SANARELLI, Giuseppe
SANARELLI, Giuseppe. – Nacque a Monte San Savino (Arezzo), il 24 aprile 1864, da Guglielmo e da Veniglia Veltroni Poderetti.
Nel 1889 si laureò in medicina e chirurgia all’Università di Siena con una tesi sulla morva, una malattia infettiva degli equini (Sulla etiologia e profilassi dell’infezione morvosa. Tesi di laurea dichiarata meritevole di stampa dalla Facoltà medico-chirurgica, il 28 giugno 1889, Siena 1889) e iniziò a lavorare come aiuto effettivo al laboratorio di patologia generale. L’anno successivo, lavorò nel laboratorio di Camillo Golgi a Pavia, dove compì studi sui processi di riparazione nel cervello e nel cervelletto.
Nel 1892 si recò all’Institut Pasteur di Parigi, compiendo ricerche sul vibrione del colera e sulla febbre tifoide sotto la guida di Émile Roux e Ilia Metchnikoff (Les vibrions des eaux et l’étiologie du choléra, in Annales de l’Institut Pasteur, VII (1893), pp. 693-734). Mantenne sempre una relazione stretta con Pasteur, pubblicando i suoi lavori più importanti negli Annales de l’Institut Pasteur. Introdusse nella ricerca microbiologica l’uso di ‘sacchi di collodio’, membrane semipermeabili al posto delle borse di carta pergamena usate all’epoca, e la tecnica dell’ultrafiltrazione (vedi La destruction du virus charbonneux sous la peau des animaux sensibles, ibid., pp. 820-822). Ritornò in Italia nel 1894 per lavorare come aiuto nel gabinetto del laboratorio di patologia generale sperimentale dell’Università di Siena. Nel 1895 fu chiamato a dirigere il nuovo Instituto de higiene experimental di Montevideo, dove, nel 1896, identificò il primo virus cosiddetto ultrafiltrabile, il virus mixomatogeno dei conigli.
I ricercatori biomedici italiani in Sudamerica continuavano ad agire in sintonia con le politiche italiane, più che con quelle dei Paesi che li ospitavano. Nel 1896, il governo italiano inviò a Rio de Janeiro la nave da guerra Lombardia come forma di pressione sul governo brasiliano per sostenere le ragioni degli immigrati italiani dopo i disordini scoppiati in seguito alla rivoluzione del 1889 (Roma, Ministero degli Affari esteri, Documenti diplomatici, Serie C. Brasile, 1895-98). Nel dicembre dello stesso anno a Rio scoppiò un’epidemia di febbre gialla. Quasi metà dei marinai della nave Lombardia morirono e nel febbraio del 1897 Sanarelli si recò a Rio per aiutare la ciurma. Fu così che iniziò le sue ricerche sulla febbre gialla che lo portarono a identificare erroneamente l’agente della trasmissione della malattia in un microbo, da lui chiamato bacillus icteroide (La fiebre amarilla. Conferencia dada en Montevideo el 10 de Junio 1897, Montevideo 1897).
Due anni dopo, Walter Reed e James Carroll, chiamati a contrastare la febbre gialla dopo l’occupazione americana di Cuba, ripresero la tesi del medico cubano Carlos Finlay che sosteneva (correttamente) come la febbre gialla fosse causata da un virus trasmesso da una specie di zanzara, successivamente classificata come la Aedes Aegypti, mentre il bacillo di Sanarelli non era altro che quello del colera suino. Ne nacque una lunga polemica; William Osler, famoso professore di medicina alla Johns Hopkins University, criticò duramente Sanarelli per avere infettato soggetti sani, volontari provenienti dagli strati più poveri della società brasiliana, nelle sue ricerche sulla febbre gialla. Si trattava, all’epoca, di una pratica abbastanza comune. Lo stesso Finlay vi era ricorso per cercare di provare l’ipotesi che l’Aedes Aegypti fosse responsabile della trasmissione della malattia. Anche Reed lasciò infettare dei volontari, poveri immigrati spagnoli e soldati americani, ma avendo cura di ottenerne il consenso.
Gli storici sono rimasti sorpresi dall’errore di Sanarelli, a ragione della sua competenza sui virus. Sanarelli fu forse tratto in inganno dal fatto che, all’epoca, l’idea prevalente fra i ricercatori era che la febbre gialla fosse causata da un batterio non ancora identificato. È inoltre probabile che l’avere osservato la rapida diffusione di un’epidemia di febbre gialla su una nave gli impedì di concentrarsi sulle zanzare come vettore di trasmissione della malattia. Al contrario, a Cuba Carroll e Reed poterono osservare la similarità del contagio con la malaria in termini di stagioni, località favorevoli, modi di estensione e periodi d’intervallo di diverse settimane fra casi primari e secondari d’infezione, che li indussero a pensare a un ospite intermedio. Sanarelli osservò un numero relativamente ridotto di infezioni e compì esperimenti su pochi casi nel lazzaretto dell’isola di Flores e all’ospedale São Sebastião di Rio (L’immunité et la sérothérapie contre la fièvre jaune, troisième mémoire, in Annales de l’Institut Pasteur, XI (1897), pp. 753-766).
A Montevideo si sposò con una giovane uruguayana, Maria Carmen Pons, e nel 1898 i coniugi si traferirono in Italia. Sanarelli vinse il concorso per la cattedra di igiene all’Università di Bologna, dove, a partire dal 1901, iniziò a insegnare climatologia e patologia esotica. Con il ritorno in Italia, e nelle pubblicazioni in italiano, pose esplicitamente in relazione l’emigrazione e il colonialismo in quanto due facce della stessa medaglia, rivelando come per i ricercatori medici italiani l’espansione migratoria verso le Americhe e quella coloniale verso l’Africa fossero parte della stessa visione biopolitica. In una conferenza tenuta nel 1901, definì tanto il colonialismo, quanto l’emigrazione come «una forma necessaria di sviluppo morale, propaganda civilizzatrice, espansione e di grandezza nazionale» (La difesa internazionale e coloniale contro le malattie esotiche. Prelezione al corso libero di climatologia e patologia esotica tenuta il 15 gennaio 1901 alla R. Università di Bologna, Roma 1901, p. 15).
Con il ritorno in Italia e l’assunzione di una posizione stabile nel sistema universitario, iniziò anche l’impegno politico; nel 1900 fu eletto deputato nella Sinistra costituzionale. Rimase alla Camera per circa venti anni, dalla XXI alla XXIV legislatura. Dal 1906 al 1909 fu anche sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio. In quegli anni si occupò di malattie che colpivano la popolazione della penisola, considerando anche la loro relazione con l’espansione migratoria e coloniale.
In un libro sulla tubercolosi (tbc) del 1913, sostenne l’ereditarietà dell’immunità alla tbc, contro la tesi maggiormente diffusa all’epoca della predisposizione alla malattia. Dedicò però un capitolo del libro a spiegare le ragioni per cui la tbc fosse così diffusa fra gli emigranti italiani in Nordamerica che provenivano da regioni del Mezzogiorno dove non lo era affatto; sottolineava come il rimpatrio di quegli emigranti che avevano contratto la tubercolosi nelle aree urbane degli Stati Uniti avesse finito per portare la malattia in aree dell’Italia meridionale dove era quasi sconosciuta (Tubercolosi ed evoluzione sociale, Milano 1913; Il fattore ereditario nella tubercolosi, Roma 1930).
Nel 1914, pubblicò il Manuale d’igiene generale e coloniale (Firenze), dove spiegò diffusamente la sua visione che connetteva l’emigrazione e il colonialismo. Il manuale doveva essere utile per l’istruzione del personale sia civile sia militare nelle colonie dell’Africa orientale, della Tripolitania e della Cirenaica e di quello che doveva assistere gli emigranti in Sudamerica. Includeva, infatti, capitoli su misure igieniche, cibo e bevande, il clima e sulle malattie tropicali che potevano affliggere il Sudamerica e l’Africa orientale.
L’anno successivo fu chiamato alla cattedra di igiene dell’Università di Roma, dove poté anche sviluppare più facilmente la sua attività politica.
Dopo la prima guerra mondiale, le sue ricerche s’incentrarono sul colera e sulla tubercolosi, malattie che, insieme al tifo, avevano flagellato l’Europa durante la guerra. Nel 1924 tornò in Sudamerica, in Argentina, per occuparsi di un’epidemia di colera. Qui osservò che, se si eseguono due iniezioni di colera nel coniglio, un animale non ricettivo alla malattia, il coniglio incorre in uno shock mortale. Il fenomeno è noto nella letteratura medica come fenomeno Sanarelli-Schwartzman. In dieci memorie pubblicate negli Annales de l’Institut Pasteur, dimostrò che il vibrione del colera non penetra nell’intestino attraverso lo stomaco, dove sarebbe ucciso dagli acidi presenti, ma attraverso la circolazione linfatica e quella generale.
Parallelamente alle ricerche scientifiche proseguì la sua carriera politica. Nel 1920, fu nominato senatore del Regno, e due anni dopo divenne rettore dell’Università di Roma. Nel 1925, si oppose al disegno di riforma dell’Università e parlò in Senato in difesa degli studenti antifascisti. Fu, inoltre, tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti (vedi Atlante del Ventesimo secolo. I documenti essenziali 1919-1945, a cura di V. Vidotto, Roma-Bari 2011, pp. 119-132). Nondimeno, si limitò a non aderire al Partito fascista, senza esercitare un’opposizione attiva. Nello stesso periodo si batté insieme a un gruppo di malariologi italiani per la creazione di un’istituzione specifica di studi sulla malaria (Lo stato attuale del problema malarico. Rilievi e proposte, Roma 1925). Nel 1927, fu creata la Scuola speciale di malariologia che, nel 1933, fu convertita in Istituto di malariologia alle dipendenze del ministero degli Esteri.
Fu nominato quattro volte per il premio Nobel per la medicina o fisiologia: nel 1930 per le sue ricerche sul colera, nel 1935 per i suoi lavori sul colera e sul tifo, nel 1936 per le sue ricerche sul colera, sul tifo e sull’ultrafiltrazione e gli ultravirus, nel 1937 per gli studi su alcune enteropatie infettive, sull’ultrafiltrazione e gli ultravirus e sull’immunità dalla tubercolosi (vedi Archivi della Fondazione Nobel, http:// www.nobelprize.org/nomination/archive/show_people.php?id=8075, 21 agosto 2017).
Morì a Roma il 6 aprile 1940 in seguito a un attacco di appendicite (V. Puntoni, Ricordo di Giuseppe Sanarelli nel XXV anniversario della sua morte. 24 aprile 1864 - 6 aprile 1940, in Nuovi Annali di igiene e microbiologia, XVI (1965), 2, pp. 81-86).
Fonti e Bibl.: Roma, Università di Roma La Sapienza, Sezione e Museo di storia della medicina, Archivio Sanarelli, Carriera universitaria del Prof. G. S. - ordinario di igiene nella R. Università di Roma, Curriculum vitae del Prof. G. S., G. S., Prof. G. S., Lettera dell’Unione goliardica della libertà sezione di Roma a G. S., Il gruppo universitario genovese ‘Scienza e libertà’ al senatore S., telegramma dagli studenti napoletani; Roma, Archivio storico del Senato della Repubblica, scheda del senator G. S.
100 studenti genovesi al Senatore S., in Il Lavoro, 10 febbraio 1925; Morte del Sen. S, in Il Popolo d’Italia, 7 aprile 1940; N. Stepan, The interplay between socio-economic factors and medical science. Yellow fever research, Cuba and the United States, in Social Studies of science, VIII (1978), pp. 397-423; F. Delaporte, Histoire de la fièvre jaune, Paris 1989, pp. 87-93; I. Löwy, Yellow fever in Rio de Janeiro and the Pasteur Institute mission (1901-1905): the transfer of science to the periphery, in Medical History, XXXIV (1990), pp. 144-163; L’aventure de la vaccination, a cura di A.M. Moulin, Paris 1996, p. 206; M. Humphreys, Yellow fever and the South, Baltimore 1999; I. Löwy, Virus, moustiques et modernité: la fièvre jaune au Brésil entre science et politique, Paris 2001, pp. 54-56, 271; F. Snowden, The conquest of malaria: Italy 1900-1962, New Haven 2006, pp. 92 s., 95 s., 132, 138, 177 s.; J.L. Benchimol, Dos micróbios aos mosquitos. Febre amarela e a revoluçao pasteuriana no Brasil, Rio de Janeiro 2011; Human subjects research after the Holocaust, a cura di S. Rubenfeld - S. Benedict, New York 2014, pp. 176 s.