EMILIANI, Giovanni
Nacque il 10 nov. 1842 a Castel Bolognese (Ravenna) da Giovanni Antonio e Domenica Borghesi, di famiglia benestante. e compi gli studi presso il collegio S. Luigi a Bologna. Tornato al paese, manifestò presto quell'impegno civile e politico che caratterizzò la sua esistenza: le sue simpatie andavano ai repubblicani, come già quelle del padre, che era stato membro della commissione provvisoria che aveva retto Castel Bolognese al tempo della Repubblica Romana. Nel 1865 contribuiva alla preparazione del primo congresso delle Associazioni democratiche romagnole, tenutosi nel suo paese.
L'anno dopo partiva volontario garibaldino, insieme con altri concittadini, e combatté in Trentino (presumibilmente fu presente a Bezzecca). Sempre con gli stessi compagni si uni nel 1867 alla spedizione su Roma dei fratelli Cairoli e fece parte dell'avanguardia che, sbarcata a ponte Milvio, combatté a Villa Glori.
Il nome dell'E. è scolpito tra gli altri sul monumento conimemorativo dell'episodio, che venne inaugurato a Roma nel 1883, ed egli intervenne alla cerimonia svoltasi nell'occasione; presenziò pure a molte analoghe cerimonie reducistiche che ebbero luogo nella sua provincia, nelle quali anzi fu spesso designato come oratore per le sue qualità intellettuali.
A conclusione della sfortunata impresa l'E. fece ritorno a Castel Bolognese, dove intraprese la carriera scolastica -divenendo più tardi vicedirettore della scuola elementare del posto - e partecipò attivamente alla vita pubblica locale. Leader mazziniano del paese, vicino ad A. Saffi, entrò in Consiglio comunale e vi rimase con qualche intervallo per parecchi anni. Si segnalò subito per i richiami alla moralità ed all'impegno nell'esercizio delle funzioni pubbliche; al tempo stesso si adoperava per superare le divisioni e le asprezze polemiche che minacciavano di paralizzare l'attività consiliare. Il suo impegno civile si estrinsecò altresi nella creazione e nell'adesione a diverse organizzazioni.
Tra di esse, una società di mutuo soccorso operaia, costituita nel 1872, della quale fu presidente. Questa società aveva lo scopo di "migliorare economicamente e moralmente le condizioni dei Soci. affinché [potessero] cooperare al perfezionamento dell'umana famiglia", e si richiamava ai "naturali ed assoluti diritti dell'uomo". A fianco di esponenti socialisti, l'E. fu inoltre consigliere di una cooperativa bracciantile per l'assunzione di lavori, sorta nel 1890, avente finalità collettivistiche. Fu pure segretario della locale congregazione di Carità.
Con la progressiva conquista del potere locale da parte dei moderati, i democratici vennero a trovarsi in difficoltà; alcuni ex garibaldini furono persino oggetto di persecuzioni più o meno velate. Fu lo stesso E. ad intervenire per ottenere la scarcerazione di quattro patrioti, arrestati arbitrariamente dai carabinieri, ed a prendere le parti di uno di loro, Antonio Valdré, che nonostante tutto alla fine fu costretto a lasciare il paese.
Sul Valdré l'E. scrisse anche una breve monografia e testimoniò in suo favore al processo per l'omicidio Sangiorgi, crimine di natura politica che ebbe grande risonanza all'epoca.
In quegli anni lavorò anche ad alcuni scritti sulla storia di Castel Bolognese e dei suoi abitanti, e ad un dizionario dei fatti d'arme risorgimentali. Uno scritto dedicò pure alla necessità dell'istruzione, concepita non soltanto come formidabile strumento di elevazione materiale e morale individuale, ma anche come complemento essenziale dello sviluppo della democrazia in Italia. Parallelamente si batté per l'istituzione di una biblioteca popolare circolante nel circondario e più tardi per quella di un sistema di refezione scolastica, sebbene senza successo. Fu, inoltre, un deciso sostenitore della laicità dell'istruzione. Fu ovviamente ancora l'E. - generalmente stimato come l'intellettuale del paese - l'autore del saggio sulla partecipazione di Castel Bolognese alle vicende risorgimentali che la giunta municipale inviò all'Esposizione di Torino del 1884.
Nei suoi sforzi per una politica tutelatrice degli interessi popolari, negli anni Novanta l'E. trovò un importante punto di riferimento nel nucleo socialista formatosi a Castel Bolognese. Nei dibattiti consiliari si trovò spesso, a fianco del rappresentante socialista A. Dal Prato, su posizioni di minoranza.
Nella congiuntura politica apertasi con i fatti del '98 l'E. riaffermò il proprio orientamento democratico. Mentre votava in favore di una richiesta di amnistia per i detenuti politici, in occasione dell'assassinio di Umberto I, dichiarò di condannare gli assassini in genere e di sentirsi per questo addolorato, ma non si associò alla serie di iniziative in onore dello scomparso sovrano deliberate dal Comune di Castel Bolognese.
Ultimo atto politico dell'E. fu la pronta ricezione dell'invito rivolto dai Comuni di Parma e di Milano per la costituzione di una associazione mirante ad ottenere maggiore autonomia dallo Stato. Nel dicembre 1900 egli presentò un ordine del giorno in tal senso presso il Consiglio comunale, "ritenendo necessaria per le amministrazioni comunali la libertà dalla tutela onde la loro vita e le loro attività procedano più spedite e più conformi ai bisogni locali". Successivamente l'E. si trasferi a Bologna, dove mori il 15 luglio 1906.
Dell'E. si ricordano: La necessità dell'istruzione, Faenza 1882; Gli uomini illustri di Castel Bolognese, ibid. 1883; Dionisio Naldi, ibid. 1885; Relazione sulle scuole elementari di Castel Bolognese presentata all'onorevole Giunta municipale, ibid. 1885; Da Rieti a Porta Pia, ovvero i 500 fatti d'arme del Risorgimento italiano, ibid. 1888; nonché i manoscritti sulla storia di Castel Bolognese conservati presso la Biblioteca Luigi Dal Pane di Castel Bolognese.
Fonti e Bibl.: Statuto dell'Associazione di mutuo soccorso fra gli operai di Castel Bolognese, Ravenna 1872; A. Spallicci, A Villa Glori, Milano 1932, pp. VIII s.; O. Diversi, Ilgaribaldino G. E., in La Pié, XXVIII (1959), 7-8, pp. 180 s.; G. Fonterossi, Per G. E. e per la verità, in Rassegna stor. del Risorg., XLIX (1962), 1, pp. 85-90; P. Costa, Un paese di Romagna. Castel Bolognese fra due battaglie (1798-1945), Imola 1971, pp. 90 s., 144-156, 175-178, 182 s..; A. Berdondini, La crisi del partito repubblicano dopo la morte di Mazzini e l'assassinio di Pietro Sangiorgi, in Studi e memorie su Castel Bolognese, Imola 1972, pp. 19-35; P. Costa, Comune e popolo a Castel Bolognese, Imola 1980, ad Indicem.