GIOVANNI dalle Celle
Figlio del nobile Guido da Catignano, nacque nel castello di questo nome, presso Volterra, verso il 1310. Fattosi monaco vallombrosano, stette dapprima nel convento di S. Trinita a Firenze, dove fu anche abate; ma se ne partì per ritrarsi nell'eremo delle Celle in Vallombrosa, da cui trasse il nome col quale è noto. Morì probabilmente nel 1396. Si attribuirono a lui traduzioni da Cicerone e da Seneca, pubblicate da G. Olivieri (Genova 1895); ma probabilmente è sua soltanto quella della Summa de casibus conscientiae di Bartolomeo da S. Concordio. Gli appartengono inoltre uno scritto contro l'eresia dei fraticelli, uno sui costumi di Maria Vergine, un diario dei viaggi di S. Caterina, una vita di S. Domitilla. Maggiore importanza storica e letteraria hanno le lettere (a cura di B. Sorio, Roma 1846), le quali rivelano il monaco classicheggiante che parla con libertà di giudizio delle condizioni della Chiesa e di Firenze ai suoi tempi.
Bibl.: F. Tocco, L'eresia dei Fraticelli e una lettera inedita di G. D. C., in Rend. dell'Accad. dei Lincei, cl. di sc. morali, XV (1906), pp. 109-180; A. Wesselofsky, Il Paradiso degli Alberti, I, i, Bologna 1867, p. 144; A. Marenduzzo, Le lettere di G. D. C., in Rivista pugliese, XXII (1905), P. Cividali, Il beato G. D. C., in Mem. Lincei, scienze mor., storiche e filol., s. 5ª, XII (1907).