FARNESE, Girolama (Ieronima)
Nacque presumibilmente a Canino (ora prov. di Viterbo), castello feudale dei Farnese ove la famiglia in quel periodo aveva fissato la residenza, da Pierluigi (il Vecchio) e da Giovannella Caetani di Sermoneta. La data di nascita è da collocarsi tra il 1464, anno del matrimonio dei genitori, e il 1468, anno in cui nacque il fratello minore Alessandro, futuro cardinale e poi papa Paolo III.
Già piccoli feudatari dello Stato pontificio, dediti prevalentemente all'esercizio delle armi, i Farnese avevano nel corso del sec. XV ingrandito progressivamente i loro possessi, con il favore dei pontefici Martino V, Eugenio IV e Paolo II, cui avevano garantito un costante appoggio politico e militare, pertanto, dopo il 1464, i Farnese si trovarono alla testa di un piccolo principato al confine tra Lazio, Toscana e Umbria, che conferiva loro una sorta di patronato sulla regione attorno al lago di Bolsena. Il matrimonio di Pierluigi il Vecchio con una Caetani, antico e nobile casato che aveva dato alla Chiesa due papi, segnò l'ingresso dei Farnese tra le grandi famiglie dell'aristocrazia romana, sebbene finché visse Pierluigi la residenza familiare rimanesse fissata prima a Canino e poi a Capodimonte, dove la F. trascorse l'infanzia e la prima adolescenza.
Il 10 nov. 1483 la F. sposò Puccio Pucci, celebre giureconsulto e uomo politico fiorentino.
I Pucci erano una famiglia di modeste origini artigiane e mercantili che doveva la propria fortuna politica e, conseguentemente, anche economica al costante e tenace appoggio dato alla famiglia Medici. Non sappiamo per quali vie né con quali intermediari le due famiglie si misero in contatto e condussero le trattative per questo matrimonio: il soggiorno di studio di Alessandro Farnese a Firenze ebbe inizio infatti nel luglio 1486 e fu quindi piuttosto una conseguenza che una premessa del matrimonio della sorella; anche i rapporti commerciali tra i Pucci e i Farnese sono documentati solo a partire del 1486. L'unica cosa che si può affermare con una certa tranquillità è che il progetto di questo matrimonio maturò nell'entourage mediceo di Firenze o, più probabilmente, di Roma.
Il matrimonio fu celebrato per procura nel palazzo farnesiano di Capodimonte; a redigerne l'atto fu chiamato ser Zanobi Borgianni, notaio fiorentino e uditore presso la Camera apostolica; lo sposo era rappresentato dal fratello Alessandro (il relativo mandato di procura fu rogato a Firenze il 2 novembre dello stesso anno). La dote era stata fissata in 2.700 ducati d'oro pontifici (di bolognini 72 per ducato), pagabile in diverse rate, attraverso il mercante fiorentino Alessandro Della Casa o attraverso il banco Medici. Presumibilmente la F. si trasferì a Firenze soltanto molti mesi dopo il matrimonio, dato che le spese di arredamento della camera nuziale furono registrate nella contabilità di famiglia soltanto nel febbraio 1486.
Nonostante che il matrimonio obbedisse a ragioni di convenienza familiare - presumibilmente gli sposi non si erano mai visti prima - esso fu cementato da un profondo legame di affetto tra i due coniugi e tra le rispettive famiglie; la F. appare particolarmente legata al cognato Giannozzo Pucci e alla moglie di questo, Lucrezia Bini, con la quale divideva i soggiorni nella casa di campagna dei Pucci a Casignano.
Nell'ottobre del 1486 la F. era in procinto di partorire. Il figlio dovette morire alla nascita: a questo episodio sembra riferirsi un passo di una lettera di Alessandro Farnese del 23 sett. 1493 in cui, nel dare al cognato Puccio Pucci la notizia della propria elezione al cardinalato, lo esorta a rallegrarsi di questo fatto quanto della "resurrexione de unico figliolo" (Arch. di Stato di Firenze, Signori, Dieci di balia, Otto di pratica. Missive e responsive, 15, c. 158).
Nelle frequenti e talvolta lunghe assenze del Pucci da Firenze per eseguire gli incarichi e le missioni affidatigli dal governo fiorentino, la F. talvolta lo seguiva o si recava a visitarlo, come avvenne nel luglio-agosto 1493 quando si recò a Faenza, dove egli era stato inviato a governare la città per conto di Astorre Manfredi, ancora minorenne e sotto tutela di Piero de' Medici. Di ritorno da Faenza, nel settembre 1493 la F. si ammalò gravemente (o più probabilmente la malattia fu causa del suo rientro anticipato a Firenze). Nel successivo mese di ottobre, essendosi ormai completamente ristabilita, riprese i contatti epistolari con la sua famiglia di origine.
Di questo periodo sono infatti alcune lettere alla sorella Giulia, intima di papa Alessandro VI, e ad Adriana Orsini, suocera di Giulia, perché si adoperi presso il pontefice per ottenere nuovi benefici ecclesiastici al cognato Lorenzo Pucci; in tal senso anche Alessandro Farnese si era adoperato fino dal momento della sua nomina a protonotario apostolico. ottenuto lo scopo, la F. scrisse personalmente al papa per ringraziarlo "delli benefici et gratiae che la S.V. si è degnata fare verso la casa mia".
Verso la fine di quello stesso mese di ottobre Giovannella Caetani, madre della F., andava progettando una riunione di tutta la famiglia nella residenza di Capodimonte, cui sarebbero stati invitati anche il papa e Cesare Borgia. A tale scopo si rivolse tanto a Lorenzo che a Giannozzo Pucci, affinché rendessero possibile il viaggio della F. alla casa paterna; allo stesso scopo Angelo Farnese, fratello della F., scrisse al cognato, ancora impegnato a Faenza come commissario. Vinta con questi mezzi l'opposizione iniziale del Pucci, preoccupato anche dalle notizie di epidemia di peste che venivano dai territori romani.1 finalmente la F. poté partire, accompagnata dal cognato Lorenzo, che si era mosso appositamente da Roma, e in data 21 dicembre dava notizia del suo arrivo a Marta, feudo dei Farnese.
Dal carteggio di questo periodo emerge chiaramente il potente intreccio tra relazioni di parentela e mire politiche che si era stabilito tra le due famiglie a seguito del matrimonio della F. col Pucci. Particolarmente significativa è una lettera del 23-24 dic. 1493 di Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo: il primo era stato richiesto dal cardinale Alessandro Farnese di accompagnarlo a Roma per il Natale, e quest'ultimo durante il viaggio gli aveva confidato il suo progetto di far fidanzare la piccola Laura Orsini, figlia di sua sorella Giulia, con Astorre Manfredi, erede della signoria di Faenza, ancora sotto la tutela di Piero de' Medici; per raggiungere tale scopo sarebbe stato determinante l'appoggio dei Pucci, poiché il Medici aveva già deciso di fare sposare al Manfredi una delle sue figlie. Un'altra conseguenza di questo complesso intreccio fu l'elezione di Puccio Pucci ad ambasciatore fiorentino presso il papa, di cui si ebbe notizia fino dal gennaio 1494.
Questo incarico diplomatico affidato al Pucci, che per vari motivi non poté muoversi da Firenze fino ai primi di giugno, intervenne a modificare i progetti della F, , che in un primo momento aveva deciso di fermarsi nei domini farnesiani fino al mese di giugno; l'ambasceria a Roma di Puccio, offrendo a quest'ultimo l'opportunità di visitare a sua volta i parenti della moglie, consigliò di prolungare la visita della F. fino alla fine della missione diplomatica. La visita del Pucci ai Farnese ebbe effettivamente luogo tra l'11 e il 23 ag. 1494; tornato a Roma il Pucci si ammalò. In un primo momento le sue condizioni non sembrarono gravi, ma dal 29 agosto apparve chiaro che si trattava di peste e che egli era in grave pericolo di vita, tanto che fece testamento. Morì due giorni dopo ed ebbe solenni onoranze funebri da parte del governo fiorentino.
Alla morte del marito la F. si trovava di nuovo in stato di gravidanza, ma di tale stato di cose il Pucci non fece in tempo a venire a conoscenza, tanto che nel suo testamento nominò eredi universali i fratelli Lorenzo e Giannozzo. Lorenzo Pucci quindi fece a sua volta testamento, lasciando erede il figlio postumo del fratello e della Farnese, ma anche questa volta la gravidanza non ebbe buon esito, tanto che il Pucci, in data 5 ott. 1494, modificò le sue disposizioni testamentarie, lasciando crede il fratello Giannozzo.
Morto il marito e, presumibilmente, rientrata in possesso della dote, la F. si trattenne presso la famiglia di origine; il 27 nov. 1494, mentre si recava con la sorella Giulia e con Adriana Orsini da Capodimonte a Viterbo, ove si trovava il cardinale Farnese, fu catturata, insieme con le congiunte, da una pattuglia di cavalleria francese e condotta in ostaggio a Montefiascone. Le prigioniere furono liberate dopo pochi giorni, dietro pagamento di un riscatto di 3.000 ducati sborsati dallo stesso pontefice, e riaccompagnate a Roma, ove giunsero il 1º dicembre.
Poco dopo la F. passò a nuove nozze, sposando il 15 febbr. 1495 il conte Giuliano Anguillara e andando a vivere con lui nel castello di Stabia. Il secondo matrimonio fu, a differenza del primo, assai tempestoso; in particolare la F. attirò su di sé l'odio implacabile di Giovan Battista Anguillara, figlio di primo letto del marito, il quale, la sera del 1º nov. 1505, fatto allontanare il padre dal castello con un espediente, uccise la matrigna a colpi di spada, con l'aiuto dei suoi accoliti.
I colpevoli furono poi arrestati, condotti a Magliano ed interrogati da Lorenzo Anguillara (Renzo da Ceri). Essi confessarono di aver agito per stroncare le trame della F., la quale, a detta dei suoi assassini, oltre ad essere un'adultera, meditava di avvelenare il marito e tutti i preti di Stabia, allo scopo di insignorirsi del castello. Dopo l'interrogatorio i colpevoli furono lasciati liberi di tornare a Stabia ma, sulla strada del ritorno furono assaliti da uomini di Magliano, che uccisero alcuni di loro; Giovan Battista Anguillara invece era ancora vivo nel 1509.
Il corpo della F. ebbe sepoltura nell'avito castello di Bassanello (ora Vasanello, in prov. di Viterbo), a cura della sorella Giulia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Venturi-Ginori-Lisci, 252 (Giornale di ricordi di Lorenzo, Puccio e Alessandro Pucci), cc. 4, 8, 11, 13-15, 17, 28; Carte Strozziane, s. 1, 340, cc. 11, 21, 46, 53, 60, 71, 77, 94, 122, 138, 140, 147; Signori-Dieci di balia -Otto di pratica, Missive..., 15, cc. 60, 68, 112, 117, 155, 164, 173; Mediceo avanti il principato, 76, cc. 58, 283; Riccardi, 605, cc. 2v, 26v, 31v; Notarile antecosimiano, 3248, c. 26; Ibid., 10191, c. 154; Ibid., 21022, c. 25; Mannelli-Galilei-Riccardi, 386, c. 9 (lettera di Alessandro Farnese a P. Pucci del 1º nov. 1490); I. Burchardi Liber notarum, a cura di E. Celani, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XXXII, 2, pp. 462 s.; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, VII, Venezia 1875, pp. 392 s.; Id., Lucrezia Borgia, Firenze 1874, pp. 36, 63, 66 s.; G. Caetani, Domus Caietana, II, San Casciano Val di Pesa 1927, pp. 214, 216, 221; E. Del Vecchio, I Farnese, Città di Castello 1972, p. 28.