GRADENIGO, Giovanni Girolamo
Nacque a Venezia il 19 genn. 1708, dal ramo della famiglia patrizia residente in contrada di S. Simeone Piccolo, nel sestiere di S. Croce, secondogenito di Bortolo (IV), detto Giovanni, figlio di Gerolamo, e di Isabetta Contarini, figlia del cavaliere Carlo. Alla nascita gli furono imposti i nomi di Bortolo (II) e Gerolamo, con i quali fu iscritto al Libro d'oro del patriziato veneziano presso l'avogaria di Comun.
Ebbe una sorella, Maria, e cinque fratelli, tutti di nome Bortolo, come nella tradizione di questo ramo della famiglia; esso, nondimeno, si estinse nella generazione successiva poiché Bortolo (IV), l'unico fratello che contrasse matrimonio (con Maddalena Contarini), generò due figlie femmine.
Sin dall'infanzia il G. fu destinato alla carriera ecclesiastica, svolgendo tutta la propria formazione spirituale e culturale presso i teatini di Brescia ed entrando poi nell'Ordine. Indubbie doti intellettive lo portarono a primeggiare sia nel campo dell'erudizione umanistica sia nella carriera ecclesiastica. Il 20 genn. 1732 fu consacrato presbitero, poi proclamato lettore di teologia, in seguito nominato procuratore generale del suo Ordine (fine 1755). Tra il 1750 e il 1766 - con pari impegno e con notevoli risultati - svolse compiti direttivi nell'Ordine, si profuse nella cura delle anime e si impegnò in studi spazianti dalla teologia alla storia e dalla filologia alla linguistica. Così il vescovo A.M. Querini, cui fu legato da sincero rapporto di stima e amicizia, lo volle tra i professori del seminario bresciano.
La sua prima opera a stampa fu una Lettera all'emin.mo e rev.mo sig.r card.le Angelo M.a Querini… intorno agl'Italiani che dal secolo 11 in fin verso alla fine del 14 seppero di greco (Venezia 1743). Una seconda lettera, edita a Brescia nel 1750, lo vide entrare nel dibattito teologico a difesa del confratello Antonino Diana (Lettera istorica critica di un sacerdote sopra tre punti concernenti la questione del probabilismo e probabiliorismo). Tra il 1752 e il 1753 si interessò alla storia dei Cenomani (popolazione filoromana residente a nord del Po, tra l'Oglio e il lago di Garda, con capitale Brescia) pubblicando sul Giornale de' letterati di Roma (cfr. Biografia universale…, p. 92) una lettera di commento al Delle memorie istorico-critiche dell'antico stato dei Cenomani del marchese della Sambuca, che per la sua importanza nel dibattito fu ristampata nel tomo XI della Storia letteraria d'Italia di F.A. Zaccaria (Modena 1757, pp. 15-79). Nel 1753 il G. partecipò con fervore alla difesa della memoria e delle opere di Gregorio Magno contro gli scritti dell'ex premostratense C. Oudin, stampando a Roma S. Gregorius M. pontifex maximus a criminationibus Casimiri Oudini vindicatus, testo anch'esso ristampato nell'edizione veneziana delle opere di Gregorio Magno (Opera omnia, XVI, Venetiis 1776, pp. V-LXXVIII). Nel 1755, come contributo alla storia di Brescia, che lo ospitava ormai da molti anni, e altresì alla storia ecclesiastica, il G. pubblicò una cronotassi dei vescovi bresciani, tracciando per ognuno una breve ma significativa biografia (Brixia sacra). I suoi interessi in campo letterario si concretizzarono invece nei Ragionamenti intorno alla letteratura greco-italiana (Brescia 1759), dotto lavoro volto a mostrare che anche fra i secoli XI e XIV la lingua greca era stata conosciuta e diffusa in Italia.
Sempre nell'ambito delle opere biografico-erudite e di storia ecclesiastica relative al dominio della Serenissima, completò e pubblicò a Brescia nel 1761 l'opera del Querini Tiara et purpurea Veneta (già apparsa nel 1750 a Roma), che tratteggiava vita e azioni di cinque papi e di ben sessanta cardinali di nascita veneta, e in particolare dei pontefici veneziani Gregorio XII (Angelo Correr, 1325-1417) ed Eugenio IV (Gabriele Condulmer, 1383-1447). L'opera restò "ancorata alla glorificazione della struttura ecclesiastica della Dominante" (Niero, 1986). Nel 1766 diede alle stampe, a Roma, il De Siclo argenteo Hebraeorum, che nello stesso anno vi ebbe una seconda edizione correctior.
La sua prolifica attività di studioso ed erudito non lo distolse, comunque, dalla cura delle anime a cui la vocazione - in consenziente obbedienza ai voleri della famiglia - lo aveva chiamato sin dalla tenera età. Si segnalò nella celebrazione dei divini uffici, nel quotidiano così come nelle ricorrenze pubbliche e religiose, sacre e profane. Profuse la profonda cultura e la fluida dialettica ai fedeli in sermoni e omelie latini e italiani; gli echi di tali capacità ben presto giunsero anche agli organi politici della nativa Venezia.
Soppresso il patriarcato d'Aquileia, cui tra 1751 e 1752 subentrarono i due arcivescovadi di Gorizia e Udine, il G. fu chiamato dal Senato veneziano a ricoprire l'impegnativa carica di arcivescovo di Udine: fu eletto il 28 nov. 1765, solo undici giorni dopo la morte del predecessore e fratello, Bartolomeo Gradenigo, così come concordato tra la Repubblica, la S. Sede e Maria Teresa d'Austria. La consacrazione avvenne a Roma il 2 febbr. 1766 per mano di Clemente XIII, il veneziano Carlo Rezzonico.
Anche nella nuova sede, della quale prese possesso senza recriminazioni o rimpianti, confermando l'innata disciplina e docilità al volere di Dio e degli uomini, il G. si distinse non solo come ecclesiastico attento a ogni aspetto della vita religiosa, in ossequio alle direttive della S. Sede (nel 1767 e nel 1771 richiamò addirittura i parroci al corretto uso degli strumenti nelle esecuzioni di musica sacra), ma anche come ottimo amministratore dei beni, negli interessi della Chiesa e dello Stato. Uomo di multiforme cultura e interessi, incrementò il patrimonio librario della biblioteca fondata dal predecessore Dionigi Dolfin (patriarca di Aquileia dal 1699 al 1734), eresse un nuovo seminario, portò a termine la fondazione della casa della carità voluta da F. Renati e il 23 giugno 1766 pose la prima pietra di un nuovo ospedale nel luogo del soppresso convento dei francescani; alla realizzazione di queste opere contribuì largamente con il proprio patrimonio. Grande impulso al rinnovamento spirituale e a un più vivo contatto con il popolo venne da una sua capillare visita pastorale al territorio, intrapresa tra maggio e settembre 1767. A ricordo di tanto attivo operare il G. diede alle stampe le Istruzioni due per li parrochi, prima della prudenza, seconda della predicazione (Udine 1771), cui nel 1776, ancora a Udine, fecero seguito due volumi di prediche e direttive gestionali e burocratiche; nel 1779 fece stampare una traduzione in friulano delle disposizioni relative all'insegnamento religioso nelle famiglie e nelle scuole primarie (Ristret des primariis instruzions che devin da ju paris, e lis maris alle tenerae fiolanzae in chiasae, o ju maestris e lis maestris ne primae scuelae, tradot in furlan, per ordin di so eccel. rev. Zanjeroni G., arcivescul di Udin, Udine 1779). Nel 1782 Udine fu onorata dalla visita di Pio VI, diretto a Vienna. Ad accoglierlo nel modo più degno furono il G., Bonifacio Da Ponte, vescovo di Capodistria, e Giovanni Barbaro, luogotenente nella Patria del Friuli. Il 13 e 14 marzo il pontefice, alloggiato nel palazzo del conte Antonini, fu festeggiato con una messa celebrata nella metropolitana e impartì al popolo, ai prelati e nobili presenti la benedizione apostolica.
Dopo questo rilevante avvenimento il G. proseguì nel suo incarico, con rara dedizione, per venti anni, sino alla morte a Udine, il 30 giugno 1786. Fu sepolto nella chiesa del nuovo ospedale da lui stesso fondato.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Libri d'oro, Nascite, XIII, reg. 63, c. 152r; Segretario alle Voci, Elezioni in Pregadi, reg. 24, c. 175v; Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de patritii veneti, c. 103; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. it., cl. X, 169 (= 6571); X, 400 (= 10124), Lettere; D. Florio, Lo studio dell'antichità. Egloga a s.e. rev. mons. Gian G. G. arcivescovo di Udine, Udine 1776; Dottrina cristiana, ordinata nella sua diocesi da Gian G. G., arcivescovo di Udine, Udine 1783; C. Belgrado, Orazione per i funerali celebrati dal capitolo metropolitano di Udine a s.e. rev. mons. arcivescovo Giangirolamo G., dedicata a ser Federico Maria Giovannelli patriarca di Venezia, Udine 1786; Oratio Claudii Voralei in funere Io. Hier. Gradonici, arch. Utini, 1786; G. de Sbruglio, Orazione funebre per mons. G.G. G., arcivescovo di Udine, Udine 1787; Sigismondo da Venezia, Bibliografia universale sacra e profana, Venezia 1842, p. 637; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, p. 421; G.P. Della Stua, Vita di mons. Gian G. G. arcivescovo di Udine, Udine 1885; Il seminario di Udine. Seminario patriarcale di Aquileia ed arcivescovile di Udine. Cenni storici pubblicati nel terzo centenario della fondazione. Luglio MCMII, Udine 1906, pp. 181-216; E. D'Alençon, Gian G. G., in Brixia sacra, VI (1915), pp. 92-94; E. D'Alençon, Gradenigo (Gradonicus) Jean Jérome, in Dict. de théologie catholique, VI, 2, Paris 1920, pp. 1687 s.; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 1936, III, pp. 294 s.; A. Cistellini, La vita religiosa nei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 193 s.; C. Godi, Angelo Maria Querini umanista e diplomatico per Aquileia, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XVIII (1964), 1, p. 30; P. Bertolla, In margine alle visite pastorali degli arcivescovi Bartolomeo e Giangirolamo Gradenigo a Povoletto, in Memorie storiche forogiuliensi, LIX (1980), pp. 129-145; A. Niero, Per un'analisi strutturalistica di "Tiara et purpura Veneta", in Cultura, religione e politica nell'età di Angelo Maria Querini, a cura di G. Benzoni - M. Pegrari, Brescia 1982, pp. 525-536; Id., L'erudizione storico-ecclesiastica, in Storia della cultura veneta. Il Settecento, 5, II, Vicenza 1986, pp. 117 s.; R. Tess, L'acquisizione di libri in una biblioteca del Settecento: Gian G. G. e la biblioteca patriarcale di Udine, in Nel Friuli del Settecento: biblioteche, accademie e libri, a cura di U. Rozzo, Tavagnacco 1996, pp. 21-36; M. Dal Borgo, I Gradenigo ecclesiastici, in Grado, Venezia e i Gradenigo (catal.), a cura di M. Zorzi - S. Marcon, [Venezia] 2001, pp. 10-28; M. Gaddi, I Gradenigo e il Friuli, ibid., pp. 220 s.; M. Zorzi, I Gradenigo e i libri, ibid., pp. 238 s.; Biografia universale antica e moderna, XXV, Venezia 1825, pp. 91 s.; G. Moroni, Diz. di erudizione storico ecclesiastica, LXXXII, Venezia 1857, pp. 109, 113, 136; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VI, Patavii 1958, p. 428.