GIROLAMO di Giovanni
Frate domenicano, nacque a Firenze verso il 1387. Secondo il Necrologio di S. Maria Novella, che costituisce la fonte principale per ricostruirne la biografia, entrò nell'Ordine quattordicenne. Dopo avere ricevuto la prima istruzione in patria, fu mandato dai superiori a Bologna; dove completò i suoi studi; menzionato in data 13 nov. 1414, in un atto capitolare del convento di S. Domenico, come magister studentium, ottenne la laurea magistrale in filosofia e teologia intorno al 1418, quando doveva essere già reggente del locale Studium domenicano. Durante il soggiorno bolognese fu nominato priore del convento di Firenze, carica che detenne fino al marzo 1422, probabilmente per insistenza del generale dell'Ordine Leonardo Dati, che desiderava in quel ruolo un soggetto efficiente e di valore in vista del soggiorno di papa Martino V in città, ospite in S. Maria Novella. Il 25 genn. 1419 G. presiedette il capitolo del convento. Nello stesso 1419 venne aggregato al Collegio dei dottori teologi dell'Università di Firenze. Come priore prese parte ai capitoli provinciali di Arezzo nel 1419, di Città di Castello nel 1420 e nel 1421, mentre nel 1422-23 dovette ricoprire l'incarico di procuratore generale dell'Ordine presso la Curia romana. Nel 1424 G. era presente al concilio di Siena, nel corso del quale tenne, il giorno dell'Epifania, un breve sermone (edito da Brandmüller, pp. 191-201); in quello stesso periodo fu associato dal generale Leonardo Dati e verso il 1426 dal medesimo fu fatto provinciale di Grecia, verosimilmente in virtù della sua eccellente conoscenza della lingua greca. In questa veste partecipò al capitolo generale svoltosi a Bologna in quello stesso anno. Nel 1429 era di nuovo a Firenze, dove fu fatto decano del locale Collegio dei dottori teologi dello Studio. Nel 1439 predicò la quaresima in S. Maria Novella e, nel corso del concilio, tenne più volte orazioni, in latino e in greco, alla presenza del pontefice e dei cardinali; ma, nonostante la sua preparazione teologica e la conoscenza del greco, non fu annoverato tra i padri conciliari. Queste orazioni non vertevano su questioni dottrinali, ma furono pronunciate in occasioni solenni e di apparato, perciò non vennero accolte negli atti.
Il 30 ott. 1439 fu designato dagli ufficiali dello Studio a leggere Dante in S. Maria del Fiore, nei giorni festivi, per l'anno scolastico 1439-40, col salario di 40 fiorini. Nei registri dello Studio in data 21 ott. 1451 è la registrazione di un pagamento di lire 14 dovute a G. per i corsi danteschi nel precedente anno scolastico 1450-51. Dato che nel Necrologio si dice che "laudabiliter legit multis annis dantem, in qua lectura supra modo gratus erat toti populo florentino" (I, p. 162), bisogna concludere che le lezioni dantesche si siano protratte - non è detto continuativamente - durante questo lasso di tempo, dunque per oltre un decennio. Tale lunga applicazione fa di G. uno fra i principali commentatori di Dante del XV secolo e testimonia l'interesse e la familiarità con il poema diffusi negli ambienti domenicani, motivati dalle numerose convergenze teologiche della concezione dantesca con la dottrina tomistica. Negli stessi anni lesse anche il Salterio nel palazzo vescovile. Nel 1440 fu eletto di nuovo priore e rimase in carica fino al 1442. Il 31 ag. 1443 pagò a Filippo Brunelleschi un fiorino d'oro largo per il modello del pulpito da erigersi in chiesa. Eletto per la terza volta priore nel 1444, G. tenne l'incarico fino al luglio del 1445; era sottopriore nel febbraio del 1449.
G. si spense a Firenze, sofferente di podagra e di altri malanni, il 30 ag. 1454.
Perdute le lezioni dantesche, di G. restano scritti omiletici e agiografici in latino. I Rothimata o Arotimata (per i manoscritti cfr. Kaeppeli, p. 248; uno di questi, ms. B.8.1514 della Biblioteca nazionale di Firenze, probabilmente autografo) sono i sermoni di una intera quaresima, dal giorno delle Ceneri al martedì dopo Pasqua: hanno carattere scolastico e contengono numerose citazioni della Commedia. Il manoscritto II.IV.167 della Biblioteca nazionale di Firenze conserva una Vita beatae Villanae de Florentia (cioè Villana delle Botti, terziaria domenicana spentasi in S. Maria Novella nel 1361), composta da G. verosimilmente intorno al 1420, durante o poco dopo il primo priorato, periodo in cui il frate Sebastiano di Iacopo Benintendi, nipote di Villana, si adoperava per promuoverne il culto nel convento fiorentino. L'edizione moderna è data da S. Orlandi in La beata Villana terziaria domenicana fiorentina del sec. XIV, Firenze 1955, pp. 76-90 (su G. cfr. pp. 33-37). Da attribuire dubitativamente a G. sono le opere, di sua mano ma adespote, contenute in due altri codici provenienti da conventi fiorentini e ora conservate presso la Biblioteca nazionale di Firenze: alcuni sermoni e un trattato De peccato suddiviso in quattro parti (de lege eterna, de lege naturali, de lege humana, de lege Mosayca) presenti nel manoscritto Conventi soppressi B.10.1022; nonché numerose prediche e sermoni su quasi tutte le feste e i santi del calendario nel ms. Conventi soppressi C.8.1024. Nell'inventario della biblioteca di S. Maria Novella, redatto dal frate Tommaso Sardi alla fine del 1589, risulta inoltre, oltre alle opere già ricordate, anche una Postilla super epistolam ad Titum, di cui si sono perdute le tracce. Per l'insegnamento della grammatica e della logica nella scuola del convento fiorentino scrisse manu propria manuali didattici, riuniti sotto il titolo De litteris humanioribus (non più rintracciabili).
Fonti e Bibl.: Statuti della Università e Studio fiorentino, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, pp. 445, 461; Acta capitulorum generalium Ordinis praedicatorum, III, a cura di B.M. Reichert, Romae 1900, p. 182; J. Quetif - J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, Lutetia Parisiorum 1719, p. 812; L.G. Cerracchini, Fasti teologali, ovvero Notizie istoriche del Collegio de' teologi della sacra Università fiorentina, Firenze 1738, pp. 111, 955; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Romae 1916, p. 92; Id., Il culto di Dante nell'Ordine domenicano, in Memorie domenicane, XXXIII (1916), pp. 730 s.; G. Zaccagnini, Le scuole e la libreria del convento di S. Domenico in Bologna dalle origini al secolo XVI, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, s. 4, V (1927), pp. 260, 313 s.; G. Meerseman, Les dominicains présents au concile de Ferrare-Florence jusqu'au decret d'union pour le Grecs (6 juillet 1439), in Archivum fratrum praedicatorum, IX (1939), p. 69; S. Orlandi, La biblioteca di S. Maria Novella in Firenze dal sec. XIV al sec. XIX, Firenze 1952, pp. 17, 28, 54, 56, 109 s.; Id., "Necrologio" di S. Maria Novella, Firenze 1955, I, pp. 161-163; II, pp. 219-227; W. Brandmüller, Das Konzil von Pavia - Siena 1423-24, I, Münster 1968, pp. 176 s., 184, 192-195; II, ibid. 1974, pp. 10-12, 15; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum Medii Aevi, II, Romae 1975, pp. 248 s.; Enc. dantesca, III, pp. 210 s.