FERRERO GOLA, Giuseppe
Nacque a Racconigi, in provincia di Cuneo, il 18 marzo 1848 da Tommaso e da Delia Gola.
Dopo aver compiuto gli studi classici presso il ginnasio locale, il F. si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Torino. Nel 1866 interruppe gli studi per arruolarsi volontario nell'esercito garibaldino, nelle cui file prese parte, il 21 luglio di quell'anno, alla battaglia di Bezzecca.
Dopo l'armistizio italo-austriaco del 12 agosto il F. fece ritorno a Torino, dove riprese a frequentare l'università. Nel 1870 volle seguire ancora Garibaldi, accorso in aiuto della neoproclamata Repubblica francese; raggiunse la Francia per mare e partecipò alla campagna dei Vosgi. Qui prestò la sua opera come aiutante di L. Musini nell'ambulanza medica, di cui faceva parte anche la giornalista e scrittrice Jessie White Mario. Lievemente ferito sul fronte di guerra si trasferì a Parigi, dove insieme con altri garibaldini prese parte alla difesa della Comune (da questa esperienza ricavò il volume Episodi della Comune di Parigi, Lodi 1872). Per sfuggire alla repressione il F. dovette lasciare la Francia e riuscì a riparare in Svizzera. dove ebbe modo di incontrare Giuseppe Mazzini, ospite della famiglia Nathan presso villa Tanzina a Lugano. Il F., che aveva già letto alcuni scritti della propaganda mazziniana, trasse da quell'incontro motivi ulteriori per rafforzare il proprio orientamento repubblicano. Lo stato d'animo del F. era allora non dissimile da quello di molti reduci dalla campagna di Francia, che ricambiavano la diffidenza e l'ostilità con le quali venivano considerati dal governo italiano. Rientrato a Torino, si dedicò ad un'intensa attività politica, impegnandosi tra il 1871 e il 1873 nella formazione di società operaie. Assiduo della casa di Maria Ferraris, punto di ritrovo degli esponenti mazziniani delle società di mutuo soccorso, il F. iniziò a collaborare a IlProletario italiano e a La Plebe.
Uscito a Torino nel luglio 1871 e diretto da C. Terzaghi, Il Proletario italiano si proclamava intemazionalista e appoggiava apertamente gli ideali della Comune, condannati invece da Mazzini. Il F. collaborò a questo giornale soltanto fino all'agosto 1871, allorché esso venne accentuando le critiche ai principi sociali di Mazzini. Era quello un momento di incertezza per i repubblicani torinesi, che senza rinnegare la loro fedeltà a Mazzini erano tuttavia inclini ad accogliere le tesi degli internazionalisti.
Anche il F. si distaccò allora dall'ortodossia mazziniana e insieme con G. Beghelli, C. Laplace e L. Dell'Isola avvertì l'esigenza di occuparsi più attivamente della questione sociale costituendo a tale scopo la Lega repubblicana. Sorta nell'agosto 1871, la Lega si proponeva appunto di "far uscire il partito repubblicano dall'inerzia e farlo intervenire nella elaborazione di quelle dottrine che [dovevano] distruggere i vizi fondamentali delle società moderne" impegnandosi nell'azione più che nella discussione (IlProletario italiano del 20 ag. 1871, in M. Nejrotti, Correnti anarchiche e socialiste a Torino (1870-1878), in Storia del movimento operaio..., p. 272).
Le scelte dei giovani repubblicani come il F. subivano sempre più l'influenza di Garibaldi anche in rapporto alla questione dell'adesione all'Internazionale. Il 24 settembre repubblicani e internazionalisti diedero vita insieme alla Federazione operaia, che si richiamava al principî dell'Internazionale. Fu quello il momento di maggiore tensione, ai limiti della rottura, tra il F. e Mazzini. Dopo che questi, il 17 novembre, aveva indirizzato al F. un'accorata lettera, in cui paventava i rischi di un'adesione all'Internazionale, l'"eresia" dei repubblicani torinesi cominciò a rientrare. Già nel novembre 1871, acuitosi lo scontro all'interno della Federazione tra intemazionalisti e repubblicani, il F. tornò a farsi paladino del mazzinianesimo e, all'inizio del 1872, diede vita al giornale La Democrazia, organo ufficiale della Federazione operaia di chiaro indirizzo mazziniano. Partecipò quindi, in rappresentanza della Federazione, al primo congresso regionale delle società operaie piemontesi, svoltosi a Torino dal 5 al 10 maggio 1872, che respinse la proposta di adesione all'Internazionale.
Il 26 luglio il F. venne arrestato quale istigatore dello sciopero generale; processato in ottobre, venne condannato a un mese di reclusione. Da allora la vita del F. subi una svolta. Nel marzo 1873 sposò Greca De Benedetti e si trasferì a Roma, dove alla fine dell'anno conseguì la laurea in medicina. Trasferitosi a Viterbo esercitò la professione medica e partecipò alla vita politica locale. Fu segretario del comizio agrario viterbese, consigliere comunale e dal 1876 consigliere provinciale e membro della giunta provinciale amministrativa. Abbandonata la milizia repubblicana, il F. venne progressivamente condividendo le posizioni moderate e accettò la monarchia. Nel 1883 fu nominato ufficiale della Corona d'Italia. Nel 1884, durante l'epidemia colerica, ricevette dal prefetto l'incarico di visitare le persone colpite e di vigilare sulla salute pubblica nel Viterbese, ottenendo per questo riconoscimenti e onorificenze. Nel 1885 venne insignito della commenda della Corona d'Italia e nel 1889 della croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Nel 1891 il F. tornò a Racconigi, dove fu consigliere comunale, assessore, prosindaco e infine, nel 1893, sindaco. Morì a Torino il 17 giugno 1900.
Del F. oltre a quelle già citate vanno ricordate le seguenti opere: Scritti per il popolo, Viterbo 1877; Natura e cura della difterite, Roma 1879; Viterbo e le sue ferrovie, ibid. 1880.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Fondo Questura, Processi politici, ad vocem; G. Beghelli, La camicia rossa in Francia, Torino 1871, pp. 201, 218, 221, 282, 319, 453 s.; A. Manno, Elenco provvisorio cronologico dei giornali di Torino: 1645-1883, Torino 1883, ad Indicem; L. Musini, Dal Trentino ai Vosgi, Borgo San Donnino Salsomaggiore 1911, pp. 77 s., 82 s., 104, 106, 117; G. Roddi, In memoria di G. F. volontario..., con lettere inedite di Mazzini, Garibaldi, M. Quadrio, T. Riboli, M. Imbriani, A. Saffi, ..., Torino 1914; Edizione naz. degli scritti di G. Mazzini, ad Indicem; Le carte di Giovanni Lanza, a cura di C. M. De Vecchi di Val Cismon, Torino 1936, ad Indicem; J. White Mario, Vita di Garibaldi, Pordenone 1986, pp. 520-523; R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963, ad Indicem; A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, II, L'egemonia borghese e la rivolta libertaria, Bari 1966, ad Indicem; M. Nejrotti, Correnti anarchiche e socialiste a Torino, in Annali della Fondazione L. Einaudi, II (1968), pp. 185-212: ad Indicem; P. C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1969, ad Indicem; Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, diretta da A. Agosti - G. M. Bravo, I, Dall'età preindustriale alla fine dell'Ottocento, Bari 1979, ad Indicem; E. Civolani, L'anarchismo dopo la Comune. I casi italiano e spagnolo, Milano 1981, ad Indicem; Diz. biogr. del movimento operaio ital., a cura di F. Andreucci - T. Detti, II, ad vocem.