CERRETANI, Giovanni
Nato a Terni all'inizio del sec. XV, era probabilmente legato da vincoli di parentela con Giacomo Cerretani (autore di un diario del concilio di Costanza e vescovo di Teramo dal 1429 al 1443), che ebbe un'importanza decisiva sul suo avvenire: il C. infatti, nel 1447, quando si trova citato per la prima volta, è già canonico di Bordeaux - aveva ereditato tale beneficio dal vescovo di Teramo - e dottore in legge. Il 5 novembre di quello stesso anno egli ottenne delle lettere per recarsi in Lombardia con un seguito di cinque persone. Doveva aver fama di abile giurista: il 17 settembre del 1448, quando era già alla corte pontificia, Niccolò V lo nominò auditore delle cause del Palazzo apostolico, carica che conservò fino alla morte. Le tracce del C. si perdono durante i pontificati successivi, in cui il suo nome appare citato solo incidentalmente.
Bisogna escludere la possibilità che abbia soggiornato a Bologna tra il 1450 e il 1455Come vicario nello spirituale e nel temporale del cardinal Bessarione: questa notizia, ricorrente nella bibliografia, è dovuta al fatto che il vicario è indicato nella maggioranza dei casi come Giovanni vescovo di Nocera, sede che il C. occuperà solo venti anni dopo.
La svolta decisiva della sua carriera fu determinata dall'elezione di Sisto IV e dall'ascesadi Giuliano Della Rovere al cardinalato. Nel 1476, quando questi fu inviato in Francia come legato per risolvere alcuni problemi relativi ad Avignone e alla possibilità di convocare un concilio nazionale, il C. lo accompagnò e fu attribuito a lui il merito del successo della missione del cardinale, che il re colmò di favori. Il legato ritornò solo a settembre, ma già il 17 ag. 1476 il C. era stato promosso al vescovato di Nocera, vacante per il trasferimento del titolare alla diocesi di Agde nel sud della Francia.
Altri favori si aggiunsero a questa promozione; il 18 agosto egli ricevette conferma dell'unione dei redditi del monastero di S. Stefano di Parrano (diocesi di Nocera) alla sua mensa episcopale, e in cambio della rinuncia ai suoi benefici a Bordeaux, all'arcidiaconato di Cernès, a un canonicato e a una prebenda, egli ricevette alcune pensioni su diversi benefici di Bordeaux (24 giugno 1477). Il C. continuò ad esercitare la sua attività di auditore, anche se tutti gli atti lo designano luogotenente di uno degli auditori del Palazzo, probabilmente a causa della sua carica vescovile. Sembra ormai familiare del cardinale Della Rovere: nel maggio 1481, quando Sisto IV si recò alla chiesa dei SS. Apostoli di cui suo nipote era titolare, la messa fu celebrata dal C., che partecipò ancora a funzioni liturgiche e a concistori pubblici negli anni seguenti (1484-1485). Solo nel 1485-86, dopo la morte di Sisto IV e dieci anni dopo la sua promozione, egli pagò le tasse dovute alla Camera apostolica per il servizio comune del vescovato di Nocera e di altri benefici che gli erano stati concessi. Forse il C. riprese ad esercitare effettivamente la sua funzione d'auditore, poiché si trova qualche accenno a cause nelle quali egli dovette intervenire negli anni 1488-1490. Il testamento che il C. redasse il 23 dic. 1488 aggiunge qualche informazione supplementare su un uomo di cui è difficile cogliere la personalità. A Roma abitò nella parrocchia di S. Pantaleo, in una casa che possedeva in comune con suo fratello a una delle estremità di piazza Navona, dove ora sorge il palazzo Lancellotti, Come la maggior parte dei membri dell'alta società romana, il C. appartenne alla Confraternita del SS. Salvatore. Nel 1482, sempre insieme con suo fratello, aveva edificato nella cattedrale di Terni una cappella che aveva dedicato a S. Giacomo. Infine, personaggio in vista, designò tra i suoi esecutori testamentari due cardinali, Lorenzo Cibo e Giuliano Della Rovere.
Il C. non dovette risiedere molto nella sua diocesi, per quanto la sua presenza vi sia qualche volta segnalata ed egli stesso non avesse escluso la possibilità di morirvi. Nell'aprile 1480 donò al capitolo della sua cattedrale quattro manoscritti liturgici destinati al coro, che aveva fatto copiare, e forse miniare, dal suo cappellano Tommaso da Pietra, esperto di musica.
Il C. morì a Roma nell'agosto 1492 e fu sepolto in S. Maria del Popolo.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Reg. Vaticana 306, f. 215; 432, f. 200; Registra Lateranensia 759, f. 331; 769, ff. 37v, 74, 298v; 773, f. 19; Obligationes et Solutiones, 83, f. 110v; Introitus et Exitus, 511, f. 67v; 513, f. 52v; Armarium XXXIX,20, ff. 370v, 511; 21, ff. 419, 514v; L. Jacobilli, Di Nocera nell'Umbria..., Foligno 1653, pp. 107 s.; M. Palmerii Pisani, Opus de temporibus suis, in Rer. Italic. Script. ...exFlorentinarum bibliotecarum codicibus, I,Florentiae 1748, col. 259; Il Diario romano di Iacopo Gherardi da Volterra...,in Rerum Italicarum Scriptores, 2 edizione, XXIII, 3, a cura di E. Carusi, pp., 51, 58; Iohannis Burchardi, Liber notarum, ibid., XXXII, 1, a cura di E. Celani. pp. 98, 134; G. Mazzatinti, Imanoscritti della Biblioteca vescovile di Nocera, in Archivio storicoper le Marche e l'Umbria, I(1884), pp. 541556; A. Alfieri, Di uno stemma vescovile dipinto da Nicolò Alunno nel polittico di Nocera Umbra (1483), in Boll. d. Deput. distoria patria per l'Umbria, XIV (1908), p. 13; W. von Hofmann, Forschungen zur Gesch. der kurialen Behörden..., Rom1914, p. 28.