DELLA GROSSA, Giovanni
Nacque a La Grossa, villaggio vicino a Sartène (Corsica), nella pieve di Bisogè, il 12 dic. 1388, secondo gli elementi autobiografici, da lui stesso forniti in vari punti della sua Cronaca. Era figlio di Guglielmo Della Grossa, forse identificabile con l'omonimo che fu gonfaloniere di quella pieve (signoria della Rocca) durante la sollevazione popolare del 1360 nella Banda di Fuori (la parte sudoccidentale dell'isola, ossia Oltremonti).
Il D. compi i suoi studi prima a Bonifacio e poi a Napoli. All'età di diciotto anni fu nominato notaio a Biguglia dal governatore genovese Andrea Lomellini e, come egli stesso dichiara nella sua Cronaca, da allora fu comunemente designato come "il scrivano della Grossa", titolo con il quale lo si trova effettivamente nominato anche in diversi atti ufficiali. Dal 1409 almeno, fu al servizio del "conte" di Corsica Vincentello d'Istria, che accompagnò negli spostamenti e nelle azioni belliche contro gli oppositori sino a quando, nel 1414, lo stesso Vincentello, perduti Sartène e parecchi castelli del Meridione dell'isola, non fu costretto a rifugiarsi in Sardegna, sotto la protezione del "marchese d'Oristano". Nel 1416 da Abramo Fregoso, il nuovo governatore genovese, che aveva cacciato dall'isola il conte Vincentello, il D. fu nominato notaio-cancelliere nella signoria di Cinarca, allora sotto l'autorità di Branca Doria. Nominato dai Genovesi commissario, represse nel 1417 una rivolta di numerosi nobili ostili alla Repubblica. Nel 1418 si portò contro Giovanni d'Istria, fratello di Vincentello, sbarcato nell'isola e lo costrinse ad abbandonare la Corsica, prima che avesse potuto provocare vaste sollevazioni nella Banda di Fuori; in seguito, combatté anche contro Ristorcello d'Ornano, altro signore ribelle. Fedele a Genova, quando Vincentello d'Istria rientrò dall'esilio e con l'appoggio degli Aragonesi e dei caporali della Banda di Dentro o Cismonte (la parte nordorientale della Corsica) riconquistò l'isola a partire da Corte, il D. rifiutò in un primo momento di tornare al suo servizio e sia per coerenza politica sia per prudenza, andò in esilio a Genova. Ma, passando il tempo e affermandosi sulla Corsica l'autorità del conte filoaragonese, nel corso del 1419 si rimise agli ordini di Vincentello d'Istria. Appunto nel 1419 partecipò alla battaglia di Biguglia, nel corso della quale Abramo Fregoso venne ferito e fatto prigioniero. Il D. rimase al servizio del conte Vincentello per sette anni, sino al 1426, quando nacque fra loro una controversia su un particolare di tattica relativo alla torre di Roccapina (litorale sudoccidentale dell'isola), tenuta dalla Comunità di Bonifacio per conto di Genova. Sentendosi minacciato, il D. fuggì con la famiglia a Biguglia, di dove si portò a Capo Corso. Là, per quasi cinque anni, dal 1426 al 1430, egli visse a San Colombano (Rogliano), sotto la protezione del potente signore Simone De Mari, che sarebbe poi stato per qualche tempo governatore della Corsica. Nel 1433 (o nel 1434), in seguito alla rivolta dei popoli dell'isola contro Vincentello d'Istria, accompagnò nella Banda di Fuori Carlo, il figlio di Simone De Mari e, a nome dei suoi protettori, prese la parola nell'assemblea riunita a Palmentu, in prossimità di Aiaccio (pieve di Cauro), e diretta contro il conte.
Nel 1437, quando i genovesi Giovanni e Niccolò da Montaldo, uniti a Simone De, Mari, si furono impadroniti della Banda di Dentro strappandola ai Cinarchesi ed ai partigiani degli Aragonesi, il D. fu nominato vicario della corte; nel 1438 appare al servizio di Giano Fregoso, governatore dell'isola. Notaio-cancelliere nel 1439 e nel 1440, fu nominato in seguito commissario del medesimo Giano, e in tale veste esercitò funzioni amministrative, giudiziarie e fiscali. A partire dal 1444 divenne un puntello del partito pontificio in Corsica: in quell'anno, infatti, in seguito ad istanza del "commissario" pontificio Monaldo de Terrani, compì passi presso il governatore Giovanni da Montaldo a Bastia, per rivendicare i diritti della Santa Sede sulla Corsica, L'anno seguente si recò a Roma, per chiedere aiuti in favore di Giacomo di Gaeta, vescovo di Potenza, giudice pontificio delegato, assediato nell'isola dal feudatario Rinuccio di Leca. Il 13 ott. 1445 fu ricevuto da Eugenio IV, ottenendo che il pontefice inviasse in Corsica Mariano di Norcia in soccorso del vescovo di Potenza. Di quest'ultimo, anzi, il D. fu nel 1446 vicario della corte. L'anno seguente, Mariano di Norcia, dopo essersi rivoltato contro il vescovo, tentò di fare imprigionare lo "scrivano della Grossa", che riuscì tuttavia a fuggire da Biguglia a Bastia e si rifugiò nel castello d'Erbalunga (Capo Corso), dove godette dell'ospitalità dei signori Vinciguerra e Vincente Gentile. Non rientrò a Biguglia se non dopo la liberazione del vescovo di Potenza e la partenza forzata di Mariano di Norcia. Nel 1448 era ancora vicario della corte di Lodovico Fregoso, governatore genovese della Corsica; continuò ad occupare tale carica verosimilmente ancora per qualche anno.
Nel 1453 il D., come riferisce nella sua Cronaca, lasciò la capitale genovese dell'isola e si recò nella Banda di Fuori come luogotenente e commissario del governatore Salvago Salvaghi per il territorio "da Pruno a Cilaccia" (dalla valle del Prunelli alla parte settentrionale del golfo di Valirico), e cioè per le cinque pievi di Cauro, Taravo, Ornano, Cruscaglia e Valle. Nel mese di gennaio del 1454 rischiò di essere catturato nel castello di Ornano da Orlando d'Ornano, che se ne era impadronito col tradimento: tuttavia, dopo aver ricevuto dal governatore rinforzi, guidati da Giudice della Rocca e da Giovanni Cicavese, poté ristabilire la situazione, e costringere Orlando a ritornare sotto l'autorità del Banco di S. Giorgio. Nei mesi che seguirono, per tutto il tempo in cui l'esercito genovese assediò a Cinarca Raffaele di Leca, il D. ebbe l'incarico di provvedere all'approvvigionamento dell'esercito assediante e di giudicare, come commissario, i contrasti che potevano sorgere. In seguito, il governatore Urbano di Negro lo confermò nella carica di vicario per tutto lo "stato cinarchese", cioè in tutto il versante sudoccidentale dell'isola, dallaCinarca propriamente detta fino al distretto; di Bonifacio: in quel vasto territorio montagnoso e boschivo, terra feudale e pastorale per eccellenza, il D. esercitò impegnative funzioni amministrative e giudiziarie.
Nel 1457, a settant'anni di età, quando era governatore Antonio Manetti, lasciò la carica di vicario passandola a un certo Renzo, e si ritirò nel suo villaggio natio. A La Grossa dunque, redasse o completò la sua Cronaca. Attese al suo impegno di storico fino al 1464, che fu verosimilmente l'anno della sua morte.
A lungo accusata di confusione e soprattutto di compiacenza per leggende d'origine popolare e altre "ingenuità", la visione storica del D. sta oggi passando attraverso un processo di rivalutazione. In effetti una nuova lettura, meno aderente del passato ad una concezione positivista della stretta storicità dei fatti, rivela la ricchezza dell'opera e le qualità del suo autore. E in realtà il fatto che per le epoche più antiche (la soglia cronologica può essere fissata ai secc. XII-XIII) il D. abbia registrato nella sua Cronaca tradizioni orali sin'allora affidate alla memoria collettiva conferisce ad essa una colorazione di storia etnografica. Non vi è dubbio, d'altra parte, che dei suoi tempi e del suo ambiente (la Corsica dei due primi terzi del Quattrocento) il D. fu un fedele e lucido testimone.
Delle edizioni della cronaca del D. si ricordano: La Historia di Corsica nella quale si narrano tutte le cose seguite da che si cominciò habitare, con una generale descrittione dell'Isola tutta, divisa in 13libri dei quali i primi nove hebbero principio da Giovanni della Grossa..., Tournon 1594, in 4°; Histoire de la Corse, comprenant la description de cette île d'après A. Giustiniani, les chroniques de G. dellaGrossa et celle de Monteggiani..., a cura di L. A. Letteron, I, in Bull. de la Soc. des sciences hist. et nat. de la Corse, 1888, fasc. 85-90, pp. 87-345; Croniche di Giovanni della Grossa e di Pier Antonio Monteggiani, a cura di L. A. Letteron, ibid., 1907, fase. 313-324.
Fonti e Bibl.: L. A. Letteron, Biguglia. Conventions faites entre les habitants de cette place et les divers gouvernements qui se sont succédés en Corse depuis l'an 1434 jusqu'en l'an 1507, in Bull. de la Soc. des sciences hist. et nat., de la Corse, 1884, fasc. 43-44, pp. 538 s.; H.Yvia-Croce, Anthologie des écrivains corses, I,Ajaccio 1929, pp. 36-38;Colonna de Giovellina, Une famille d'évêques en Corse ou75 ans d'histoire corse, II, Appendices, ibid., 1929, fasc. 481-484, pp. 22-50(che pubblica documenti relativi al D. tratti dall'Archivio di Stato di Genova, Archivio Segreto);L. A. Letteron, Notice sur G., in Histoire de la Corse..., cit., pp. XIX-XXVI (riassunto in G. D., in Le mémorial des Corses, I, Des origines à Sampiero [6500 av. J-C-1570], Ajaccio 1981, p. 394); A. Ambrosi, Un épisode de la guerre entre Génes et l'Aragon au XVe siècle: Vincentello d'Istria, in Bull. de la Soc. des sciences hist. et nat. de la Corse, 1911, fasc. 325-327, pp. 53 s.; A. di Vicu, G. D., in Corsica antica e moderna, IV (1935), pp. 11-14;A. Marongiu, La Corona d'Aragona e il Regno di Corsica, in Archivio storico di Corsica, XI (1935), pp. 488 s., n. 38; C.Starace, Bibliografia della Corsica, Milano 1943,nn. 1515-1517; P.Aimès, L'historiographie corse et ses problèmes, in Recueil des travaux offerts à M. Clovis Brunel, I,Paris 1955, passim;A. Casanova, Essai d'étude sur la seigneurie banale en Corse, in Etudes corses, n. s., 1958,fasc. 17, pp. 49-50; F.Vridaghs, Notices histor. sur la Rocca (Sud de la Corse), Ajaccio 1962, pp. 15, 25;A. Casanova, Caporaux et communautés rurales: évolution écon. et différenciation sociale (vers 1350-vers 1450), in Corse historique, XXVI (1967), p. 37;Id., Révolution féodale, pensée paysanne et caractères originaux de l'histoire sociale de la Corse, in Etudes corses, n. s., 1980,fasc. 15, pp. 21-51;Id., Evolution historique des sociétés et voies de la Corse: essai d'approche, in Hommage à F. Ettori, I, ibid., 1982,fasc. 18-19, p. 117;"Acta" de la Table-ronde de Biguglia, 27-28 juin1980 (La féodalité corse et ses relations avec les cités maritimes), in Cahiers Corsica, 1984,fasc. 106-111, pp. 18, 26 e passim.