DANTI, Giulio
Nacque a Perugia nell'anno 1500da Piervincenzo. Ebbe per sorella Teodora, studiosa di astronomia, autrice di un commentario sugli Elementi di Euclide e di un trattato di pittura, oltre che pittrice. Educato dal padre nelle lettere e matematiche, la tradizione perugina vuole che si formasse anche come architetto a Roma sotto la direzione di Antonio da Sangallo il Giovane (Crispolti, 1648).
Il 25 genn. 1525 fu iscritto nella Matricola dell'arte degli orefici di Perugia, per il rione di Porta Eburnea come già il padre; e a questa data si può far risalire il possibile inizio di una sua attività artistica autonoma. Negli stessi anni sposò Biancofiore degli Alberti, da cui ebbe tre figli, Vincenzo (1530), Carlo Pellegrino (1536) e Girolamo (circa 1547). Vincenzo e Girolamo lo seguirono iscrivendosi a loro volta all'arte degli orafi perugini, mentre Carlo Pellegrino entrò nel 1555 nell'Ordine domenicano con il nome di Egnazio e come tale diventò famoso matematico e cartografo. La prima carica pubblica del D. segui nel 1532, quando fu eletto camerlengo per il secondo semestre.
Nonostante l'amicizia tra il D., Baldassarre Peruzzi e altri "uomini eccellenti nell'arte del Disegno di quella età" vantata dal figlio Egnazio (Le due regole..., Roma 1583, p. 82) possa far ritenere possibile anche un primo apprendistato romano, è più probabile che almeno la collaborazione del D. con Antonio da Sangallo il Giovane sia databile a partire dal 1540, anno in cui si iniziò, su progetto di Antonio, la costruzione della fortezza voluta in Perugia da papa Paolo III e dal figlio Pier Luigi Farnese, duca di Castro, collaborazione citata nello stesso passo di Egnazio. Nonostante il nome del D. non compaia in alcun documento della fabbrica, la sua partecipazione alla costruzione della fortezza viene avvalorata dalle notizie secondo cui l'artista si recò poi al seguito di Pier Luigi a Parma per realizzare il rovescio di nuovi coni farnesiani, per il Crispolti, o architetture per il nuovo ducato Farnese, per C. Alessi. A questa attività architettonica del D. a Perugia si potrebbe legare inoltre la notizia del Lancellotti a proposito dell'apprendistato presso di lui di Galeazzo Alessi, che intervenne nelle fasi finali di costruzione della fortezza.
Come orafo, il 1º giugno 1541 il D. si impegnò a realizzare per 50 fiorini una croce in rame dorato con crocefisso d'argento a tutto rilievo e cinque figure a mezzo rilievo per il convento benedettino di S. Pietro presso Perugia (Bulgari, 1966).
Ma il 20 apr. 1547 comparve, forse sotto il nome di "maestro Julio architectore", nel pagamento di 16 fiorini per un progetto per il palazzo dei Priori di Foligno, mentre nell'agosto il medesimo "maestro Julio" venne pagato 2 fiorini per medaglie e "impronte" del papa, del suo legato e della città di Foligno da mettersi nelle fondamenta del palazzo (Rossi, 1877), poi trasformato.
Ancora come orafo, il 13 marzo 1553 il Collegio della mercanzia di Perugia gli commissionò una "mazza" d'argento del peso di 7 libbre. Il 12 maggio 1554 il D. terminò poi e presentò ai Priori il boccale d'argento di 3 libbre, 9 once e 6 denari che era stato commissionato al figlio Vincenzo il 17 aprile di quell'anno per il tabernacolo del Santo Anello nel duomo di Perugia su disegno di Cesarino Rossetti (Giornale di erud. art., 1872, pp. 228-30).
Quest'ultima notizia, che lo vede fiduciario del figlio, e forse esecutore, aiuta ad intendere il contemporaneo rapporto di collaborazione tra il D. e Vincenzo anche nella più importante commissione che ebbero insieme per la statua bronzea di Giulio III, il 10 maggio 1551, ove il ruolo del D. si sarebbe segnalato più come quello di garante e di sostegno tecnico di Vincenzo, troppo giovane per rispondere da solo dell'intera complessa operazione, che come ruolo autonomo e creativo. Per l'esecuzione dell'opera già il 27 maggio 1553 (Guardabassi, 1872) il D. ricevette un acconto di 25 scudi e, nel febbraio 1554, 75 scudi a saldo dei 100 per l'acquisto della campana di bronzo di 1000 libbre di S. Maria di Castel Rigore; 50 scudi ebbe il 6 giugno 1554; 500 scudi il 14 giugno 1554 per recarsi a Venezia dove acquistare altro metallo; 148 scudi il 20 giugno 1554. Vincenzo ricevette invece somme di gran lunga inferiori per il suo contemporaneo viaggio a Roma, perché dettato da motivi di studio. L'8 maggio 1555 i Priori si recarono ad assistere alla fusione della statua sul luogo del convento dei servi di Maria concesso ai Danti per lo scopo; e il 20 dic. 1555 la statua veniva collocata sul piedestallo a fianco del duomo.
Il 14 ott. 1555 fu ancora il D., insieme con il figlio Vincenzo, ad accettare contrattualmente una "bottega con magazzino dove era il carcere del Capitano in Sopramuro", che il Comune avrebbe costruito (Bulgari, 1966), per poi riacquistarla, cedendogliela intanto in pagamento di 200 dei 300 scudi che costituivano la stima provvisoria della statua di Giulio III eseguita dal D. e da Vincenzo. Poiché la valutazione finale della statua comportò infine 550 scudi per gli scultori, detratti gli anticipi e le spese rimborsate (152 scudi circa) e valutata la bottega 397 scudi e 19 e 1/2 baiocchi, il D. la restituì al Comune per i 4/7 il 31 dic. 1557 ricevendo 400 fiorini e per i rimanenti 3/7 il 12 maggio 1559 ricevendo 187 scudi, ma da allora continuò ad occuparla per l'affitto di 22 fiorini l'anno, installandovi la sua fonderia. La notizia del mantenimento della bottega del D. in piazza Sopramuro è confermata da un atto dell'8 luglio 1559 dove l'artista è nominato "saggiatore" e dal Siepi (1822). Priore nel 1555, camerario nel 1559, anno in cui Vincenzo fu priore ed intraprese la riparazione della Fontana Maggiore, il D. intrecciò probabilmente ancora la sua attività con quella che l'ormai più celebre figlio poté svolgere a Perugia pur essendosi trasferito dal 1557 nella Firenze di Cosimo I. Ancora per Vincenzo, il D. riscosse comunque l'8 maggio 1557 da Gian Domenico da Settignano un residuo di più di 20 scudi per figure realizzate nella cappella Corgnia in S. Francesco al Prato in Perugia.
L'attività del D. proseguì certamente negli anni successivi a Perugia; e nel 1506 gli furono rimborsati i ducati d'oro acquistati a Foligno per dorare la croce d'argento da lui eseguita per il santuario di S. Maria di Macereto presso Camerino, poi trasferita nella collegiata di Visso: l'opera gli venne pagata nel 1567. La croce è stata avvicinata, sulla base di considerazioni stilistiche, a quella di Mongiovino, ipoteticamente attribuibile al D. per il Bombe (1931), e a quella di S. Giovanni Rotondo di Perugia (Gnoli, 1907); non si hanno basi documentarie o altre notizie di quella che, secondo il Crispolti (1649), il D. avrebbe eseguita per Cosimo I, di eccellente qualita.
Ulteriori notizie sul D. si hanno a proposito di una sua stima l'11 maggio 1568, con Bernardino Sozi e Nicolò Circignani, a proposito del lavoro di scultura di Lodovico Scalza nella cappella di Antonio Bernardini de Sachutiis in S. Francesco in Perugia.
Il 28 luglio 1568 il D. esaminò il modello della nuova chiesa di S. Maria degli Angeli ad Assisi, pagato il 15 marzo dello stesso anno a Galeazzo Alessi e già esaminato dal Vignola il 16 marzo per un parere. Ma è già a partire dal 1565, anno in cui l'Alessi diede il disegno per il grande tabernacolo in bronzo e argento per l'altare maggiore della chiesa inferiore di S. Francesco in Assisi, che si può ricostruire un sicuro rapporto di collaborazione del D. con l'Alessi (A. Gambuti, Il tesoro della basilica di S. Francesco..., Firenze 1980, pp. 167-170). Il D. realizzò il tabernacolo consegnandolo il 26 nov. 1570, e il 3 febbr. 1571 iniziò una vasca battesimale di 3 piedi per 5 in rame dorato per il duomo di Perugia da consegnarsi in otto mesi, sempre su disegno dell'Alessi (Giorn. di erudiz. artistica, 1874, pp. 230-32). Il 2 dic. 1570 il D. andò ancora per l'Alessi sui lavori alla collegiata della Madonna della Regghia iniziati da Galeazzo nel 1567, e fu infine pagato 5 scudi nel maggio 1571 per il disegno e il modello del chiostro di S. Pietro a Perugia, convento benedettino per il quale aveva già eseguito lavori da orafo e per il quale più tardi lavorerà come pittore anche il figlio Girolamo. L'entità del pagamento (Rossi, 1873, p. 48) sembra già di per sé escludere qualcosa di più che la collaborazione del D. a quest'opera attribuita all'Alessi.
Ancora al periodo dell'attività in Assisi a fianco dell'Alessi è forse databile l'unica realizzazione architettonica del D. accettabile, una volta rifiutate le altre attribuzioni delle guide perugine: il palazzo Bindangoli in via di S. Francesco in Assisi (Zocca, 1936, p. 272), edificio dai semplici caratteri cinquecenteschi rilevabili nelle mostre delle finestre e della porta. sulla facciata liscia a tre piani.
La sua formazione ed attività rivolte anche all'architettura sembrano comunque confermate dagli scritti attribuitigli dal figlio Egnazio: Annotazioni sopra gli ornamenti dell'architettura e un Trattato dell'alluvione, di carattere idraulico-ingegneresco e dedicato alle piene del Tevere.
Eletto nuovamente priore nel 1571 e castellano di Beccatelli nel 1572, il D. era ancora presente, il 3 genn. 1575 alla adunanza dell'arte degli orafi. Morì nello stesso anno in Perugia, e fu sepolto in S. Domenico.
Fonti e Bibl.: Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 1213: C. Alessi, Elogia illustrium virorum Augustae Perusiae, II, cc. 856-57; Ibid., ms. B.4: O. Lancellotti, Scorta sagra, c. 206; C. Crispolti, Perugia Augusta, Perugia 1648, p. 857; A. Oldoini, Athenaeum Augustum, ibid. 1678, p. 198; L. Pascoli, Le vite de' pittori, scultori ed architetti perugini, Roma 1732, p. 81; B. Orsini, Guida alle forestorie dell'augusta città di Perugia [1784], a cura di B. Toscano, Perugia 1973, pp. 92, 100, 128, 297; S. Siepi, Descriz. topologico-istorica della città di Perugia, ibid. 1822, I, pp. 106, 112, 341, 392, 435; II, p. 820; G. B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, ibid. 1829, p. 366 n. 2; F. Baldinucci, Notizie de' professori..., II, Firenze 1846, p. 282; M. Guardabassi, Documenti intorno alla statua di Giulio III, in Giornale di erudizione artistica, I (1872), pp. 16-24; A. Rossi, Memorie di Galeazzo Alessi, ibid., II (1873), pp. 46, 48; Terza serie di stanziamenti e contratti per opere di orificeria, ibid., III (1874), pp. 228-32; A. Rossi, Note al Morelli. La cattedrale, ibid., IV (1875), p. 218; Id., Memorie sulla cattedrale di Foligno, ibid., VI (1877), p. 365 n. 1; Id., La piazza del Sopramuro in Perugia, Perugia 1887, p. 8; U. Gnoli, L'oreficeria alla mostra di Perugia, in Emporium, XXV (1907), p. 447; W. Bombe, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII,Leipzig 1913, pp. 381 s.; E. M.Giusti, L'architetto della basilica di S. Maria degli Angeli presso Assisi, in L'Oriente serafico, 1917, pp. 274-83; Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia, E. Zocca, Assisi, Roma 1936, p. 272;G. Zaccaria, Diario storico della basilica e sacro convento di S. Francesco in Assisi (1220-1927), in Miscellanea francescana, LXIII (1963), pp. 514; C.Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, III,Roma 1966, p. 240; L.Olivato, G. Alessi e la trattatistica architettonica del Rinascimento, in G. Alessi e l'architettura del Cinquecento, Genova 1975, pp. 131, 133; G. Sapori, Perugia 1565-75: Girolamo Danti, in Boll. d'arte, LXVI (1981), 11, p. 5.