GOZI, Girolamo
Nacque a San Marino il 5 sett. 1702 da Federico (1668-1743), per cinque volte capitano reggente della Repubblica di San Marino, e Maria Virginia Oliva, ultima discendente dei conti di Piandimeleto e Piagnano in Val d'Isauro (con il matrimonio passarono ai Gozi i beni e il titolo di questa antica famiglia del Montefeltro).
I Gozi erano una delle prime famiglie iscritte al patriziato di San Marino e una delle più antiche della Repubblica; secondo la tradizione si riteneva originaria della Dalmazia e precisamente di Ragusa, e sembra che il capostipite giungesse sul monte Titano pressappoco nello stesso tempo di Marino, il fondatore della libertà sammarinese. A partire dal XIII secolo più di cento capitani-reggenti della Repubblica provennero da questa famiglia, presente in tutti i momenti principali della storia di San Marino.
L'11 ag. 1717 il padre del G. fu iscritto, con i figli e successori, fra i nobili cittadini di primo grado di Urbino.
Il G. studiò presso gli scolopi di Urbino, dove strinse amicizia con G.V.A. Ganganelli, il futuro Clemente XIV. Testimonianza di quest'amicizia è una celebre lettera che il Ganganelli scrisse, probabilmente nel secondo semestre del 1763, quando era ancora cardinale, al G. allora reggente della Repubblica di San Marino. Dal matrimonio del G. con Giulia Giannini nacquero Annibale, anch'egli per due volte capitano reggente, e Giuliano (1728-1805), che lo fu nove volte.
Il G. è generalmente ricordato come uno fra i maggiori sostenitori della Repubblica di San Marino durante gli eventi del 1739-40. Il generale clima di tensione già esistente tra la Repubblica e lo Stato pontificio si acuì a partire dai primi decenni del 1700 fino a sfociare in quella che fu definita l'occupazione del card. Giulio Alberoni (1739), cessata il 5 febbr. 1740. L'Alberoni, legato di Romagna, profittando di lotte intestine che travagliavano la Repubblica, il 17 ott. 1739 entrò a San Marino con milizie mercenarie e pontificie per ottenere la sottomissione della città alla S. Sede. L'episodio ebbe forse il suo momento più drammatico il 25 ottobre, quando durante una funzione religiosa doveva svolgersi la cerimonia del giuramento di sottomissione al pontefice. Fu allora che il G. si distinse in particolare modo: giunto il suo turno per il giuramento, si rivolse all'Alberoni con una frase per la quale è solitamente ricordato nella storiografia relativa all'episodio: "Io sono in grado di fare all'Eminenza Vostra l'istessa preghiera che fece Gesù Cristo al Padre Eterno nell'orto: "Pater, si possibile est, transeat a me calix iste", mentre sinché vedrò sul capo del mio gloriosissimo San Marino la corona, che mi dimostra esser egli il mio Principe, non ho cuore di farli un cotal sfregio, ma dirò sempre: Viva San Marino, viva la sua Repubblica, viva la libertà" (Malagola, pp. 188 s.).
Per rappresaglia furono saccheggiate le abitazioni del G. e di altri che, come lui, si erano rifiutati di sottoporsi al giuramento: Alfonso e Gian Marino Giangi, Giuseppe Onofri e Biagio Antonio Martelli. Il saccheggio avvenne il 25 ott. 1739 (per l'elenco degli oggetti rubati in casa del G. cfr. ibid., pp. 519-522). Lo stato d'animo del G. circa l'avvenimento è testimoniato da una sua lettera al figlio Giuliano, allora a Pesaro, datata 27 ottobre (ibid., pp. 199-201).
Partito l'Alberoni, i Sammarinesi ricorsero direttamente al pontefice, lamentando il sopruso subito. In particolare don Emilio Gozi (nato il 13 giugno 1692, proarciprete nel 1735), uno dei quattro fratelli maggiori del G., tutti ecclesiastici, inviò a Clemente XII un memoriale da lui redatto e firmato da altri 42 cittadini per invitarlo a mandare una persona di sua fiducia a fare giustizia a San Marino (ibid., pp. 580-586). Dopo replicate istanze e accorate proteste la S. Sede si convinse che l'atto dell'Alberoni era stato inopportuno. Fu così inviato in qualità di commissario apostolico mons. E. Enriquez il quale, il 5 febbr. 1740, ristabilì la Repubblica. A testimonianza dell'amicizia e della stima reciproca tra l'Enriquez e il G. resta un carteggio di 64 lettere conservato nell'Archivio di Stato di San Marino (Raccolta Gozi, b. 7, n. 3; pubblicato da O. Fattori, Le lettere del cardinale Enrico Enriquez a G. G.).
Al G., insieme con G. Onofri, F. Manenti Belluzzi e L. Belluzzi, fu affidato l'incarico di organizzare le feste celebrative per la recuperata libertà, che ebbero luogo dal 13 al 15 sett. 1740. In seguito egli fu eletto quattro volte capitano reggente della Repubblica: la prima per il semestre aprile-ottobre 1742, con G. Martelli; poi nel secondo semestre del 1745, nel primo del 1754 e nel secondo del 1763. Fu anche il primo comandante della guardia nobile, di nuova istituzione.
Il G. fu anche fra i primi iscritti all'Accademia sanmarinese dei Titanici, fondata da L.A. Cenni nel 1764. Morì a San Marino il 2 marzo 1781 (il figlio Giuliano ne dette l'annuncio con una lettera a stampa del 7 marzo, un esemplare della quale è in Arch. di Stato di San Marino, Raccolta Gozi, b. 7, n. 3; la lettera è pubblicata in Fattori, p. 309).
Nel bicentenario della liberazione di San Marino dall'occupazione di Alberoni il Comitato per i festeggiamenti deliberò, il 4 marzo 1939, di erigere un monumento al G. e agli altri che con lui ebbero un ruolo di rilievo nell'episodio. Il monumento, inaugurato il 29 sett. 1940 e posto in piazza S. Agata, fu scolpito da E. Saroldi; sul retro vennero incise le parole di G. Carducci nel Discorso sulla libertà perpetua di San Marino (tenuto per l'inaugurazione del palazzo della Repubblica, il 30 sett. 1894).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di San Marino, Raccolta Bonelli, b. 4, nn. 59, 93, 107, 111; Raccolta Gozi, b. 7, in partic. nn. 2-3; b. 8, in partic. nn. 2-3; Raccolta di composizioni poetiche in occasione del Triduo…, Pesaro 1740, p. 14; N. De Liveri di Valdausa, Libro d'oro della Repubblica di San Marino, Foligno 1914, pp. 28-33, 88-90; M. Rossi, Una lettera di Clemente XIV (Ganganelli) a G. G., in Libertas perpetua, VIII (1939-40), 1, pp. 108-115; G. Gozi, Il monumento ai difensori della libertà sammarinese nel 1739-40, ibid., 1, pp. 23-103; ibid., 2, pp. 1-106; O. Fattori, Le lettere del card. Enrico Enriquez a G. G., ibid., 2, pp. 284-313; L'inaugurazione del monumento a G. G. e agli altri difensori della libertà sammarinese nel 1739-1740, a cura del Partito fascista sammarinese, San Marino 1940, pp. 13-20; C. Malagola, Il cardinale Alberoni e la Repubblica di San Marino, Bologna 1886, pp. 188-203 (docc. 45, 50, 62, 94, 95, 123, 133, 135, 137), 519-522, 580-586; G. Carducci, La libertà perpetua di San Marino, in Edizione nazionale delle opere di G. Carducci, VII, Discorsi letterari e storici, Bologna 1935, pp. 357-388; F. Koller, Livre d'or de la noblesse et du patriciat de Saint-Marin, Bruxelles 1963, pp. 164 s.; G.F. Rossi, L'annessione di San Marino alla Santa Sede ordinata all'Alberoni dal papa Clemente XII (1739), in Cento studi sul cardinale Alberoni, II, Piacenza 1978, pp. 335-339, 356-358; A. Turchini, Diritti sovrani e desiderio di potenza della Santa Sede nel XVIII secolo. Il caso di San Marino, in La tradizione politica di San Marino, a cura di E. Righi Iwanejko, San Marino 1988, pp. 237-311; D. Fioretti, Un'"aristocrazia elettiva". Note per la storia del ceto dirigente nel Settecento, in Il territorio e la gente della Repubblica di San Marino, secoli XIV-XIX, a cura di S. Anselmi, Ancona 1993, pp. 173-211; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, App., II, pp. 704-707.