MAINERI, Giovanni Francesco
Nacque a Parma da Pietro, pittore (atto notarile del 1503, in Franceschini, p. 479: "Ioanne Francisco de Mainerii de Parma filio quondam Magistri Petri pictore, et cive Ferrarie"), presumibilmente intorno al settimo decennio del Quattrocento (Zamboni, 1975, p. 39). La sua attività artistica è documentata dal 1489 al 1506 tra le corti di Ferrara e Mantova.
L'opera del M. si presenta problematica, ricostruita in parte grazie a una vicenda critica inaugurata dalle scoperte archivistiche e dalle prime attribuzioni di A. Venturi (1888). Nucleo di partenza devono essere considerati gli unici tre dipinti firmati: la Sacra Famiglia già nella collezione Testa di Ferrara, la Madonna col Bambino dell'Accademia Albertina di Torino, la Testa di s. Giovanni Battista della Pinacoteca di Brera a Milano. Il catalogo compilato da S. Zamboni (1975), che raggruppa una quarantina di opere, costituisce un primo studio critico complessivo: a esso si devono affiancare un secondo intervento di Zamboni del 1981 e un contributo di A. Franceschini del 1997.
Venturi (1897) ipotizzava una prima formazione del M. come miniatore sotto l'influenza di A. Mantegna, che contribuirebbe a chiarire in parte il suo linguaggio pittorico. Tesi rafforzata da Zamboni il quale, oltre a ricordarne l'origine parmense che lo accomunava a F. Marmitta (con il quale presentava notevoli affinità) e i ripetuti soggiorni mantovani, gli attribuisce quella che costituirebbe l'unica sua opera ad affresco, Cristo sul sepolcro tra la Vergine e s. Giovanni realizzata forse per la famiglia mantovana dei Boldrini (ora Mantova, collezione privata: Zamboni, 1981, p. 163 n. 1). Lo stesso M., d'altro canto, si qualificava "imminiator" in una lettera a Isabella d'Este datata 23 giugno 1506 (Luzio, p. 197): la critica gli ha riconosciuto in via ipotetica la paternità della Circoncisione della Biblioteca reale di Torino (Ragghianti, 1938; Zamboni, 1975, pp. 59 s. n. 41, tav. 2) e le miniature che decorano il Libro d'ore di Galeotto Pico della Mirandola e Bianca d'Este, conservato alla British Library (Bauer-Eberhardt; concorda Alexander, 1994).
Zamboni (1975, p. 12) ipotizza per il M., giunto a Ferrara verosimilmente tra i venti e i venticinque anni, un ulteriore apprendistato nella bottega di Ercole de' Roberti, come spiegherebbero non solo la matrice robertiana di alcune opere che gli sono attribuite, o l'aver ricevuto commissioni (è il caso della pala Clavee) in sostituzione del Roberti, morto nel 1496, ma anche un suo ipotetico intervento in alcuni dipinti del maestro (Longhi, 1940-55, pp. 181 s.).
La presenza del M. a Ferrara presso la corte del duca Ercole I d'Este è attestata per la prima volta in un documento del 4 apr. 1489, relativo a lavori di decorazione eseguiti nel giardino del castello (Venturi, 1888, p. 88). Al 16 sett. 1492 risale un pagamento per aver eseguito, su commissione di Eleonora d'Aragona, "uno santo Agustino e san Francesco" per l'oratorio del castello (ibid.); mentre ancora per la duchessa dipinse nel 1493 un "quadreto dorato" (ibid.; Franceschini, p. 35). Di entrambe le opere si sono perse le tracce. A Ferrara, su commissione di Ercole d'Este, realizzò una Testa di s. Giovanni Battista: destinata, come risulta da un pagamento del 22 febbr. 1502, a suor Lucia da Narni (Venturi, 1888, p. 88; Franceschini, p. 479), l'opera è da identificarsi con il dipinto della Pinacoteca di Brera (si veda anche la versione conservata alla Pinacoteca di Ferrara: Bacchi, 1992).
Nel 1494 il M. si trovava ancora in città, come indica un atto notarile datato 9 ottobre, in cui figura come teste a consegna di dote (Franceschini, p. 130, oltre a pp. 122 s., 133). Ma la partenza da Ferrara alla volta di Mantova dovette essere decisa in tempi brevi. Da una lettera di Isabella d'Este a Carlo e Camillo Strozzi (5 dic. 1498: Luzio, p. 197) si evince che proprio il repentino trasferimento alla corte mantovana aveva impedito al M. di portare a termine una pala d'altare commissionatagli dagli stessi Strozzi (forse la pala già nell'oratorio della Concezione, ora a Londra, National Gallery, terminata da L. Costa: Pouncey, p. 168), la cui consegna era stata fissata per il Natale.
Verso la fine del 1498, introdotto da una lettera di F. Bagnacavallo a Isabella d'Este (23 novembre: Luzio, p. 197), il M. è documentato a Mantova, dove svolse prevalentemente attività di ritrattista. Di questo aspetto della sua produzione si sa tuttavia relativamente poco: un frammento, con il ritratto di Alessandro Feruffino, della pala distrutta già in S. Maria degli Angeli a Ferrara (Bologna, Pinacoteca nazionale: Zamboni, 1975, p. 42 n. 3, tav. 21a), che rivela l'aderenza ai modelli cortesi e un realismo squisitamente fiammingo, e qualche notizia desunta dalle lettere dell'Archivio mantovano.
Su commissione di Isabella d'Aragona, vedova di Gian Galeazzo Sforza, dovette eseguire un ritratto di Isabella d'Este (lettere di Beatrice de' Contrari a Isabella d'Este, 18 e 21 nov. 1498, in Luzio, pp. 196 s.), che risulta essere stato finito nel marzo 1499 (ora perduto). Nella già citata lettera di Bagnacavallo si ricordano altri ritratti realizzati dal M., tra cui quello di Anna Maria Sforza, prima moglie di Alfonso d'Este (ibid., p. 197). Altri cenni a un "retracto facto a la Eleonora" (forse Eleonora d'Aragona, o una dama di corte: Zamboni, 1975, p. 16) si trovano nella lettera di Beatrice de' Contrari del 21 novembre.
Al 1501 risale l'unica opera datata del M.: una tavoletta con un ex voto (Columbia, MO, University of Missouri, Kress Study Collection) offerto alla Vergine per ottenere la guarigione di un infermo (Longhi, 1940, p. 153, interpreta la data come 1502).
In una lettera del 2 febbr. 1503 Ercole I d'Este invitò Isabella a porre termine all'indigenza in cui si trovava il M., "pictore egregio" e "da bene et virtuoso" (Campori, p. 602, doc. XXVI; Venturi, 1888, p. 88), in quel momento a Mantova. Nello stesso anno (27 aprile) il M. è nominato in due atti notarili ferraresi: nel primo, in relazione alla nomina di un curatore della figlia Maddalena, moglie di Antonio Maria Ludovici; nel secondo, come testimone nella assoluzione a favore di Tommaso Mazzolino (Cittadella, 1868, pp. 127 s.; Franceschini, p. 541).
Nel 1504 il M. si trovava di nuovo a Mantova. Lo testimonia una lettera di Clara, vedova di Francesco Clavee di Valenza, a Isabella d'Este, scritta da Ferrara il 18 marzo, in cui si pregava la duchessa di chiedere spiegazioni al M. circa la mancata consegna di un'ancona (una Annunciazione per la cappella di famiglia in S. Spirito) già allogata al pittore e in parte pagata. Si trattava di una commissione risalente a sei anni prima, inoltrata dalla stessa Clavee al M. (Campori p. 603, doc. XXVII; Venturi, 1888, pp. 88 s.) in sostituzione di Ercole de' Roberti, morto senza poter metter mano all'opera.
Lo si desume dal contratto (rogito del 24 genn. 1494, collegato alla lettera del 1504: Venturi, 1888, p. 89) che contiene le indicazioni, compositive e iconografiche, volute dalla committente: al centro vi avrebbe dovuto trovar posto un'Annunciazione, nella predella l'Adorazione dei magi e la Presentazione al tempio, nei due pilastri laterali quattro figure di Santi e nella cimasa Dio Padre (Cittadella, 1868, pp. 124 s.). Le misure (14 piedi in altezza, 6 in larghezza) risultano fornite da un altro contratto, stipulato lo stesso giorno e relativo alla cornice, da realizzare su disegno dello stesso Ercole de' Roberti, per eseguire la quale era stato incaricato l'intagliatore Bernardino da Venezia (ibid., p. 244).
Nel 1504 il M. venne esentato dalla tassa dovuta all'Estimo di Ferrara, in quanto, in seguito alla rottura di una gamba, era rimasto storpio (Cittadella, 1864). Nel giugno del 1506 si trovava a Mantova. Lo indica una lettera inviata a Isabella d'Este dal palazzo di S. Giorgio: in città imperversava la peste, ed egli, malato, necessitava di denaro e colori per continuare le sue opere (Luzio, pp. 197 s.). Questa testimonianza, dai toni drammatici, è anche l'ultima che si possiede sul pittore, il quale "tuttavia dovette vivere ancora diversi anni, come suggerisce l'evoluzione stilistica della sua operosità" (Zamboni, 1975, p. 41).
In particolare, la parentela con A. Solario, così come si evince da un documento postumo datato 16 genn. 1540 conservato all'Archivio di Stato di Milano (Cogliati Ararno, 1965), indicherebbe forse un soggiorno lombardo del M., il quale in una fase estrema della sua carriera artistica registra "una sterzata in senso lombardo" (Zamboni, 1975, pp. 22, 41).
Non si conoscono il luogo e la data di morte del M., che nel 1527 fu citato da S. Fanti nel Triompho di Fortuna, e incluso nell'ambito della "rota" del dio Bacco.
Fonti e Bibl.: S. Fanti, Triompho di Fortuna (1527), introduzione di A. Biondi, Modena 1983, c. XXIV; L.N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara per la maggior parte inedite ricavate da documenti ed illustrate, Ferrara 1864, p. 590; Id., Documenti ed illustrazioni riguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, pp. 124 s., 127 s., 244; G. Campori, I pittori degli Estensi nel secolo XV, in Atti e Memorie delle R.r. Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, s. 3, III (1885), 2, pp. 584, 602 s.; A. Venturi, Gian F. de' M. pittore, in Arch. stor. dell'arte, I (1888), pp. 88 s.; Id., Museo civico di Torino. Alcune miniature, in Le Gallerie nazionali italiane, III (1897), pp. 165-168; Id., Gian F. de' M. da Parma pittore e miniatore, in L'Arte, VIII (1907), pp. 33-40, 148 s.; T. Borenius, Italian schools, in A catalogue of the paintings at Doughty House, Richmond, a cura di H. Cook, I, London 1913, pp. 143, 144 n. 121; A. Luzio, La galleria dei Gonzaga, Milano 1913, pp. 196-198; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, 3, Milano 1914, pp. 1104-1120; M. Salmi, Il rinnovamento della Pinacoteca di Brera, in Bollettino d'arte, I (1925-26), pp. 89, 95 n. 2; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 324; Catalogo della Esposizione della pittura ferrarese del Rinascimento, a cura di N. Barbantini, Ferrara 1933, pp. 113 s., nn. 136 s.; R. Longhi, Officina ferrarese (1934), in Edizione delle opere complete, V, Firenze 1956, pp. 44, 46, 55, 63 s., 67, 103-105, 117 s.; Ph. Pouncey, Ercole Grandi's masterpiece, in The Burlington Magazine, I (1937), pp. 162, 167 s.; C.L. Ragghianti, Notizie e letture, in Critica d'arte, III (1938), 4-6, pp. XV s.; R. Longhi, Ampliamenti nell'Officina ferrarese (1940) e Nuovi ampliamenti (1940-55), in Edizione, cit., pp. 135, 140, 144, 152-155, 182, 189; L. Cogliati Arano, Andrea Solario, Milano 1965, pp. 113-115; S. Zamboni, Pittori di Ercole I d'Este: Giovan F. M., Lazzaro Grimaldi, Domenico Panetti, Michele Coltellini, Milano 1975, pp. 10-23, 35, 39-61, tavv. 1-24b, I-XIV; Id., Una traccia per Giovan F. M. a Mantova, in Cultura figurativa ferrarese tra XV e XVI secolo. In memoria di Giacomo Bargellesi, a cura di R. Varese, Venezia 1981, pp. 159-165; D. Benati, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, pp. 699 s.; D.A. Brown, Andrea Solario, Milano 1987, pp. 88, 134, 161, 165 tav. 121, 198, 206 n. 38, 290; Id., M. and Marmitta as devotional artists, in Scritti in ricordo di Giovanni Previtali, Firenze 1989-90, pp. 299-308; A. Bacchi, in Dipinti ferraresi dalla collezione Vittorio Cini, Vicenza 1990, pp. 36-40, nn. 6-6d; U. Bauer-Eberhardt, G.F. M. als Miniator, in Pantheon, XLIX (1991), pp. 88-96; K. Lippincott, A masterpiece of Renaissance drawing: a sacrificial scene by Gian F. de' M., in Italian drawings at the Art Institute, Chicago 1991, pp. 7-21; A. Bacchi, in La Pinacoteca nazionale di Ferrara. Catalogo generale, a cura di J. Bentini, Bologna 1992, pp. 280 s., n. 312; J.J.G. Alexander, in The painted page. Italian Renaissance book illumination, 1450-1550 (catal., London-New York), a cura di J.J.G. Alexander, Munich-New York 1994, pp. 82 s., n. 25; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in età umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, II, 2, Dal 1493 al 1516, Ferrara 1997, pp. 35, 86, 122 s., 130, 133, 155, 334, 479, 541; S. Urbini, Immagini evocate, incise, miniate nei libri di Alberto Pio, in Alberto III e Rodolfo Pio da Carpi collezionisti e mecenati. Atti del Seminario, Carpi, 2002, a cura di M. Rossi, Udine 2004, pp. 200, 210, 381; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 577.