GIOVANNI da Bamberga
Figlio di Niccolò, era originario di Bamberga in Germania; non conosciamo la sua data di nascita.
Come molti altri stampatori di origine tedesca, G. venne in Italia, presumibilmente agli inizi degli anni Sessanta del Quattrocento, recando con sé i caratteri per la stampa e l'abilità tecnica che, in mancanza di propri capitali da investire, veniva messa a disposizione di chi ne facesse richiesta. Almeno inizialmente questi stampatori si spostavano da un luogo all'altro, contribuendo così alla diffusione dell'arte tipografica in Italia.
È certo che G. si trovava a Perugia - insieme con Pietro di Colonia - il 26 apr. 1471, quando Braccio Baglioni, nella sua casa, fondò con essi una società di cui facevano parte anche il giurista Matteo di Baldo degli Ubaldi e i commercianti Bacciolo di Piero de' Funagioli e Costantino di messer Andrea. I due tipografi tedeschi probabilmente provenivano dall'unica stamperia umbra coeva, quella di Johann Neumeister a Foligno.
La compagnia - che dava vita alla prima tipografia di Perugia - doveva durare sedici mesi, dal 1° maggio 1471 al 31 ag. 1472, e si prevedeva che i soci perugini fornissero tutto il materiale occorrente, eccezion fatta per i caratteri a stampa e l'inchiostro, e provvedessero anche a fornire la casa ove impiantare la stamperia, la carta e i capitali per gli aiuti che si rendessero necessari e per i correttori. I guadagni dell'impresa - tolte le spese - sarebbero stati equamente divisi fra i soci perugini e gli stampatori tedeschi, che avrebbero comunque provveduto a loro carico a riprodurre le edizioni contenenti qualche difetto. Nell'atto di fondazione della società era altresì previsto che, in caso di peste a Perugia, gli stampatori dovessero continuare la loro opera trasferendo la propria officina in altro idoneo luogo al di fuori della città.
Sono esclusivamente le fonti documentarie (tutte edite da Rossi) che permettono di attribuire le varie edizioni a G. e Pietro di Colonia, poiché le indicazioni di luogo e anno di edizione e le sottoscrizioni dei tipografi - sempre estremamente rare - sono completamente assenti nella produzione della prima tipografia perugina; gli stampatori, probabilmente dotati di scarsa cultura e sicuramente privi di mezzi finanziari, non avevano evidentemente coscienza dell'importanza del proprio ruolo. I bibliografi non sono quindi concordi nell'attribuire le varie edizioni a G. oppure agli stampatori tedeschi - attivi a Perugia in quello stesso periodo - Giovanni Vydenast (che era anche bidello all'Università di Perugia) e Giovanni da Augusta.
La produzione libraria realizzata in base agli accordi presi con questa prima società può essere identificata in un corpus di tre testi legali omogenei per le loro caratteristiche formali: sono consistenti volumi in folio, stampati con lo stesso carattere romano disposto su due colonne di 50 linee. Si tratta: dell'opera - in 234 fogli - di Baldo degli Ubaldi Super sexto libro Codicis (Indice generale degli incunaboli [IGI], 9956), che nella premessa contiene la lode di Braccio Baglioni per aver patrocinato l'introduzione a Perugia dell'arte tipografica, a utilità dello Studio e a gloria della città; del trattato Super prima parte Digesti Veteris (IGI, 1349; Gesamtkatalog der Wiegendrucke [GW], 3582) - in 291 fogli - di Bartolo da Sassoferrato; dell'opera - di 331 fogli - Super titulo de appellationibus et de nullitatibus sententiarum (IGI, 4075; GW, 10242) di Filippo Franchi, che aveva insegnato fino al 1460 diritto canonico a Perugia e vi era morto il 13 sett. 1471; anche nella premessa di questo testo viene ricordata la figura del mecenate Braccio Baglioni. Queste tre edizioni sono da datare precedentemente al 20 ott. 1472, data in cui fu steso da Rinaldo di Francesco l'atto formale di scioglimento della società (che doveva in realtà essere sciolta già dal 31 agosto), nel quale venivano fissate le procedure da seguire per la vendita dei volumi ancora disponibili.
Le copie giacenti dovevano essere consegnate al procuratore di Braccio Baglioni, Rinaldo di Francesco, che insieme con i soci perugini avrebbe provveduto a venderle per un prezzo non inferiore a 3 ducati - pena una multa di ben 50 ducati - recandosi nelle città di Roma, Siena, Napoli, Bologna, Padova, Pavia e Ferrara. Il ricavato, tolte le spese e gli eventuali debiti, sarebbe stato, come in precedenza, diviso a metà con i tipografi tedeschi, cui veniva però corrisposta anticipatamente la somma di 30 ducati; le copie non vendute entro i successivi quattro mesi sarebbero state nuovamente divise fra i soci cittadini e gli stampatori.
L'attività della tipografia condotta da G. e Pietro di Colonia doveva tuttavia avere soddisfatto le esigenze che avevano determinato la formazione della prima società, e quindi il 28 ott. 1472 fu costituita una seconda società - la cui durata era stabilita per un anno, fino al 28 ott. 1473 - con gli stessi componenti eccezion fatta per Bacciolo de' Funagioli, cui subentrò Rinaldo di Francesco, che divenne il centro della nuova impresa provvedendo alla fornitura della carta e all'anticipo della somma di 50 ducati; G. e Pietro di Colonia avrebbero potuto continuare a lavorare nella stessa officina - che sarebbe stata restaurata a spese dei soci perugini - e avrebbero ottenuto la metà dei guadagni e, come previsto anche in precedenza, si sarebbero potuti allontanare da Perugia in caso di peste.
L'atto del 6 apr. 1474 con cui furono fissate le condizioni per lo scioglimento di questa seconda società fornisce dati eloquenti sulla mole della produzione di questa tipografia; risultano essere state stampate ben 889 copie, depositate in parte a Perugia e in parte a Pisa, Bologna, Ferrara, Padova, Firenze, Roma e Napoli. A G. e a Pietro di Colonia venne assegnato il ricavato dalle vendite che sarebbero state effettuate nelle città di Firenze, Roma e Napoli, mentre il rimanente guadagno sarebbe stato dei soci perugini, che per ulteriori debiti contratti ricevettero dagli stampatori tedeschi anche la somma di 46 fiorini e 80 soldi.
A questa seconda società sono da assegnare (e devono essere quindi collocati prima del 6 apr. 1474) altri quattro testi giuridici con caratteristiche formali congruenti con quelle delle precedenti edizioni: un in folio con un elevato numero di fogli e il medesimo carattere romano con testo disposto su due colonne, Super secunda parte Digesti Veteris di Bartolo da Sassoferrato (198 fogli; IGI, 1358; GW, 3593); Super secunda parte Infortiati (280 fogli; IGI, 1379), sempre di Bartolo; Super tertio libro Decretalium (352 fogli; IGI, 9821) di Niccolò Tedeschi (detto anche Abate di Sicilia); Speculum iudiciale di Guillaume Durand, di cui oggi non è nota alcuna copia, ma che - da fonti documentarie - risulta venduto per 10 ducati da Pietro di Colonia il 15 marzo 1474 a un certo Giambattista Galiossi dell'Aquila.
Dopo lo scioglimento della seconda società G. e Pietro di Colonia non abbandonarono Perugia, dato che il 1° nov. 1473 avevano affittato una casa nel "popolo" di S. Gregorio, chiedendo di poterla occupare per almeno diciotto mesi; effettivamente diverse quietanze testimoniano il pagamento dell'affitto e l'ultima di esse fu redatta il 15 maggio 1475. È più che lecito supporre che la loro permanenza a Perugia sia legata al prosieguo della avviata attività tipografica; il confronto con il corpus di opere giuridiche finora descritto ha fatto attribuire - non senza voci discordanti - alla stamperia di G. altre dodici edizioni, impresse fra 1474 e 1475 con lo stesso carattere romano, anch'esse completamente prive di note tipografiche, a eccezione del Super nono libro Codicis di Bartolomeo da Saliceto (159 fogli; IGI, 8506), che reca l'indicazione del luogo e dell'anno di edizione (Perugia 1475).
L'unica opera a carattere filosofico è l'Expositio in Analitica posterioraAristotelis (224 fogli; IGI, 7333) di Paolo Veneto (Paolo Nicoletti), professore dello Studio perugino nei primi decenni del Quattrocento. Di Baldo degli Ubaldi è il De materia statutorum, edito insieme con le Contrarietates di Bartolo da Sassoferrato (156 fogli; IGI, 9937). Giuristi perugini sono anche Niccolò degli Ubaldi, di cui venne impresso De successionibus ab intestato (IGI, 10001) e Pietro degli Ubaldi, del quale furono editi i due trattati De duobus fratribus et aliis (90 fogli; IGI, 10007) e Super canonica episcopali et parochiali (92 fogli; IGI, 10016). Di Bartolomeo Cipolla sono De servitutibus urbanorum praediorum. De servitutibus rusticorum praediorum (132 fogli; IGI, 2693) e Cautelae (32 fogli; IGI, 2685). Entrambe le edizioni di Cipolla sono da alcuni bibliografi attribuite al Vydenast, in collaborazione con G. e Pietro di Colonia (IGI, 2685, 2693), o allo stesso Vydenast e soci non identificati (GW, 6474, 6494).
Lo pseudovidiano De vetula - probabilmente dovuto a Richard de Fournival - (42 fogli; Catalogue of books… now in the British Museum, VI, p. 877), è l'unico testo stampato nel più maneggevole formato in ottavo, mentre il formato in folio è come al solito adoperato nel testo Repetitio legis si pascenda pecora (16 fogli) di Pier Filippo Della Cornia (Cornio), professore di diritto a Perugia e Pisa, morto nel 1492. Formato ridotto in quarto presentano l'Examen grammaticale (70 fogli; IGI, 9195) di Giovanni Sulpizio (Verulano) e l'Itinerario in Terra Santa (82 fogli) del padovano Gabriele Capodilista, podestà di Perugia dal settembre 1473 all'ottobre 1475.
Controversa è l'attribuzione delle opere di Della Cornia e di Capodilista, che sono state anche assegnate al Vydenast (da solo o in collaborazione con soci che alcuni individuano in G. e Pietro di Colonia: IGI, 2437, 3217; GW, 7568, 6024; Tucci; Falaschi); in alternativa entrambe le edizioni sono state ascritte alla produzione di poco posteriore di Giovanni da Augusta (Accurti, 1930, n. 45; Id., 1936, p. 103).
Il 6 marzo 1476 Rinaldo di Francesco - sempre come procuratore del Baglioni - fondò una nuova società, ancora con lo stampatore Pietro di Colonia, stavolta associato con un certo "Johannes Conradi". Non sono tuttavia note edizioni da loro stampate, e la compagnia poco dopo terminò per la diffusione della peste.
È pertanto lecito supporre che G. sia morto fra la fine del 1475 e l'inizio del 1476, proprio a causa di una delle epidemie il cui temuto verificarsi era sempre stato previsto nei contratti delle due società di cui aveva fatto parte.
Fonti e Bibl.: A. Rossi, L'arte tipografica in Perugia durante il secolo XV e la prima metà del XVI. Nuove ricerche, Perugia 1868, pp. 3-17; G.B. Vermiglioli, Principij della stampa in Perugia e suoi progressi per tutto il secolo XV…, Perugia 1820, pp. 14-17, 179-181; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, I, Perugia 1875, pp. 755 s.; A. Brizi, Annali tipografici di Perugia dall'origine della stampa ad oggi, in Il Bibliofilo, IX (1888), 1, pp. 5-7; D. Marzi, I tipografi tedeschi in Italia durante il secolo XV, in Festschrift zum fünfhundertjährigen Geburtstag von Johann Gutenberg, a cura di O. Hartwig, Leipzig 1900, p. 443; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 295; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Auslande, München 1924, pp. 56 s., 59 s.; T. Accurti, Editiones saeculi XV pleraeque bibliographis ignotae, Florentiae 1930, pp. 25 n. 45, 154 n. 3629; G. Ottino, Manuale di bibliografia, a cura di G. Fumagalli, Milano 1935, p. 92; T. Accurti, Aliae editiones saeculi XV pleraeque nondum descriptae, Florentiae 1936, p. 89 n. 172; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker, Stuttgart 1970, p. 137; U. Tucci, Capodilista, Gabriele, in Diz. biogr. degli Italiani, XVIII, Roma 1975, p. 636; P.L. Falaschi, Della Cornia, Pier Filippo, ibid., XXXVI, ibid. 1988, p. 776; C. Bukowska Gorgoni, Franchi, Filippo, ibid., L, ibid. 1998, p. 89; Catalogue of books printed in the XVth century, now in the British Museum, VII, pp. 876 s.; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, nn. 3582, 3593, 6024, 6474, 6494, 7568, 10242; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d'Italia, nn. 1349, 1358, 1379, 2437, 2693, 2865, 3217, 4075, 7333, 8506, 9195, 9821, 9937, 9956, 10001, 10007, 10016.