FORLINI, Giovanni
Nacque a Groppoducale, frazione di Bettola in provincia di Piacenza, il 10 ott. 1898, da Domenico, piccolo proprietario, e Luigia Battini, maestra elementare. Per le modeste condizioni economiche e la profonda religiosità della famiglia, fu messo nell'ottobre del 1910 nel seminario vescovile di Piacenza; quindi, conseguita nel 1916 la licenza ginnasiale, frequentò il liceo nel collegio "Alberoni".
Ottenne la licenza liceale nel 1920, dopo aver prestato servizio militare nell'artiglieria di fortezza dal 27 febbr. 1917 al 9 genn. 1920; si iscrisse quindi alla facoltà di lettere dell'università di Genova, avendo ottenuto un posto d'istitutore che gli permetteva di mantenersi agli studi presso il convitto nazionale "Cristoforo Colombo". Lavorò con A. Restori e C. Calcaterra, laureandosi nel giugno del 1924 con una dissertazione, rimasta inedita, su "Giampaolo Maggi letterato piacentino e i suoi corrispondenti (1747-1823)".
I comuni studi piacentini lo misero già allora in relazione con S. Fermi, benché il F. tardasse a iniziare la sua attività letteraria, preoccupato di entrare e di affermarsi nell'insegnamento medio.
Vincitore del concorso di materie letterarie nel ginnasio inferiore, ne fu dal 1925 al 1934 titolare a Piacenza, donde, vinto il concorso per gli istituti magistrali, dopo un breve tirocinio (1934-35) alle magistrali, passò al liceo classico della sua città, rimanendovi fino al 1952. Vinto il concorso, fu dal 1953 al 1959 preside dell'istituto magistrale di Cremona, quindi (1959-1967) del liceo scientifico di Piacenza, fino al collocamento a riposo il 1° ott. 1967.
Nel 1936 iniziò una regolare collaborazione alla Strenna piacentina (e successivamente al Bollettino storico piacentino, di concerto con i dotti locali, S. Fermi e E. Nasalli Rocca). Del 1938 è l'importante memoria su P. Giordani e su V. Gioberti, dov'è ricostruita la storia delle tempestose relazioni fra i due (il secondo inizialmente ostile al primo perché ritenuto - a torto - responsabile dell'irreligione e dell'ateismo, o antiteismo, di G. Leopardi).
Del Giordani il F. ricostruì minutamente il rapporto, sia ideologico-letterario sia personale, con i nostri maggiori del suo tempo, da V. Alfieri ad A. Manzoni, da G. Mazzini a C. Cattaneo e al Leopardi, senza peraltro sottacerne mai gli aspetti o caduchi o bizzosi e, insomma, minori. Per tali meriti di studioso fu eletto nel 1947 socio corrispondente (e promosso nel 1956 a membro attivo) della Deputazione di storia patria per le provincie parmensi.
Avute per lascito dal Fermi le schede bibliografiche relative alla cronistoria della tipografia piacentina Del Majno e alla critica sul Giordani, pubblicò, a firma del Fermi e propria, il volume su La bottega Del Majno (Piacenza 1954), gli "Annali 1804-1954" (integrati, e pressoché redatti, dal F. sul materiale raccolto dal Fermi) di un'attività editoriale continuata per centocinquant'anni, dal 1804 al 1954. Attese quindi a proseguire e a completare l'attività giordaniana del Fermi, con rassegne bibliografiche e recensioni e notizie sul Bollettino storico piacentino, e ideò, coadiuvato da collaboratori giovani e da ex allievi (quali V. Anelli, R. Schippisi, C.E. Manfredi), un convegno nazionale per il bicentenario della nascita del Giordani, tenuto a Piacenza nel marzo del 1974, sotto la sua presidenza. Il F. vi svolse un importante intervento filologico e ideologico sul Panegirico a Napoleone, di cui rivendicava la modernità e, insieme, l'importanza nell'opera del Giordani e nella storia del tempo suo.
Al convegno il F. offrì uno strumento preziosissimo: la Bibliografia di Pietro Giordani (Firenze 1974). La parte più ardua e più meritevole di essa - che comprendeva sia gli scritti del Giordani sia scritti di altri su di lui - consiste nel reperimento delle editiones principes, delle lettere, frammenti, articoli (poi rifatti o ampliati o rimpolpati più volte, monchi sovente per la censura e integrati poi dal Giordani medesimo, da A. Gussalli suo postumo editore, e da altri), per un totale di 499 schede, ciascuna esaurientemente annotata.
L'ultima fatica del F. - che, dopo la morte del Nasalli Rocca, era succeduto nella direzione del Bollettino storico piacentino (1972-78) - furono le Pagine scelte di P. Giordani (Piacenza 1984): un'antologia in cui praticamente demolì la convenzionale immagine di un Giordani stilista, purista, "dittatore letterario", nonché mera dramatis persona nella vicenda biografica del Leopardi. Lumeggiò invece il Giordani vero e moderno, impegnato in una battaglia civile di promozione culturale, di riforma scolastica, di condanna del versaiolismo nostrale, della prevalenza dei dialetti sulla lingua, con pregiudizio gravissimo d'ogni affermazione nazional-unitaria.
È singolarissimo, infatti, che l'ex frate e costante anticlericale Giordani di primo acchito, sulla edizione 1825-27 a Milano di V. Ferrario ("ventisettana"), riconoscesse e celebrasse la grandezza dei Promessi sposi, essenzialmente come libro del popolo (al che si rifiutavano i letterati anche più vicini e riverenti al Manzoni, come N. Tommaseo), mentre favoriva l'apertura di centri culturali, circoli di lettura (anche per letture scientifiche, di economia pubblica, di arti pratiche, simile in questo all'amico ammiratissimo C. Cattaneo) e propugnava l'apprendimento delle lingue straniere, pur nelle riserve (almeno intorno al 1816 e durante i primi anni della Restaurazione) dinanzi all'indiscriminato e acritico dilagare dell'ammirazione, e più ancora dell'imitazione, per le letterature forestiere (ma, anche in questo non conformista, liberamente attestò la propria solidale amicizia per lord Byron, l'uomo e il poeta). Tutti questi aspetti convergenti e concentrici della complessa, e talvolta contraddittoria, personalità giordaniana emergono dai "nuclei" in cui il F. ha ripartito e articolato l'antologia, la quale, anche per il profilo biografico proemiale e l'accorta, ma parsimoniosa, incidenza delle annotazioni, dei "cappelli" e del "commento discreto", in verità costituisce un'implicita monografia e degnamente sostituisce pertanto quell'utopica "opera complessiva" in cui s'impigliò e cui naturalmente fu impari lo stesso Fermi.
Come aveva condotto a termine le ricerche giordaniane del Fermi, così volle condurre a termine le ricerche giordaniane di G. Gambarin, apprestando l'edizione del carteggio Giordani - Antonio Papadopoli. Portò con sé le sue carte a Chiavari, dove soleva trascorrere, dopo il Natale a Piacenza coi suoi, un mese d'inverno. Qui fu colto da malore improvviso e, trasportato al vicino ospedale di Lavagna, vi morì il 22 genn. 1986
Fonti e Bibl.: Fondamentali i necrologi di V. Anelli, in Boll. stor. piacentino, LXXXI (1986), pp. 147 ss., e di R. Schippisi, in Arch. stor. per le provincie parmensi, s. 4, XXXVIII (1986), pp. 36 ss. (di questo si vedano anche gli articoli sul quotidiano piacentino Libertà del 22 ott. 1984 e 22 febbr. 1986; si veda altresì ibid., 25 genn. 1986).