GIGANTI (de Gigantibus), Girolamo
Le notizie di questo personaggio, attivo a Roma presso la Curia papale fra il 1464 e il 1473, corrispondenti agli anni del pontificato di Paolo II e ai primi due anni del pontificato di Sisto IV, sono molto scarse: proveniente da Fossombrone, il G., che dovette nascere intorno agli anni Venti del XV secolo, era un ecclesiastico che nei documenti viene definito "venerabilis vir" e "canonicus".
Improbabile sembra qualsiasi legame di parentela con il miniatore tedesco Gioacchino de Gigantibus, figlio di Giovanni. Altrettanto indimostrabili sono i rapporti del G. con la famiglia Giganti che abitava nel rione Trevi, in piazza di Sciarra, ai primi del Cinquecento, e in particolare con quel Francesco di Antonio Giganti che dettava il proprio testamento al notaio Sabbas de Vannutiis il 7 apr. 1514 (Archivio di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1831, c. 226), o con altri due personaggi ricordati dal censimento della popolazione romana che fu redatto immediatamente prima del sacco di Roma del 1527: Prudentia di Francisco Giganti del rione Trevi e Bertholomeus Gigans del rione Colonna. Parente del G. era invece con ogni probabilità il canonico di Fossombrone Nicola Giganti, che dopo la sua morte ottenne la collettoria della decima degli ebrei; mentre il nome di Simone Giganti, che compare una sola volta nei documenti per un pagamento della Camera apostolica del 22 marzo 1471 per spese sostenute durante le feste del carnevale (ricordato in calce all'edizione di M. Canensi, ad annum) potrebbe essere un riferimento errato allo stesso Girolamo.
La più antica notizia relativa al G. risale ai primi mesi di pontificato di Paolo II, che lo nominava, il 26 ott. 1464, inquisitore generale ed esattore di tutte le entrate della Camera apostolica. La decisione pontificia era motivata dalla "fides, industria, prudentia et diligentia" (Cherubini, p. 245 n. 7) del G. e l'importante incarico gli veniva conferito al fine di arginare le continue frodi commesse a danno della Camera apostolica. La fiducia che il papa e il cardinale camerlengo Marco Barbo mostravano di riporre in lui fa pensare che il G. fosse ben noto e apprezzato negli uffici della Camera apostolica già nel periodo precedente l'elezione di Paolo II al pontificato.
Succinto, ma piuttosto significativo, è il ricordo che del G. viene tramandato dai biografi di Paolo II. Nel V libro del De gestis tempore pontificis maximi Pauli II Gaspare da Verona ricorda le capacità e la grande umanità del G., ma soprattutto insiste sull'importanza degli incarichi affidatigli dal papa ("si quid in Urbe tractandum fuit tempore sanctissimi pontificis Pauli secundi, hic semper prefectus fuit": Andrews, p. 42): l'allargamento e la pulizia delle strade - prosegue Gaspare -, la rimozione di ogni ostacolo, affinché il pontefice potesse comodamente recarsi da S. Pietro a S. Marco e per rendere più agibile il percorso dei carri durante i giochi del carnevale, la distribuzione delle candele nei funerali dei cardinali. Si trattava di incarichi che riguardavano l'uso degli spazi cittadini e gli apparati, e richiedevano competenze tecniche e organizzative, amministrative e finanziarie. Anche Michele Canensi, nel De vita et pontificatu Pauli secundi, mette in rilievo l'opera svolta dal G. per mandato di Paolo II nella pulizia delle strade, delle cloache e degli acquedotti, nel restauro di ponti e archi. L'attività del G. come figura intermedia ("praepositus") tra il pontefice e gli esecutori materiali dei lavori è accostata dal Canensi a quella di Francesco di Benedetto Cereo da Borgo San Sepolcro (Francesco dal Borgo), "qui huiusmodi operibus praeerat" (pp. 147 s.). Attraverso queste pagine viene in qualche modo confermata l'ipotesi - già suggerita dai documenti della Camera apostolica e dalla qualità degli incarichi affidatigli - che il G. avesse anche competenze di natura tecnica e ingegneristica.
L'attività svolta dal G. per conto di Paolo II e Sisto IV riguardava da un lato la cura delle infrastrutture cittadine, gli apparati per le cerimonie o per altri eventi di rilevanza pubblica, gli approvvigionamenti e le forniture per Roma e lo Stato della Chiesa, dall'altro la difesa degli interessi della Camera apostolica. Per quanto riguarda quest'ultimo, delicato settore, quando nel settembre 1465 scoppiò a Roma una violenta discordia tra le famiglie degli Alberini e dei Caffarelli, Paolo II ordinò la confisca dei beni di Antonio Caffarelli e incaricò della faccenda il G., che ne sigillò il granaio e fece trasferire il frumento nella casa dell'Annona di Campo de' Fiori. In diverse altre occasioni al G. fu affidato il difficile compito di riscuotere crediti e di stimare e custodire per conto della Camera apostolica i beni confiscati: grandi quantità di grano, di formaggio, beni immobili. Dal 1468, in qualità di commissario per la riparazione della via fuori ponte Milvio, che portava a Civita Castellana (la via Cassia) egli si occupò, insieme con i maestri delle strade, della riscossione dei tributi da tutte le Comunità interessate.
Il G. operò in ambiti molto differenziati, che riguardavano nodi fondamentali della politica cittadina e dell'amministrazione dello Stato e richiedevano la gestione di grandi quantità di denaro: dai rifornimenti annonari per Roma all'acquisto e all'importazione di armi per l'esercito pontificio. Nel marzo del 1467 il camerlengo investì il G., "munitioni armorum Camere apostolice presidens" (Cherubini, p. 248), dell'incarico di acquistare barili di polvere per le rocche pontificie e attrezzature belliche per le galee da utilizzare nella crociata contro i Turchi. Nel 1468 gli furono affidate ancora commesse militari per le spedizioni contro Ludovico e Pietro Frangipane, signori di Tolfa, una zona di grande importanza economica per la presenza delle miniere di allume, utilizzato per la tintura delle stoffe. Con Sisto IV il G. fu nominato esattore delle decime del clero e di quelle degli ebrei; nel 1473 fu incaricato di impedire le importazioni di allume nello Stato della Chiesa, che erano state vietate dopo la scoperta delle miniere di Tolfa, le cui entrate erano interamente destinate alla crociata.
Particolarmente importanti - e i documenti d'archivio confermano quanto già sottolineato dal Canensi - gli incarichi che il G. ricevette per la cura delle strade a Roma: un settore di intervento privilegiato da Paolo II, sempre molto attento al restauro e al buon funzionamento delle infrastrutture già esistenti. Un libro di multe dell'estate 1467 attesta l'opera compiuta dal G., nelle vesti di "commissarius specialis sanctissimi domini nostri pape" (Cherubini et alii, p. 79) e affiancato ai maestri delle strade, per reprimere le pessime abitudini igieniche dei cittadini romani, che riempivano le vie pubbliche di immondizia, rifiuti maleodoranti e residui di attività artigianali anche particolarmente inquinanti (come quelle dei macellai e dei lavoratori di pelli). Molti pagamenti al G. riguardano la ripulitura e l'agibilità delle strade più importanti per i frequenti usi cerimoniali di Paolo II, ma anche per le feste municipali: la via Lata (attuale via del Corso), dove il papa spostò la corsa del palio a carnevale, e piazza Navona, che ospitava nella stessa occasione i giochi cavallereschi dei cittadini romani. Il G. diresse anche i lavori di riparazione di ponte S. Angelo e della strada che lo collegava al palazzo apostolico; si occupò inoltre della pulizia dell'acquedotto di Trevi e del trasporto di terra dalla fonte al Tevere.
Affiancando ai maestri delle strade il G. come "commissarius specialis", Paolo II svuotava l'antica magistratura cittadina di gran parte del proprio potere e realizzava un'operazione di accentramento e di controllo di tutte le iniziative riguardanti l'edilizia e la viabilità cittadina attraverso funzionari di stretta obbedienza pontificia. Anche Sisto IV, che appena eletto nominò il G. cubiculario pontificio, rinnovandogli così la fiducia di cui aveva goduto presso il predecessore, lo incaricò con un breve del 7 dic. 1473 della cura delle strade e delle piazze cittadine. Sempre per conto di papa Della Rovere il G. fu sovrintendente della fabbrica della scuderia e di una casa per le guardie del palazzo apostolico e fu custode delle porte Pinciana e Salaria; curò anche l'arredamento della residenza del nipote del papa Leonardo Della Rovere, futuro prefetto di Roma.
Per quanto riguarda l'organizzazione delle feste e delle cerimonie pontificie, il G. si occupò sovente dell'acquisto e dell'ordinazione di quanto occorreva per gli apparati effimeri: candele e lanterne per la festa dei Ss. Pietro e Paolo, un baldacchino per il Corpus Domini. Le occasioni in cui la sua opera fu utilizzata sono diverse: la celebrazione delle festività religiose e degli anniversari (l'elezione e l'incoronazione papale), i giochi del carnevale rinnovati e arricchiti da Paolo II, le visite di illustri personaggi, il festeggiamento di reali - o presunti - successi politici del pontefice.
Di particolare interesse le spese sostenute nel 1467 per l'allestimento della pubblica condanna e della punizione esemplare di un gruppo di fraticelli "de opinione", appartenenti a una setta pauperistica e accusati di eresia. Il G. fu pagato per l'acquisto di vesti, attrezzi di ferro e legname e la cronaca di Stefano Infessura dà informazioni precise su come tutto ciò fu utilizzato: i fraticelli, che "non credevano allo papa, […] foro menati ad Araceli, dove fo fatto uno tavolato verso piazza di Campitoglio, et lì stettero colla mitria de carta in capo, et lo vicario dello papa con cinque altri vescovi li fece una predica per convertirli; et dopo quelli che si convertiro foro vestiti di una giornea di boccaccino con una croce bianca dinanti et l'altra deretro, et depo' foro menati ad Campitoglio" (pp. 69 s.).
Il G. prestò la propria collaborazione anche nelle occasioni di particolare solennità, che Paolo II volle celebrare con grandissimo sfarzo per distogliere l'attenzione dagli insuccessi della politica italiana ed estera. Quando, il 25 apr. 1468, Paolo II pubblicò solennemente la pace d'Italia, accolta con notevole freddezza dalle potenze italiane, egli procurò le luminarie per la festa. A Natale dello stesso anno, quando l'imperatore Federico III d'Asburgo si recò in visita dal pontefice, il G. predispose l'attrezzatura e l'addobbo di tutte le strade percorse dal corteo imperiale, collaborando probabilmente con Agostino Patrizi Piccolomini, al quale il pontefice demandò l'organizzazione delle cerimonie. Allo stesso modo il G. curò l'ultima grande festa del pontificato di Paolo II: la visita a Roma di Borso d'Este, che ottenne dal papa il titolo di duca di Ferrara il 14 apr. 1471.
Il G. morì a breve distanza dalla già citata nomina a commissario per la manutenzione delle vie e delle piazze di Roma (7 dic. 1473) e prima del 23 marzo 1474, quando Nicola Giganti ottenne la collettoria della decima degli ebrei.
Fonti e Bibl.: Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, a cura di G. Zippel, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., III, 16, pp. 103, 147 s., 159, 172, 195; S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, in Fonti per la storia d'Italia [Medioevo], V, Roma 1890, pp. 69 s.; A. Andrews, The "lost" fifth book of the life of pope Paul II by Gaspar of Verona, in Studies in the Renaissance, XVII (1970), p. 42; P. Cherubini et alii, Un libro di multe per la pulizia delle strade sotto Paolo II (21 luglio-12 ottobre 1467), in Arch. della Soc. romana di storia patria, CVII (1984), pp. 51-274 (in particolare: Id., G. de Gigantibus, pp. 244-274); Descriptio Urbis. The Roman census of 1527, a cura di E. Lee, Roma 1985, pp. 41, 45, 251; E. Müntz, Les arts à la cour des papes pendant le XVe et le XVIe siècle, II, Paris 1879, p. 98; III, ibid. 1882, pp. 179 s., 188; P. Adinolfi, Roma nell'età di mezzo, II, Rione Trevi - Rione Colonna, Roma 1881, p. 306; T. Amayden, La storia delle famiglie romane, I, Roma [1910], pp. 424 s.; P. Tomei, Le strade di Roma e l'opera di Sisto IV, in L'Urbe, II (1937), 7, pp. 12-20; J. Ruysschaert, Miniaturistes "romains" sous Pie II, in Enea Silvio Piccolomini - Papa Pio II. Atti del Convegno…e altri scritti, a cura di D. Maffei, Siena 1968, pp. 267-280; F. Niutta, Temi e personaggi nell'epigrafia sistina, in Un pontificato ed una città: Sisto IV (1471-1484), a cura di M. Miglio et alii, Città del Vaticano 1986, p. 393; O Verdi, Da ufficiali capitolini a commissari apostolici: i maestri delle strade e degliedifici a Roma tra XIII e XVI secolo, in Il Campidoglio e Sisto V, a cura di L. Spezzaferro - M.E. Tittoni, Roma 1991, p. 57; F. Cantatore, Tre nuovi documenti sui lavori per S. Pietro al tempo di Paolo II, in L'architettura della basilica di S. Pietro. Storia e costruzione. Atti del Convegno internazionale di studi. Roma… 1995, a cura di G. Spagnesi, Roma 1997, pp. 121 s.; O. Verdi, Maestri di edifici e di strade a Roma nel secolo XV. Fonti e problemi, Roma 1997, pp. 12, 65-68, 71.