FERRERO, Giovanni Stefano
Nacque il 3 giugno 1568 a Biella, figlio di Giovanni Giorgio, conte di Borriana e Beatino (1534-1607), e di Dorotea Bertodano, figlia del conte di Tolegno e di Lucrezia Bobba.
Ebbe quattro fratelli, tra i quali Pier Francesco (1580-1611) fu poi al servizio dell'imperatore Rodolfo II. Suo zio, Cesare Camillo Ferrero, fu vescovo d'Ivrea. Da parte di madre era pronipote del cardinale Marcantonio Bobba, la cui madre a sua volta era zia di Carlo Borromeo. Il cardinale Bobba affidò il F., di appena sei anni, al cardinale Guido Ferrero perché lo preparasse alla carriera ecclesiastica. Grazie ai suoi legami familiari furono poste così per tempo le premesse per il suo avvenire nella Chiesa.
Giovanissimo, il F. ottenne in beneficio la cappellania di S. Antonio nella chiesa di S. Silvestro di Crevalcore e nel 1580 l'investitura dell'abbazia di S. Maria di Cantignana, nella diocesi di Lucca. A partire dal 1583 si dedicò agli studi a Bologna e dal 1585 a Torino, dove il 23 giugno 1590 ottenne il titolo di doctor utriusque iuris. Dopo la laurea divenne preposto di S. Fede a Vercelli e contemporaneamente dispose delle entrate dell'abbazia cisterciense di S. Salvatore. Nel 1590 fu nominato cameriere segreto da Urbano VII, poi referendario di giustizia da Gregorio XIV e da Clemente VIII anche referendario di grazia.
Dopo la rinuncia di M. Vizia al vescovato di Vercelli (che comportava oltre al titolo una rendita di 1.000 scudi) il F. ottenne quella carica da Clemente VIII nel concistoro del 29 marzo 1599, su proposta del cardinale Pietro Aldobrandini; inoltre gli fu assegnato un fructus di 3.300 fiorini d'oro.
Nel 1603 il F. si offrì per la nunziatura alla corte imperiale. Le nunziature più prestigiose erano spesso il primo gradino per raggiungere la dignità cardinalizia, anche se in seguito il F. dichiarò di aver accettato l'incarico per ordine del cardinale Aldobrandini.
Sebbene avesse ricevuto le sue istruzioni e 3.000 scudi per il viaggio, probabilmente già nell'ottobre del 1603 il F. rinviò la partenza fino alla fine del febbraio 1604. Le facoltà per il nunzio, le credenziali di Clemente VIII e le istruzioni datano alla metà di gennaio 1604. Il cifrario per la corrispondenza diplomatica fu consegnato al segretario del F., Scipione Barberini, il 24 febbraio. Clemente VIII considerava il F. particolarmente adatto per la nunziatura a Praga. Qui attendevano una soluzione innanzi tutto vari problemi: le eresie in Boemia, il conflitto con i Turchi in Ungheria, la tutela degli interessi cattolici nell'Impero. Nel corso dell'ultima creazione di cardinali da parte di Clemente VIII, il 9 giugno 1604 (nella quale ottenne la porpora anche il predecessore del F. a Vienna F. Spinelli), il cardinale Aldobrandini si pronunciò a favore del F., ma per il momento senza successo.
Dopo avere appreso della morte di Clemente VIII, avvenuta il 3 marzo 1605, il F. chiese di tornare a Roma, perché intuiva che le sue possibilità di ascesa erano compromesse dal cambiamento al vertice della Curia. Il 18 apr. 1605 il F. scrisse al nuovo papa Leone XI offrendogli i propri servigi e comunicandogli la decisione di mantenere il proprio incarico. E pochi giorni dopo, il 25 aprile, inviò una dettagliata "Relatione del Nuntio di Praga sopra i presenti moti d'Ungaria e dello stato presente dell'imperio". Ma i suoi piani furono apparentemente vanificati dalla morte prematura di Leone XI e dall'elezione il 16 maggio 1605 di Paolo V con il conseguente nuovo cambiamento di personale nella Segreteria apostolica. Egli inviò anche al nuovo papa una "Relatione dello stato infelice della Germania cum propositione delli rimedi opportuni" di venticinque pagine, ma perse presto l'entusiasmo per la nunziatura. Il F. sosteneva di aver servito a sufficienza la S. Sede e si lamentava della cattiva salute e della situazione finanziaria critica.
Roma non ritenne il momento opportuno per un avvicendamento nella nunziatura e il F. dovette rassegnarsi. Solo all'inizio del maggio 1607 il papa comunicò all'imperatore Rodolfo II il cambiamento del nunzio. Il 2 luglio 1607 il F. poteva finalmente presentare all'imperatore il proprio successore, l'arcivescovo di Capua A. Caetani. Il F. rimase a Praga sino al 14 ottobre, quando intraprese il viaggio di ritorno.
Durante la nunziatura il F. aveva costantemente cercato di studiare l'evoluzione storica dei rapporti tra Stato e Chiesa. Le sue relazioni abbondano di fatti storici e di citazioni di documenti riguardanti la storia della Chiesa in Boemia e in Germania, il che li rende particolarmente interessanti. La sua scrupolosità e la sua precisione erano del resto note a Roma: Paolo V ne lodava alle volte la "solita diligenza"; altre volte annotava in margine alle relazioni "sono discorsi".
Il F. era rimasto lontano dalla sua diocesi dal settembre 1601 all'ottobre 1607. Partecipò nel 1609 al sinodo provinciale di Milano. Lo stesso anno effettuò diverse missioni per conto del duca Carlo Emanuele. Chiamato da questo a Torino per consultazioni, il F. vi morì il 21 sett. 1610. Fu sepolto nella cappella di famiglia in S. Sebastiano a Biella.
Il F. coltivò anche interessi storici. Nella Synodus diocesana celebrata anno 1600 al reformandam disciplinam ecclesiasticam (Vercellis 1600) sisforzò di ricostruire le vicende del suo vescovato. Con grande diligenza, utilizzando fonti manoscritte e a stampa, stese un compendio della storia della diocesi di Vercelli dalla fondazione fino ai suoi tempi: S. Eusebii Vercellensis episcopi, et martyris, eiusque in episcopatu successorum vita et res gestae, ad Clementem VIII pont. optim. max. (Romae 1602). Non si astenne dagli studi di storia neanche durante il periodo della nunziatura, quando gli impegni gli lasciavano poco tempo. Anche a Praga si occupò della storia della sua diocesi, dando alla luce un Breviarum sanctorum, qui in Ecclesia Vercellensi officio coluntur et conservantur (Pragae 1604). Dopo il ritorno a Vercelli pubblicò una Istruzione per quelli della città, e diocesi di Vercelli, che hanno da essere promossi agli ordini sacri (Vercelli 1607)e un'ediz. commentata della Vita Eusebii: Sancti Eusebii ... collectae (Vercellis 1609).
Fonti e Bibl.: L'archivio della famiglia Ferrero è conservato presso la Sez. di Arch. di Stato di Biella, nel fondo Ferrero della Marmora (cfr. M. Cassetti, L'archivio della nunziatura a Praga di G. S. II F. vescovo di Vercelli,in Studi in on. di L. Sandri, I,Roma 1983,pp. 261-264);Roma, Bibl. Casanatense, Casanatense 2672;Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 5109, 5314; Chigi M II 56;Ibid., Urb. lat. 1071;Ibid., Vat. lat. 9427;12213; 12355; 13517;Vercelli, Archivio capitolare, Lettere 34,cart. XX, G, 3,cart. Sinodi,fasc. 4-7;Ibid., Archivio diocesano. Acta et decreta visitationis pastoralis ... episcopi Io. Stephani Ferrerii de annis 1599-1606, 1606-1609; Nuntiaturberichte aus Deutschland nebst ergänzenden Aktenstücken, III, Die Prager Nuntiatur des G. S. ... Ferrerii, a cura di A. O. Meyer, Berlin 1913; Epistulae et acta nuntiorum apostolicorum apud imperatorem 1592-1628, III/1, 1, Epistulae et acta I. S. Ferrerii, acura di Zd. Kristen, Pragae 1944; Acta Reginae Montis Oropfae,Biella 1945-48, II,pp. 351-355; Die Hauptinstruktionen Clemens' VIII. für die Nuntien und Legaten an den europäischen Fürstenhöfen, 1592-1605, a cura di K. Jaitner, I, Instructiones pontificum Romanorum, Tübingen 1984,P.CXCVI, n. 70;A. Corbellini, Vite dei vescovi di Vercelli, Milano 1643, pp. 116-122;M. A. Cusano, Discorsi historiali concernenti la vita et attionide' vescovi di Vercelli, Vercelli 1676, pp. 325-328;G. De Gregori, Istoria della vercellese letteratura ed arti, III,Torino 1821, pp. 121-124; G. T. Mullatera, Le memorie di Biella,Torino 1902,pp. 176 s.;C.Dionisotti, Memorie storiche della città di Vercelli, I,Bologna 1969,pp. 292ss.; V. Viale, Il duomo di Vercelli...,Vercelli 1973, p. 37;K. Vocelka, Die politische Propaganda Kaiser Rudolfs II (1576-1612), in Veröffentlichungen der Kommission für die Geschichte Osterreichs,IX,Wien 1981, ad Ind.; P.Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Ferrero di Biella, tav. I; H. Biaudet, Les nonciatures apostoliques permanentes jusqu'en 1648, p. 265;B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae..., p. 183; Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVI,coll. 1264 ss.