FROMOND, Giovanni Francesco
Secondo o terzogenito di Claudio e Anna Maria Carluzzi, nacque a Cremona il 17 sett. 1739. Obbedendo a una strategia messa a punto da generazioni - che vedeva i primogeniti instradati verso dignitosi impieghi civili e gli altri figli avviati alla carriera ecclesiastica -, il F. venne destinato agli studi religiosi. Frequentò dapprima il collegio dei gesuiti, ma insofferente della teologia ivi insegnata passò sotto il magistero dei domenicani. I nuovi maestri lo avviarono allo studio della meccanica e dell'ottica, il campo di applicazione preferito dal F., insegnandogli i rudimenti della difficile arte di trattare i cristalli per studiare i fenomeni della luce.
Tra il 1762 e il 1763 il F. venne ordinato sacerdote. Qualche anno dopo, nel 1765, ottenne un canonicato nella collegiata dei Ss. Egidio e Omobono, probabilmente grazie all'influente appoggio dello zio Giovanni Claudio. La via del sacerdozio, sebbene in qualche misura obbligata, fu da lui accettata senza apparenti traumi: condusse vita castigatissima e riservata, aiutato in ciò da un carattere solitario e schivo. Del resto l'impiego ecclesiastico gli permetteva di dedicarsi senza eccessive distrazioni alle occupazione favorite: il F. aveva infatti sempre mostrato una singolare destrezza nella costruzione di strumenti ottici abbinata a una non meno abile capacità di sperimentatore, avidissimo com'era di apprendere nuove scoperte e di ripetere da sé gli esperimenti variandoli e arricchendoli (R.G. Boscovich, Memorie sulli cannocchiali diottrici, Milano 1771, dedica di G.C. Campi al F., pp. n.n.).
Tra il 1770 e il 1771 stava approntando, forse su commissione pubblica, la costruzione di un cannocchiale sulla base delle ricerche ottiche del Boscovich. In quel torno di anni, estese pure la rete dei suoi rapporti con diversi esponenti del mondo scientifico, da L. Spallanzani alla scienziata bolognese Laura Bassi Verati, e si legò a Carlo Firmian. La protezione del potente ministro impresse una svolta nella vita del F. e contribuì a liberarlo dall'obbligo impostogli dal canonicato di risiedere in Cremona, limite questo all'approfondimento dei suoi studi.
Ottenuta l'autorizzazione, il F. iniziò alla fine del 1771 un viaggio, da tempo auspicato, che lo avrebbe portato a visitare i migliori laboratori europei di strumenti di precisione e dotatissime raccolte-musei di fisica e storia naturale.
Grazie all'appoggio del Firmian, il preventivato giro di pochi mesi si trasformò in un lungo tour formativo di due anni. L'esplorazione della realtà scientifica e istituzionale di alcuni paesi europei, la frequentazione degli artigiani andavano oltre la mera curiosità intellettuale. Si trattava piuttosto, di una presa di contatto con la comunità colta internazionale che aggiornò la preparazione del F. nei diversi campi della "filosofia naturale" e dell'esplorazione tecnologica e industriale osservata laddove essa era più feconda. Alla fine del 1771 partì, dunque, per l'Olanda fermandosi ad Amsterdam, quindi attraversò la Manica. A Londra apprese rapidamente l'inglese e frequentò i laboratori di P. Dollond, J. Ramsden, B. Martin per conoscere dalla viva voce e dalle mani di quegli abili artefici i "segreti" della costruzione delle lenti. Ebbe contatti pure con numerosi uomini di scienza, come J. Banks, N. Maskeline, J.J. Magalhaens e B. Franklin, con il quale discusse dei più vari argomenti di fisica, dall'elettricità alla botanica. Ansioso di un confronto diretto sulle scoperte intorno alle "arie", si affrettò a raggiungere J. Priestley a New York (Gazzetta letteraria, 1774, p. 151); da quei fitti colloqui sarebbe nata la traduzione italiana (Milano 1774) delle Observations on different kinds of air del Priestley, arricchita dal F. di molte note e di nuovi esperimenti tesi a verificare e allargare le teorie chimiche dello scienziato inglese.
Nella tarda estate del 1773 il F. intraprese la via del ritorno passando per la Francia. Calorosamente raccomandato dal Franklin, a Torino si fermò presso il fisico G. Beccaria: gli recava una lettera dell'americano di apprezzamento dell'opera Elettricismo artificiale (1772) e molti suggerimenti orali discussi a Londra che indussero il Beccaria a modificare talune sue affermazioni sulla natura dell'"elettricità vindice". L'incontro fece sorgere tra i due un intenso rapporto umano e scientifico, continuato attraverso una fitta corrispondenza. Il Beccaria vinse la ritrosia dell'amico a rendere pubblici i suoi lavori facendosi indirizzare la sola opera data alle stampe dal F. in cui illustrava ingegnose esperienze sulla rifrazione della luce ottenute incidendo un vetro con sottilissimi solchi che, formando come minuscoli prismi, davano particolari effetti ottici, precorrendo così l'uso dei reticoli di rifrazione (Lettera… su la maniera di ottenere sul vetro comune alcuni fenomeni del cristallo d'Islanda, in Scelta di opuscoli interessanti…, XXXVI [1777], pp. 1-12).
Nell'ambito del potenziamento della ricerca e delle riforme scolastiche avviate dal governo, all'arrivo a Milano il F. ottenne l'incarico di soprintendere ai gabinetti di fisica sperimentale della Lombardia e di professore di ottica nel ginnasio di Brera, soluzione fortemente voluta dal Boscovich e dal Firmian: pertanto, oltre a diffondere le sue conoscenze a vantaggio di colleghi e discepoli, egli provvide ad arricchire le poco dotate raccolte scientifiche lombarde, fornendo pure al nascente osservatorio di Brera preziosissime lenti e altri strumenti (Ephemerides astronomicae ad meridianum mediolanensem supputatae, 1780, p. 314).
Dall'agosto 1774 al gennaio 1775 si recò a Firenze - dove frequentò C.A. Guadagni e altri scienziati toscani con i quali mantenne vivi rapporti (G.F. Fromond, Articoli di lettera… al sig. dott. Gio. Luigi Targioni Tozzetti, in Raccolta di opuscoli fisico-medici, 1775, pp. 104 s.) - per l'acquisto di alcune collezioni, riuscendo a mettere insieme seimila pezzi per il Museo di storia naturale dell'università di Pavia diretto da L. Spallanzani.
Sempre in questi anni si situa l'avvio di una cordiale amicizia con Alessandro Volta: quando il fisico gli annunciò la scoperta dell'"elettroforo perpetuo", il F. si precipitò a Como; al ritorno costruì e migliorò lo strumento e condusse gli esperimenti durante la presentazione dell'elettroforo davanti al Firmian e agli scienziati milanesi.
Poco dopo il rientro dall'estero il F. si era lanciato in un'opera di diffusione della cultura tecnico-scientifica - che aveva visto così apprezzata in Inghilterra e in Francia - in cui riflessione teorica, sperimentazione pratica e utilità sociale delle ricerche si univano inestricabilmente. Avanzò il suggerimento, subito accolto da C. Amoretti, F. Soave e C.G. Campi, che muovevano verso identici interessi, di dar vita a un agile strumento di divulgazione: un periodico scientifico aperto a un pubblico ampio che evitasse arroccamenti specialistici. Nacque così, nel 1775, la Scelta di opuscoli interessanti sulle scienze e sulle arti alla quale il F. contribuì con numerose traduzioni o ancora pubblicandovi lettere private - a lui dirette - che preannunziavano nuove scoperte, come quelle di A. Volta. A fianco di questa attività si poneva il suo coinvolgimento nella Società patriottica, inaugurata nel 1778: tra i più assidui alle sue sedute, il F. dava largo conto dei suoi continui contatti con il mondo anglosassone che gli permettevano di esibire sementi e ritrovamenti utili al rinnovamento dell'industria e dell'agricoltura lombarde.
Nel 1779 uscì l'altra sua grande fatica di traduttore, le Ricerche sperimentali sulle cagioni del cangiamento di colore ne' corpi opachi e colorati di E. Delaval, un vasto lavoro che confermava e ampliava le teorie ottiche newtoniane ma non tralasciava di descrivere le ampie possibilità di applicazione pratica nell'arte tintoria. A causa di quei suoi interessi, gli venne addossato nel 1783 l'incarico di avviare una scuola pratica di diottrica e catottrica istituita dal governo milanese per "contribuire al progresso delle arti".
Tuttavia le mai floride condizione di salute del F. avevano preso ad aggravarsi. Sentendo la fine vicina, nel 1785 abbandonò Milano per ritirarsi tra i familiari a Cremona. Il 16 luglio di quell'anno l'Amoretti affranto dava notizia della sua "immatura morte", avvenuta nei giorni precedenti.
Fonti e Bibl.: Cremona, Arch. storico diocesano, Registro battesimi, parrocchia cattedrale, vol. L; Cremona, Bibl. statale, ms. BB. 708: V. Lancetti, Biografia cremonese, fasc. Fores - Fustagni; Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 129, fasc. 20; Studi p.a., bb. 101, 133, 134, 258; Milano, Bibl. Ambrosiana, Lettere a I. Bianchi, T 134 sup. e 140 sup.; Ibid., Bibl. naz. Braidense, Aut. B. XI. 141; Copia-lettere della Società Patriottica, A.F. XI. 37; A. Volta, Ed. naz. delle Opere, III, ad Indicem; Id., Corrispondenza, Bologna 1949, I, ad Indicem; The papers of B. Franklin, a cura di W.B. Willcox, XX-XXII, New Haven-London 1976-82, ad Indices; L. Spallanzani, Ed. naz. delle Opere, II, Carteggi, IV, pp. 6, 274; VI, p. 226; VII, pp. 208 s.; VIII, p. 72 (nell'indice è confuso con Giovanni Claudio); [C. Amoretti], Canonico d. Francesco F., in Atti della Società patriottica di Milano, II (1789), 1, pp. XVIII-XXI; F. Robolotti, Storia e statistica economico-medica dell'Ospitale maggiore di Cremona, Cremona 1851, pp. 175 s.; Z. Volta, Carteggio d'A. Volta col canonico G.F. F., in Il Rosmini, I (1887), pp. 593-608; A. Pace, B. Franklin and Italy, Philadelphia 1958, ad Indicem; F. Arato, C. Amoretti e il giornalismo scientifico nella Milano di fine Settecento, in Annali della Fondazione L. Einaudi, XXI (1987), pp. 186, 190; E. Proverbio, Historic and critical comment on the "Risposta" of R.J. Boscovich to a paragraph in a letter by prince Kaunitz, in Nuncius. Annali di storia della scienza, II (1987), pp. 180, 216 s.; F. Venturi, Settecento riformatore, V, L'Italia dei lumi (1764-1790), I, Torino 1987, pp. 752 s., 772.