Giuda Maccabeo
Figlio del sacerdote Mattatia, che guidò nei suoi inizi la ribellione dei nazionalisti contro il seleucida Antioco IV Epifane e il partito ellenizzante di Gerusalemme.
Dopo la sua presentazione come terzogenito di Mattatia in I Machab. 2, 4, le sue gesta sono narrate in I Machab. 3, 1-9, 22 e in 11 Machab. 8, 1-15, 39. Egli, di cui si tesse un elogio entusiastico (I Machab. 3, 3-9; 9, 21 ss.), vinse i primi scontri con le forze siriache guidate rispettivamente da Apollonio, da Seron, da Lisia, da Gorgia e da Nicarone (165-160 a.C.); fu vinto, invece, da Bacchide due volte. Cadde in battaglia in questo secondo scontro. Dopo la vittoria su Lisia, G. compì solennemente la purificazione del tempio, profanato circa tre anni prima da Antioco IV; l'avvenimento fu perpetuato da una festa annuale (la ‛ Dedicazione del tempio '; cfr. I Machab. 4, 36-58; II Machab. 10, 1-9). Con un risultato concreto molto discutibile, G. ricercò anche un'alleanza con i Romani (I Machab. 8, 1 ss.), che si limitarono a una minaccia verbale rivolta al nuovo re seleucida, Demetrio I (162-150 a.C.).
Insieme al condottiero Giosuè, G. rappresenta per D. il tipo del difensore della fede nel periodo dell'Antico Testamento (Pd XVIII 37-42). D. lo chiama alto Maccabeo, con appellativo (preso da I Machab. 2, 4 e da cui derivano il titolo dei libri omonimi e altre denominazioni: fratelli maccabei, rivolte maccabaiche, ecc.) che è spiegato diversamente dagli esegeti (= martello? estintore? designato?). L'iniziativa di G. fu provvidenziale per superare il pericolo di ellenizzazione e il sincretismo religioso e, anche se liberate dall'enfasi discernibile negli autori dei libri dei Maccabei e in Flavio Giuseppe, le sue gesta furono veramente notevoli. Egli merita di appartenere alla schiera di coloro che fuor di gran voce, sì ch'ogne musa ne sarebbe opima (Pd XVIII 32-33).