GIOVANNI da Legnano
Di G., il cui cognome secondo alcuni studiosi (Sutermeister, I, p. 14 n. 15; Ganda, 1984, p. 54) sarebbe stato de Rapis o Rappi, sono ignote le date sia di nascita sia di morte e non si possiedono notizie biografiche. Nella storia dell'editoria a cavallo tra XV e XVI secolo la sua figura si presenta tuttavia come particolarmente significativa in virtù dell'attività molteplice che svolse, come cartaio, libraio ed editore. Attivo sulla piazza di Milano, egli era in grado di fornire la carta ai tipografi con i quali era in contatto, di commissionare loro i libri e di venderli nella sua bottega "al segno dell'Angelo", sita in parrocchia di S. Michele al Gallo, nei pressi di piazza dei Mercanti, in prossimità di scuole particolarmente importanti. Come cartarius, G. doveva essere iscritto alla Schola di S. Maria, corporazione degli "esercenti l'arte di cartaria". Sembra inoltre che per questa sua attività abbia goduto del sostegno ducale, come risulterebbe da alcune lettere di Gian Galeazzo Maria Sforza (1476-94) al doge di Venezia, nelle quali il duca di Milano raccomanda G. per alcune sue attività commerciali a Venezia. Inoltre, come librarius, G. non si limitava a vendere i libri da lui pubblicati, ma aveva rapporti commerciali con tipografi veneziani e di Lione.
L'attività di G. come editore ebbe inizio con le Historiae Romanae decades di Tito Livio, stampate a Milano da A. Zarotto il 23 ott. 1480, e proseguì fino al 1502, quando gli subentrarono i figli, Giovanni Giacomo, Bernardino e Giovanni Antonio, operanti in modo societario con la denominazione "Jo. Jacobo et fratelli da Legnano".
A proposito della prima edizione di G. e dell'inizio della sua attività, è stata dimostrata l'infondatezza della notizia divulgata dal Sassi nella sua Historia typographico-literaria Mediolanensis (col. CXVI), seguito dall'Argelati (p. DLIX) e da altri studiosi, secondo cui la prima edizione di G. sarebbero state le Commedie di Terenzio, stampate a Milano il 13 marzo 1470 (Hain 15.371). Questa tesi si è rivelata infondata, sia perché le prime edizioni a stampa milanesi sono state datate al 1471, sia perché essa sarebbe anteriore anche alle prime opere prodotte dallo stesso Zarotto. Verifiche condotte sugli esemplari dell'edizione conservati in varie biblioteche hanno indotto a ritenere che la data 1470 fosse dovuta a una cattiva lettura di un esemplare della Biblioteca Laurenziana di Firenze, dove sono state erase le due ultime cifre della data 1481 in caratteri romani (MCDLXXXI).
Dal 1480 al 1502 l'attività di G. risulta più o meno ininterrotta, con alcuni momenti di stasi, e con poche eccezioni di edizioni anteriori al 1502 a firma dei figli: G. Bernardo, Il vocabulista ecclesiastico, stampata a Milano, presumibilmente da L. Pachel, nel 1480 per Giovanni Giacomo da Legnano; Giovanni da Imola, Consilia, stampata nel 1493 dal Pachel a spese di "Johannes Jacobus de Legnano et fratribus suis"; Virgilio, Bucolica I-IX, unica opera dei "da Legnano" stampata a Venezia, da Cristoforo de' Pensi, nel 1494, a spese di Giovanni Antonio da Legnano; infine, due opere stampate a Milano intorno al 1498-1501: B. Spagnoli Mantovano, Adolescentia in aeglogas divisa, per i tipi di G. Le Signerre "per i fratelli da Legnano", e il De consolatione philosophiae di Boezio, per quelli di L. Pachel per Giovanni Giacomo e fratelli da Legnano. Episodi, questi, da considerare come eventi occasionali, legati a momentanee interruzioni dell'attività paterna e non separati da essa. Milano è la città dove G. concentrò la sua attività e vi scelse in prevalenza i suoi tipografi, salvo alcune edizioni fatte stampare a Pavia. Si tratta del De bello, repraesaliis et duello di Giovanni da Legnano, avo dell'editore, stampato nel 1487 da Cristoforo de' Cani, e di una serie di trattati di contenuto giuridico fra il 1497 e il 1500 impressi da quattro tipografi pavesi, M. Garaldi, L. Gerla, F. Guaschi, F. de Nebbi. A Milano, inizialmente e per un lungo periodo, il principale tipografo di cui si servì G. fu A. Zarotto, con il quale la collaborazione si estese dalla citata prima edizione del 23 ott. 1480 al 9 sett. 1489 (A. Dati, Elegantiolae), quando, per motivi non noti, la collaborazione si interruppe, dopo avere realizzato 42 edizioni. G. si rivolse quindi ad altri tipografi milanesi: U. Scinzenzeler dal 1490 al 1500 e poi al figlio di questo Giovanni Angelo, L. Pachel dal 1499 al 1501, F. Mantegazza nel 1494 e nel 1497, Giovanni A. de Onate e G. Le Signerre nel 1497-98, P.M. Mantegazza dal 1499 al 1500, Ambrogio da Caponago nel 1499.
Dopo le prime tre edizioni stampate nel 1480 con A. Zarotto - le Elegantiolae di A. Dati, Tito Livio e Svetonio - l'andamento della produzione di G. si configura in modo piuttosto irregolare. Il catalogo, comprensivo delle opere stampate dai figli, fu ricostruito dal Sutermeister in 246 edizioni, elevate a 370 dal Gallazzi. L'Incunable short-title catalogue della British Library (ed. 1996) segnala 105 edizioni realizzate dal 1480 al 1500. Gli anni più intensi risultano essere il 1481 con undici edizioni, il 1498 con dodici, il 1499 e il 1500, che, rispettivamente con diciassette e tredici edizioni, sono gli anni più fertili della sua produzione, mentre nel 1502, anno del passaggio di gestione ai figli, vedono la luce nove edizioni ancora a firma di Giovanni. Negli anni 1491-92 e 1495 il nome di G. è assente da qualsiasi attività editoriale. Le discipline e i titoli prescelti permettono di comprendere il valore del suo lavoro di editore: inizialmente concentrato su opere di storia, di cultura classica e trattati grammaticali, tra il 1493-94 G. estese i suoi interessi alla religione e alla giurisprudenza, che, nel 1493, anno di ripresa dopo una sosta di due anni circa, rimase unico settore trattato fino al 1496. Dal 1499 invece compaiono le prime opere di letteratura in volgare, mentre nel 1501 tornano i testi di letteratura classica.
Nei colophon G. appare indicato con varie formule, in particolare come "librarius non vulgaris" (A. Dati, Elegantiolae, Milano 1480), come "maestro Giovanni da Legnano" (A. Tartagni, Consiliorum volumina quattuor, ibid., tip. A. Zarotto, 1484), come "dominus" (F. Guaschi, Proverbi, 1498). A complemento del nome di battesimo alterna l'indicazione del luogo d'origine ("Johannes de Legnano", "Johannes Legnanus") a quella della città dove ha sede l'azienda ("Johannes Mediolanensis"). Inizialmente le edizioni di G. non hanno marca tipografica, poi, dal 1499, con la pubblicazione dell'opera di F. Sandeo, Lectura super titulo "De rescriptis" (tip. U. Scinzenzeler), si connotano con un'insegna costituita da una corona circolare con il nome "M. Iohannes de Legnano" al suo interno, mentre il centro è decorato dalla orifiamma con il monogramma di Cristo. Questa marca, arricchita spesso dalla figura di un angelo ad ali spiegate che sorregge la corona con l'orifiamma, rimarrà per tutta la produzione di G., con leggere varianti, e resterà anche al momento del passaggio di attività ai figli, nel 1502, con il solo cambiamento del nome in "Jo. Jacobo et fratelli da Legnano".
Non si conosce un motivo preciso del passaggio dell'impresa editoriale da G. ai figli, ma la cosa sembra avvenire in modo del tutto naturale, come trasferimento dell'azienda familiare da una generazione all'altra. Dall'autunno 1502 sulle edizioni "da Legnano" si trovano i nomi di Giovanni Giacomo, Bernardino e Giovanni Antonio, che si presentano nel loro impegno sostanzialmente uniti tra di loro e operanti in società, attestata anche dall'uso della formula prevalente, "Jo. Jacobo et Fratelli da Legnano". La presenza del nome di Giovanni Giacomo sempre alla testa dell'insegna editoriale e nei colophon induce a pensare che questi fu punto di riferimento per gli altri due fratelli, i cui nomi solo in due casi si trovano senza riferimento a Giovanni Giacomo: in un'edizione del 1502, a firma insieme di Giovanni Antonio e Bernardino, e in un'edizione degli Oviliarum libri XXVI di G. Perbuono del 1533 (tip. V. Meda), in cui ricompare - fatto assolutamente isolato e singolare dopo otto anni di silenzio - il nome del solo Giovanni Antonio.
L'andamento della produzione dei fratelli "da Legnano" appare subito sostenuto, con un'attività particolarmente fervida negli anni 1504, 1506, 1507-09 fino al 1518. Inizia lentamente e progressivamente a diminuire dal 1522, fino ad arrivare alla pubblicazione di una sola opera nel 1524 e di due nel 1525, che può considerarsi l'ultimo anno della loro attività. A differenza del padre, i fratelli "da Legnano" fanno stampare le loro opere solo da tipografi milanesi, e in particolare da G.A. Scinzenzeler, soprattutto per testi di una certa importanza anche per il ricco apparato iconografico. Per opere di carattere divulgativo ricorrono a F. Mantegazza, A. Pelizzoni, A. Minuziano, ai quali affidano anche la stampa di testi storici e di letteratura classica. Per le opere di medicina, ricche anche per il corredo figurativo, ricorrono a G. Castiglioni; per la letteratura cavalleresca e in volgare a G. Da Ponte e Agostino da Vimercate.
Nella storia dell'attività editoriale dei fratelli da Legnano si devono inserire numerosi casi di plagio da parte di altri editori e tipografi, contro i quali essi cercarono di tutelarsi con privilegi ducali (Antonio da Pratovecchio, Repertorium iuris, 1507; F.M. Sandeo, Repertorium novum, 1509, A. Gambiglioni, Lectura in institutiones, 1511). Significativo, a questo proposito, l'episodio che nel 1517 vide coinvolto Giovanni Antonio da Legnano, anche a nome dei fratelli, contro l'editore N. Gorgonzola e il tipografo Agostino da Vimercate per un'edizione delle Metamorfosi di Ovidio annotate da Pietro Lavinio. Il processo si concluse, apparentemente con un accordo tra i "da Legnano" e Agostino, il quale si impegnò a non cedere a nessuno per dieci anni l'opera incominciata. Solo in apparenza, perché nel 1518, per iniziativa del Gorgonzola, comparve un'edizione delle Metamorfosi con il commento del Lavinio in tutto identica a quella dei "da Legnano", salvo che nel colophon, nel frontespizio e in alcuni punti non significativi, ma chiaramente senza la sottoscrizione di Agostino da Vimercate, che l'aveva impressa abusivamente.
Fonti e Bibl.: A. Orlandi, Origine e progressi della stampa dall'anno 1457 all'anno 1500, Bologna 1722, p. 101; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, Milano 1745, p. DLIX; G.A. Sassi, Historia typographico-literaria Mediolanensis, ibid., col. CXVI; E. Motta, Dei cartai milanesi nella seconda metà del XV secolo e dei loro statuti, in Il Bibliofilo, VIII (1887), pp. 13-17; G. Sutermeister, Gli editori "da Legnano" 1470-1525, Varese 1946-48; C. Santoro, Per una storia dei cartai milanesi, in Studi offerti a Roberto Ridolfi, Firenze 1973, pp. 425 s.; A. Ganda, Antonio Zarotto da Parma tipografo in Milano (1471-1507), in La Bibliofilia, LXXVII (1975), pp. 192-196; G. Borsa, Clavis typographorum librariorumque Italiae 1485-1600, Baden Baden 1980, I, p. 198; II, ad indicem; C. Gallazzi, L'editoria milanese nel primo cinquantennio della stampa: i "da Legnano" (1480-1525). Annali tipografici, Busto Arsizio 1980; T. Rogledi-Manni, La tipografia a Milano nel XV secolo, Firenze 1980, ad indicem; D.E. Rhodes, Studies in early Italian printing, London 1982, pp. 122, 132, 280 s.; A. Ganda, I primordi della tipografia milanese. Antonio Zarotto da Parma (1471-1507), Firenze 1984, ad indicem; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, p. 144.