CERVETTO, Giuseppe
Nacque a Verona il 16 luglio 1808 da Girolamo e da Stella Bassani, in una famiglia israelita di modestissime condizioni. Compiuti i primi studi nella città natale, si iscrisse all'università di Padova, ove conseguì la laurea in medicina nel 1830. Trascorse questi anni di studi fra stenti e disagi e subito dopo la laurea, spinto dal bisogno, tornò a Verona per iniziarvi la pratica professionale. In breve tempo, segnalatosi per la preparazione e la capacità, fu nominato medico della Pia Opera israelitica e poi medico primario dell'ospedale civile di Verona. Durante i venti anni in cui ricoprì questi incarichi, oltre ad acquisire una meritata reputazione, pubblicò alcune osservazioni cliniche che, pur se prive di un reale valore scientifico, costituirono tuttavia una sicura dimostrazione della sua assidua, appassionata attenzione ai problemi di patologia. Per naturale inclinazione, però, ben presto il C. doveva concentrare tutti i suoi interessi allo studio della storia della medicina, che volle intendere soprattutto come mezzo per la riscoperta e la valorizzazione delle conquiste delle scuole mediche italiane. Già nella sua prima pubblicazione di carattere storico, Cenni per una storia dei medici veronesi e del loro antico collegio, edita a Verona nel 1834, si rivelava studioso serio e metodico e attento ricercatore di importanti documenti d'archivio. Tali qualità dovevano poi esaltarsi e manifestarsi come peculiari della sua personalità di studioso nella monografia pubblicata, sempre a Verona, nel 1839: Gian Battista Da Monte e la medicina italiana nel secolo XVI, nella quale con una ricca documentazione illustrava il periodo della rinascenza medica in Italia e rivendicava al veronese Da Monte il merito della fondazione della prima clinica medica in Europa.
La priorità dell'istituzione dell'insegnamento della clinica medica era una vecchia, dibattuta questione. Gli studiosi francesi e tedeschi ne attribuivano il merito a S. De Le Boe, professore all'università di Leyda. Tuttavia, G. Rasori e, successivamente, G. Montesanto, che fu il primo storico della medicina di Padova, trovarono in una pubblicazione di un allievo del Da Monte la chiara indicazione che il celebre veronese più di un secolo prima del De Le Boe già impartiva lezioni cliniche. Il C. riprese tali ricerche, estendendole all'esame minuzioso di tutti i consulti del Da Monte, e poté così fornire la sicura dimostrazione che questi impartiva agli studenti una serie di lezioni cliniche, secondo del resto la consuetudine dei professori italiani di quell'epoca, costituenti nel loro complesso un vero e proprio corso organico di clinica medica. A riprova della fondatezza delle sue ricerche storiche, il C. dimostrò pure, con una ricca documentazione, che un tale Eurnio, che aveva studiato medicina a Padova, divenuto professore di pratica nell'università di Leyda vi introdusse il metodo delle lezioni cliniche appreso in Italia; e che tale metodo, trascurato dopo Eurnio, fu poi rinnovato dal De Le Boe nel 1658. A quest'ultimo pertanto, dato l'equivoco generato dalla successione degli eventi, venne più tardi ingiustamente attribuito il merito della priorità dell'istituzione dell'insegnamento clinico.
Molto apprezzate furono pure le altre pubblicazioni storiche del C.: Cenni per una nuova storia delle scienze mediche, Verona 1841 (cui seguirono nei due anni successivi due appendici), contenente le sue concezioni circa i nuovi indirizzi che avrebbero dovuto seguire gli studi di storia della medicina; e Di alcuni illustri anatomici italiani del XV secolo, ibid. 1842, e in edizione ampliata Brescia 1854, accurate e documentatissime biografie di M. A. Della Torre, G. De Zerbi e A. Benedetti. Il C. seppe acquisire tale reputazione che nel 1861 venne chiamato a inaugurare il primo insegnamento ufficiale della storia della medicina nell'università di Bologna, una tra le prime cattedre della disciplina che venivano istituite in Italia.
L'insegnamento ufficiale della storia della medicina ebbe inizio in Italia nel 1814, quando venne istituita la prima cattedra nell'università di Napoli. Presto altre sedi universitarie ebbero tale insegnamento, e un po' ovunque sorsero le prime cattedre. Quella di Bologna doveva godere di un singolare privilegio: quando, infatti, dopo il 1870 l'insegnamento della storia della medicina venne abolito in tutte le università italiane, fu conservato solo quello dell'università di Bologna, retto da C. De Meis che era succeduto al C. nel 1863.
Intanto, la salute del C. aveva cominciato a subire un rapido declino. Chiamato all'insegnamento della storia delle scienze nell'università di Messina, accettò nella speranza che il soggiorno in un clima così dolce potesse giovargli. Ma non avendone tratto alcun vantaggio, e anzi sentendo aggravarsi le proprie condizioni, volle tornare nella sua città. Intrapreso il viaggio di ritorno, fu costretto a fermarsi a Padova, dove morì il 10 sett. 1865.
Bibl.: R. Massalongo, Un illustre medico veronese dimenticato: G. C., in Atti e mem. dell'Acc. diagricolt., scienze e lett. di Verona, s. 4, XX (1919), pp. 101 ss.; L. Simeoni, Storia dell'Università di Bologna, II, L'età moderna, Bologna 1940, p. 218; A. Hirsch, Biograph. Lexikon der hervorragenden Ärzte..., I. p. 866. Per quanto riguarda la questione della priorità dell'istituzione dell'insegnamento di clinica medica, si veda S. De Renzi, Storia della medicina italiana, III, Napoli 1845, pp. 541-545: vi si trova tra l'altro la sintesi delle ricerche effettuate in proposito dal C. e l'aperto elogio a questo tributato per il suo reperto di importanti e dimenticati documenti d'archivio. Circa le brevi notizie sull'insegnamento della storia della medicina in Italia e in particolare sull'istituzione della cattedra di Bologna, si veda A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, pp. 1677 ss.