BARBAROUX, Giuseppe
Nacque a Cuneo il 6 dic. 1772 da Giovanni Pietro e da Giovanna Maria Giordana. La madre era figlia di un noto medico cuneese; la famiglia patema proveniva invece dalla Francia ed era dedita al commercio dei tessuti.
Compiuti i primi studi nella città natìa, il B. frequentò l'università di Torino, ove il 5 maggio 1790 si laureò in utroque iure. Dopo la laurea egli rimase a Torino, facendo pratica di avvocato e mettendosi ben presto in luce per la sua abilità e competenza. Durante l'epoca della dominazione francese continuò ad esercitare la professione, evitando di, compromettersi con il nuovo regime. La sua attività gli permise di affermarsi negli ambienti della migliore società torinese, ed egli consolidò la sua posizione sociale sposando, il 10 apr.1806, la nobildonna Sofia dei conti Boschiscotto, da cui ebbe numerosi figli.
Avvenuta la restaurazione, il B., per interessamento del ministro dell'Intemo conte Vidua, fu nominato avvocato generale presso il senato di Genova e presidente di una commissione incaricata di redigere il nuovo corpo di leggi per quel ducato che era stato testé annesso al Regno di Sardegna.
Il compito era particolarmente delicato. Si trattava infatti di stabilire, per i nuovi sudditi, una legislazione che li ponesse sullo stesso piano di quelli antichi nei confronti del potere dello Stato, ma che nello stesso tempo concedesse loro quelle speciali norme che le tradizioni storiche e le peculiari attività economiche genovesi rendevano opportune e che del resto erano state promesse al momento dell'annessione e confermate solennemente dalle clausole del trattato di Vienna. Il B. seppe agire con tatto e abilità, lasciando sopravvivere, a favore dei Genovesi, il codice civile e il codice di commercio francesi. La procedura civile e quella criminale e la legislazione criminale vennero invece fissate in un Regolamento di S. M. per le materie civili e criminali nel ducato di Genova, pubblicato il 13 maggio 1815. Esso era in massima parte la trascrizione letterale delle costituzioni vigenti in Piemonte; opportuni ritocchi ed emendamenti lo rendevano più moderno e adatto alla particolare situazione genovese.
Il lavoro compiuto incontrò il gradimento del re, che ricompensò il B. conferendogli il titolo di conte (iq dic. 1815). Nel 1816 egli venne poi inviato in missione straordinaria a Roma e colà rimase come rappresentante sardo sino all'anno 1824.
Anche questo compito era molto impegnativo. Si trattava di ottenere dalla S. Sede il riconoscimento delle vendite dei beni ecclesiastici effettuate durante il dominio francese, l'estensione al ducato di Genova delle prerogative che già il sovrano godeva in materia beneficiaria per quanto riguardava gli antichi Stati, di provvedere ad una ripartizione territoriale delle diocesi subalpine ricalcata, salvo le opportune modifiche, su quella esistente prima dell'epoca napoleonica, e di ribadire poi, in sostanza, quei diritti e privilegi che la corte sarda aveva goduto in passato nei confronti della S. Sede e delle autorità ecclesiastiche locali. Il tutto però doveva essere ottenuto senza ledere i rapporti di buona amicizia che esistevano fra Torino e Roma, la cui conservazione, sul piano politico, era particolarmente necessaria per costituire un fronte comune, da un lato contro la preponderanza che l'Austria esercitava in Italia, e dall'altro contro il lavorio rivoluzionario delle società segrete. Le trattative si svolsero effettivamente su un piano di reciproca intesa, attenuando il B. le sue tendenze giurisdizionaliste e dimostrando il Consalvi una larga comprensione per le esigenze del governo piemontese.
Un breve pontificio del 20 dic. 1816 sanzionava infatti le vendite dei beni ecclesiastici avvenute in epoca francese, una bolla del 17 luglio 1817 ristabiliva l'antica ripartizione delle diocesi ed un'altra del 14 luglio 1819 estendeva al ducato di Genova i diritti del sovrano in materia beneficiaria. Dopo i moti del 1821 la S. Sede non sollevò difficoltà quando Carlo Felice impose al clero subalpino il giuramento di fedeltà e nel 1823 (circolare 14 giugno della Congregazione per le immunità) accondiscese alle richieste del governo sardo per la limitazione delle immunità personali del clero.Quale riconoscimento per l'opera compiuta, il B. era nominato primo presidente (titolo onorifico nell'ambito della magistratura) il 15 luglio 1823 e riceveva la gran croce dell'Ordine dei S S. Maurizio e Lazzaro (7 ag. 1823). Morto Pio VII, alla vigilia del conclave del 1823 il B. spiegò una intensa, ma vana attività per far eleggere papa un cardinale di tendenza moderata. Nel 1824 egli veniva sostituito a Roma dal marchese Mario Crosa di Vergagni, che, appartenendo all'"Amicizia cattolica", doveva riuscire meglio accetto al nuovo pontefice Leone XII, la cui elevazione al trono aveva significato il trionfo della corrente più retriva e anticonsalviana della curia romana. Il 3 sett. 1824 il B. fu elevato alla carica di segretario di gabinetto, che gli permise di acquistare negli ambienti ministeriali subalpini un grande prestigio poiché, vivendo i sovrano quasi sempre lontano dalla capitale, egli lo seguiva ovunque nelle sue peregrinazioni e a lui era affidata la corrispondenza con le varie autorità dello Stat0- Il 14 genn. 1826 veniva poi nominato consigliere dell'Ordine mauriziano ed il 23 genn. 1830 otteneva il titolo di ministro di stato.
Morto Carlo Felice e succedutogli Carlo Alberto, il B. divenne la cheville ouvri, re del nuovo sovrano per l'attuazione di una riforma organica di tutta la legislazione del Regno. Nominato guardasigilli il 24 maggio 1831, il 7 giugno gli veniva affidata la presidenza di una commissione per la revisione dei codici. Il 23 luglio, poi, era messo a capo del ministero di Grazia e Giustizia e per gli Affari ecclesiastici testé creato da Carlo Alberto, riducendo le competenze del ministero dell'Interno e della Grande Cancelleria.
Il B. iniziò allora una attività veramente frenetica per la preparazione di ben cinque codici (civile, di procedura civile, penale, di procedura penale e per il commercio). Suoi modelli, secondo la volontà esplicita del sovrano, dovevano essere i codici napoleonici. Ma il B. incontrò difficoltà durissime sul suo canunino. I progetti elaborati dalla commissione per la legislazione dovevano infatti passare successivamente all'esame dei tre Senati del Regno, della Camera dei conti, del Consiglio di conferenza e del Consiglio di stato, per cui molte volte, soprattutto per l'opposizione dei Senati ed in particolare di quello del Piemonte, i progetti ritornavano alla commissione profondamente alterati. Carlo Alberto del resto, passato il primo periodo di fervore, era andato ripiegando su posizioni sempre più cautamente conservatrici, e oscillava spesso, sollecitato da discordanti pareri; infine lo stesso B., pur essendo uomo di grande dottrina e chiarezza di idee, mancava di quella energia e di quello spirito pugnace che soli gli avrebbero permesso di superare gli ostacoli. Anche la S. Sede oppose ostinate difficoltà alla riforma della legislazione riguardante lo stato civile. I lavori perciò si protrassero molto più a lungo di quanto all'inizio si fosse previsto. Il codice civile, che doveva apparire entro il 1832, fu promulgato soltanto il 20 giugno 1837, unitamente al regolamento per la tenuta dei registri di stato civile; quello penale il 26 ott. 1839; ad esso seguì il 28 luglio 1840 quello penale militare ed il 30 dic. 1842 quello per il commercio. Per quanto riguarda la procedura penale ci si dovette limitare a disposizioni transitorie, emanate Pii genn. 1840, mentre il progetto di codice di procedura civile da tempo si era insabbiato nelle secche dei discordanti pareri.
Nonostante queste lacune, la riforma dei codici operata dal B. costituì senza dubbio un notevole progresso nei confronti della legislazione precedente, ma rimase ben lontana dai modelli a cui inizialmente ci si era ispirati e dai progetti che egli aveva elaborati. Egli intanto, attraverso il lungo lavoro e i continui contrasti, aveva ormai logorato le sue forze fisiche. Già il 16 dic. 1840 aveva abbandonato la carica di ministro conservando soltanto la presidenza della commissione di legislazione. All'alba del 14 marzo 1843 poneva fine tragicamente ai suoi giorni, precipitandosi da una finestra del ministero nei sottostanti giardini reali.
Fonti e Bibl.: Sul B. manca ancora uno studio esauriente. Ampio materiale inedito si conserva nell'Arch. di Stato di Torino. Per il regolamento di Genova documenti interessanti si trovano nella filza Paesi. G., mazzo s, Genova 113,1817. Le istruzioni politiche al B. per la missione a Roma, in data 14 febbr. 1816, si trovano in Istruzioni agli agenti del re all'estero, m. 1, 1814-1816; altra copia in Materie eccl., categ. I, Negoziazioni con Roma, m.15 da ordinare, ove si trova pure un'ampia aggiunta, in data 10 marzo 1816, riguardante in particolare le questioni ecclesiastiche. La corrispondenza del B. da Roma si trova nella filza Lettere ministri Roma, nei mazzi relativi agli anni 1816-1824, ma molto materiale attinente alle questioni ecclesiastiche dell'epoca è pure sparso nei numerosi mazzi da ordinare delle Negoziazioni con Roma. Per quanto riguarda la riforma dei codici una ingente documentazione si trova nelle seguenti filze della serie Materie giuridiche: R. Costituzioni, codice civile e criminale; Codice di Procedura CI. vile e criminale (Progetti e osservazioni); Codice di commercio (Progetti e osservazioni); Progetti e istruzioni relativi al codice civile; Verbali del Consiglio di conferenza (una copia di questi verbali trovasi pure a Roma presso l'Arch. stor. del ministero degli Affari Esteri). Questi fondi devono essere integrati con quelli già citati da N. Rodolico, Carlo Alberto negli anni di regno 183r-1843, Firenze 1936, pp. 217, 239, 243, 246, con i documenti editi dalla stessa commissione di legislazione (cfr. ancora Rodolico, pp. 234, 241) e con i Manoscritti di Storia Patria della Bibl. Reale di Torino, nn. 1036, 1037, 1038, che contengono rispettivamente: Progetti dei libri 1 a 4 del codice penale sardo; Processi verbali della sessione del Consiglio di Stato all'occasione dell'esame del progetto di codice penale e disposizioni relative 2 nov.18386 genn.1840; Processi verbali del Consiglio di Stato relativi ai libri 1-3 del codice civile. Utile materiale si trova infine presso la Biblioteca Nazionale di Torino (Manoscritti R. Il. 4-14, Q'. 111. 9-12) e negli archivi delle famiglie torinesi Sciolla Lagrange-Pusterla e Marchetti di Muriaglio, in cui è confluito, per eredità femminili, l'archivio personale del Barbaroux.
Fra i saggi di carattere commemorativo ricordiamo: A. Pinelli, Notizia biografica dell'ecc.mo Don G. B., s. I. né d. (ma comparsa subito dopo la sua morte); P. Allamano, G. B. Discorso, Cuneo 1870; V. Badini Confalonieri, Note biografiche su G. B., in Bollett. d. Soc. per gli studi stor. archeol. ed artistici nella prov. di Cuneo, n. s., XXVIII (1956), pp. 100-104; G. Beltrutti, G. B., in Cuneo Provincia granda, VIII (1959), pp. 45-49; Id., Il conte G. B. e la sua opera, in Bollett. d. Soc. per gli studi stor. archeol. ed artistici nella prov. di Cuneo, n. s., XXXIII (1961), pp. 12s-160 (che, sia pure con sviste e lacune, è il miglior saggio sino ad oggi pubblicato sul Barbaroux).
Il regolamento per il ducato di Genova è stato analizzato da A. LattesI, Il regolamento sardo del Mis Per il ducato di Genova, in Miscell. di studi storici in onore di G. Sforza, Lucca 1916, pp. 330-350, e, più recentemente da A. Aquarone, La politica legislativa della Restaurazione nel regno di Sardegna, in Bollett. stor.-bibl. subalpino, LVII (1959), pp. 39 ss., il quale ne Pone erroneamente la data al 13 marzo 1815. Manca ancora tuttavia uno studio sull'attività svolta dal B. e dalla commissione da lui presieduta per la preparazione dei regolamento suddetto.
La missione a Roma è illustrata in N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861, Torino 1865, I, pp. 288 SS.; Il, pp. 204 ss., e in T. Chiuso, La Chiesa in Piemonte dal 1797 ai giorni nostri Ill, Torino 1888, pp. 33 ss., 41 ss., 84 Ss., 164 ss. Tanto il Bianchi quanto il Chiuso danno all'attività svolta dal B. a Roma un carattere battagliero che essa non ebbe. Parteggiando il primo per lo Stato ed il secondo per la Chiesa. Un giudizio più equilibrato in G. Beltrutti, Il conte G. B. e la sua opera, pp.136 ss. Per quanto riguarda in particolare la riorganizzazione delle diocesi si veda il saggio riccamente documentato di L. Berra, Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della diocesi di Cuneo nel 1817, in Bollett. d. Soc. Per gli studi stor. archeol. ed artistici nella prov. di Cuneo, n. s., XXVII (1955), pp. 18-19. Per l'attività svolta alla vigilia del conclave del 1823, cfr. R. Colapietra, Il diario Brunelli del conclave del 1823, in Arch. stor. ital., CXX (1962), pp. 91 ss.
Sulla riforma dei codici cfr. F. Sclopis, Storia della legislazione negli Stati del re di Sardegna dal 1814 al 1847, Torino 1860, pp. 48 ss.; C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, II, Torino 1881, pp. 52 ss.; T. Chiuso, La Chiesa in Piemonte, III, pp.164 ss., ed in particolare N. Rodolico, Carlo Alberto negli anni di regno 1831-1843, Firenze 1936, pp. 234 ss. Sui contrasti fra Torino e Roma circa le leggi relative allo stato civile, cfr. P. Pirri, La politica eccles. di Carlo Alberto. La questione dello stato civile, in Civ. catt.,1931, pp. 385 ss., 459 ss., molto severo nei suoi giudizi sulle pur caute tendenze giurisdizionaliste del governo sardo.