BOETTO, Giovenale
Figlio di Damiano e di Montarsina Pelazza, nacque a Fossano nei primi mesi del 1604. Il padre, dell'"antica famiglia de' Boetti di Sant'Albano", ebbe da Carlo Emanuele I la patente, per sé e i discendenti, di "veri nobili del Sacro Romano Impero e de' nostri Stati" (22 apr. 1614; Schede Vesme, P. 145; G. B., p. 94).
Residente a Savigliano dal 1620, studiò pittura, forse con G. A. Molineri; studiò anche architettura, visto che già nel 1622 veniva eretta su suo progetto la cappella del S. Rosario nella chiesa di S. Vincenzo Ferreri a Bra e nel 1631 veniva nominato ingegnere e architetto della corte di Savoia (patenti del 1º nov. 1631; Schede Vesme, p. 144 e n. 5; N. Carboneri, Primordi architettonici di G. B., in Boll... nella prov. di Cuneo, XXXIV [1962], n. 48, pp. 55-60). Nel dic. 1628 fu eletto tra i consiglieri di Fossano e mantenne la carica sino al 1632 (vedi Morra 1968). Se come architetto era già stato attivo nel Cuneese e nel Fossanese, per la corte fu scenografo, topografo, architetto militare, e nel 1633 firmava e datava la sua prima incisione (Suonatore di piffero; unico esemplare noto: Torino, Bibl. Reale).
Il Vesme (Schede, I, pp. 143 s.), basandosi sulla dedica a Giacomo Marcucci in una delle prime stampe del B. (Giacobbe e Rachele; unico esemplare noto: Torino, Bibl. Reale; C. Morra, in G. B., p. 65 scheda 2), ha ritenuto che questo incisore romano, operoso a Torino tra il 1633-34 e il 1636, sia stato il maestro del B. nell'arte dell'acquaforte.
Il B. in questi anni "servì con distinzione nelle guerre che desolarono il Piemonte" (Schede Vesme, I, p. 144), tanto che nel 1642 la duchessa di Savoia ordinava "per dargli animo di continuare di bene in meglio... [di] assentarlo nella qualità di Capitano trattenuto..." (Schede Vesme, I, p. 146; G. B., p. 94). Ritroviamo il B. tra i membri dell'amministrazione comunale di Fossano, sia pure con qualche interruzione, dal 1647 al 1650 e dal 1654 al 1660 (notizie gentilmente comunicate da C. Morra).
Del B. pittore non resta traccia: sono ora illegibili gli affreschi che il Della Valle (citato in Schede Vesme, I, p. 144) ammirò nella casa di Fossano già appartenuta al B. stesso. Il Vesme (Schede, I, p. 145) riteneva che il Tesauro avesse dato il soggetto, il B. il disegno e un pittore professionista avesse "colorito queste composizioni". Dalla descrizione è solo possibile riscontrare il riferimento con l'iconografia degli affreschi di F. Zuccari e di altri pittori nella galleria di palazzo reale (distrutta nel 1659) e con le Imprese di Vittorio AmedeoI affrescate dal Molineri nel salone di palazzo Taffini a Savigliano (prima del 1640), ove si misura il momento più alto della pittura di storia in Piemonte in quel periodo e che potrebbero segnare un punto di contatto tra i due artisti. Il B. avrebbe anche collaborato con G. Claret nei dodici riquadri con Vita e miracoli di s. Giovenale dipinti nel coro della vecchia cattedrale di Fossano (riprodotti nell'incisione su rame con S. Giovenale attribuita al B.: C. Morra, in G. B., p. 82 scheda 72). Su disegno del B. erano inoltre i fregi nel grande salone di palazzo reale a Torino commissionati a G. F. e A. Fea nel 1660 (Schede Vesme, II, p. 460).
L'attività del B. architetto è stata ampiamente analizzata da N. Carboneri con riferimenti ad A. Vitozzi, E. Negro di Sanfront e Carlo di Castellamonte, oltre che ai minori G. A. Biga e A. Tesauro, che condividevano preferenze dell'ultimo manierismo. Il classicismo del B. ha un senso se analizzato alla luce della sua attività di scenografo e incisore oltre che di architetto: ne vengono accentuate le componenti non erudite ma di semplificazione realistica, per temi strutturali essenziali, di austero risultato, in rari casi di intensificazione barocca (nell'importante commissione della chiesa di S. Francesco Saverio - detta poi la "Missione" - di Mondovì) spesso riconducendosi a una dignità per nulla scenografica nel senso retorico della parola; e sempre rispettando il paesaggio, preferendo intonaci bianchi, luminosi, a specchiature sensibili, come cadenza dialettale.
Del B. architetto si danno qui di seguito le opere più importanti: dopo la cappella del S. Rosario nella chiesa di S. Vincenzo Ferreri a Bra (progettata nel 1622), nel 1628 fu posta la prima pietra del nuovo convento e della chiesa di S. Maria a Cussanio la cui costruzione si protrasse sino al 1648 (G. B. p. 23). Nel 1630 il B. venne incaricato di progettare la cappella di S. Rocco e S. Brigida a Fossano (successivamente distrutta; v. Morra, 1968). Nel 1640 veniva affidata al B., affiancato da G. A. Biga, la costruzione del nuovo santuario dell'Apparizione a Savigliano, mentre dal 1643 al 1659 si procedeva alla costruzione della parrocchiale di Bene Vagienna (rimaneggiata alla fine del secolo scorso) e nel decennio 1648-58 a quella di Pamparato. Impronte boettiane rivelano i resti della chiesa del monastero di S. Chiara a Fossano: il 21 dic. 1649 il B. fu eletto tra i consiglieri designati a trattare con il vescovo per l'erezione del nuovo monastero (la notizia è stata gentilmente comunicata da C. Morra). In quegli anni e nei successivi, oltre che in altre chiese a Fossano (S. Filippo, 1651, demolita), a Savigliano (chiesa della Madonna di Macra, 1655), a Cuneo (chiesa del S. Nome di Gesù, oggi S. Maria, 1655-69; della Madonna del Bosco, oggi cattedrale, 1657, poi rimaneggiata), il B. fu occupato alla costruzione del lato meridionale e occidentale della certosa di Pesio, dove probabilmente ritoccò anche la facciata e il campanile (1659-73). Nel 1660 progettò la ricostruzione della chiesa dell'Assunta a Savigliano (rifatta nel 1708), mentre nel 1665 ha inizio la vicenda costruttiva della chiesa della Missione, per i gesuiti di Mondovì (il disegno per il campanile è del 1674): per questa chiesa, affrescata nel 1676 da padre Pozzo, il B. diede pure i disegni per gli stucchi (Carboneri, in G. B., pp. 26-28). Dell'ultimo periodo di attività del B. sono il campanile del duomo di Fossano (1666), al quale probabilmente aveva lavorato anche negli anni precedenti (Carboneri, in G. B., p. 22), e l'arco della Madonna del Rosario a Cherasco (iniziato nel 1668, era ultimato e ridotto dall'ing. D. Petitti nel 1687), che si inseriva in una precisa ricerca urbanistica secentesca.
Nelle incisioni il B. presenta una maniera realistica, del tutto caravaggesca, in rapporto al Tanzio da Varallo, al Molineri da Savigliano, ma anche ai bamboccianti napoletani e romani, oltre che al Callot. Ne riesce un linguaggio popolare, diretto, in polemica con la retorica in auge sotto le volte dei palazzi reali, che stenterà a passare nelle incisioni erudite, nei frontespizi per i libri dei letterati di corte.
Il B. riconduce al realismo ogni elemento di cultura: rinnova l'iconografia (per le Quattro Stagioni rappresenta frati alla cerca d'estate, d'inverno, ecc.; l'Autunno è datato 1634) sino a trasformare il naturalismo caravaggesco in stampa popolare (vedi il Suonatore di piffero, 1633); ritrae le piazze, gli interni delle chiese di Torino, con borghesi e contadini, insiste nel ritratto con aderenza intimista; mentre per le scene religiose i rapporti sono, invece, con il Gentileschi e il Saraceni, presenti nella quadreria ducale, e con il Cairo, una delle forze vive di quegli anni. Le date di questo percorso del B. mai esibito, spesso introverso, vanno dal 1633-34 al 1670 (un catalogo ragionato delle stampe, a c. di C. Morra, è in G. B., pp. 65-90).
Incisioni del B. si trovano nei volumi: L. Guiglaris, Funerale fatto nel duomo di Torino alla... mem. dell'invittissimo... principe Vittorio Amedeo Duca di Savoia…, Torino 1638 (sono del B., oltre al frontespizio, tre tavole); il Quaresimale del padre Salvatore Cardana…, Mondovì 1638 (frontespizio); (G. Negro), Vita e miracoli del glorioso s. Giovenale…, Torino 1650 (frontespizio); (B. Costaforte), Della vita di Isabella Costaforte..., Torino 1656 (ritratto nell'antiporta, dove la Veduta della certosa di Pesio è del figlio del B., Michele Damiano); (L. Scoto), Il Gelone..., Torino 1656 (frontespizio, cinque scene e ritratto dell'abate Scoto); (C. Trotti), Sanctiones in synodo..., Cuneo 1664. Delle numerose incisioni disegnate (1662, 1666-67) dal B., ma incise da altri, ricordiamo qui solamente le vedute di Saluzzo, Fossano, Demonte, Cuneo, Bra, Verzuolo e della certosa di Pesio utilizzate nelle edizioni del 1682, 1700 e 1725 del Theatrum Statuum Sabaudiae Ducis (vedi anche l'edizione anastatica, Torino 1964).
A parte gli ornamenti per la tesi di C. F. Nicolis di Robilant, il cui unico esemplare completo delle undici incisioni si trova a Ginevra presso il Musée d'Art et d'Histoire (C. Morra, in G. B., pp. 68-70), il complesso più cospicuo di fogli sciolti, divenuti eccezionalmente rari dopo la dispersione della raccolta Rignon venduta nel 1880 in Inghilterra, si trova a Torino nei fondi della Biblioteca Reale e della Pinacoteca Sabauda (lascito Vesine).
Anche i soggetti eruditi sono trattati dal B. come arte popolare: vedi le scene per il frontespizio della tesi di C. F. Nicolis di Robilant (1634) e l'Assedio di Torino (1640) o le stesse tavole cartografiche del Theatrum Sabaudiae atteggiate "alla olandese". E in questo senso l'amicizia del B. per il Molineri dovette essere assai importante, come dimostra l'incisione con il Martirio di s. Paolo derivato da un affresco del Molineri. Le stampe del B. sono importanti testimonianze della vita, quotidiana e non, del tempo: vedi le planimetrie già citate, o i Funerali di Vittorio Amedeo I, dove la sfera quotidiana è riservata ai margini in primo piano, o le stesse feste ducali (Carosello in piazza Castello a Torino, 1650; Feste per l'entrata dei duchi di Savoia a Savigliano, in E. F. Penealbo, Relazione..., Torino 1668, incisa dal Tasnière), dove, nonostante l'intervento della scuola, l'attenzione è portata al dato consueto, in un ridimensionamento del gusto scenografico e retorico. Nelle opere degli ultimi anni è sempre più riscontrabile una tendenza intimista, anticlassica, senza abbellimenti, che si può particolarmente notare nei ritratti, dove alla ritrattistica di corte il B. oppone il ritratto dei sentimenti, mentre le immagini di devozione acquistano una dolcezza naturale e toccante (vedi, per esempio, Padre Siro cappuccino, 1635, o il Giurista Antonio Monaco, dello stesso anno, o Luigi Tesauro, sino al ritratto di Giovanni Negro [1663]).
Il B. fu sepolto a Fossano il 4 ottobre 1678.
Michele Damiano, figlio del B., nacque a Fossano il 26 genn. 1647 e vi morì il 6 luglio 1690. Fu incisore nella bottega del padre: le sole incisioni firmate, finora identificate, sono il Volto di bimbo e la Veduta della certosa di Pesio con s. Bruno e la Vergine. Della prima si conosce un solo esemplare nella Biblioteca Reale di Torino, delineato a tagli concentrici il cui punto d'avvio è la punta del naso; è da considerarsi posteriore al 1656, anno nel quale si può datare la Veduta della certosa di Pesio, che compare come antiporta nella Vita di Isabella Costaforte..., di B. Costaforte, pubblicata a Torino nel 1656, dove il ritratto di Isabella è inciso dal B.: unico esempio di accoppiamento di lavori di padre e figlio (C. Morra, in G. B., p. 88 scheda 104; per altre incisioni di soggetto religioso attribuite a Michele Damiano vedi ibid., pp. 88 s.).
Fonti e Bibl.: Una bibl. completa al 1966 trovasi a p. 96 in G.B., a cura di N. Carboneri e A. Griseri con schede di C. Morra, Borgo San Dalmazzo 1966, dove (pp. 94 s.) sono riportati i documenti che, più in esteso, sono anche in Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 145-148; Il, ibid. 1966, p. 460. Vedi inoltre A. Manno, Il patriziatosubalpino, II, 2, Firenze 1906, p. 339, sub voce Boetti; A. de Vesme, Le peintre-graveur italien..., Milan 1906, pp. 26-60 (con bibl.); C. Morra, G. B... a Fossano..., in Boll. Soc. per gli studi stor. ... prov. Cuneo, 1968, n. 58, pp. 209-213; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 212. Per il B. scenografo, oltre che Encicl. dello Spettacolo, II, coll. 678 s., vedi O. Berendson, The ital. sixteenth and seventeenth centuries catafalques, tesi per Ph. D., New York University, Institute of Fine Arts, 1961, pp. 26, 50, 134, 207 s.