottocento e avanguardie(1887-1913). Atti del seminario di studi (12-13-14 dic. 1983), Firenze 1985, pp. 369-378 (in partic. p. 373); Fondo Orvieto. Serie I. Corrispondenza generale. Lettere A-B, a cura di C. Del Vivo, Firenze 1994, ad ind.; Guida agli archivi delle personalità della cultura toscana tra '800 e '900. L'area fiorentina, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, Firenze 1996, pp. 437 s. Nel volume di G. Oliva, I nobili spiriti. Pascoli, D'Annunzio e le riviste dell'estetismo fiorentino, Bergamo 1979, sono pubblicati i carteggi del G. con G. Pascoli (pp. 273-350, cui vanno aggiunti alcuni dei materiali editi a cura di G. Leonelli, La guerra Pascoli - Croce. L'unghiata del "fanciullino" contro il tiranno dell'Estetica, in La Repubblica. Mercurio, 30 giugno 1990), e con G. D'Annunzio (pp. 351-368). Una lettera di D'Annunzio al G. del 19 luglio 1903 era stata pubblicata e studiata da E. De Michelis in Novecento e dintorni. Dal Carducci al neorealismo, Milano 1976, pp. 34-69. La corrispondenza del G. con B. Croce è pubblicata in app. (pp. 452-457) all'artic. di C. Del Vivo, Croce, G. e "Il Marzocco", in Nuova Antologia, luglio-settembre 1991, pp. 436-457. La maggior parte degli scritti pascoliani del G. è stata raccolta e pubblicata da G. Oliva, I nobili spiriti, cit. (pp. 489-726), con una nota ai testi (pp. 477-487) in cui si dà l'elenco ragionato degli scritti non raccolti, citandone i brani di maggior interesse. L'elenco completo dei contributi del G. sul Marzocco (circa 1200 titoli, tra articoli, recensioni, schede, ecc.) si può ricavare dagli Indici della rivista, a cura di C. Rotondi, I, Firenze 1980, pp. 112-131 (in app. al II volume, sono pubblicati anche gli indici di Vita nuova, Germinal e della Nazione letteraria).
Necr. in La Nazione, 2 dic. 1930; in Il Marzocco, 7 dic. 1930 (numero interamente dedicato al G. con vari contributi). Vedi anche: Le istantanee di Kodak [Adolfo Orvieto], in IlMarzocco, 8 maggio 1904; P. Mastri, Su per l'erta, Bologna 1903, pp. 128-159; V. Betteloni, Impressioni critiche e ricordi autobiografici, Napoli 1914, passim.
Il ruolo e l'importanza del G. all'interno del gruppo del Marzocco sono testimoniati negli scritti dedicati alla rivista fiorentina in occasione della sua chiusura: M. Praz, "Il Marzocco", in L'Illustrazione italiana, 8 genn. 1933, p. 62; D. Garoglio, Com'è nato e com'è morto il "Marzocco", Sviluppi e valori storici del "Marzocco", in La Sera (Milano), 3 febbraio e 22 marzo 1933; A. Pompeati, "Il Marzocco", in Nuova Antologia, 16 giugno 1933, pp. 559-569; cfr. anche il successivo libro di memorie di M. Maffii, Come li conobbi, Tivoli 1954, spec. nei due capitoli su D'Annunzio e il "Marzocco" (pp. 115-124) e Pascoli e il "Marzocco" (pp. 144-156). Significative le citazioni da articoli del G. in alcuni dei Quaderni del carcere di A. Gramsci: Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Torino 1966, p. 174; Letteratura e vita nazionale, ibid. 1972, pp. 37, 210.
Una ricognizione puntuale di tutta l'opera del G. è sempre in G. Oliva, I nobili spiriti, cit., pp. 107-126, 177-207, 227 s., 232 ss., 243-256, 273-369; sui rapporti del G. con Pascoli e D'Annunzio vedi ancora: M. Petrini, G. Pascoli, "Il Convito" e "Il Marzocco", in Belfagor, 31 luglio 1961, pp. 432-440; S. Gentili, Trionfo e crisi del modello dannunziano, I, Alle origini del "Marzocco", Firenze 1981, ad ind.; G. Nava, La presenza di Pascoli e D'Annunzio nel "Marzocco", in Il Marzocco. Carteggi e cronache, cit., pp. 57-95. Per i rapporti tra Croce e il G., oltre a C. Del Vivo, Croce, G. e "Il Marzocco", cit., pp. 436-451, v. anche B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, IV, Bari 1954, p. 440. Sull'attività di anglista del G.: S. Gori, Shakespeare nel "Marzocco", in Il Marzocco. Carteggi e cronache, cit., pp. 295-310.
Altri riferimenti al G. in: A. Accame Bobbio, Le riviste fiorentine del principio del secolo (1903-1916), Firenze 1936, ad ind.; A. Briganti, Intellettuali e cultura fra Ottocento e Novecento, Padova 1972, ad ind.; R. Storti Abate, Arte e scienza tra Ottocento e Novecento: "Il Marzocco", in Problemi, maggio-agosto 1976, n. 46, pp. 132-176; G. Landucci, Darwinismo e nazionalismo, in La cultura italiana tra '800 e '900 e le origini del nazionalismo(Atti del convegno, … 1979), Firenze 1981, pp. 151, 154; R. Contarino, Il primo "Marzocco" (1896-1900), Bologna 1982, ad ind.; G. Luti, Gli anni del "Marzocco", in Momenti della cultura fiorentina tra Ottocento e Novecento, Firenze 1987, pp. 23-40; Id., Firenze e la Toscana, in Letteratura italiana (Einaudi), IX, Geografia e storia, III, Torino 1989, pp. 491-495.