MARTINELLI, Giovanni
Nacque a Montagnana, presso Padova, il 22 ott. 1885, da Antonio e Lucia Bellini.
Il padre, ebanista, condivideva con il figlio la passione per la musica. Insieme si recarono a Torino per ascoltare il tenore Francesco Tamagno nell’Aida di G. Verdi e a Venezia, nel 1903, per ascoltare Fernando De Lucia e Mattia Battistini ne Il barbiere di Siviglia di G. Rossini.
Partito per la leva nel 1905, il M., grazie alle sue doti di clarinettista (già a 12 anni era membro della banda cittadina), venne assegnato alla banda militare. Dotato di un bel timbro tenorile, fu spinto dall’ufficiale capomusica C. Gaudino a intraprendere lo studio del canto. A seguito di un’audizione al teatro Eden di Milano firmò quindi nel 1908, grazie all’interessamento di Oreste Poli, impresario del teatro Dal Verme di Milano, un contratto in esclusiva con l’agenzia teatrale Emilio Suvini - Luigi Zerboni (che si impegnava a pagargli gli studi). L’insegnante prescelto a Milano fu il tenore Giuseppe Mandolini. Lo stesso Poli procurò poi al M. l’ingaggio al teatro Dal Verme per lo Stabat Mater di Rossini (3 dic. 1910) e le scritture per Ernani di Verdi (29 dic. 1910) e per il Ruy Blas di F. Marchetti nel febbraio 1911. Scelto dallo stesso G. Puccini in sostituzione del tenore Amedeo Bassi per le esecuzioni italiane de La fanciulla del West nel ruolo di Dick Johnson, il M. recitò tale parte nel 1911 dapprima al teatro Costanzi di Roma, poi al Grande di Brescia e al S. Carlo di Napoli, e ancora al Carlo Felice di Genova e al Grand Théâtre di Montecarlo nel 1912.
Il 22 apr. 1912 esordì al Covent Garden di Londra in Tosca di Puccini con enorme successo. Il successivo 29 dicembre apparve per la prima e ultima volta al teatro alla Scala ancora ne La fanciulla del West.
Il 7 ag. 1913 sposò a Milano Adele Previtali, da cui ebbe tre figli: Elisabetta, Giovanna e Antonio.
Tra il 1913 e il 1914 fu attivo a Londra (Covent Garden), Parigi (Champs-Elysées e Comédie-Française) e Bruxelles (La Monnaie). Ancora nel 1913 venne ingaggiato da Giulio Gatti Casazza, general manager del Metropolitan Opera House di New York, che lo aveva apprezzato alla Scala, debuttando il 20 novembre in Bohème di Puccini nel ruolo di Rodolfo, con al fianco Lucrezia Bori in quello di Mimì.
Il Metropolitan fu il centro della sua attività artistica per molti anni: vi comparve ininterrottamente fino alla prima metà del 1943, partecipando poi anche alla stagione 1944-45. Nonostante la presenza a New York di Enrico Caruso, con il quale fu messo presto a confronto dalla critica, il M. ebbe notevole successo fin da subito quale protagonista di prime esecuzioni: nel gennaio 1915 partecipò alla prima americana di Madame Sans-Gêne di U. Giordano diretta da A. Toscanini e l’anno dopo a quella di Goyescas di E. Granados, prima opera a essere rappresentata in spagnolo al Metropolitan. Nel giugno del 1914 e nel dicembre 1916 interpretò nel medesimo teatro Francesca da Rimini di R. Zandonai, autore per il quale aveva ricoperto il ruolo di Marzio in Melenis nel 1912 al teatro Dal Verme per la prima esecuzione assoluta dell’opera. Nel marzo 1916 recitò al Metropolitan in Lakmé di L. Delibes e nel novembre 1917 in Faust di Ch. Gounod.
Nella prima metà del 1914 era tornato in Europa per debuttare a Montecarlo nel Trovatore e in Un ballo in maschera di Verdi, e per tenere a battesimo nel marzo I mori di Venezia di A. Ponchielli. Nel 1916 debuttò con ottimo esito anche al teatro Colón di Buenos Aires in Aida di Verdi, in Lucia di Lammermoor di G. Donizetti, e ne Les huguenots di G. Meyerbeer. Tornato a cantare al Metropolitan, partecipò alla prima esecuzione americana dell’Oberon di C.M. von Weber (28 dic. 1918), nella versione con testo in inglese e la riduzione musicale di Artur Bodanzky, che ne fu anche il direttore. Nel 1919 recitò al Covent Garden in Tosca, Madame Butterfly di Puccini, Un ballo in maschera, Pagliacci di R. Leoncavallo. Insieme con Claudia Muzio e Giuseppe De Luca, tornato a New York, interpretò in prima esecuzione americana (24 marzo 1920), Eugen Onegin di P.I. Čajkovskij in versione italiana diretta da Bodanzky. Il 23 dicembre dello stesso anno fu protagonista ancora di una prima esecuzione americana, il Don Carlos di Verdi, al fianco di Rosa Ponselle, Margarete Matzenauer e G. De Luca, diretti da Gennaro Papi nell’allestimento di Josef Urban. Nei primi mesi del 1921 fu in tournée a Buenos Aires, mentre nel 1922 gli vennero affidati al Metropolitan i ruoli che erano stati di Caruso (morto nel 1921) in La forza del destino di Verdi e Samson et Dalila di C. Saint-Saëns. Nel 1921 fu costretto a rifiutare la prima assoluta alla Scala del Nerone di Arrigo Boito offertagli da Toscanini a causa dei cattivi rapporti di questo con Gatti Casazza (per lo stesso motivo successivamente rinunciò anche al ruolo di Calaf alla prima assoluta di Turandot di Puccini nel 1926). Nel 1924 gli venne però offerta al Metropolitan la parte di Éléazar ne La juive di J.F. Halévy, ruolo che era stato un cavallo di battaglia di Caruso. Il 24 nov. 1928 interpretò Enrico ne La campana sommersa di O. Respighi in prima esecuzione americana al Metropolitan, ruolo che ricoprirà ancora, per interessamento di B. Mussolini, a Roma nell’aprile del 1929.
La critica romana dell’epoca fu discorde nel giudicare la voce del M., adattatasi negli anni al gusto americano più incline all’emissione tragica scura e poco vibrata, rispetto alla chiarezza e alla mobilità del timbro tenorile preferite in Italia.
Tornato in America cantò a Chicago e Filadelfia; il 28 genn. 1932 interpretò per la prima volta Gabriele Adorno nel Simon Boccanegra verdiano diretto da Vincenzo Bellezza al Metropolitan.
Seguirono anni di febbrile attività sia in America sia in Europa e in Italia (nel 1933 cantò ad Adria, Vicenza, Bergamo, Verona, Venezia, Viareggio). Nel 1936 debuttò nel ruolo protagonista in Otello di Verdi accanto a Lawrence Tibbett (Jago) ed Elisabeth Rethberg (Desdemona) al War Memorial di San Francisco, legando il proprio nome a questo personaggio che interpretò poi in tutto il mondo ottenendo da subito un grande successo: la replica a Londra (23 dic. 1937) raccolse ampi consensi. Nonostante la voce andasse ormai lievemente declinando, il M. decise di interpretare ancora un nuovo ruolo: si produsse così nel 1939, con buon successo, alla Civic Opera House di Chicago in Tristano e Isotta di R. Wagner insieme con Kirsten Flagstad. L’attività del M. negli anni 1940-41 fu ancora molto intensa, nonostante le critiche alla sua accesa e dichiarata simpatia per il fascismo, testimoniata dalle incisioni delle composizioni di G. Blanc (Giovinezza) e di G.E. Gaeta, in arte E.A. Mario (La canzone del Piave), che era solito inserire nei programmi dei suoi concerti. Alla fine del 1941 assunse la direzione artistica della Chicago Opera Company. Dal 1945, anno in cui chiese e ottenne la cittadinanza statunitense, le sue apparizioni si ridussero molto. Interruppe l’attività dopo la rappresentazione di Samson et Dalila a Filadelfia nel 1950. Nel 1962 il M. venne festeggiato a Londra per il cinquantesimo anniversario del suo debutto al Covent Garden, l’anno dopo a New York per quello del debutto al Metropolitan. Il 31 genn. 1967 tornò però a calcare le scene interpretando l’imperatore Altoum nella Turandot all’Opera House di Seattle. Nel 1968 venne insignito con la commenda al merito della Repubblica italiana.
Il M. morì a New York il 2 febbr. 1969.
La voce del M. si mantenne intatta fino a tarda età, anche perché evitò ruoli con tessiture che potessero col tempo risultare rischiose. Si avvicinò infatti al teatro verista con circospezione, preferendo, fra gli italiani, Giordano, Respighi e soprattutto Puccini. Il suo repertorio si basava in massima parte sui capolavori dell’Ottocento che esaltavano la sua vocalità al contempo squillante e pastosa, sorretta da un’interpretazione attenta ai particolari, calibrata nella scelta dei tempi (le sue esecuzioni paiono oggi saggiamente lente), capace di generare tensione e attesa. Saltuariamente eseguì, solo nell’ambito dei concerti, composizioni del Settecento, come quando cantò arie di G. Sarti, Chr.W. Gluck e F. Durante al teatro La Fenice di Venezia nel 1938. Noto per le sue truccature, conquistò col tempo anche notevoli doti mimiche. Corteggiato dal nascente cinema sonoro, apparve in diverse pellicole in cui cantava brani del suo repertorio (alcuni suoi dischi sono tratti dalle colonne sonore dei film Vitaphone - Warner Bros). La sua voce chiara e intensa, adattissima al fonografo, dapprima venne fissata in incisioni acustiche da Edison a partire dal 1912 (arie da Tosca, Bohème, Aida, Rigoletto, e Manon Lescaut di Puccini); dal 1914 al 1924 per la Victor (HMV), sempre in incisioni acustiche, il M. realizzò dischi con arie da Carmen di G. Bizet, Lucia di Lammermoor, Guillaume Tell di Rossini, Don Pasquale di Donizetti, Trovatore. Dal 1925 la Victor fissò la voce del M. in incisioni elettriche di qualità superiore con estratti da La forza del destino, La juive, Samson et Dalila. Negli anni successivi incise di nuovo per la Edison e poi per la RCA Victor, per la quale realizzò nel 1962, a settantasette anni, un disco con brani di Verdi, Donizetti, P. Mascagni, Ponchielli, Bizet, Wagner, Puccini, Leoncavallo, Rossini, Giordano, per celebrare il cinquantenario della Fanciulla del West.
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