FALLANI, Giuseppe
Nacque a Roma nel 1859 da Michele e Mariangiola Machiavelli, il minore di otto fratelli, quattro femmine e quattro maschi. Fu allievo e collaboratore degli scultori E. Ferrari ed E. Rosa, entrambi incaricati di importanti commissioni per Roma capitale. Tra le sue prime opere sono ricordate genericamente una statua di S. Sebastiano, alcune piccole figure per il vescovo cattolico di Sidney e un grande tabernacolo a Vienna (Thieme-Becker).
La prima occasione gli si presentò allorché venne chiamato ad eseguire - accanto a scultori come A. Cencetti, G. Trabacchi, G. Biggi, C. Aureli, S. Galletti, S. Grita e F. Ferrari - una delle statue da collocare sulla trabeazione del palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, forse proprio in virtù dei rapporti esistenti tra il fratello Augusto e il direttore dei lavori P. Piacentini. Il 26 apr. 1881 il F. stipulò il contratto con il quale si impegnava a consegnare la statua raffigurante Benvenuto Cellini entro sedici mesi da quella data.
La statua in travertino, alta cm 250, in origine venne collocata sulla parte destra del prospetto anteriore dell'edificio tra le statue di Rembrandt e Canova, come dimostra una foto dell'epoca (in Siligato, 1990, p. 61). In occasione della mostra della Rivoluzione fascista del 1932, tutte le statue vennero rimosse e ricollocate successivamente sempre sul prospetto anteriore ma senza rispettare l'originaria disposizione, in modo che oggi il Cellini si trova tra le figure di De La Roche e Raffaello. Il personaggio è raffigurato stante, con la gamba sinistra piegata e appoggiata su di un sostegno, tanto da creare un continuum con il braccio dello stesso lato che trattiene un vaso. Il modellato della statua, fortemente chiaroscurato nei riccioli della barba e dei capelli, è più uniforme lungo la veste che ricade in verosimili e pesanti pieghe.
Nel 1884 il F. vinse - con una scultura andata perduta - il secondo premio del concorso Albacini, bandito dall'Accademia di S. Luca il 21 aprile dello stesso anno (presidente della commissione giudicatrice fu lo scultore F. Fabi Altini).
È possibile ricostruire il soggetto e le dimensioni dell'opera - oggi irreperibile - attraverso il bando di concorso che prescriveva agli artisti di realizzare un'opera costituita da un gruppo di terracotta alto cm 66, raffigurante un episodio del Diluvio universale con "un padre che cerca di salvare la propria figlia dal terribile elemento" (Accademia nazionale di S. Luca, Concorso Albacini, 21 apr. 1884, n. 9).
Nel 1890 il F. dovette andare a Londra, ospite di una sorella, residente nella città; qui organizzò la mostra Venezia-Londra (Thieme-Becker).
Successivamente eseguì una statua in marmo alta cm 94, conservata presso la Galleria comunale d'arte moderna di Roma, dono del mons. G. Fallani.
L'opera, esposta a Londra nel 1904 (Arch. Galleria comunale d'arte moderna), raffigura, secondo la scheda inventariale, una Venere stante nell'atto di trattenere con ambo le mani un arco, andato perduto; in realtà potrebbe trattarsi anche di una Diana, visti gli evidenti rimandi alla Diana cacciatrice in bronzo di E. Rosa della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. L'innaturale hanchement della posa e l'esasperata levigatezza del modellato delle carni dimostrano l'adesione dello scultore allo stile accademico di fine secolo.
Nel 1902 il F. era socio effettivo dell'Associazione artistica cultori di architettura, sorta nel 1889. La sua principale attività, anche se oggi difficilmente rintracciabile, fu quella di decoratore di palazzi, ville private, ma soprattutto chiese, come S. Elena sulla via Casilina (Giornale di Roma, 3 aprile 1914) e S. Maria del Rosario (Thieme-Becker; forse quella in via degli Scipioni consacrata nel 1916: cfr. Giornale di Roma, 25 giugno 1916). Oltre ai restauri della chiesa di S. Maria in Aracoeli vanno ricordati i restauri della sala Regia e della cappella Paolina in Vaticano, dove il F. è ricordato da una nota di pagamento sin dal 1893 (Arch. segreto Vaticano, Sacro Palazzo Apostolico, Titoli, n. 70).
Tra il 1916 e il 1917 il F. fu impegnato nei lavori di restauro della facciata di S. Giovanni in Laterano, diretti dall'architetto C. Sneider.
A seguito del terremoto del 13 gennaio 1915 alcune statue sulla balaustra di coronamento avevano subito gravi danni. L'intervento del F., coadiuvato dal marmoraro P. Medici, consistette nel rimontare con i frammenti originali la statua di S. Gregorio Nazianzeno di G. Riccardi, nel ricomporre la figura del Redentore di P. Benaglia e nell'eseguire ex novo le due grandi palme con al centro il monogramma di Cristo (Giornale di Roma, 30 apr. 1916, 6 dic. 1917).
Nel 1918 partecipò alla ristrutturazione, voluta da Benedetto XV, della chiesa berniniana di S. Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo (ibid., 30 luglio 1918).
La sua attività per il Vaticano proseguì soprattutto sotto il pontificato di papa Pio XI Ratti, su commissione del quale eseguì gli angeli di coronamento dell'altare del Ss. Sacramento a sinistra della tribuna nella chiesa dei Ss. Ambrogio e Carlo in via del Corso, realizzato nel 1929 dall'architetto C. Bazzani. Tra il 1929 e il 1932, sempre sotto Pio XI, il F. fu impegnato nella decorazione esterna ed interna della nuova Pinacoteca Vaticana, inaugurata il 27 ott. 1932. L'anno seguente, nel 1933, il F. morì a Roma; era ricordato in Vaticano come "l'uomo in grigio", il colore da lui preferito nel vestire, che rispecchiava le sue singolari virtù di discrezione e modestia d'animo.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. Fondazione Besso, Armadio 134: P. Mancini, Indici e Riassunti [datt., sec. XX], VI, pp. 153, 159, 162, 164; Associazione artistica fra i cultori di architettura, Annuario, Roma 1902, p. 27; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea ital., Roma 1909, p. 52; A. Borzelli, Prime linee di una storia della scultura ital. del sec. XIX, Napoli 1912, p. 155; P. A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, Piacenza 1930, I, p. 362; A. Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura nell'evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, p. 492; R. Siligato, L'edificio, senza eccedere in decorazioni, dovrà avere un'impronta speciale che caratterizzi la sua destinazione, in Il palazzo delle Esposizioni. Urbanistica e architettura. L'Esposizione inaugurale del 1883 ... (catal.), Roma 1990, pp. 66, 75, 241; V. Vicario, Gli scultori ital. dal neoclassicismo al liberty, Lodi 1990, p. 285; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 235; A.M. Bessone Aurelij, Diz. degli scultori ed architetti ital., Genova 1947, p. 208; Diz. enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dell'XI al XX secolo, IV, p. 293.