GIOVANNI da Correggio
Nacque probabilmente a Correggio, luogo di origine della sua famiglia, alla fine del 1499. Il padre era Giovanni Quirino Bernieri, il cui nome appare latinizzato in Bernerius o de Berneriis in un documento del 10 sett. 1549; non è nota invece l'identità della madre. Un nipote di G., Girolamo da Correggio, fu creato cardinale nel 1560 e morì nel 1572.
Non si conosce l'anno in cui G. prese l'abito dei francescani conventuali, ma il convento era nella sua città, con il nome della quale G. fu identificato dai contemporanei. Nulla è dato sapere sui suoi studi e sulla carriera nell'Ordine. La prima notizia che lo riguarda risale al 1527 e attesta il pagamento di sussidi per i suoi studi da parte del convento di Correggio. Ciò conferma l'affiliazione a quel convento, ma non permette di precisare presso quale università o in quale momento dei suoi studi G. si trovasse.
Dopo avere ottenuto il grado di maestro ed essere stato designato a reggere lo Studio bolognese del suo ordine, negli anni 1544-48 e 1550-51 lesse metafisica presso la facoltà di arti dell'Università di Bologna.
Su queste date esistono leggere divergenze tra gli autori: secondo Pasquali Alidosi la sua attività di docente sarebbe durata dal 1543 al 1552, mentre per altri, tra cui S. Mazzetti, si sarebbe protratta fino al 1553. Fra Felice Peretti, il futuro papa Sisto V, che rimase a Bologna dal maggio 1543 al settembre 1544, poté seguire le sue lezioni, tenute con ogni probabilità non solo presso l'Università, ma anche all'interno dello Studium Ordinis. In quegli anni G. dovette combinare l'insegnamento con la partecipazione alle sessioni del concilio, tenute a Trento e a Bologna.
Nel 1549 G. fu nominato rettore, usufruttuario e amministratore perpetuo della chiesa nella località detta "il loco de Varignana", in ossequio alla volontà del cavaliere bolognese Virgilio Ghisileri, che il 10 sett. 1549 l'aveva assegnata ai francescani conventuali di Bologna a condizione che l'affidassero alle cure di Giovanni da Correggio. Dal 27 nov. 1550 G. figura nei documenti come ministro della provincia bolognese del suo ordine.
G. partecipò attivamente al concilio di Trento fin dall'apertura, il 13 dic. 1545. Fu presente il 7 gennaio, il 4 febbraio e l'8 apr. 1546. Il 27 giugno 1546 parlò, insieme con altri quattro oratori, nel corso della congregazione dei teologi sulla questione della giustificazione, che egli definiva come un mutamento spirituale compiuto da Dio nel peccatore attraverso l'infusione della giustizia abituale.
In seguito alle disposizioni approvate l'11 marzo 1547, il concilio si trasferì a Bologna, dove proseguirono le discussioni sui sacramenti, che videro protagonisti i teologi minori nelle congregazioni loro riservate. Nell'ambito della discussione sulla penitenza, il 18 apr. 1547 G. espose le sue osservazioni sulle opinioni dei protestanti, sostenendo la necessità dei gesti esterni quali la contrizione, la confessione orale e la soddisfazione attraverso le opere; la necessità della confessione, o del fermo proposito di praticarla, per la remissione dei peccati; l'istituzione divina della confessione orale e l'esclusività del sacerdote come ministro del sacramento.
Il 30 apr. 1547 G. intervenne nella discussione sui sacramenti dell'estrema unzione, dell'ordine e del matrimonio. Distinguendo tra ordine come stato e ordinazione come sacramento, egli sostenne che, mentre il primo non può essere considerato un sacramento, in quanto non è segno visibile della grazia invisibile, la seconda riunisce invece le necessarie caratteristiche del sacramento. Refutò le affermazioni dei riformatori, secondo i quali l'ordine sarebbe un ufficio, i sacerdoti dovrebbero essere istituiti dal popolo, avrebbero solo il potere di predicare e non anche quello di offrire il sacrificio, e sarebbero sacerdoti solo in funzione della predicazione. Secondo G. il contenuto del ministero sacerdotale è invece in primo luogo la facoltà di offrire il sacrificio della messa; il sacerdote dunque non perde il suo carattere sacro solo perché non predica. In questa sua strenua difesa del sacerdozio ordinato, tuttavia, G. sminuì eccessivamente il sacerdozio universale dei fedeli.
Il 5 luglio 1547 G. parlò del purgatorio e delle indulgenze. Del purgatorio affermò l'esistenza come una terza entità, distinta dal paradiso e dall'inferno, facendo uso soprattutto della dottrina di s. Agostino. Inoltre affermò la capacità delle anime del purgatorio di acquistare meriti, in quanto soffrono volontariamente e sono costituite nella carità. Il 15 luglio 1547 intervenne nella discussione sull'indulgenza, definendola una remissione della pena temporale, non una cancellazione della colpa né della pena eterna, che devono essere rimesse in antecedenza. Tuttavia l'indulgenza non è solo un mero atto di grazia del papa, ma, poiché il thesaurus Ecclesiae è accettato da Dio per tutti i fedeli, corrisponde alla giustizia di Dio.
A questo proposito, su richiesta del cardinale Marcello Cervini, G. scrisse un breve trattato in risposta al quesito se la penitenza imposta dai sacri canoni a coloro che sono contriti, confessati e assolti sia la stessa che viene prescritta dalla giustizia divina. G. concluse che la pena determinata dai canoni, pubblica o privata, soddisfa la giustizia divina, per cui coloro che la adempiono non soffriranno le pene del purgatorio dopo la morte, mentre quella imposta ad arbitrio del sacerdote raramente soddisfa la giustizia divina, rendendo così necessarie le indulgenze o il purgatorio per ottenere una completa purificazione.
Parlando alla congregazione dei teologi minori, riunita il 12 ag. 1547 per esaminare gli articoli sulla messa, G. sottolineò che la messa è sacrificio, anche se incruento, e non solo commemorazione, e che, giovando al bene dei vivi e dei defunti, è applicabile a persone particolari.
Riapertosi il concilio a Trento il 1° maggio 1551, G. vi partecipò ancora in qualità di teologo, ricordato questa volta negli atti come "minister Bononiensis", ovvero con la sua qualifica di provinciale di Bologna. Intervenne alla congregazione riunitasi il 21 dic. 1551 sull'ordine sacro, del quale riaffermò la sacramentalità e l'istituzione da parte di Cristo. Conclusa la seconda sessione del concilio il 28 apr. 1552, l'anno seguente G. trascorse qualche tempo nello Studio di Padova.
Morì a Bologna il 21 giugno o il 21 luglio 1553 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco. Il generale dell'Ordine, Antonio Augustanis, fece apporre al suo sepolcro un epitaffio commemorativo.
Sull'attività di G. al concilio sono pervenuti: Votum et responsum ad articulos de purgatorio del 5 luglio 1547, conservato in copia secentesca nella Bibl. apostolica Vaticana, Barb. lat. 835, cc. 142r-149v (in Concilium Tridentinum, VI, 2, pp. 352-357); Votum et responsum ad articulos de indulgentiis del 15 luglio 1547, autografo, in Arch. segreto Vaticano, Concilio tridentino, 13, cc. 407r-419v (ibid., pp. 396-404); Dilucidatio cuiusdam problematis, dal card. Marcello Cervini intitolata Quam proportionem habeant canonicae satisfactiones ad iustitiam divinam e scritta nel mese di luglio 1547, originale in Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat. 4896, cc. 150r-157r (ibid., XIII, 1, pp. 55-60).
Fonti e Bibl.: Concilium Tridentinum…, Diariorum, I, Herculis Severoli commentarius. Angeli Massarelli diaria I-IV, a cura di S. Merkle, Friburgi Brisgoviae 1901, pp. 641, 647, 670, 674, 681; IV, Actorum pars prima. Monumenta concilium praecedentia, trium priorum sessionum acta, a cura di S. Ehses, ibid. 1904, pp. 531, 563, 588; V, Actorum pars altera. Acta post sessionem tertiam usque ad concilium Bononiam translatum, a cura di S. Ehses, ibid. 1911, pp. 104, 278, 1042; XIII, 1, Tractatuum partis alterius volumen prius. Complectens tractatus a translatione concilii usque ad sessionem XXII conscriptos, a cura di H. Jedin, ibid. 1938, pp. 55-60; VI, 1, Actorum partis tertiae volumen prius. Acta concilii Bononiensis a Massarello conscripta, a cura di T. Freudenberger, ibid. 1950, pp. 41, 60, 89, 104 s., 122, 189, 256 s., 292 s., 299, 361 s., 391, 838; VII, 1, Actorum partis quartae volumen prius. Acta concilii iterum Tridentum congregati a Massarello conscripta (1551-1552), a cura di T. Freundenberger, ibid. 1961, pp. 422, 499, 540; VI, 2, Actorum partis tertiae volumen secundum. Vota patrum et theologorum originalia in concilio Bononiensi…, a cura di T. Freudenberger, ibid. 1972, pp. 352-357, 396-404, 566, 571; VI, 3, Actorum partis tertiae volumen tertium. Summaria sententiarium theologorum super articulis Lutheranorum…, a cura di T. Freundenberger, ibid. 1974, pp. XXIV-XXVI, 63, 303 s.; G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori forestieri che in Bologna hanno letto teologia, filosofia, medicina e arti liberali…, Bologna 1623, p. 43; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 51 n. 435; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese, II, Bologna 1888, pp. 105b, 108a, 111a, 114a, 117a, 122a, 125a, 127a; D. Sparacio, Series ministrorum provincialium qui perantiquam Bononiae provinciam Ord. min. conv. inde ab initio administrarunt, in Commentarium Ordinis fratrum minorum S. Francisci conventualium, XIV (1924), 12, p. 241; N. Papini, Lectores publici Ordinis fratrum minorum conventualium a saec. XIII ad saec. XIX, in Miscellanea francescana, XXXI (1931), p. 97; G. Odoardi, I francescani minori conventuali al concilio di Trento, in Il concilio di Trento, II (1943), p. 306 n. 15; G. Odoardi, Serie completa dei padri e teologi francescani minori conventuali al concilio di Trento, in Miscellanea francescana, XLVII (1947), p. 336; R. Varesco, I frati minori al concilio di Trento, in Archivum Franciscanum historicum, XLII (1949), pp. 125 s.; A. Sartori, Gli studi al Santo di Padova, in Problemi e figure della scuola scotista del Santo, Padova 1966, p. 132; C. Piana, Chartularium Studii Bononiensis S. Francisci (saec. XIII-XVI), Florentiae 1970, pp. 107*, 121*, 140, 144 s., 146 s., 351; H. Jedin, Storia del concilio di Trento, III, Il periodo bolognese (1547-48). Il secondo periodo tridentino (1551-52), Brescia 1973, pp. 89, 112, 114, 117, 119 s., 483, 494-496.