PEDROTTI, Giovanni
PEDROTTI, Giovanni. – Nacque a Rovereto il 26 maggio 1867 da Antonio e Clotilde Balista.
Il padre Antonio apparteneva a una famiglia benestante imparentata con la piccola nobiltà locale, mentre la madre alla ricca e colta borghesia trentina.
Dopo aver frequentato l’istituto magistrale maschile, nel 1888 Giovanni si iscrisse alla facoltà di Scienze naturali a Monaco, ma l’anno successivo passò alla facoltà di Giurisprudenza, a Roma.
Nel 1888, raggiunti i ventuno anni, ereditò dal prozio materno Pietro una grande fortuna, che quest’ultimo aveva accumulato esercitando attività commerciali. Il lascito testamentario conteneva una clausola: il trasferimento della residenza di Pedrotti da Rovereto a Trento, con il fine esplicito di dedicare le sue risorse e la sua attività alla rinascita economica e culturale della città.
Pedrotti rispose in pieno al progetto dello zio materno, diventando in breve primo contribuente di Trento e protagonista della vita pubblica. La sua figura fu emblematica del mondo notabiliare e insieme della sua radicale trasformazione nel corso del Novecento. Cultore di botanica e pubblicista, collaborò a riviste locali e nazionali, dedicandosi a studi sulla toponomastica, sui dialetti, sulle tradizioni locali e familiari e sulla flora alpina. Come molti rappresentanti dell’élite locale di fine Ottocento fu protagonista della scoperta e della valorizzazione delle valli e delle montagne trentine, anche attraverso sovvenzioni per la costruzione di vie e rifugi. Per la sua generazione l’alpinismo non fu solo una passione e una pratica sportiva; assunse infatti connotazioni fortemente patriottiche e si coniugò sia con i progetti di promozione del turismo, sia con l’affermazione dell’italianità di un territorio conteso alle associazioni pangermaniste.
Nel 1892 Pedrotti entrò nel Consiglio comunale di Trento, dove restò in carica fino al 1902 come rappresentante di parte liberale, eletto dal primo corpo elettorale, quello dei maggiori censiti a cui apparteneva; si iscrisse alla Lega nazionale e nel 1893 all’Associazione politica nazionale del Trentino, nuova denominazione del partito liberale.
Dal 1886 aderente alla Società alpinisti trentini (SAT), fu membro della sua direzione dal 1889 al 1900. Ebbe un ruolo centrale, come tesoriere, nella realizzazione del monumento a Dante, l’evento simbolicamente più rilevante per l’affermazione della cultura italiana nel Trentino asburgico. La prima occasione in cui Pedrotti, a ventisette anni, prese esplicitamente posizioni avverse al governo austriaco fu durante le celebrazioni organizzate per l’arrivo in città, nel 1894, dell’imperatore Francesco Giuseppe, che egli disertò in modo eclatante.
Il 18 settembre 1895 sposò una sua cugina, Clotilde Rosmini di Rovereto (1875-1947), con la quale ebbe sette figli: Annunziata (1896-?), Carmelina (1898-1902), Antonio (1901-1975), Maria (1904-1987), Paolo (1906-1957), Giulia e Alberto (gemelli, rispettivamente 1911-2005 e 1911-1995); Antonio divenne un noto compositore e direttore d’orchestra, e fu particolarmente legato alla sorella Maria, moglie di Luigi Regazzola e appassionata custode della memoria – anche fotografica – familiare.
Negli anni tra i due secoli Pedrotti fu a pieno titolo parte dell’élite dirigente della città, come attestava la sua partecipazione agli organismi direttivi di enti che costituivano punti fondamentali nella rete della sociabilità trentina: dalla Delegazione fersinale (1889), al Consiglio di agricoltura trentino (1895), dall’Associazione politica trentina alla Cassa di Risparmio. Intenso fu inoltre il suo sodalizio politico e intellettuale con il fratello Pietro (1875-1956), studioso di storia nazionale e locale, e con il criminologo e irredentista Scipio Sighele.
Nel 1905 inaugurò al passo Pordoi un albergo di sua proprietà, in un clima dai forti accenti nazional-patriottici e di contrapposizione all’elemento tedesco. Nel 1910 aderì all’Associazione nazionalista italiana; il suo temperamento e il suo spirito critico lo tennero distante da un’adesione piena ai programmi dei nazionalisti, benché fosse coinvolto fin dall’inizio nell’organizzazione delle attività irredentistiche. Partecipò altresì all’attività di spionaggio militare in collaborazione con l’Ufficio informazioni militari di Roma. In seguito alla scoperta di un furto alla Banca cooperativa di Trento, che si sospettava organizzato dall’irredentista Giuseppe Colpi per il finanziamento di attività sovversive, Pedrotti abbandonò il Trentino per non essere coinvolto nelle indagini; rientrò nel gennaio 1911 e nel 1913 lasciò l’Associazione nazionalista.
Nel 1914, allo scoppio della guerra, firmò, assieme a Guido Larcher e a Cesare Battisti, la petizione al re Vittorio Emanuele III per l’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa.
Un mese dopo l’inizio del conflitto, varcò il confine e ritornò in Italia, dove aveva già trasferito la maggior parte delle sue sostanze presso il Credito italiano, di cui divenne, nel 1916, consigliere d’amministrazione. Si stabilì a Roma, dove diventò referente dell’irredentismo trentino e, con Larcher e Battisti, diede vita alla Commissione per l’emigrazione trentina.
Durante il conflitto fu membro della Commissione per i profughi di guerra, per la quale fu anche delegato sul campo per i rapporti con i profughi raccolti nel centro Italia. L’esperienza fu descritta nel suo articolo dal titolo I profughi di guerra nel Regno, pubblicato nel volume collettaneo ll martirio del Trentino (per cura della commissione dell’emigrazione trentina in Milano e della sezione trentina dell’Associazione politica degli Italiani redenti in Roma, Milano 1919, pp. 185-192), al quale contribuirono i maggiori esponenti dell’irredentismo liberale, ma anche un cattolico come Alcide De Gasperi. Le fasi dell’evacuazione delle popolazioni trentine e della loro dispersione nelle varie province italiane furono descritte con uno stile indicativo del personaggio, del tutto privo di enfasi, obiettivamente critico nei confronti delle autorità di governo – giudicate spesso impreparate a gestire lo sgombero dei territori via via coinvolti nei combattimenti – così come pronto a riconoscere le iniziative utili, miranti alla soluzione dei problemi e a ricordare i meriti delle tante personalità coinvolte nel lavoro di sostegno ai profughi.
Nel dopoguerra rientrò a Trento, dove per un certo tempo continuò a ricoprire ruoli importanti nella vita pubblica; nel 1919 fu socio fondatore della Società di studi di scienze storiche; nel 1920 venne insignito del titolo di commendatore e dal dopoguerra fino al 1928 fu vicepresidente e poi presidente della SAT. Nel 1919 e poi nel 1921 rifiutò le offerte di ricoprire la carica di senatore del Regno d’Italia, ma declinò anche l’invito di Giovan Battista Pirelli ad assumere la presidenza del consiglio di amministrazione di una nuova società, articolazione della Società autovie d’Italia, che si interessava delle comunicazioni pubbliche su strada nelle nuove province.
Il suo atteggiamento nei confronti del fascismo fu critico, pur nella sospensione iniziale del giudizio in nome dell’eccezionalità della situazione sociale ereditata dalla guerra. Ma le opinioni di dissenso dal regime si fecero sempre più nette, come quelle espresse in una lettera del 1924 al conte Donato Sanminiatelli, scritta in difesa di De Gasperi, accusato di «austriacantismo» (Ambrosi, 1996, p. 29). Fu in dissenso anche con la politica fascista di nazionalizzazione dell’Alto Adige.
Pedrotti morì ad Andalo, dove trascorreva la villeggiatura, il 15 luglio 1938.
Opere. Oltre al testo citato si segnalano: Le strade militari della regione trentina, Trento 1921; Nomi dialettali delle piante indigene del Trentino e della Ladinia dolomitica presi in esame dal punto di vista della botanica, della linguistica e del folclore, Trento 1930; Una famiglia di patrioti trentini, Milano 1932; The high alpine flora of Bondone (june october) and the marvellous alpine flora of Molveno on the lake-Dolomites (march november): Trentino, Italy, Trento 1935; Vocabolarietto dialettale degli arnesi rurali della Val d’Adige e delle altre valli trentine, Trento 1936.
Fonti e Bibl.: Trento, Fondazione Museo storico del Trentino, Fondo Giovanni Pedrotti; Fondo Pietro Pedrotti; Fondo Scipio Sighele; Fondo Battisti; Fondo Commissione patronato; Fondo “AL”; Fondo Luigi Regazzola - Maria Pedrotti, che conserva una collezione di album fotografici documentanti la giovinezza di Maria, fatta di frequenti soggiorni nella villa paterna di San Rocco a Villazzano, e di numerose gite in montagna (su questo fondo si può consultare: C. Ambrosi, L’archivio Regazzola-Pedrotti, in Archivio trentino, XLVIII (1999), 2, pp. 147-160); Trento, Biblioteca comunale, Archivio famiglia Pedrotti; Archivio fotografico storico della provincia autonoma di Trento, Fondo Giovanni Pedrotti (vi si conservano più di 3000 negativi e positivi compresi fra il 1889 e il 1914 che attestano la passione di Pedrotti per la fotografia in chiave sia artistica sia documentaria-etnografica e spionistica); Bolzano, Biblioteca civica Cesare Battisti, Fondo Giovanni Pedrotti, sul quale è consultabile: A. Cont, I manoscritti riscoperti della “biblioteca trentina” di G. P., in Studi trentini, XCI (2012), 2, pp. 483-490. Documentazione riguardante Pedrotti è altresì conservata all’Archivio della SAT, all’Archivio centrale dello Stato di Roma e presso l’erede Giulia Ricci Pedrotti. Inoltre: In morte del cittadino Pietro Pedrotti, Trento, nell’Aprile 1888, Trento 1888; B. Emmert, Scritti del comm. G. P., in Studi trentini di scienze storiche, XIX (1938), 2, pp. 216-220; C. Ambrosi, G. P.: un liberale indipendente, in Archivio trentino di storia contemporanea, XLIV (1996), 1, pp. 5-37; Id., G. P., in Una storia fatta a persona, a cura di R. Taiani, Trento 2005, pp. 137-178; M. Bigaran, G. P. (1867-1938), la piccola patria e la storia europea, in L’archivio di G. P. e le recenti acquisizioni documentarie della Biblioteca comunale di Trento, a cura di S. Groff, Trento 2009, pp. 13-27; A. Cont, Inventario dell’archivio della famiglia Pedrotti di Trento, ibid., pp. 40-53; Trentino in posa. Fotografie di G. P. alla vigilia della Grande Guerra, a cura di L. Dal Prà - K. Malatesta, Trento 2014. Nel 2014 la Wasabi s.n.c. di Trento ha inoltre girato il documentario L’occhio borghese. Il Trentino alla vigilia della Grande Guerra nella fotografia di G. P., per la regia di Luciano Happacher e Michele Moser.