LEPRI, Giovanni
Sono ignoti il luogo e la data di nascita di questo danzatore, coreografo e insegnante di danza, la cui attività è documentata dal 1843 al 1881.
La prima segnalazione del L. come danzatore risale al 1843, anno in cui si esibì a Livorno e quindi a Perugia, dove comparve nel balletto Sofia di Moscovia di Antonio Monticini. Nel 1846 al teatro della Concordia di Cremona fu "primo ballerino danzante assoluto di rango francese", titolo riservato ai danzatori che si distinguevano per lo stile esecutivo elegante e raffinato. Nel 1847 si perfezionò quale allievo privato con il maestro Carlo Blasis al tempo in cui questi era direttore e maestro di perfezionamento dell'Imperial Regia Accademia di ballo del teatro alla Scala di Milano, affiancato dalla moglie Annunziata Ramaccini, maestra di perfezionamento per la mimica. Il L. poté così beneficiare di uno studio rivolto all'affinamento delle doti tecniche e interpretative alla luce di una più generale educazione culturale e artistica del danzatore, come testimoniato da Claudina Cucchi, anch'ella allieva di Blasis presso la scuola di ballo della Scala: "Mr. Blasis era uomo colto, letterato egregio ed aveva anche scritto e pubblicato molto intorno all'arte della danza, che conosceva in tutti i più mirabili dettagli, nelle più delicate sfumature, rendendola arte intellettuale, e non solo arte ginnastica" (Cucchi).
Nel corso della sua lunga carriera di danzatore il L., talvolta indicato come Lepry, si esibì nei principali teatri italiani, dove ebbe modo di danzare numeri solistici da lui stesso composti all'interno delle produzioni ballettistiche dei coreografi più rappresentativi della scuola italiana, e di essere partner di alcune fra le più quotate danzatrici del tempo quali Amalia Ferraris, Carolina Pochini, Caterina Beretta. Fra il 1857 e il 1862 fu regolarmente scritturato come primo ballerino alla Scala di Milano, ma la città con la quale ebbe i rapporti di collaborazione più significativi fu Firenze, dove aveva debuttato nel 1849 ne L'impostore di Egidio Priora e nel 1850 era stato fra i protagonisti di La bella fanciulla di Gand ovvero Un sogno di Antonio Cortesi. Nel 1853 vi era ritornato con Blasis, per il quale aveva danzato la parte di Alberto in Gisella (da Jean Coralli) e Le galanterie di Parigi con ottimo riscontro: "Il Lepri è per noi e per tutti un gran ballerino. Questo egregio giovane è degnissimo di calcare i primarii teatri e noi gli facciamo le nostre sincere congratulazioni. Il suo slancio, la sua forza, la sua agilità sono straordinarie" (L'Italia musicale, 1° ott. 1853, p. 316). L'entusiasmo aumentò con Raffaello e la Fornarina, sempre di Blasis, soprattutto per la sua interpretazione di "Apollo, il Dio delle Arti Belle" nel passo a due con la Ferraris "Musa della Pittura", che gli valse numerose chiamate alla ribalta e critiche che ne attestavano la leggerezza, il brio e lo slancio nell'esecuzione (ibid., 26 ott. 1853, p. 344).
Nel 1864 fu chiamato quale direttore e maestro di perfezionamento presso l'appena istituita Scuola di ballo del teatro la Pergola. A Firenze risalgono anche le sue ultime apparizioni come danzatore attestate dalle fonti fra il 1867 e il 1868, quando si esibì fra l'altro in Fiammella di Pasquale Borri, ripresa da Cesare Cecchetti. Quest'ultimo nel 1864 gli aveva affidato come allievo privato presso la Scuola di ballo della Pergola il figlio Enrico. Proprio all'insegnamento impartito al giovane E. Cecchetti si deve la perdurante fama del Lepri. Egli, infatti, è ricordato nella storia della danza soprattutto come l'anello di congiunzione fra il magistero del Blasis e quello del Cecchetti, una continuità che però non può essere letta come totale filiazione di un metodo dall'altro. Fra le allieve della scuola della Pergola, che fiorì sotto la direzione del L. fra il 1866 e il 1870, spiccano i nomi di Virginia Zucchi e di Giuseppina De Maria, futura moglie di E. Cecchetti.
L'ultima segnalazione del L. lo vede direttore del corpo di ballo dello spettacolo Castles in Spain, presentato in Spagna, Cuba, Messico e infine a New York nel 1881. Prima ballerina ne era la figlia Amalia, che presumibilmente nel 1882 si stabilì, insieme con il padre, in Messico. Qui il L. sarebbe rimasto sino alla morte, che si ipotizza sia avvenuta fra il 1892 e il 1893.
È proprio attraverso le positive critiche che accolsero il debutto della figlia Amalia come prima ballerina sulle scene di Firenze nel 1876 che si colgono ulteriori aspetti del talento didattico del L.: "Ella ha dato saggio di sé in tutti i generi, cioè in quello di grazia, in quello vibrato, in quello di slancio e di forza. La Lepri ha punte che sembrano di acciaio, ed unisce la eleganza, la morbidezza, alla elasticità, ritraendo in sé perfettamente la esimia scuola del padre […]. Ci congratuliamo tanto con lei quanto col celebre suo padre, il quale, primissimo fra i ballerini danzanti moderni ha saputo dar pure alle scene incomparabili artisti" (La Scena, 15 febbr. 1873, p. 151).
La carriera del L. è un'ulteriore prova della rilevanza della danza maschile nella scuola italiana del XIX secolo anche all'epoca delle grandi dive romantiche, indiscusse protagoniste del teatro di danza di quegli anni, come ben enunciato nella critica a commento del ballo Ileria di Giuseppe Rota, dato al teatro Apollo di Roma nel 1856: "L'eroina di questo ballo, come la protagonista, è Amalia Ferraris: basta nominarla, e dire se le acclamazioni del pubblico accolgano i suoi passi. […] Compagno a lei è il bravo Giovanni Lepri. Agilità e grazia, disinvoltura e difficoltà sono riunite in questo ben disegnato ed intelligente ballerino. Egli è degno di stare accanto ad una Ferraris, se fosse solo avrebbe una luce propria: ma quando il sole spande tanta luce, le stelle sono meno guardate" (L'Italia musicale, 9 febbr. 1856, p. 47).
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia, collezioni di libretti di ballo; Venezia, Biblioteca della Fondazione Cini, collezioni di libretti di ballo; New York, Public Library for the performing arts, Dance Collection: L. Moore, G. and Amalia Lepri, appunti inediti; C. Blasis, Notes upon dancing, London 1847, pp. 75-77; Id., Delle composizioni coreografiche e delle opere letterarie di C. Blasis, Milano 1854, pp. 20-22 e passim; C. Cucchi, Venti anni di palcoscenico. Ricordi artistici, Roma 1904, pp. 5 s.; G. Poesio, "Maestro's early years", in The Dancing Times, LXXXII (1992), 984, settembre, pp. 1125-1127; Id., Il maestro G. L. e la sua scuola fiorentina, in Chorégraphie, I (1993), pp. 68-75; Id., Cecchetti: the influence of tradition, in Dance History, a cura di J. Adshead Lansdale - J. Layson, London-New York 1994, pp. 117-131; F. Pappacena, Ricostruzione della linea stilistica di C. Blasis, in Chorégraphie, n.s., I (2001), pp. 31-33; C. Celi, L.,G., in International Encyclopedia of dance, IV, New York-Oxford 1998, pp. 150 s.