TRAVESI, Giovanni
TRAVESI (Travesio), Giovanni. – Nacque a Cremona intorno al 1350. Fu il figlio di Guidino della Vicinia di San Vincenzo (Bonetti, 1940, p. 130), mentre non si hanno notizie certe sulla madre e sugli anni della prima formazione.
Nel 1372 ottenne la licenza e contestualmente il dottorato in retorica allo Studio di Pavia. Nel novembre del 1373 iniziò a insegnare grammatica presso quello Studio con una prolusione su Lucano (il testo è nel manoscritto oggi conservato a Strasburgo, Bibliothèque nationale et universitaire, 23, cc. 9r-15r, trascritto entro il 25 maggio 1443 dal canonico piacentino Iacopo Mori), che si struttura come un compendio di storia romana ripreso dalla Cronica di Martino Polono, cui fa seguito l’accessus al poema e la divisio libri. All’interno dell’excursus storico alla fonte principale sono affiancate alcune auctoritates classiche (Virgilio, Ovidio, Valerio Massimo), e soprattutto alcune citazioni dalla Commedia di Dante e dal commento di Pietro Alighieri, qui per la prima volta citato.
Allo Studio di Pavia tenne sia i corsi di grammatica e retorica sia quelli per gli studenti dei gradi inferiori. Un documento del 28 settembre 1378 permette di stabilire che gli venisse versato uno stipendio di 80 fiorini annui. Travesi trascorse il biennio dal 1384 al 1386 a Castell’Arquato, per riprendere nel 1387 la cattedra pavese come attesta un documento del 6 ottobre con il quale venne esentato da ogni dazio e pedaggio per l’ingresso in Pavia. Il 12 novembre di quell’anno riprese la propria attività «ad lecturam gramatice, rethorice et auctorum» (Codice diplomatico..., a cura di R. Maiocchi, 1905, I, p. 141, doc. 288) ricevendo un salario di 100 fiorini, oltre a 12 fiorini per la pigione di una casa in cui potesse avere sede la scuola.
Nel 1389 Gian Galeazzo Visconti intervenne a favore di Travesi, che con una supplica aveva avanzato alcune rimostranze sull’eccessiva vicinanza della propria scuola a quella di un altro maestro, Iacopo de’ Giorgi. Nel frattempo, assunse anche la carica di vicepriore «colegii artistarum et medicorum etc.» (ibid., p. 184, doc. 365), titolo con il quale venne nominato in un documento di laurea dell’anno successivo. Nel 1391 fu esonerato dall’insegnamento dei gradi inferiori («dimmissa doctrina puerorum et gramatice positive»; ibid., pp. 186 s., doc. 366), senza che tuttavia gli fosse decurtato il salario.
Tra gli allievi a Pavia si annoverano, nel 1388, Antonio Loschi e, nel 1390, Gasparino Barzizza, che due anni dopo, con un esame privato tenuto proprio da Travesi, ottenne la laurea in grammatica e retorica. Dal 1399 al 1402 circa si spostò a Piacenza dove venne trasferito lo Studio pavese. Qui la sua cattedra fu suddivisa in tre insegnamenti: una lectura auctorum tenuta da lui, una lectura Senece affidata a Giovanni della Mirandola e una lectura Dantis et auctorum assegnata a Filippo da Reggio. Tale suddivisione implica che in precedenza le due lecturae, senecana e dantesca, costituissero un unico insegnamento nelle mani di Travesi.
A Piacenza mise a punto una Practica dictaminis (è trasmessa dal manoscritto ora Archivio di Stato di Piacenza, Manoscritti diversi, b. 6, 26, copiato da Giovanni da Cornate), che non si distacca dai modelli di artes dictandi allora disponibili: al trattato teorico seguono una serie di esempi provenienti da epistole reali o fittizie. Secondo un impianto dottrinario, che pure lascia intendere la consapevolezza della distinzione tra il modo di operare degli Antichi e quello dei Moderni, il testo venne pensato soprattutto per gli epistolografi.
Travesi tornò a insegnare a Pavia nel biennio 1403-04: il suo nome compare nell’estratto dei Registri bulletarum accanto a quello di Gasparino Barzizza, da poco diventato lettore di grammatica e autore allo Studio. L’anno successivo prese moglie per la seconda volta, sposando nel gennaio del 1405 Giovanna di Giovanni Ferretti, che a lui sopravvisse di due anni. Si allontanò quindi da Pavia spostandosi forse nuovamente a Piacenza tra il 1404 e il 1405, per tornare nella città lombarda già nel 1406. Trovatosi privo di un posto all’università, cercò di riottenere la cattedra allo Studio che, in ristrettezze economiche, non poteva stipendiare due lettori. Questo tentativo di rientro lo portò a scontrarsi con il suo allievo Gasparino Barzizza. Il Comune decise di intercedere proprio per Travesi e inviò numerose suppliche al duca di Milano Filippo Maria Visconti per ottenerne il reintegro. La questione si risolse solo il 24 febbraio del 1407, quando, come si legge nel verbale della seduta dei Sapienti del Consiglio di Provvisione, Barzizza presentò le dimissioni dal proprio incarico per spostarsi prima a Venezia e quindi a Padova. Nelle settimane successive, a Pavia si diede operatività al provvedimento. Al di là delle maggiori o minori responsabilità da attribuire a Travesi o al Comune in merito all’allontanamento di Barzizza (lungo fu il dibattito critico su tale questione nella prima metà del Novecento), certo è che Travesi vi rimase solo fino al 1408, quando dovette anch’egli allontanarsi, data la soppressione della cattedra stessa allo Studio.
Figura spesso dimenticata a causa del confronto con il più noto Gasparino Barzizza e con il discepolo Loschi, Travesi ha subito lungamente il peso di giudizi sostanzialmente negativi, risultando un attardato rappresentante della vecchia scuola che, alle soglie del Rinascimento, si mantenne fedele a forme precettistiche ormai passate, meritevole di fama solo in quanto precettore di intellettuali di spicco. Fu invece un maestro molto attivo, sebbene permangano alcune difficoltà nel documentare l’insegnamento di grammatica e retorica in anni tanto alti. Della sua biblioteca sopravvivono solo tre volumi, probabilmente tutti contenenti testi commentati a lezione: la Rhetorica ad Herennium (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Pal. lat. 1459); le Metamorfosi di Ovidio, che Travesi si fece trascrivere da Giacomo da Cassano (Biblioteca apostolica Vaticana, Pal. lat. 1670), e una raccolta con gli opera omnia di Orazio insieme a Persio e Giovenale datata 1391 (Londra, British Library, Add. 11964).
Dei suoi lavori esegetici si conserva, invece, il commento al De consolatione philosophiae di Boezio (Torino, Biblioteca nazionale, G.IV.2), diventata testo di interesse per le nozioni grammaticali; in tale direzione si mosse anche Travesi che, pur affrontando alcuni nodi più prettamente filosofici, strutturò il suo commento secondo le forme tipiche dell’insegnamento medievale. In funzione dei giovani allievi dell’università, articolò anche un commento agli Epigrammi di Prospero d’Aquitania (Oxford, Bodleian Library, Canon. Misc. 231).
Travesi intrattenne rapporti intellettuali e di scambio epistolare con alcuni tra i massimi esponenti dell’ambiente culturale del tempo. Tra questi si trova il vicentino Matteo d’Orgiano, cancelliere di Antonio della Scala, e il letterato bresciano Andreolo Ochi. Sono poi rilevanti i contatti con Giovanni Manzini della Motta, segretario di Pasquino Cappelli presso Gian Galeazzo Visconti; il loro breve scambio epistolare è trasmesso dallo zibaldone autografo di Manzini conservato nella Biblioteca apostolica Vaticana (Vat. lat. 11507).
A un ambito vicino a Travesi deve essere con ogni probabilità ricondotto il codice ora a Cremona, Biblioteca statale (Gov. 106), risalente agli inizi del Quattrocento e contenente diversi commenti a testi normalmente impiegati a scuola; le note a Prospero d’Aquitania e a Boezio risultano essere rielaborazioni delle glosse di Travesi. Un riferimento alla sua attività sembra sia da riconoscersi nella menzione di un Giovanni da Cremona all’interno del testo grammaticale bilingue presente nel manoscritto ora a Milano, Biblioteca Trivulziana, 636. Di seguito alla miscellanea di testi grammaticali è allegata una seconda unità codicologica, acefala e mutila, risalente alla seconda metà del XIV secolo. Il riferimento a Travesi, citato per essere confutato, le filigrane utilizzate di norma dalla cancelleria viscontea nell’ultimo decennio del Trecento, la menzione delle venti miglia di distanza dalla città di Milano e i tratti fonomorfologici marcatamente settentrionali del volgare impiegato nel testo sono tutti elementi che conducono non troppo lontano dall’area in cui Travesi esercitò per circa un quarantennio il proprio magistero, lasciando dunque intravvedere un legame con l’insegnamento del maestro cremonese.
Dopo essere rimasto, tra il 1411 e il 1415, a insegnare a Cremona in società con il grammatico Giovanni Maineri da Soncino, Travesi fece ritorno per l’ultima volta a Pavia dal 1415 al 1418, anno della sua morte: il 29 novembre di quell’anno venne chiesto un aumento di salario per il maestro Giacomo della Gerola, affinché sostituisse, alla lettura di grammatica e retorica, Travesi «nuperrime defunct[us]» (Codice diplomatico..., cit., 1913, II, 1, p. 176, doc. 259).
Fonti e Bibl.: Le notizie biografiche sono desunte dai documenti raccolti nel Codice diplomatico dell’Università di Pavia, a cura di R. Maiocchi, I, Pavia 1905, pp. 11, 21, 55, 138 ss., 159, 184, 186 s., 208, II, 1, 1913, pp. 40, 68, 85-89, 176. Si veda inoltre: V. Rossi, Un grammatico cremonese a Pavia nella prima età del Rinascimento, in Bollettino della Società pavese di storia patria, I (1901), pp. 16-46 (poi ripubblicato in V. Rossi, Scritti di critica letteraria, III, Dal Rinascimento al Risorgimento, Firenze 1930, pp. 4-30); v. anche la recensione di F. Novati, in Archivio storico lombardo, s. 3, XXVIII (1901), pp. 393-400; A. Corbellini, Appunti sull’Umanesimo in Lombardia, in Bollettino della Società pavese di storia patria, XVI (1916), pp. 109-166; C. Bonetti, Contributo alla storia della scuola in Cremona nel XV secolo, in Bollettino storico cremonese, s. 2, V (1940), pp. 128-136; G. Mainardi, Il Travesio, il Barzizza e l’umanesimo pavese, in Bollettino della Società pavese di storia patria, n.s., V (1953), pp. 13-25; D. Bianchi, Per Giovanni Travesio da Cremona, ibid., n.s., VI (1954), pp. 37-44; Id., Opere di Giovanni Travesio, ibid., n.s., VII (1955), pp. 3-31; G. Mainardi, Ancora il Travesio, il Barzizza e l’umanesimo pavese, ibid., n.s., IX (1957), pp. 19-52; D. Bianchi, Ultima battuta su Giovanni Travesio, ibid., n.s., X (1958), pp. 91-95; G. Federici Vescovini, Due commenti inediti del XIV secolo al De consolatione philosophiae di Boezio, in Rivista critica di storia della filosofia, XIII (1958), pp. 384-414; P. Stotz, Sonderformen der sapphischen Dichtung. Ein Beitrag zur Erforschung der sapphischen Dichtung des lateinischen Mittelalters, Monaco 1982, pp. 304-309, 469-472; E. Giazzi, Commenti tardo-medioevali ad un corpus di auctores minores nella Biblioteca statale di Cremona (Gov. 106), in Bollettino storico cremonese, n.s., II (1995), pp. 121-158; R. Black - G. Pomaro, La Consolazione della filosofia nel Medioevo e nel Rinascimento, Tavarnuzze-Impruneta 2000, pp. 25-27; R. Black, Humanism and education in Medieval and Renaissance Italy, Cambridge 2001, p. 31; L.C. Rossi, Un ignoto episodio della fortuna dantesca in margine ai classici, in Rivista di studi danteschi, II (2002), 1, pp. 146-154; G.C. Alessio, I trattati di grammatica e retorica e i classici, in I classici e l’università umanistica. Atti del Convegno..., Pavia... 2001, a cura di L. Gargan - M.P. Mussini Sacchi, Messina 2006, pp. 161-194 (in partic. pp. 188 s.); L. Gargan, La lettura dei classici a Bologna, Padova e Pavia fra Tre e Quattrocento, ibid., pp. 459-485 (in partic. pp. 478-484); M. Zaggia, Linee per una storia della cultura in Lombardia, in Le strade di Ercole. Itinerari umanistici e altri percorsi. Seminario internazionale..., Bergamo... 2007, a cura di L.C. Rossi, Firenze 2010, pp. 3-125 (in partic. pp. 18, 69, 73, 83, 85, 89); A. Antonelli - P. Borsa, Tra latino e volgare: un’ignota grammatica bilingue del Trecento conservata presso la Biblioteca Trivulziana di Milano, in Italiani di Milano. Studi in onore di Silvia Morgana, a cura di M. Prada - G. Sergio, Milano 2017, pp. 131-146; C.M. Monti, Profilo culturale di Andreolo Ochi, in C.M. Monti - F. Pagnoni - M. Petoletti, Il bibliofilo bresciano Andreolo Ochi, in Profili di umanisti bresciani. Seconda serie, a cura di C.M. Monti, Travagliato-Brescia 2019, pp. 21-40.