Fusco, Giovanni
Compositore e direttore d'orchestra, nato a Sant'Agata dei Goti (Benevento) il 10 ottobre 1906 e morto a Roma il 31 maggio 1968. Un'inesausta tendenza alla rarefazione di ogni elemento esornativo o turgidamente romantico in favore di un prosciugamento dei parametri timbrici e tematici, e una non comune capacità di rendere icasticamente espressiva una pagina musicale attraverso pochi tocchi strumentali e impasti timbrici desueti fecero di F. il compositore preferito di registi pensosi, asciutti e antiretorici come Michelangelo Antonioni e Alain Resnais. La collaborazione con il primo si tramutò anzi in un sodalizio artistico che portò F. a una sempre maggiore precisazione del suo stile e a riconoscimenti prestigiosi: i Nastri d'argento per le colonne sonore di Cronaca di un amore (1950) e L'avventura (1960).
Seguendo i passi del fratello maggiore Tarcisio, direttore d'orchestra, F. compì rigorosi studi musicali al conservatorio di S. Cecilia a Roma, dove si diplomò nel 1931 in pianoforte, composizione e direzione d'orchestra. Si dedicò dapprima alla composizione (tra il 1930 e il 1938 scrisse un'opera lirica in tre atti, una commedia musicale, brani sinfonici e musica da camera) e alla direzione d'orchestra. Nel 1936 iniziò un assiduo, sia pure ancora non primario, lavoro nel campo delle colonne sonore: musicò, tra gli altri, film di Alessandro Blasetti, Enrico Guazzoni, Carlo Ludovico Bragaglia, Roberto de Ribon, Giuseppe Maria Scotese, e un certo numero di documentari. Fu proprio un documentario, N.U. (Nettezza urbana), che nel 1948 favorì il decisivo incontro con Antonioni, il quale gli affidò la colonna sonora del suo primo lungometraggio Cronaca di un amore. Da quel momento F., sollecitato dal regista, si lasciò conquistare dalla musica per il cinema arrivando a lavorare quasi esclusivamente in questo ambito. Per le atmosfere impalpabili e angosciose del cinema di Antonioni, giunse a modellare uno stile personale che rifiuta i facili effetti, i canonici impasti timbrici, l'impiego di grandi orchestre così come i procedimenti compositivi tipici, quali il tematismo e il sincronismo, preferendo di volta in volta il piccolo complesso, lo scarno intervento solista, ritmi angolosi e ossessivi, la riduzione all'essenza di ogni gesto: tutta la materia sonora assume quindi i contorni di sapido ma controllato contraltare di ciò che accade ‒ o anche di quello che non accade ‒ sullo schermo. Per Cronaca di un amore F. concepì sparute cellule tematiche eseguite da un trio formato da due sassofoni e un pianoforte, mentre per I vinti (1953) si avvalse di interventi solisti di strumenti ad arco. Tale orientamento si accentuò nei successivi film di Antonioni: in La signora senza camelie (1953) un quintetto di sassofoni suona come se fosse un unico strumento contrapposto a un pianoforte, in Le amiche (1955) vi sono interventi dialoganti di chitarra e pianoforte, e in Il grido (1957) addirittura l'impiego di un pianoforte solo. La colonna sonora di L'avventura è da ritenersi forse il culmine di questo percorso: il risultato è un'ostica e ancor più essenziale partitura per legni e fiati variamente combinati tra loro, con interventi sbilenchi e disarticolati basati su lunghe note tenute e sfumate. L'eclisse (1962) accentua tale disposizione, mentre in Deserto rosso (1964) vi è una sola pagina di F., dai toni cullanti, accostata a lacerti di composizioni elettroniche di Vittorio Gelmetti.
F. non fu tuttavia un autore esclusivamente legato ad Antonioni e a una sola, seppur interessante, tendenza: numerose furono le sue collaborazioni con altri registi, che mostrarono di volta in volta creative e mai adagiate soluzioni timbrico-linguistiche, sebbene negli ultimi anni un'evidente stanchezza lo portò a maggiori concessioni verso il già battuto e il repertoriale. Da citare, tra i molti e significativi apporti, le colonne sonore realizzate per Gli sbandati (1955) del giovane Francesco Maselli, Hiroshima, mon amour (1959), uno dei suoi esiti più raffinati, e La guerre est finie (1966; La guerra è finita) entrambi diretti da Resnais; per Il rossetto (1960) e Il giorno della civetta (1968) di Damiano Damiani, L'oro di Roma (1961) di Carlo Lizzani, La corruzione (1963) di Mauro Bolognini, I fuorilegge del matrimonio (1963) di Paolo e Vittorio Taviani e Valentino Orsini, Sovversivi (1967) dei fratelli Taviani.
E. Comuzio, Ricordo di Giovanni Fusco, in "Bianco e nero", 1968, 5-6, pp. 77-96; G. Rondolino, Cinema e musica, Torino 1991, pp. 102-04; G. Papandrea, Fusco, Giovanni, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 50° vol., Roma 1998, ad vocem.