FREGOSO (Campofregoso), Giovanni
Ultimogenito di Pietro (I) e della sua seconda moglie Benedetta di Enrichetto Doria, nacque, probabilmente a Genova, poco dopo il 1390. Come i suoi fratelli ricevette un'educazione degna del rango della sua famiglia e che abbracciava diversi campi: la politica, l'arte militare, il commercio e le lettere. Rimasto in età minore orfano del padre (1404), fu sotto la tutela dei fratelli maggiori, soprattutto Orlando e Tommaso che guidavano la famiglia.
Con l'ascesa del fratello Tommaso al dogato, avvenuta nel 1415, vennero assegnati al F. compiti di difesa dei confini e il comando di operazioni militari. Nel 1417 gli fu affidata la guida di una flotta per combattere Jacopo Adorno, ribellatosi al governo dei Fregoso. L'anno dopo il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, prese d'assalto la Repubblica di Genova con tre armate e al F. venne dato il comando delle difese della Riviera di Ponente: le sue truppe si scontrarono ripetutamente con l'esercito milanese tra Vado e Pietra Ligure, finché nel febbraio 1419 fu conclusa una pace sostanzialmente favorevole al duca di Milano.
Nel 1420 fu incaricato di comandare una flotta inviata in Corsica per aiutare il fratello Abramo, governatore dell'isola. Le truppe genovesi infatti combattevano da anni contro i Corsi appoggiati dagli Aragonesi e comandati da Vincentello d'Istria, nipote del conte di Corsica, Arrigo Della Rocca. L'intervento di una flotta, guidata dallo stesso Alfonso V d'Aragona, fece temere per Genova una grave sconfitta; ma l'intervento del F. si dimostrò decisivo poiché esaurì, assediando per nove mesi il porto di Bonifacio, la resistenza degli Aragonesi. Alfonso V fu così costretto ad abbandonare l'impresa e il governatore Abramo Fregoso poté reprimere la ribellione.
Con la destituzione del fratello Tommaso dal dogato (3 nov. 1421) e la sottomissione di Genova al Ducato di Milano anche il F., al pari dei suoi familiari, dovette prendere la via dell'esilio, rifugiandosi nel feudo di Sarzana. Come gli altri fratelli, si impegnò a riportare Tommaso al potere e nel 1424 venne inviato a Firenze per stringere accordi di alleanza con il Comune toscano in vista di uno scontro con i Milanesi. Nel 1425 le bande armate dei Fregoso avanzarono lungo la Riviera di Ponente, controllata dai Milanesi, conquistando i territori di Sestri Levante e Moneglia; proprio nel corso di questi combattimenti il F. fu ferito mentre il fratello Spinetta (I) perse la vita. Gli scontri con le truppe del duca di Milano, comandate da celebri condottieri come Francesco Sforza e Niccolò Piccinino, continuarono negli anni seguenti con alterne fortune fino alla cacciata dei governatori viscontei da Genova in seguito a un'insurrezione popolare (1435). Dopo meno di un anno, nel corso del quale si alternarono a Genova diversi governi provvisori, Tommaso Fregoso riconquistò il potere facendosi nominare doge per la seconda volta il 3 apr. 1436. Il F. fu reintegrato nei suoi incarichi militari e già nel dicembre del 1436 tornò a combattere guidando una spedizione vittoriosa contro gli Aragonesi che si erano impadroniti di Portovenere. Nel 1437, in seguito alla ribellione del fratello Battista che aveva ripetutamente tentato di impadronirsi del potere, il F. fu nominato capitano generale delle truppe di terra e di mare della Repubblica ligure con il compito di riconquistare località ribellatesi al governo genovese.
Nel 1438 Tommaso Fregoso, per contrastare il duca di Milano e Alfonso V d'Aragona, si alleò con gli Angioini, appoggiandone le rivendicazioni sul Regno di Napoli; in tale occasione il F. comandò, con il titolo di ammiraglio, una flotta di otto navi per conto di Renato d'Angiò, partecipando all'assedio di Trani. La riconferma dell'incarico nel 1442 provocò a Genova una ribellione contro Tommaso, guidata da Giovanni Antonio Fieschi che aspirava al comando della flotta. In conseguenza si arrivò alla deposizione del doge che venne imprigionato; nel periodo di confusione che ne seguì il F. si impadronì del borgo di Portovenere riuscendo a conservarlo nelle proprie mani fino all'aprile 1444, quando fu decisa una tregua tra i Fregoso e gli Adorno che avevano nel frattempo conquistato il potere in Genova. Il F. poté fare ritorno a Genova solo nel 1447 con la nomina a doge del nipote Giano. In seguito gli storici e gli annalisti genovesi non danno più notizia del F. che nel 1454 risulta già morto: la sua scomparsa deve essere avvenuta in questo torno di tempo.
Il F. aveva sposato Orsetta di Teodoro Fieschi, dalla quale ebbe quattro figli: Galeotto, Giovanni, Luchetta (sposatasi con Guglielmo Ferrario) e Maria (andata in sposa a Giovanni de Langasco).
Fonti e Bibl.: G. Stellae - I. Stellae Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XVII, 2 pp. 330, 337, 343, 345, 347, 358; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, Genova 1854, II, p. 289; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze, a cura di C. Guasti, Firenze 1867-73, III, p. 163; N. Battilana, Geneal. delle fam. nobili di Genova, I, Genova 1825, s.v. Campofregoso, p. 1; A. Neri, Inventario di Spinetta da Campofregoso, in Giornale ligustico, XI (1884), pp. 350-359; F. Poggi, Lerici e il suo castello, II, Sarzana 1907, pp. 242 s., 261, 272; V. Vitale, Trani dagli Angioini agli Spagnuoli, Bari 1912, p. 174; L. Levati, I dogi perpetui di Genova, Genova 1928, pp. 145, 232 s., 241, 278; A. Cappellini, Dizionario biografico dei Genovesi, Genova 1936, p. 76; V. Vitale, Breviario della storia di Genova, Genova 1955, I, p. 157; T.O. De Negri, Storia di Genova, Milano 1974, pp. 546, 548; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Fregoso, tav. II; Enc. Italiana, XVI, p. 54.