BECCARIA, Giulia
Nacque a Milano il 21 luglio 1762, secondogenita di Cesare e di Teresa Blasco. Rimasta orfana di madre, nel marzo 1774, visse per alcuni anni nel collegio annesso al convento di S. Paolo, dal quale uscì a diciotto anni, nel 1780. Sentimenti e idee della B. si formarono nel clima della Milano illuministica, con cui venne in contatto prima nella stessa casa paterna, poi nei salotti intellettuali che, uscita dal collegio, cominciò a frequentare: la B. rivelò presto una mente aperta, assai ricettiva, un carattere forte, e spregiudicato, penetrato di una certa alterezza di origine aristocratica. Iniziata nel 1781 una relazione con Giovanni Verri, cavaliere dell'Ordine di Malta, uomo colto, illuminista, la interruppe per sposare il 20 ott. 1782 il nobile e ricco Pietro Manzoni, di ventisei anni più anziano, per la mediazione di Pietro Verri, interessato a far cessare la relazione del fratello. Il 7 marzo 1785 nacque un figlio, Alessandro, ma la limitata personalità del Manzoni contribuì a determinare il fallimento del matrimonio. Le esigenze sentimentali e intellettuali della B. ebbero modo di soddisfarsi nella relazione, iniziata attorno al 1790, con il conte Giovanni Carlo Imbonati, assai noto e apprezzato negli ambienti colti milanesi. Dopo essersi separata legalmente dal marito il 23 febbr. 1792, partì nell'autunno 1796 con l'Imbonati da Milano per la Svizzera e poi per Parigi: prima della partenza l'Imbonati redasse, il 26 ott. 1795, un testamento in cui la nominava sua erede universale.
A Parigi la B. e l'Imbonati frequentarono i salotti intellettuali in cui si perpetuava la tradizione illuministica ed enciclopedistica che più tardi si sarebbe espressa politicamente in un atteggiamento di opposizione al dispotismo napoleonico: in particolare, essi furono introdotti nel salotto della vedova Helvétius a Auteil, del quale era uno dei più assidui frequentatori il filosofo e medico Pierre Cabanis, e in quello di Sophie de Condorcet, che divenne intima amica della B., nella villa Maisonnette a Meulan. In questi salotti, in cui erano ancora vivi i ricordi del padre della B., recatosi a Parigi nel 1766, e l'eco suscitata dal suo famoso libro, lei e il suo amico vennero assai bene accolti.
Dopo il ritorno degli Austriaci a Milano, nel 1799, casa Imbonati fu il rifugio di numerosi esuli, fra cui C. A. Bossi, C. Botta, G. B. Somis, G. Compagnoni e altri; negli anni seguenti, fra gli amici francesi, intimo divenne Claude Fauriel, amico di Sophie de Condorcet. Da Parigi la B. e l'Imbonati compirono alcuni viaggi, fra cui uno in Inghilterra.
Il 15 marzo 1805 l'Imbonati, le cui precarie condizioni di salute erano andate peggiorando negli ultimi anni, moriva; si chiudeva così un periodo della vita della Beccaria. Dopo una fase di profondo smarrimento e dopo alcuni viaggi fuori della Francia, essa riprese la consueta vita nei salotti intellettuali parigini con il figlio, che aveva chiamato presso di sé. Cominciò un periodo di stretta vita in comune con Alessandro, che stimolò nel lavoro, che seguì assiduamente e intelligentemente nell'opera letteraria, che aiutò nel coltivare le amicizie e le relazioni culturali, assumendo una funzione di primo piano nel suo mondo affettivo e familiare. Fu per consiglio di lei che Alessandro, conosciuta in Italia nell'autunno 1807 Enrichetta Luigia Blondel, la sposò nel febbraio 1809. Rientrati a Parigi nello stesso anno, i due giovani entrarono in contatto, probabilmente per mezzo del conte Giovambattista Somis di Chiavrie, consigliere alla Corte d'appello di Torino e allora a Parigi, con gli ambienti giansenistici della capitale francese: questi contatti avrebbero gradatamente portato al battesimo (23 ag. 1809) di Giulia, figlia di Alessandro e di Enrichetta, nata il 23 dic. 1808, alla benedizione religiosa del matrimonio dei due (15 febbr. 1810), all'abiura dal calvinismo di Enrichetta (22 maggio 1810) e infine alla conversione di Alessandro. La A. prese viva parte alle vicende spirituali del figlio e della nuora, orientandosi verso la conversione al cattolicesimo, che in lei tuttavia non si espresse in riflessione e meditato approfondimento, ma piuttosto in esaltazione della fantasia e in slanci sentimentali. Sulla conversione definitiva, che avvenne nel 1810, dopo quelle di Enrichetta e di Alessandro, in misura cospicua influirono l'abate Degola, fino a che i Manzoni restarono a Parigi, e il canonico Tosi, quando essi, nella primavera del 1810, ritornarono in Italia. Le lettere che in quegli anni la B. scambiò con i suoi amici e confidenti sono anche testimonianza assai importante per la storia spirituale di Alessandro Manzoni. Dopo la conversione essa continuò, come del resto il figlio, a mantenere i contatti con gli ambienti enciclopedistici di Parigi: in questa città, fra il 1819 e il 1820, i Manzoni compirono un breve viaggio.
La B. restò sempre vicina ad Alessandro, condividendo le vicende della sua vita, della sua attività letteraria, e i suoi dolori, primo fra tutti quello per la morte, nel dicembre 1833, della moglie Enrichetta, seguita a pochi mesi di distanza dalla morte della prima figlia, Giulia, moglie di M. d'Azeglio. Gli restò vicina anche quando egli passò a seconde nozze, nel gennaio 1837, con Teresa Stampa, meno disposta però di Enrichetta a lasciare alla suocera il posto più importante in casa Manzoni. Negli ultimi anni si accentuarono nella B. alcuni disturbi nervosi; morì il 7 luglio 1841.
Fonti e Bibl.: Riguardano naturalmente anche la B. la maggior parte delle fonti e della bibliogr. relative al Manzoni. Fra queste, si ricordano quelle in cui le si fa più largo posto: A. De Gubernatis, A. Manzoni, Firenze 1879, passim; Id., E. Degola, Il clero costituz. e la conversione della fam. Manzoni, Firenze 1882, passim; S. Stampa, A. Manzoni, la sua famiglia, i suoi amici, I, Milano 1895, pp. 194-195 e passim; A. Guillois, La marquise de Condorcet. Sa famille, son salon, ses amis, 2 ediz., Paris 1897, p. 219; P. Petrocchi, La prima giovinezza di A. Manzoni (1785-1806), Firenze 1898, passim; M. Capelli, G. B. madre di A. Manzoni, in Il pensiero ital., XXIII(1898), pp. 321-334; F. Novati, Tra gli autografi. Il matrimonio Beccaria-Manzoni, in Il libro e la stampa, n. s., VI (1912), pp. 19-25; Carteggio di A. Manzoni, a cura di G. Sforza e G. Gallavresi, I(1803-1821), Milano 1912, passim; E. Fabbri, I giansenisti nella conversione della fam. Manzoni, Faenza 1914, pp. 39, 40-50, 53-63, 71-74, 82-98, 121, 125; Manzoni intimo, a cura di M. Scherillo, I, Milano 1923, passim; Carteggio di Pietro edi Alessandro Verri dal 1766 al 1797, a cura di E. Greppi e di A. Giuliani, I, 2, Milano 1923, p. 37; XI, a cura di G. Seregni, ibid. 1940, pp. 78, 84, 241; F. Ruffini, I giansenisti piemont. e la conversione della madre di Cavour, Torino 1929, pp. 24 ss.; Id., La vita relig. di A. Manzoni, I, Bari 1931, passim; A. Cervesato, G. B. M., in Rassegna nazionale, LXIII(1941), pp. 241-244; D. Chiomenti Vassalli, G. B., la madre del Manzoni, Milano 1956; A. Volonterio, Donne nella vita di A. Manzoni, Torino 1960, pp. 19-45; S. Romagnoli, La madre del Manzoni, in Ottocento tra letter. e storia, Padova 1961, pp. 23 ss.