MAZZOCCHI, Giovanni
(Giovanni Mazzocco di Bondeno). – Nacque a Bondeno, nel Ducato di Ferrara, da Pellegrino. L’anno di nascita è ignoto, ma il fatto che nel 1514 non avesse ancora raggiunto l’età richiesta dagli statuti ferraresi per poter agire senza curatore (25 anni) consente di collocarlo nell’ultimo decennio del XV secolo. Il padre del M. è stato identificato con il «Peregrinus Majiocus» eletto nel 1513 massaro della Comunità di Bondeno (Nuovo, p.93), ma la notizia è smentita dai documenti notarili riguardanti il M., che dal 1508 segnalano l’avvenuta morte del padre.
Le notizie sulla vita del M. sono del resto assai lacunose. Il testamento paterno, in data 8 ott. 1507, rivela che il M. aveva due fratelli, Pietrobono e Antonio Maria, quest’ultimo già morto al momento della sottoscrizione dell’atto (Arch. di Stato di Ferrara, Archivio notarile, pacco 1, prot. 1507, matr. 442). Dalla moglie Elisabetta di Pietro Fornari ebbe un unico figlio, Sigismondo, erede del mestiere e della bottega paterna.
Il primo documento che attesta la presenza del M. a Ferrara è un rogito stipulato l’8 marzo 1505 «in apotheca m. Ioanis Mazochi» (Cittadella, 1864, p. 286). L’edificio, in via dei Sabbioni, nella contrada di S. Romano, era anche l’abitazione della famiglia. Nel rogito il M. figura come testimone con la qualifica di «librarius»; con l’appellativo di «chartolaro» è menzionato in due successivi atti rispettivamente del 1507 e 1508 (Arch. di Stato di Modena, Arch. camerale, Amministrazione della casa, Estense, Guardaroba, Libro delle partite, c. 135; Arch. di Stato di Ferrara, Comune, Finanziaria, b. 55: Memoriale, c. VI). In quel periodo il M. svolse l’esclusiva attività di libraio e, come si evince da alcuni mandati di pagamento, fu fornitore della corte estense.
Dal 1508 la sua bottega divenne sede di una fiorente tipografia. Sebbene i colophon riportino la sottoscrizione del solo M., è certo che, almeno in un primo momento, egli non fosse coinvolto nella produzione né in veste di tipografo né in quella di editore, ma che si limitasse a ospitare i torchi e a mettere in vendita le stampe. Gli accordi societari intercorsi il 19 dic. 1508 tra Ludovico Bonaccioli, medico ducale e riformatore dello Studio ferrarese, e l’umanista Pontico Virunio, proprietario dell’attrezzatura tipografica, prevedevano, infatti, che quest’ultimo stampasse libri per un periodo di sei anni per conto di Bonaccioli, il quale avrebbe avuto il ruolo di editore, unico committente e fornitore della carta. Tali accordi vincolavano all’osservanza dei patti anche Andrea e Antonio Baldi, congiunti di Virunio, aggiungendo l’obbligo di «tenere sempre el torculo, on più che fussero, et littere con tutte le cose necessarie per stampire, in casa de mastro Zoane Mazocho» (Ferrari, pp. 16 s.). Quanto all’indirizzo editoriale dell’impresa, Bonaccioli scelse di investire grandi capitali in un ambizioso progetto di promozione che interessava da una parte le opere di carattere medico-scientifico e dall’altra la produzione in lingua greca.
La prima stampa fu appunto il compendio eseguito da Guarino Veronese (Guarino Guarini) della grammatica greca di Emanuele Crisolora, gli Erotemata Guarini, usciti il 13 marzo 1509 a cura del filologo aquinate Giovanni Maria Tricaglio.
Sul frontespizio figura la marca xilografica che caratterizzerà, seppure con piccole varianti, le edizioni dell’officina mazzocchiana: un cartiglio recante le iniziali I. M. (altrove Z. [Zuane] M.), sormontato da una grande corona ornata di ghirlande, ambedue racchiusi in cornice.
Dopo gli Erotemata Guarini, tirati in ben 3000 esemplari, la produzione a firma del M. proseguì con la pubblicazione, a pochi mesi di distanza, di due importanti opere del medico Nicolò Leoniceno: il De Plinii… erroribus e la traduzione latina dei testi di Galeno. Infine, il 20 ottobre vide la luce l’editio princeps del Mambriano di Francesco Cieco da Ferrara, composta con i raffinati caratteri corsivi di Benedetto Dolcibello.
Nel 1510 il M. sottoscrisse il grande dizionario greco di Giovanni Crastone (Dictionum Graecarum thesaurus…) e le Graecae institutiones e le Institutiones universae di Costantino Lascaris. Nel 1512 fu stampato il De situ orbis di Dionisio Periegete con annotazioni di Celio Calcagnini e accompagnato da una lettera di dedica del M. stesso. Le parole di gratitudine rivolte a Bonaccioli, non solo in questa occasione ma in diverse altre dedicatorie, rivelano il rapporto di mecenatismo che il medico-editore aveva nei confronti della famiglia del Mazzocchi.
Dal 1513, anno che segna l’uscita di Virunio e cognati dalla società, il M. cominciò a impegnarsi personalmente nella produzione libraria, utilizzando la dotazione tipografica incamerata e i materiali lasciati nella sua bottega. Fermo restando il consorzio con Bonaccioli, cercò di ritagliarsi un margine di iniziativa all’interno dell’impresa, agendo in proprio e ricorrendo a modesti finanziamenti tramite associazioni.
Risale al 1513 l’edizione dell’Exposition ingeniosa et accomodata a’ nostri tempi del XIV, XV et XVII psalmo di Andrea Bauria e del volume in folio delle Prediche devotissime di G. Savonarola; autore, questo, a cui l’officina mazzocchiana si dedicherà nuovamente nel 1516, stampandone le Prediche sopra Ezechiel. Dopo aver tirato, nel 1514, gli Adagia di Erasmo da Rotterdam e un volume di inni di Lodovico Pittorio (In coelestes proceres hymnorum fpitaphiorum [sic] Liber…), i torchi del M. furono adibiti all’impresa più clamorosa della casa editrice: l’editio princeps dell’Orlando furioso, uscita in data 22 apr. 1516. Alla pubblicazione partecipò personalmente L. Ariosto, non solo mettendo a disposizione propri capitali ma anche intervenendo in tutte le fasi di produzione.
L’attività della stamperia, a Ferrara, si chiuse con l’opera di Libanio Μέλεται λόγοι κα ε᾽κφράσεις (1517), in concomitanza con lo scioglimento della società Bonaccioli-Mazzocchi. Il saldo delle ragioni reciproche mostra come i due soci avessero condiviso, negli anni, iniziative imprenditoriali diversificate, quali la gestione del «fonticus cartarum» di Ercole I, la mercatura di frumento e farine (il M. fu proprietario della metà di un mulino) e, da ultimo, la conduzione dell’officina tipografica (Arch. di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, pacco 3, prot. 1517, matr. 493, 19 maggio). Quanto emerge da altri documenti notarili, in cui il M. è attore costante in compravendite di immobili e di terreni, è infatti la figura di un mercante e affarista «che fa della produzione e smercio del libro solo una delle sue attività» (Nuovo, p. 99).
Tra il 1518 e il 1519 il M. lasciò Ferrara per Mirandola, chiamatovi dal conte Giovanni Francesco Pico, il quale si proponeva, «conducto calcographo in oppido Mirandulae propriis sumptibus» (in G.F. Pico, Liber de veris calamitatum..., 1519 c. A1v), di pubblicare i propri saggi e il corpus delle opere del celebre zio Giovanni Pico. Nella cittadina modenese il M. impresse invece due sole opere, entrambe dello stesso Giovanni Francesco: il Liber de veris calamitatum causis nostrorum temporum (1519) e l’Examen vanitatis doctrinae gentium et veritatis Christianae disciplinae (1520).
È probabile che, conclusa l’esperienza mirandolese, il M. abbia fatto ritorno a Ferrara o a Bondeno, dove la famiglia aveva mantenuto dei possedimenti. In assenza di dati documentali, le ultime edizioni citate rappresentano l’unico riferimento disponibile per stabilire la data approssimativa della sua morte.
È da escludersi che abbia operato a Roma tra il 1521 e il 1522, come invece sostiene Ascarelli: si tratterebbe di un caso di omonimia. Il Giovanni Mazzocchi che sottoscrive le edizioni romane, infatti, si definisce in una di esse bergamasco ed è plausibile che fosse parente di Giacomo Mazzocchi, anch’egli originario di Bergamo e attivo nella capitale nello stesso periodo.
Non è dato sapere quando il figlio Sigismondo si sia associato al M. nella stamperia in via dei Sabbioni, ma è certo che si servì della stessa marca e dei caratteri tipografici paterni per l’impressione delle due edizioni che recano la sua sottoscrizione: il Devotissimum offitium sanctae Mariae Magdalenae (1513) e l’Operetta nuova amorosa del Notturno Napolitano. Nel 1517 Sigismondo risulta fornitore della corte estense.
Fonti e Bibl.: L.N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara…, Ferrara 1864, pp. 286, 478; Id., Pontico Virunio, stampatore in Reggio e Ferrara nel secolo XVI, Reggio Emilia 1875; G. Bertoni, L’«Orlando furioso» e la Rinascenza a Ferrara, Modena 1919, pp. 137, 192, 312-316; V. Ferrari, Documento dell’Archivio di Stato in Reggio-Emilia interessante la storia della tipografia reggiana e ferrarese, Reggio Emilia 1924; M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, I, Genève-Firenze 1930, pp. 184, 430 s.; G. Agnelli, La stampa nella provincia di Ferrara, in Tesori delle biblioteche d’Italia: Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, pp. 468-470; F. Ascarelli, Annali tipografici di Giacomo Mazzocchi, Firenze 1961, pp. 14 s.; L. Balsamo, I corsivi di Benedetto Dolcibello, in L. Balsamo - A. Tinto, Origini del corsivo nella tipografia italiana del Cinquecento, Milano 1967, pp.67, 70-74; D. Cavallino, L’editoria ferrarese nei secoli XV e XVI, in Il Rinascimento nelle corti padane, società e cultura, Bari 1977, pp.345-347; D.E. Rhodes, Studies in early Italian printing, London 1982, pp. 89-93, 286-291; L. Balsamo, Produzione e circolazione libraria in Emilia (XV-XVII sec.): studi e ricerche, Parma 1983, pp. 74-77, 80 s.; C. Fahy, L’autore in tipografia: le edizioni ferraresi dell’«Orlando furioso», in I libri di «Orlando innamorato» (catal., Ferrara-Reggio Emilia-Modena), Modena 1987, pp. 106 s.; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze 1989, pp. 67 s., 102, 105, 358 s.; J.E. Everson, Bibliografia del «Mambriano» di Francesco Cieco da Ferrara, Alessandria 1994, pp. 15, 66 s.; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in età umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, II, 2, Ferrara 1997, p. 672; A. Nuovo, G. M. da Bondeno, «librarius et mercator», in Id., Il commercio librario a Ferrara tra XV e XVI secolo: la bottega di Domenico Sivieri, Firenze 1998, pp. 93-100; E. Vaccaro, Le marche dei tipografi ed editori italiani del secolo XVI nella Biblioteca Angelica di Roma, Firenze 1983, figg. 58 s.; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, II, Milano 1986, figg. 382 s.; Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo, .