BRIVIO (Brippius, Brippio), Giuseppe
Figlio di Francesco e di Eva Birago, nacque nel 1378. Dal 1405 appare come "ordinarius ecclesiae Mediolanensis", titolo con cui è presente, anche se saltuariamente, fino al 1441 negli Annali della Fabbrica del duomo.
Non più giovane, nel 1418, lo troviamo studente all'università di Pavia dove, in occasione della visita di papa Martino V, ebbe l'incarico, l'11 ottobre, di tenere il discorso in nome dell'università dei teologi, dottori e scolari di filosofia, arti e medicina e dell'intera città.
Si tratta di una prolissa professione di omaggio alla maestà di Dio e del suo vicario in terra. Dopo una breve definizione del battesimo, della penitenza ed eucaristia, il B. veniva al punto che più gli stava a cuore: la definizione della funzione di vicario di Cristo del pontefice, che ha il potere più ampio, anche nei confronti di qualsiasi autorità laica. E in onore di Martino V (Oddone Colonna) il B. parafrasa il noto dettato biblico: "Tu es columna et super hanc columnam reaedificabo ecclesiam meam". Interessante, in fine del discorso, l'accenno alla decisione già presa dal pontefice "cum omni assensu patrum" di riunire "infra quinquennium in hac urbe secundam universalis concilii sessionem". Il B. non era nuovo a questi "colloqui" con i papi: nel settembre 1409 aveva rivolto ad Alessandro V degli esametri (metro che ritenne tanto congeniale da usarlo poi in ogni suo lavoro non in prosa) che lamentavano la tristezza dei tempi presenti, in cui ogni autorità veniva meno: "Nunc tres pastores, nunc binus Caesar in orbe. / Nunc duo sunt domini, nunc binus episcopus urbis, / denique prepositus prior abbas binus ubique" (Milano, Bibl. Ambros., ms. B 116 sup., f. 143v) il B. rendeva dunque lode a Sigismondo imperatore, che aveva permesso con il suo intervento la risoluzione di una situazione così intricata.
Nel 1432 il B. appare addottorato in diritto canonico, e nel mese di settembre ottiene l'iscrizione al Collegio dei giuristi: "sacrae theologiae magister ac iuris canonici doctor" (Codicediplomatico d. univ. di Pavia, II, p. 306).
Da lui guidate e consigliate, Margherita di Mandosso, Donina e Dorotea de Contis intendevano costruire in Milano un monastero e una chiesa dedicati all'Annunciazione; il papa il 31 genn. 1437 dava incarico al B. di accertare se ne esistessero possibilità e il 26 settembre confermava l'erezione.
Nell'agosto del 1438 il capitolo del duomo di Milano stabiliva, facendone ampie lodi, che venissero scolpiti i ventotto esametri composti su sua commissione dal B., quale epigrafe per la statua innalzata a Martino V "in pariete ecclesiae a sinistro majoris altaris cornu"(Annali della Fabbrica, pp. 71-73). Nell'epigrafe il B. riprendeva in parte immagini a lui care, dicendo Martino V scelto dalla volontà divina per sostenere la Chiesa ormai in rovina, come Pietro, quale salda colonna.
In questo momento, il B. appare una delle personalità più importanti dell'ambiente culturale milanese. E per l'interessamento di Poggio Bracciolini e di Antonio Loschi, di cui era cognato, prima del 1437 fu introdotto in Roma. Ivi apparirà come "magister registri supplicationum" dal giugno 1445, e successivamente "sedis apostolicae notarius". (Sottili, pp. 228 s.). E a Roma scrisse l'opera più interessante, la Conformatio Curiae Romanae.
Èuna feroce invettiva in esametri contro il tentativo di rivolta del Porcari. Accanto a pochissime notizie di qualche conto sulla congiura, c'è un continuo rimpianto delle virtù antiche ormai scomparse, degli uomini - oratori, giuristi, poeti - che hanno retto nella Roma di ieri l'impero del mondo. Seguono lelodi della Roma cristiana, nel nome dei martiri Pietro e Paolo "primaria lumina sanctae ecclesiae". Ricorre continua l'accusa di ingratitudine ai Porcari, che hanno osato attentare al potere temporale dei papi e al valore della donazione di Costantino: "quod non proprie donatio, verum... censenda videtur redditio ecclesiae". Ma di contro all'ignavia dei Porcari, è esaltata la magnificenza della Roma di Niccolò V: con le sue chiese restaurate, gli ampliamenti in S. Pietro, gli stupendi palazzi e fortificazioni, la giustizia che regna sovrana, la mitezza della tassazione: continui dunque il papa a fortificare Roma, sia liberale con gli artisti, clemente verso le colpe meno gravi, ma resti vigilante dimostrando così il suo "amor civis"; trecento armati. lo seguano sempre quando scende in S. Pietro, e solo una porta resti aperta, e ben sorvegliata. Dai versi - non certo originali - emergono dunque, se non notazioni nuove, almeno alcuni aspetti interessanti per la vita della Curia romana.
Il B. concludeva la carriera di poeta di Curia con un poema dedicato a Callisto III, in cui esaltava ancora le grandiose fondazioni dell'abside della basilica vaticana ed esortava il papa a proseguire, cercando il denaro necessario per il restauro delle chiese e per la crociata contro i Turchi anche con la vendita delle indulgenze.
Oltre all'amicizia dei Loschi e del Bracciolini, il B. fu legato a Maffeo Vegio (che ne definiva dolce e tenero il verso: Raffaele, p. 19) e a Guiniforte Barzizza, che nel 1436 ne presentava i versi a Enrico infante d'Aragona con espressioni di lode ("ex ipsa... Virgilii officina prodiisse videntur": Furietti, p. 111) su cui bisognerà ben fare la tara della disinvoltura umanistica nell'elogio iperbolico (e dal Tiraboschi gli esametri del B. saranno giudicati francamente brutti). Consuetudine cordialissima egli ebbe ancora con Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni, Uberto e Pier Candido Decembrio (ma con questi ultimi due non senza polemiche) e Francesco Barbavara consigliere del Visconti. Anche Lorenzo Valla - che lo dice "regesti papalis praeses" e lo fa interlocutore, nella redazione tramandataci dall'incunabolo stampato a Lovanio nel 1483 e dal codice Ottob. lat. 2075 della Biblioteca Vaticana, del De voluptate - lo giudica "uomo espertissimo nelle cose divine e umane, insigne per la dignità della vita e per l'eloquenza". Infine Flavio Biondo lo cita con Andrea Biglia e Antonio da Rho e lo loda quale "sacris saecularibusque litteris apprime eruditus" (Italia illustrata, Romae 1474, c. 106).
Il B. morì a Roma il 22 ag. 1457; fu sepolto in S. Alessio, dove una epigrafe ricorda ancora il suo amore per la poesia.
Opere: il codice della Biblioteca Ambrosiana di Milano B 116 sup. contiene del B. - oltre al citato discorso per l'università di Pavia a Martino V (ff. 79-83v), edito in Cod. dipl. dell'univ. di Pavia, II, pp. 169-176 - una epistola metrica in esametri per Niccolò Niccoli (ff. 98-100v), edita in L. Mehus, Vita Ambrosii Traversari, I, Florentiae 1759, pp. LXXVIII-LXXXII. Nello stesso codice ancora inedite sono invece le seguenti opere: ff. 85-87: Ad serenissimum summumque regem Romanorum d. Sigismundum christianissimumque mundi imperatorem sermo; ff. 101-104: Ad magnificum F. Barbavariam confirmatio pro eius confirmatione in consiliarium (posteriore al 1433); ff. 134-136: Ad egregium doctumque virum Ubertum de Viglevano ducalem secretarium fratrem honorarium sermo (in cui con termini pacati il B. rimproverava ad Uberto Decembrio errori di versificazione in un poema da lui dedicato all'arcivescovo eletto di Milano Giovanni Visconti; ad Uberto, che rispondeva trattarsi solo di errori di trascrizione del copista, replicava il B. di aver visto gli stessi errori nella copia autografa); ff. 88-90v:una Prosopopeia sub nomine caritatis christianae dedicata a Martino V; ff. 143-144: i versidedicati Sanctissimo,patri et beatissimo domino Alexandro quinto, datati il settembre 1409(Alessandro V era stato eletto nel giugno 1409).
Ancora alla Biblioteca Ambrosiana il codice P 117sup. ha ai ff. 205-207vla Oratiuncula ad commendacionem monarchiae et ad laudationem Iohannis Seregnii... per electionem de ipso facto ad dignitatem rectoratus in studio celeberrimo Papiae (non è datata, ma G. Seregno fu rettore dei giuristi nel 1419: Cod. dipl., II, p. 185).
Nel cod. 793 della Biblioteca Trivulziana di Milano ai ff. 8-8v(e ripetuti ai ff. 21v-22)sono i versi con cui il B. invia a P. Candido Decembrio la sua Conformatio Curiae Romanae (editi in Miglio, p. 172).Ormai superata è dunque la polemica con lo stesso P. Candido, che in due epigrammi aveva violentemente attaccato il "ventosus" B., con riferimento anche all'epigrafe del B. alla statua di Martino V ("templum novus incola vitet, siculptilibus saxis Brippii pica nitet": gli epigrammi del Decembrio sono nel cod. D 112 inf. della Biblioteca Ambrosiana, f. 162v).La stessa Conformatio è edita, dal Vat. lat. 3618(Kristeller, Iter italicum, II, p. 254), in O. Tommasini, Documenti relativi a Stefano Porcari, in Arch. della Soc. romana di storia patria, III (1880), pp. 111-123 (solotredici versi ne pubblicava D. Giorgi, Vita Nicolai V, Romae 1872, pp. 129 s.; una citazione più ampia in E. Müntz, Les arts d la cour des papes..., Paris 1878, p. 73).
Ancora inedito è il carme a Callisto III, il cui esemplare di dono è a Firenze, Bibl. Riccardiana, n. 361(Kristeller, Iter italicum, II, p. 516).Ci rimane inoltre una serie di inni religiosi, dedicati a s. Alessio (editi da F. W. Servaes I.B.,De laudibus sancti Alexii,Untersuchungenund kritischer Text, Köln 1966), s.Agnese, s. Maria Maddalena, s. Barbara, s. Cecilia, s. Girolamo: l'autore si nomina in fine di ognuno; il manoscritto è catalogato in S. Endlicher, Catalogus codd. philologicorum latinorum, Vindobonae 1863, pp. 269s. (vedi anche Tiraboschi, VI, I, p. 916; Valilen, p. 29).
Versi dal B. dedicati a Enrico infante d'Aragona (si tratta in realtà di consigli moraleggianti alla nipote Ginevra) sono editi in G. A. Furietti, Gasparini Barzizii..., II, pp. 111-113. I discussi versi per l'epigrafe a Martino V sono pubblicati, tra gli altri, in Annali della Fabbrica del duomo di Milano, II (1877), pp. 73 s.(cfr. Z. Volta, p. 860).
Il Vahlen, p. 31, segnala nel cod. 3224della Biblioteca Nazionale di Vienna una Oratio pro illustrissimo principe Ph. Maria duce Mediolanensi pronunciata coram serenissimo imperatore Sigismondo;inoltre O. P. Kristeller, Renaissance Manuscripts in Eastern Europe, in Renaissance News, XII (1959), p. 89, segnala all'Ermitage di Leningrado (senza precisazioni) "a religious poem" del Brivio.
Rimangono infine quattro lettere dal cod. Lamba II 32 (40-45v)della Biblioteca Civica di Bergamo: due sono dirette a Giovanni Lamola, la quarta non indica il destinatario, mentre la terza, indirizzata a Bariolomeo Magri, in lode di Gasparino Barzizza (cfr. G. Billanovich, Auctorista-Humanista-Orator, in Riv. di cultura classica e medioev., VII [1965], p. 161), è un breve trattatello sul libero arbitrio, preceduto da una esaltazione dello Studio pavese di cui vengono tra gli altri nominati Apollinare Offredi da Cremona, Turberto Torti, Pietro Besuzio, Catone Sacco, Giovanni Vimercati, Ugo Benzi (f. 42v):è ora parzialmente edita in Sottili, pp. 221 s., che pubblica anche (pp. 224 s.) la lettera di presentazione a Eugenio IV per M. Vegio. Lo stesso Sottili segnala anche una lettera del B. a Guido Gonzaga, con la relativa risposta.
Fonti e Bibl.:G. A. Sassi, Historia literario-typographica mediolanensis, inF. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanesium, I, 1, Mediolani 1745, coll. CXXVIII-CCCXL; F. Argelati, Bibliotheca..., I, 2, ibid., coll. 230 s.; L. Mehus, Vita Ambrosii Traversarii, I, Florentiae 1759, pp. L s., LII, LXII, LXXVIII-LXXXII; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2115 s.; G. A. Furietti, Gasparini Barzizii Bergomatis et Guiniforti filii opera, II, Romae 1723, pp. 109 s.; L. Valla, Scritti filosofici e religiosi, a cura di G. Radetti, Firenze 1953, pp. XX, XXIV, 11; G. Tiraboschi, Storia della lett. Ital., VI, 3, Modena 1791, p. 916; M. J. Vahlen, L. Vallae opuscola tria, in Sitzungsberichte der Kaiserl. Akad. der Wissensch., Philos.-histor. Klasse, LXI (1869), pp. 27-31; Annali della Fabbrica del duomo di Milano, II(1877), ad Indicem;O.Tommasini, Doc.relativi a St. Porcari, in Arch. della Soc. romana di storia patria, III (1880), pp. 79-90; Z. Volta, Papa Martino V a Milano, in Arch. stor. lomb., XIII (1886), pp. 849, 860 s.; G. Voigt, Ilrisorg. dell'antichità classica, I, Firenze 1888, pp. 80, 112, 505 s.; II, ibid. 1890, pp. 69 n. 1, 91 s., 267 n. 4; G. Mancini, Vita di L. Valla, Firenze 1891, pp. 35, 48 s., 85, 232 s.; M. Borsa, P. C.Decembri e l'Umanesimo in Lombardia, in Arch. stor. lombardo, XX (1893), pp. 29 s., 384; L. Raffaele, Maffeo Vegio, Bologna 1909, pp. 18 s.; Cod. diplom. dell'Univ. di Pavia, II, Pavia 1913, ad Indicem;W.Hoffmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden, II, Rom 1914, p. 84; E. Garin, La cultura milanese nella prima metà del XV sec., in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 566, 594; E. Cattaneo, Istituzioni ecclesiastiche milanesi,ibid., IX, ibid.1961, pp. 540, 656; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, pp. 222 n. 3, 550, 582, 655, 680; A. Sottili, Zur Biographie G. B.s und Maffeo Vegios, in Mittellateinisches Jahrbuch, IV, (1967), pp. 219-229; M. Miglio, L'umanista Pietro Edo e la Polemica sulla donazione di Costantino, in Bull. d. Istituto storico italiano per il Medio Evo, LXXIX (1968), pp. 171-172; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, IV, Milano 1885, p. 2 e tav. IV; M. E. Cosenza, Biograph. ... Dictionary of the Italian Humanists, I, Boston 1962, p. 710.