GIULIANO d'Arrigo, detto il Pesello
Nacque a Firenze nel 1367 (Milanesi, pp. 189, 205-207), ed esercitò la professione di pittore, architetto e "banderaio" (Guasti, p. 72). Iscritto all'arte dei medici e degli speziali sin dal 27 giugno 1385 (Milanesi, p. 189 n. 2), nel 1416 fondò una compagnia di pittori insieme con Antonio di Iacopo e tenne bottega nel corso degli Adimari (Gronau). Già tre anni dopo, il numero dei collaboratori di G. era salito a sei.
Non essendoci pervenuta alcuna delle sue opere ricordate dalle fonti e risultando in gran parte errato il corpus tramandatoci da Vasari (Bellosi - Rossi, pp. 399 n. 2, 400 n. 3), il profilo artistico di G. è ricostruibile solo su base documentaria e attraverso le citazioni dei contemporanei, che ne celebrarono la straordinaria perizia nel riprodurre scene di caccia e animali (Procacci, p. 19).
Nel 1395 gli furono commissionati, insieme con Agnolo Gaddi, i disegni per i monumenti dei condottieri Giovanni Acuto e Piero Farnese, da collocare nel duomo fiorentino, ma mai realizzati, e forse già all'origine intesi come opere ad affresco (Brunetti).
Il suo nome compare nel 1398 in un documento dell'Archivio dell'Opera di S. Maria del Fiore, nel quale si richiede a G. di stimare, insieme con l'orafo Simone e il pittore Neri d'Antonio, una statua marmorea rappresentante un S. Girolamo, eseguita da Piero di Giovanni per la facciata del duomo (Milanesi, p. 190). Successivamente, nel 1405 (Procacci, p. 41 n. 24), quindi tra il 1414 e il 1416 e infine nel 1424 (Milanesi, p. 190 nn. 2-3), è documentata a suo favore una serie di commissioni e di pagamenti da parte dell'arte di Calimala, rispettivamente per un gonfalone, per il fregio di vetro del tabernacolo dell'arte nella chiesa fiorentina di S. Giovanni, e ancora per un nuovo gonfalone.
Dal 1419 al 1425 il nome del pittore ricorre più volte negli atti delle Deliberazioni e degli Stanziamenti dell'arte della lana (Guasti). In particolare, G. venne incaricato di approntare dei modelli di legno per la cupola del duomo (ibid., pp. 25 s., 33, 72) e nel 1420 fu scelto per sostituire, in caso di necessità, uno dei tre soprintendenti alla costruzione, che, com'è noto, erano Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti e Battista d'Antonio (ibid., p. 36).
L'importanza assunta da G. e dalla sua équipe nel panorama artistico fiorentino dei primi decenni del Quattrocento appare confermata da una nota del 1433, nella quale si elencano i debitori della sua bottega. Fra questi compaiono Francesco Sforza, il Comune di Firenze, il capitano del Popolo, l'arte dei giudici e dei notai; mentre tra i personali debitori di G. spicca fra tutti il nome di Cosimo de' Medici (Gronau).
Un primo tentativo di restituire un corpus di opere a questo pittore fu tentato da Weisbach, che propose l'identificazione di G. con il cosiddetto Maestro del Trittico Carrand (Firenze, Museo nazionale del Bargello); ma la sua ipotesi venne confutata da Colnaghi.
La presenza di Cosimo de' Medici nell'elenco dei debitori personali di G. indusse, invece, Procacci (p. 20) a riferire all'artista alcune opere menzionate nell'inventario mediceo del 1492, pubblicato da E. Müntz (Les collections des Médicis au XVe siècle, Paris 1888, pp. 54-63): un quadro riproducente una scena di caccia, segnato nel repertorio come opera di Francesco di Pesello (Procacci, p. 60), e un tondo "alto braccia 2" con raffigurata l'Adorazione dei magi, genericamente indicato come "di mano di Pesello" (ibid., p. 64).
Nel 1969, in un suo contributo su Arcangelo di Cola da Camerino, Zeri isolò tre opere già variamente attribuite al pittore marchigiano, a Masolino e all'Angelico e ricostruì la personalità di un artista che dovette imporsi nel primo quarto del secolo come uno dei protagonisti della "ripresa gotica". Il critico sostenne, quindi, che l'iter seguito dal maestro, in cui ben rientrava una formazione trecentesca vicina ad Agnolo Gaddi, mostrava singolari affinità con il percorso artistico che, grazie alle memorie dei contemporanei, era possibile riconoscere come proprio di Giuliano. Le opere indicate da Zeri come attribuibili a questo artista protoquattrocentesco sono una Madonna col Bambino e due angeli, già nella collezione Paul Cassirer (Berlino) e quindi nel Museo Boymans - Van Beuningen di Rotterdam; una Madonna dell'Umiltà (Firenze, Palazzo Vecchio); e un frammento con Testa di santa, già nella collezione Barker, poi nella Prinknash Abbey di Gloucester.
Sulla base di considerazioni di natura storica e stilistica, a G. venne riferita anche la decorazione della volta della cappellina della sagrestia vecchia nella chiesa di S. Lorenzo a Firenze, la cui realizzazione si colloca attorno al 1427 (Parronchi).
Il tema delle pitture, forse suggerito da Brunelleschi e ideato da Paolo dal Pozzo Toscanelli, offre una rappresentazione "veridica" di una congiuntura astrale nell'emisfero settentrionale, coincidente con la data di nascita di Piero de' Medici, il 16 giugno 1416. Lo studio delle modalità esecutive restituisce una personalità di formazione trecentesca, ma aggiornata sulle opere masaccesche, e una singolare maestria nel raffigurare animali.
Le osservazioni derivanti dall'analisi stilistica delle pitture conservatesi in S. Lorenzo indussero Parronchi ad attribuire a G. la Madonna Davis (New York, Metropolitan Museum), una Annunciazione (San Francisco, M. H. de Young Memorial Museum) e, in via ipotetica, il S. Michele Arcangelo già nella collezione Stoclet a Bruxelles.
G. morì a Firenze il 6 apr. 1446.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite…(1550), a cura di L. Bellosi - A. Rossi, I, Torino 1986, pp. 399 s.; C. Guasti, La cupola di S. Maria del Fiore, Firenze 1857, pp. 25 s., 33, 36, 39, 72, 230; G. Milanesi, Le vite di alcuni artefici fiorentini, scritte da Giorgio Vasari corrette e accresciute coll'aiuto dei documenti, in Giorn. stor. degli archivi toscani, IV (1860), pp. 189 s., 205-207, 210; W. Weisbach, Francesco Pesellino und die Romantik der Renaissance, Berlin 1901, pp. 65 s.; D.E. Colnaghi, Dictionary of Florentine painters. From the 13th to the 17th centuries, London 1928, pp. 206 s.; G. Gronau, In margine a Francesco Pesellino, in Rivista d'arte, s. 2, X (1938), pp. 123-125; U. Procacci, Di Jacopo di Antonio e delle compagnie di pittori del corso degli Adimari nel XV secolo, in Rivista d'arte, XXXV (1960), pp. 3-70 passim (con bibl.); F. Zeri, Opere maggiori di Arcangelo di Cola, in Antichità viva, VIII (1969), 6, pp. 12-15; G. Brunetti, in L. Becherucci - G. Brunetti, Il Museo dell'Opera del duomo a Firenze, I, Firenze s.d. (ma 1969), pp. 212-214; L. Bellosi, in Lorenzo Ghiberti, materia e ragionamenti (catal.), Firenze 1978, pp. 152 s.; A. Parronchi, L'emispero della Sagrestia Vecchia: G. Pesello?, in Scrittidi storia dell'arte in onore di Federico Zeri, Milano 1984, pp. 134-146; La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, p. 732 (s.v. Pesello); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, pp. 464-466 (s.v. Pesello, Giuliano).