FERLENDIS, Giuseppe
Secondo G. Donati Petteni il cognome in origine sarebbe stato Berlendis. Nacque a Bergamo nel 1755, probabilmente figlio di un musicista di cui non si hanno altre notizie. Virtuoso di oboe e corno inglese, non si hanno a tutt'oggi notizie riguardanti la sua formazione musicale, e scarsi sono, inoltre, i dati biografici, soprattutto quelli inerenti al periodo giovanile. Di certo il F. ancora giovane riuscì a conquistarsi una certa fama come musicista, attestata dai concerti che tenne in teatri e città di una certa importanza. Sappiamo con certezza che con un suo fratello (si tratta, forse, di Antonio suonatore di flauto e corno inglese) si esibì in un concerto per mandolino, flauto ed oboe al teatro Carignano di Torino il 31 maggio 1776. Il successo non deve essere mancato visto che essi vennero richiamati per un altro concerto tre anni dopo (23 luglio 1779).
Successivamente, il F. fu a Firenze in un concerto che lo vide interprete di musiche sia per oboe sia per corno inglese. In quella occasione riscosse gran successo e molti consensi soprattutto come esecutore di quest'ultimo strumento, tanto che il concerto fu replicato qualche giorno dopo (Barblan, p. 269).
Il 1º apr. 1777 fu nominato dall'arcivescovo di Salisburgo Girolamo Colloredo oboista della cappella musicale, con lo stipendio di ben 540 fiorini (Mozart allora ne percepiva solamente 500). Durante il periodo trascorso a Salisburgo il F. si conquistò la stima di Mozart, che per lui compose allora un concerto per oboe e orchestra purtroppo andato perduto.
Alcuni studiosi come L. Koechel e B. Paumgartner, ritengono che il concerto sia stato successivamente trascritto da Mozart che lo avrebbe trasformato in un concerto per flauto (K 314). Al padre Leopold, Mozart fece sapere (lettera del 14 febbr. 1778; cfr. Bauer-Deutsch) che il flautista H. de Jean gli aveva commissionato due concerti e tre quartetti; secondo gli studiosi sopra citati, il musicista si sarebbe ad un certo momento trovato in difficoltà per il tempo di consegna, e, vistosi alle strette, sarebbe ricorso al concerto composto per il Ferlendis. Questo sarebbe, quindi, da lui stato trasportato da do maggiore a re maggiore, e naturalmente anche modificato in alcune parti per essere adattato al nuovo strumento.
Durante il periodo trascorso a Salisburgo il F. si dedicò anche al perfezionamento del corno inglese, strumento a cui aveva rivolto il proprio interesse ancor prima di arrivare in questa città, e che gli aveva, inoltre, permesso di riscuotere un buon successo nel già citato concerto tenuto a Firenze. Non sappiamo se il perfezionamento riguardò la fattura o la tecnica dello strumento. Certo è che oltre ad aver brillato come virtuoso di oboe, il F. riuscì altrettanto bene anche in questo Strumento, all'epoca poco conosciuto. Successivamente con il corno inglese farà presa anche sul pubblico veneziano durante l'esecuzione del Demofoonte di A. Prati, rappresentato nel carnevale 1787 al teatro S. Benedetto. Michael Haydn fu un ammiratore delle sue qualità di virtuoso del corno inglese, tanto che per lui nel 1785 compose un quartetto in cui a questo strumento è affidata la parte principale (Saint-Foix). Sempre secondo il Saint-Foix il F. sarebbe stato l'ispiratore di una composizione mozartiana, l'Adagioin do per corno inglese, due violini e violoncello KV suppl. 94.
Temperamento irrequieto, il F. preferì sempre una vita errabonda piuttosto che la tranquillità di un posto fisso: neanche un anno dopo il suo arrivo a Salisburgo, chiese all'arcivescovo il permesso di recarsi a Vienna per poter guadagnare qualcosa di più, visto che riteneva il suo stipendio non sufficiente per sopravvivere (lettera scritta da Leopold Mozàrt al figlio il 1º nov. 1777; cfr. Bauer-Deutsch). Tale richiesta, azzardata per l'ambiente musicale salisburghese, non venne accolta vista la severità della corte nel concedere questi permessi. In quello stesso periodo fu, fra l'altro, anche vittima di un grave incidente di caccia che lo costrinse all'immobilità per vario tempo.
Alla fine di giugno del 1778 si dimise dal suo incarico alla corte di SaliSburgo, adducendo come motivo il fatto che l'aria del posto non era adatta alla salute della moglie. La decisione sorprese molto Leopold Mozart (lettera scritta al figlio Wolfgang A. il 3 ag. 1778) che aveva notato il favore di cui il F. godeva a corte, soprattutto presso lo stesso arcivescovo il quale gli elargiva un compenso particolare ogni qualvolta si esibiva come solista. S. Martinotti è, invece, dell'avviso che la causa della improvvisa partenza fosse l'antagonismo che sarebbe nato con il famoso e bravissimo oboista Carlo Besozzi, che, di passaggio in questa città aveva riscosso grande successo con due suoi concerti e da cui sembra lo stesso F. avesse imparato molto.
Il F. partì quindi alla volta di Brescia, e poi di Venezia dove dal 1780 al 1781 fu primo oboe dell'orchestra del teatro S. Samuele ed in seguito (1787) del teatro S. Benedetto. Forse dietro invito del contrabassista D. Dragonetti si recò nel 1793 a Londra; qui, il 4 maggio 1795, partecipò al concerto organizzato in onore di F. J. Haydn che in quell'anno abbandonava definitivamente l'Inghilterra. Il F., che in quella occasione interpretò un concerto di sua composizione, non riuscì a fare buona impressione su Haydn, Ciò era, forse, da addurre all'età ed al logorio provocato dalla vita errabonda e movimentata che il musicista andava conducendo da vari anni.
Nel 1802 si stabilì, insieme col figlio Alessandro, a Lisbona, città in cui mori molto probabilmente nello stesso anno:
Del F. rimangono solo due concerti per oboe, Op. 13 ed Op. 14, pubblicati a Parigi dopo la sua morte, e che attualmente si trovano presso la Biblioteca del Conservatorio di Milano. Per altro, l'attribuzione del primo concerto (OP. 13) al F. viene contestata da G. de SaintFoix (Mozart ou F. ...) il quale ha voluto scorgere in questa composizione la mano di Mozart. L'opinione dei Saint-Foix è rimasta isolata, tutti gli altri studiosi sono, infatti, concordi nell'attribuire il concerto in discussione al F. (Barblan).
Il fratello del F., Antonio, fu virtuoso di flauto oltre che di oboe e corno inglese. A lui si riferisce probabilmente Cordero di Pamparato quando riporta la notizia di un concerto per mandolino, flauto ed oboe, tenuto il 31 maggio 1776 al teatro Carignano di Torino, in cui si sarebbe esibito insieme col fratello e con un certo Zaniboni. Dallo stesso studioso si apprende anche di un secondo concerto effettuato nel medesimo teatro il 23 luglio 1779 in cui nuovamente troviamo fra gli interpreti i due fratelli.
Sembra, inoltre, che Antonio nel 1810 abbia assunto l'incarico di primo oboe e corno inglese presso l'orchestra del teatro Nuovo di Trieste. Sei anni dopo, (1816) si sarebbe ritirato a Venezia, ed è da questo momento che se ne perdono completamente le tracce.
Anche i figli del F., Angelo ed Alessandro, furono musicisti. Angelo, nato probabilmente a Brescia nel 1781, fu oboista conosciuto ed apprezzato soprattutto presso alcune corti tedesche. Dopo aver viaggiato attraverso la Germania si stabilì a Pietroburgo nel 1801. Alessandro, nato a Venezia nel 1783, anche egli, come il padre, fu suonatore di oboe e corno inglese. Ebbe come primo insegnante il padre, che segui a Lisbona nel 1802; qui prese in moglie la cantante italiana Camilla Barberi, molto probabilmente proprio nel 1802. Tra il 1802 ed il 1805 fu attivo come concertista a Madrid ed in Italia; nel i 805 si esibì con qualche successo al Théâtre-Italien a Parigi. La Francia gli riservò certamente maggiori consensi come virtuoso di corno inglese. Intorno al 1807 fece un viaggio in Olanda di cui però ignoriamo le varie tappe. Dopodiché fu nuovamente a Parigi che lasciò nel 1810 per ritornare in Italia. Non si conoscono il luogo e la data della sua morte.
La moglie di Alessandro, Camilla Barberi, nacque a Roma intorno al 1778 da padre architetto. Studiò canto con un certo Moscheri, ed ebbe inoltre anche lezioni da G. Crescentini nel periodo in cui soggiornò a Lisbona. Di lei si dice che fu un contralto con la voce molto sonora e flessibile. Debuttò a Lisbona; nel 1803 cantò a Madrid, nel 1804 fu a Milano; l'anno seguente partecipò a Parigi alla Capricciosa pentita di V. Fioravanti, che venne rappresentata al teatro dell'Imperatrice, Théâtre Louvouis. Secondo il Fétis la parte da lei interpretata in quest'opera le era congeniale, ma anche l'unica in cui brillò.
Insieme con Angelica Catalani, partecipo a Londra all'opera Orazi e Curiazi di D. Cimarosa. Lord Mount-Edgcumbe (Grove's Dictionary, 1954, III, p. 64) la defini una bella e brava attrice che fu meno amata di quanto in realtà meritasse, e che inoltre possedeva un'ottima voce da contralto, e precisamente da contralto buffo. Egli era, inoltre, convinto che la parte di Orazia da lei cantata fosse sicuramente degna di essere ricordata, ma ciò non accadde perché in quella occasione dovette reggere il confronto con la Grassini e la Catalani. Ulteriori notizie sulla sua carriera non si hanno; di certo sappiamo che nel 1810 seguì il marito in Italia.
Bibl.: C. F. Pohl, Mozart und Haydn in London, Wien 1867, pp. 250, 301 s., 308; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, I, Napoli 1880, p. 404; G. de Saint-Foix, Mozart ou R, histoire de deux concertos inconnus pour le hautbois et le cor anglais, in Riv. music. ital., XXVII (1920), p. 543; S. Cordero di Pamparato, G. Pugnani violinista torinese, ibid., XXXVII (1930), pp. 554 ss.; G. de Saint-Foix, W. A. Mozart. Sa vie musicale et son oeuvre, Paris 1936, III, pp. 413 s.; V, p. 329; B. Paumgartner, Zu Mozarts Oboen-Concert C-Dur KV 314 (285 d), in Mozart Jahrbuch, Internationale Stifiung Mozarteum, 1950, pp. 24 ss.; G. Donati Petteni, L'arte della musica in Bergamo, p. 48; G. Barblan, G. F. virtuoso bergamasco e il suo concerto per oboe in fa maggiore, in Accademia musicale Chigiana, Musiche ital. rare e vive..., Siena 1962, p. 267; W. Bauer-O. E. Deutsch, Mozart Briefe und Aufzeichnungen, Kassel 1963, II, pp. 97, 282, 435; III, p. 256; L. R. Köchel, Chronologisch thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amadeus Mozart, Wiesbaden 1964, pp. 295, 445; S. Martinotti, F. G., in Die Musik in Gesch. und in Gegenwart, XVI, Kassel 1979, coll. 202 s.; F. G. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 207; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 531; R. Eimer, Quellen-Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, III, p. 419; The New Grove Dict. of music and musicias, VI, p. 472.