Giulia (Iulia)
Nella Iulia nominata insieme con altre celebri donne romane del Limbo, in If IV 128 (Vidi... / Lucrezia, Iulla, Marzïa e Corniglia) i commentatori ravvisano concordemente la figlia di Giulio Cesare, andata sposa a Pompeo nel 59 a.C.
Pegno e strumento del momentaneo accordo politico fra i due rivali, G. fu tuttavia moglie esemplarmente affettuosa, e come tale la ricorda la tradizione moralistica: secondo un noto racconto di Valerio Massimo (IV VI 4) morì per un parto prematuro, causato dallo spavento provato alla vista degli abiti di Pompeo casualmente macchiati di sangue. Nella Farsaglia di Lucano è nominata più volte, sebbene l'azione del poema si svolga quando G. è già morta; fra l'altro il poeta latino immagina che la sua " dira... plena horroris imago " appaia in sogno a Pompeo e gli annunci le stragi della guerra civile (III 1-35).
La presenza di G. tra le donne illustri del Limbo si deve probabilmente, piuttosto che all'aneddoto di Valerio Massimo (citato da molti commentatori antichi e moderni della Commedia ma ignoto, crediamo, a D.), all'opinione, ripetuta da tutte le fonti classiche e medievali (cfr. per queste ultime Arnulfi Aurelianensis Glosulae super Lucanum, ediz. a c. di B.M. Marti, Roma 1958, 9), che G., finché visse, impedì lo scontro diretto fra Cesare e Pompeo. Per questo la sua morte prematura è lamentata da Lucano in un'apostrofe eloquente: " Quod si tibi fata dedissent / maiores in luce moras, tu sola furentem / inde virum poteras atque hinc retinere parentem / armatasque manus excusso iungere ferro, / ut generos soceris mediae iunxere Sabinae. / Morte tua discussa fides, bellumque movere / permissum ducibus... " (Phars. I 114-120). D. perciò era indotto da Lucano, cui risale il suo accenno al personaggio, a vedere G. soprattutto come una dolce e sfortunata eroina della pace: in una sorta d'ideale contrapposto al sinistro Curione.
Bibl. - E. Paratore, D. e Lucano, Torino 1962, 43-44.