DE BLASIIS (de Blasiis, De Blasis, Blasiis), Giuseppe
Nacque a Sulmona (L'Aquila) il 5 aprile del 1832, primogenito di Michele, che era giudice istruttore, e di Elisabetta Fawals, di padre inglese e di religione quacchera. Dopo il trasferimento del padre nella città di Potenza, il giovane studiò nel seminario di Salerno;. iniziava intanto le prime composizioni letterarie. A sedici anni scappava alla volta di Napoli, intenzionato a partecipare alla difesa di Roma contro i Francesi, ma era fermato dalla polizia e rimandato a casa. Nel 1851, dopo il "primo grado di approvazione" in lettere e filosofia ed in giurisprudenza, si laureò in legge a Napoli, dove si stabilì e ottenne il patrocinio presso la Gran Corte civile. Alla attività forense preferì comunque gli studi storici e letterari, particolarmente su Dante, che, sotto la guida di don Vito Fornari e seguendo l'esempio metodologico di C. Troya, coltivò ed approfondì. Il 6 marzo 1854 si imbarcava su di una nave greca per raggiungere Costantinopoli e partecipare alla guerra russo-turca. Unitosi ad una carovana che partiva da Erzurum per l'Armenia russa, dove sembra che sia stato al comando di una banda di "bascibozúk" (truppe irregolari volontarie ottomane), cadde prigioniero dell'esercito russo. Pur avendo dichiarato di essere un medico napoletano in viaggio verso la Persia, fu trattenuto due mesi in carcere a Erivan, condotto poi a Tiflis ed in seguito a Pietroburgo. Qui, alla fine del 1854, venne consegnato a G. Capece Galeota della Regina, ministro plenipotenziario del re delle Due Sicilie presso lo zar, che indulgentemente gli ottenne un passaporto dal gabinetto imperiale e un prestito di 94 rubli da una banca locale. Partito da Pietroburgo il 26 dicembre, passando per Berlino arrivò a Parigi il 6 gennaio del 1855, e via Marsiglia e Civitavecchia giunse a Roma il 20 gennaio. Qui una supplica del fratello Guglielmo, che risiedeva a Napoli, gli ottenne il permesso di rimpatrio; arrivatovi il 3 febbraio, fu considerato sorvegliato politico. Si stabilì a Teramo, ove era stato nominato consigliere d'Intendenza. Qui, assiduo frequentatore della biblioteca Melchiorre Delfico, si dedicò di nuovo agli studi letterari; nel 1857 partecipava al concorso indetto dall'Accademia Pontaniana classificandosi tra i vincitori con la monografia Della vita e delle opere di Pietro della Vigna, che pubblicherà a Napoli nel 1860. del 1857 è la sua prima pubblicazione, Della Allegoria principale e del Veltro di Dante, a sostegno delle tesi di C. Troya, che apparve sul napoletano Giambattista Vico. Giornale scientifico (II pp. 338 ss.). Nell'agosto 1860 il comitato centrale dell'organizzazione dell'Ordine e dell'Unità lo inviò in Terra di Lavoro e gli conferì, col grado di maggiore, il comando della "Legione del Matese" formata da B. Caso. Combatté così a Benevento, al Volturno ed a Caserta, e partecipò alla repressione dei moti filoborbonici di Ariano e Bonito. Dopo l'annessione si impiegò come bibliotecario nella Biblioteca nazionale di Napoli, e si dedicò al compimento di L'insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo XI (3 voll., Napoli 1864-1873)., opera impostata sulla lezione di M. Amari. Nominato nel 1861 professore incaricato per la costituenda cattedra di storia nazionale all'università di Napoli, due anni dopo ottenne l'incarico di storia moderna, e nel 1867 passò professore ordinario, continuando l'insegnamento fino al suo ritiro nel 1901. Il lavoro maggiore del D. si concentra nell'attività quotidiana, modesta e spesso anonima prestata presso la Società napoletana di storia patria, di cui fu segretario dal 1876 e presidente dal 1900 al 1914. Numerosissime furono le pubblicazioni di documenti, le recensioni e gli articoli che approntò per l'Archivio storico perle provincie napoletane, organo della Società; notevole anche l'ordinazione e la catalogazione del materiale bibliografico entrato in possesso della Società stessa.
Morì a Napoli il 29 apr. 1914.
"Del maestro - è il commosso omaggio di Croce allo scomparso - egli aveva in sommo grado la naturale disposizione e l'abito costante di tener sempre presente l'interesse oggettivo degli studi, mettendo in non cale la propria persona e lo stesso amor proprio letterario. Egli scopriva temi di ricerche e di monografie, e li suggeriva ad altri; disegnava trame di storie, ed esortava altri a svolgerle e a colorirle; raccoglieva con industri fatiche notizie e documenti, e li donava ad altri; riceveva manoscritti altrui, e li correggeva ed arricchiva, e spesso li riscriveva in parte od in tutto... Chi ha vissuto nella nostra società e seguito l'andamento dei suoi lavori letterari, riconosce le tracce del De Blasiis in ogni pagina dei trentanove volumi dell'Archivio storico; e sa che le pur molte monografie da lui firmate sono Poche rispetto alle tante altre alle quali ha variamente collaborato" (p. 18).
Bibl.: F. D'Ovidio, Necrol. di G. D., in Renddella R. Acc. dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e filosofiche, s. 5, XXIII (1914), 5-6, pp. 179-83; M. Schipa, G. D., in Arch. stor. ital., LXXII (1914), pp. 439-449; si veda l'elenco completo delle opere del D. in R. Aurini, Diz. bibl. della gente d'Abruzzo, III,Teramo 1958, pp. 284-95; ed anche nei fascicoli I e II, dedicati alla sua memoria, dell'Arch. stor. per le prov. napol., n. s., I (1915), pp. 1-260, dove sono anche una bibl. critica, discorsi commemorativi tenuti da F. Torraca, B. Croce, F. Forcellini, M. Schipa, e di quest'ultimo un'accurata biografia con appendicidi lettere e documenti. Si veda inoltre A. De Gubematis, Dict. intern. des écrivains du Monde latin, I,Firenze 1905, p. 437; V. Caputo, Storici d'Italia, Milano 1966, p. 143; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, II,Milano s. d., pp.
243 s.; Diz. del Risorg. naz., II, p. 854. Per alcuni aspetti dei D. come storico e come comandante militare sivedano B. Croce, Storia della storiografia ital. del sec. XIX, II,Bari 1921, ad Indicem; P. Turiello, Dal1848 al '67, in Riv. stor. del Risorgimento ital., I (1896), pp. 217, 239; G. Russo, F. De Sanctis e la cultura napol., Roma 1983, adIndicem.