FERRAZZI, Giuseppe Iacopo
Nato a Cartigliano (Vicenza) il 19 marzo 1813, da Michele Pio, agente comunale, e Maria Bertoncello, entrò in seminario a dieci anni e fu ordinato sacerdote il 25 sett. 1835; cappellano della chiesetta di S. Rocco a Bassano, il 12 genn. 1836 divenne supplente e poi, dal 28 luglio 1837, titolare della cattedra di umanità, geografia e storia nel ginnasio regio comunale di Bassano nel quale, salvo una breve parentesi, insegnerà per tutta la vita.
Allievo di Z. Bricito, docente di eloquenza sacra, e influenzato dal celebre predicatore G. Barbieri, si dedicò con successo all'oratoria sacra: nelle sue prediche, a sentire il biografo concittadino O. Brentari, "più che il sentimento e l'affetto, più che la convinzione e la pietà, campeggiano la ricerca della frase e la rotondità dei periodo, la retorica classica e il desiderio dell'effetto artistico" (Dellavita..., p. 10). Indulgendo alla moda del tempo, per cui "quanti aveano studiato dovevano esser poeti" (Brentari), il F. scrisse odi saffiche, anacreontiche ad imitazione dell'illustre I. Vittorelli, sonetti e madrigali per nozze, monacazioni e ingresso di sacerdoti, senza peraltro rivelare fresca vena poetica; numerosi anche gli scritti d'occasione, necrologi, panegirici, commemorazioni scolastiche, anniversari civili e religiosi.
Ben presto diventò il "vero spirito propulsore della cultura bassanese" (Brognoligo, Appunti..., p. 84); dal 1840 socio corrispondente dell'Accademia dei Concordi di Rovigo e dal 1842 dell'Ateneo di Venezia, nel 1840 fondò il Gabinetto di lettura, chiuso nel 1851 per propaganda antiaustriaca; nel 1845, insieme con G. Baseggio e G. Roberti, dette vita all'Ateneo di scienze, lettere ed arti che, soprattutto nei primi anni di vita, accolse conferenze e contributi di notevole prestigio culturale e scientifico; più tardi, nel 1872, promosse le celebrazioni per il centenario della nascita del naturalista bassanese G. Brocchi. In onore del maestro Z. Bricito, nominato vescovo di Udine, nel 1847 il F. raccolse la miscellanea di studi Di Bassano e dei Bassanesi illustri, con numerosi contributi di storia, lettere e scienze (tra gli autori A. Cittadella Vigodarzere, G. Cittadella, G. Baseggio, L. Carrer e N. Tommaseo): egli stesso scrisse alcuni saggi sulla storia ecclesiastica, sugli istituti di beneficenza e di pubblica istruzione, sull'agronomia e sull'industria bassanese e su alcuni personaggi minori.
Il suo ardente patriottismo si rivelò durante la rivoluzione del 1848; impaziente dell'attendismo del Comitato provvisorio capeggiò il "partito avanzato", fece circolare un foglio, intitolato Un Libero Cittadino, che eccitava i Bassanesi ad armarsi per bloccare le truppe austriache in ritirata, Poi, il 30 aprile, costitui un nuovo comitato, fautore di una linea più risoluta. Quando il generale Giovanni Durando abbandonò la città (10 maggio), il F. si diede alla latitanza e ricomparve solo dopo la proclamazione dell'amnistia. Ad oltre un anno di distanza, il 12 nov. 1849, venne improvvisamente allontanato dall'insegnamento: "per essersi mostrato", precisa il decreto di Radetzky del 18 giugno 1850, "anche con pubbliche manifestazioni, fautore del partito rivoluzionario, aver pubblicato uno scritto di un tenore antipolitico, essersi allontanato dal paese allorché partirono le truppe del generale Durando ed aver fatto ritorno in patria soltanto dopo la pubblicazione dell'amnistia"; venne reintegrato nel servizio il 13 nov. 1850, "avuto riguardo col contegno attualmente tranquillo e in linea politica ravveduto", ma in realtà per il decisivo intervento del vescovo Bricito, che ne sottolineò l'onestà e la correttezza morale ma anche la "leggerezza" e la "vivacità del temperamento". In onore del suo protettore, morto il 6 febbr. 1851, il F. fece erigere un busto; nel 1852 ne raccolse gli scritti, cui premise un Elogio storico.
In realtà il F. non era affatto "in linea politica ravveduto" e in ogni occasione, sia pure con comprensibile cautela, faceva trapelare il suo amore per l'Italia libera e unita: così nel resoconto Dei lavori dell'Ateneo di Bassano negli anni 1846 e 1847 lodava le scienze, che "con indissolubile connubio sposate alle lettere ed alle arti, in un dolce vincolo di amistà congiureranno alla felicità della patria e alla gloria del nome italiano" (p. 51), e nell'orazione Delle bellezze e dello studio della lingua italiana, letta come programma del ginnasio bassanese nell'anno 1851, esaltava Dante, "novello Prometeo", creatore di "un gentile, puro e sonante idioma", e l'Italia, divisa nei "secoli infelici d'indisciplinata e miseranda barbarie", avvolta nelle "tenebre dell'ignoranza" ma poi "riunita col dolce vincolo di un comune linguaggio": la lingua "è l'impronta ed il suggello di una nazione", dunque i giovani non si lascino "sviare dietro le licenze e le forestiere depravazioni", perché l'italiano "non ha bisogno di stranieri ornamenti e d'illegittime adulterine ricchezze" (pp. 6 s., 9, 11). Dei suoi immutati sentimenti patriottici era, del resto, convinto il governatore militare austriaco Guglielmo Gorzhowski, che per due anni, dal 19 genn. 1852 al 1854, gli interdisse la predicazione; nel 1862 il F. fu tra i quattordici sacerdoti vicentini che non firmarono la solenne protesta, redatta dal vescovo M. Farina, contro il prete bellunese A. Volpe, il quale in un famoso opuscolo aveva sostenuto che solo sopprimendo il potere temporale la Chiesa avrebbe potuto raggiungere "pienissima indipendenza".
L'annessione del Veneto all'Italia, che coronava i suoi sogni patriottici, coincise con la collocazione a riposo come insegnante ginnasiale ma anche con un rinnovato impegno civile e sociale. Negli anni della sua indefessa attività letteraria, che culminò nei grandi lavori bibliografici su Dante, Tasso e Ariosto, fondò il comizio agrario e aprì l'Ateneo alle "popolari letture", affinché anche il popolo non fosse "straniero alle nostre lucubrazioni", sedesse "al convito della scienza" e contribuisse a "ravvalorare la patria industria, entrare nella vita pratica del paese, ammigliorarne le condizioni" (Parole dette dal presidente dell'Ateneo, di Bassano I. Ferrazzi nella riapertura dell'anno accademico il 31 genn. 1869, p. 7). Il 23 ott. 1866 fu nominato presidente del Consiglio comunale di Cartigliano, il 30 luglio 1867 consigliere comunale di Tezze, negli anni 1879-1882 fu sindaco di Cartigliano, carica in cui però non venne confermato perché, a sentire il Brentari, troppo insofferente delle critiche e quindi, benché convinto liberale, nuttaltro che adatto a coprir pubbliche cariche in tempi di libertà" (Dellavita..., p. 21). Il 4 ott. 1868 ottenne l'incarico di visitare le scuole dei paesi vicini e nel 1872 fu nominato ispettore per il distretto di Bassano, Marostica, Thiene ed Asiago, un lavoro in cui si gettò con una dedizione che non scemò neppure al declinare delle forze fisiche.
Spiritualista, e quindi ostile al montante positivismo pedagogico, fu un vero e proprio missionario dell'istruzione popolare, unico mezzo per sconfiggere l'ignoranza, nemica della civiltà e causa prima dell'avvilirnento e della sottomissione allo straniero. Coronato da successo fu il suo impegno per la costruzione di nuovi edifici scolastici, l'istruzione femminile, l'aggiornamento dei maestri, per i quali approntò anche una minuscola biblioteca didattica, la diffusione di una corretta conoscenza di un italiano puro e scevro da novità esterofile; Brentari, Bernardi e Vaccari tracciarono un affettuoso profilo dei pregi e difetti di questo buon prete-ispettore, che anche negli ultimi mesi della sua vita si muoveva indefesso nei paesini del Bassanese a incontrare maestri e allievi, sempre pronto a trasmettere i valori primari dell'onestà, personale e sociale, dell'amor di patria, di una fede religiosa sincera ma libera dagli integralismi che in questi anni dividevano gli animi degli Italiani: trascurato nel vestire, amante degli animali domestici e ancor più della "bacchica bottiglia", corretto nel ministero sacerdotale ma innocentemente non insensibile "a la feminea forma" delle maestrine, sgridava i maestri indolenti, sebbene li difendesse impetuosamente dalle soperchierie dei Comuni (talvolta però li usava per favorire qualche candidato alle elezioni).
Il F. morì a Bassano del Grappa (Vicenza) il 3 maggio 1887: sin dal 2 nov. 1881 aveva donato alla città di Bassano la sua biblioteca, tra cui spiccava la raccolta dantesca, frutto di acquisti decennali e dell'acquisizione della splendida collezione di Agostino Fapanni e ricca di 332 volumi e 1403 opuscoli.
Uomo di lettere nella più pura tradizione ottocentesca il F. "documenta la tenace persistenza del classicismo nell'ambiente veneto, pur in epoca romantica. La sua cultura era permeata di nazionalismo: con orgoglio egli lavorava per emancipare gli studi italiani dalla soggezione agli autori stranieri, in particolare tedeschi" (Vinco da Sesso, Scuola..., p. 599). Vissuto quasi sempre a Bassano, ruppe l'angusta cerchia provinciale allacciando innumerevoli legami epistolari di amicizia e di collaborazione culturale con poeti, letterati, filologi, politici di tutta Italia; ne fanno fede le molteplici aggregazioni ad accademie e sodalizi culturali e il ricchissimo carteggio: tra i corrispondenti compaiono A. Aleardi, G. Carcano, G. Carducci, L. Cibrario, A. Cittadella Vigodarzere, G. Cittadella, A. D'Ancona, A. de Gubernatis, I. Del Lungo, R. Fulin, C. Guasti, A. Gloria, V. Imbriani, A. Mussafia, M. Minghetti, S. Salomone-Marino, Q. Sella, E. Tazzoli, E. De Tipaldo, C. Tenca. Molte sue pubblicazioni toccano temi di storia bassanese: oltre ai citati lavori su personaggi illustri e su Bricito si ricordano alcuni opuscoli sulle istituzioni benefiche locali (Pel solenne anniversario dell'apertura della pia casa di ricovero e d'industria nella r. città di Bassano, Bassano 1846; Degli istituti di beneficenza nella r. città di Bassano, ibid. 1854; Di s. G. Emiliani fondatore degli ospizi per gli orfanelli e della Congregazione somasca. Cenni storici, ibid. 1855), preludio ad una più ambiziosa storia dela beneficenza italiana, rimasta peraltro allo stadio di progetto, come le biografie di G. Barbieri, P. Segneri e A. Canova. Nel 1854vinse il concorso "Joab Fano", bandito dall'Ateneo veneto, con una memoria Del debito di fare il proprio testamento in perfetta serenità di mente:difese con vigore l'istituto del testamento, completamento del diritto di proprietà e incentivo alle ricchezze nazionali, contro ogni utopia egualitaria e comunistica, fonte di paralisi nell'attività economica e di degrado della società; forte e convinto fu l'appello ai benestanti.per una larga generosità verso i più sfortunati (orfani, poveri, vecchi, ospizi, istituti di cultura per poveri, scuole popolari) e verso la patria, con donazioni di libri ed opere d'arte.
Le poesie, gli scritti d'occasione, gli articoli d'argomento letterario sui quotidiani Gazzetta di Venezia, Messaggero di Rovereto, Brenta di Bassano, le prediche e le maggiori opere di critica letteraria sono scritte in uno stile manierato e ridondante, con molti arcaismi e artifici verbali. Da solo o in collaborazione con altri curò l'edizione di lettere inedite di R. Boscovich, Z. Bricito e di altri uomini illustri; legata alla sua attività di insegnante è l'Antologia italiana proposta alle classi de'ginnasi liceali, stampata nel 1858 a Vienna per incarico del ministero della Pubblica Istruzione del Lombardo-Veneto. Nel 1845 pubblicò, per nozze, La Bucolica di Virgilio volgarizzata, cui seguì, nel 1849, Della poesia pastorale, aggiuntovi un saggio di note filologiche ed estetiche sulle prime due egloghe di Virgilio; "erudito" e "umanista che sentiva profondamente il bello nella letteratura, acuto interprete delle Egloghe virgiliane, annotatore sapiente, ma verseggiatore mediocre", in questo "lavoretto, umile e quasi giovanile", il F., secondo le schiette parole di L. Chini, si mostra "miser " nel "campo filologico" ma offre "molti fiori di lingua e di stile" (Il F. illustratore ...). Frutto dell'indefesso lavoro di 40 anni furono le bibliografle sui grandi poeti della nostra letteratura. Tra il 1865 e il 1877 videro la luce a Bassano i 5 volumi del Manuale dantesco (il V comprende anche una Bibliografia petrarchesca);è un'immensa "enciclopedia" (è questo infatti il titolo dei volumi II-V) delle più svariate notizie sull'opera dantesca (biografie, politica, cosmologia, metafisica, religione, astronomia, elogi ecc., per oltre una cinquantina di voci), assemblate senza chiari criteri ma tuttavia utili per consultazione e studio: particolarmente lodata la Fraseologia della Divina Commedia, che occupa l'intero primo volume. Nel 1866 pubblicò anche un saggio Della prosa di Dante comparata a quella degli altri prosatori del suo tempo (in Dante e il suo tempo, a cura di G. Ghivizzani, Firenze 1866, pp. 775-792). Con la stessa finalità di repertorio di informazioni redasse il Torquato Tasso, studi biografici critici bibliografici (Bassano 1880; il saggio Del cattolicismo di Torquato Tasso fu stampato anche a parte, ibid. 1880) e la Bibliografia ariostea (ibid. 1881). Nella dedica del suo lavoro ariosteo al ministro della Pubblica Istruzione G. Baccelli il F. lamentò la scarsa fortuna editoriale del libro su Tasso ("pare sortisse la iettatura, come lo sfortunatissimo poeta che prese ad illustrare") e ammise che nel Manuale dantesco "la materia, di necessità, vi è sparsa" e si doveva "trar d'entro ad esso il troppo e il vano": in effetti già parecchi critici contemporanei, al di là del giusto riconoscimento per la meritoria opera di ricerca bibliografica, sottolinearono le molte inesattezze, i criteri poco scientifici e il disordine dei tre repertori, per i quali il F. sollecitò, e ottenne, numerosi riconoscimenti ufficiali.
Fonti e Bibl.: Bassano, Biblioteca del Museo civico, Carteggio di I. F.;Necrol. in Provincia di Vicenza, 6-7 maggio 1887; L'Illustrazione italiana, 22 maggio 1887, pp. 368, 370; 29 maggio 1887, p. 387; O. Brentari, Della vita e delli scritti dell'ab. prof. comm. I. F., Bassano 1887; I. Bernardi, Commemorazione del professore ab. G. I. F. letta all'Ateneo di Venezia, Venezia 1887; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, Venezia 1905, I, pp. 601-607; G. Vaccari, G. I. F., in Boll. del Museo civico di Bassano, X (1913), 3-4, pp. 71-75, V. Todesco, Il manuale dantesco, ibid., pp. 76-80; C. Busato, Gli studi di G. I. F. su Torquato Tasso, ibid., pp. 81-85; A. Todesco, Il F. e l'Ariosto, ibid., pp. 86-93; L. Chini, Il F. illustratore della poesia pastorale e traduttore delle Egloghe di Virgilio, ibid., pp.94-99; G. Spagnolo, F. e il suo stile, ibid., pp. 101 ss.; G. B. Cervellini, G. Carducci a I. F., ibid., pp. 104-08; A. Moschetti, L'ultima visita di G. Carducci al Museo di Bassano, ibid., pp. 109 s.; G. Vaccari, Nel primo centenario dalla nascita dell'ab. G. I. F., ibid., pp. 111-116; G. Brognoligo, Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà del secolo XIX, in La Critica, XXI (1923), pp. 35, 84; N. Del Re, F. G. I., in Enciclopedia cattolica, V, Città del Vaticano 1950, col. 1197; G. Fatini, Bibliografia della critica ariostea (1510-1956), Firenze 1958, nn. 42, 170, 475, 599, 716, 797, 863, 932, 972, 1073, 1131, 1165, 1179, 1231, 1248, 1276, 1280, 1294, 1347, 1385-87, 1412, 1698, 1939, 2693, 3351, 3583, 3619; Q. L. Borin, Un maestro vicentino fra Austria e Italia. Pensieri e frammenti dell'abate prof. G. I. F., Bassano 1966; E. Esposito, F. G. I., in Enciclopedia dantesca, II, Roma 1970, p. 843; E. Reato, Il clero bassanese e la questione romana, in Cattolici e liberali veneti di fronte al problema temporalistico e alla questione romana, Vicenza 1972, p. 178; G. Vinco da Sesso, Scuola e cultura, in Storia di Bassano, Bassano 1980, pp. 599 ss; M. Cortelazzo, I dialetti e la dialettologia nell'Ottocento, in Storia della cultura veneta. Dall'età napoleonica alla prima guerra mondiale, VI, Vicenza 1986, p. 351.