BURGIO, Giovanni
Nacque a Caltagirone al principio del sec. XV da famiglia benestante. Molto frammentarie le notizie sugli inizi della sua carriera. Avviato agli studi di medicina, dovette frequentare diverse università della penisola, ma non è noto dove egli si laureò. Comunque il 19 giugno 1438, con la qualifica di dottore delle arti e licenziato in medicina presenziò a un esame di laurea svoltosi a Padova. Nel 1440 fu chiamato a insegnare medicina nello Studio di Siena e la sua condotta, biennale, prevedeva uno stipendio di 100 fiorini annui, 200 di meno del suo collega Giovanni da Sermoneta. Doveva essere dunque ancora agli inizi della sua carriera. A Siena lo troviamo di nuovo nel 1449, dove il 20febbraio, insieme con Bartolo di Tura, presiedette alla laurea del pistoiese Polidoro Bracali, che nei suoi ricordi qualificò i suoi esaminatori "famosissimi".
Tuttavia, nel frattempo, non aveva troncato i rapporti con la sua città natale. Prima giurato e poi, nel 1445, sindaco di Caltagirone, nel maggio di questo stesso anno fu inviato dai suoi concittadini al viceré Ximen de Urrea per discutere con lui la controversia riguardante le gabelle di Caltagirone. Il viceré, infatti, aveva venduto il diritto di esazione di queste gabelle, amministrate fino ad allora dal Comune stesso, per aumentare le entrate della Camera. Grazie all'abilità del B. fu raggiunto un accordo: la comunità calatina si dichiarava disposta a versare 300 once invece delle 200 pagate in precedenza, mentre l'Urrea s'impegnò a rinunciare, per il futuro, alla vendita delle gabelle, assicurando inoltre che la carica di segreto (cioè di esattore) di Caltagirone non sarebbe mai stata affidata ad un forestiero.
Nel 1447 il B. fu incaricato di un'altra importante ambasceria: doveva chiedere al re Alfonso d'Aragona la conferma di alcuni privilegi di Caltagirone. Giunto a Gaeta, dove si trovava la corte, il B. riuscì a inserirsi nel gruppo di dotti e letterati che il re ospitava presso di sé. Inoltre un'improvvisa malattia del sovrano, ribelle ad ogni rimedio apprestato dai medici di corte, gli permise di mettere a profitto la sua scienza e di guarire l'illustre infermo. Questo gli procurò la riconoscenza di Alfonso che non solo accettò le richieste da lui avanzate in nome della sua città, ma concedette a lui personalmente il privilegio di costruire granai su alcune terre poste a diciotto miglia da Caltagirone, nei pressi del castello di Terranuova. Inoltre il re gli assegnò l'abbazia di S. Maria di Novaluce.
Gli antichi biografi del B. affermano che quest'ultima concessione fece maturare in lui la decisione di intraprendere la carriera ecclesiastica. Fu certamente anche per intercessione di Alfonso d'Aragona presso la Curia pontificia che il B., il 7 febbr. 1449, fu elevato alla sede vescovile di Manfredonia (Siponto), come successore del cardinale Bessarione. Il 25 ott. 1458 fu trasferito al vescovado di Mazara, succedendo anche questa volta al Bessarione. Tale circostanza, e il fatto che il cardinale gli affidò l'amministrazione delle numerose abbazie assegnategli nell'isola, lascia pensare che fra i due prelati siano intercorsi rapporti di particolare amicizia, del resto non altrimenti documentati.
Il 20 febbraio del 1464 il viceré Bernardo Requesens convocava il General Parlamento per sottoporre ai tre bracci del Regno le necessità della corona e per ottenere il riconoscimento ad erede al trono di Ferdinando, nato dalle seconde nozze di Giovanni II d'Aragona. A conclusione del Parlamento i rappresentanti del Regno decidevano d'inviare il B. come ambasciatore in Catalogna.
Il B. si recò a Saragozza dove risiedeva la corte con i due rappresentanti del braccio militare che lo accompagnavano e il 21 settembre si presentò con grande pompa nella cattedrale della città per porgere i voti del Regno alla regina Giovanna, tutrice dell'infante, cui giurò obbedienza come al futuro re di Sicilia. Indi raggiunse il sovrano impegnato nell'assedio di Tarragona, e ottenne la conferma di tutti i privilegi elargiti a Caltagirone dai suoi regi predecessori e l'assicurazione della sua inalienabilità. Per nessun motivo i sovrani futuri avrebbero potuto vendere o cedere la città e si riconosceva ai cittadini anche il diritto di difendere con le armi questo privilegio. Inoltre re Giovanni, confermando il privilegio del mero e misto imperio concesso da Alfonso, riconosceva ai cittadini di Caltagirone il diritto di essere giudicati esclusivamente da giudici della loro città tranne che per i delitti di lesa maestà, eresia e falsa monetazione. Altri privilegi il B. otteneva per la città di Noto e per l'arcivescovado di Mazara.
Tanta generosità era motivata dall'accondiscendenza del B. che con il giuramento di Saragozza aveva reso un grande servizio al re, impegnato in un duro confronto con la nobiltà aragonese ostile alla nomina di Ferdinando a luogotenente generale del Regno. Il riconoscimento siciliano servì infatti per piegarne la resistenza e al B. che l'aveva portato re Giovanni non mancò di pagare un generoso tributo di benevolenza: con un privilegio in data di Tarragona 15 genn. 1465 gli concesse il mero e il misto impero per il suo casale di Viziz (oggi Contessa Entellina). Quindi caldeggiò presso il pontefice la sua nomina a una sede vescovile più importante.
Al ritorno dalla Spagna il B. si fermò a Messina per incontrarsi con il viceré López Ximen de Urrea che confermò e rese esecutiva la decisione sovrana. In questa occasione il B. si fece portavoce di alcuni particolari problemi che assillavano i suoi concittadini e ne ottenne la soluzione insieme con la concessione del mero e del misto imperio per la comunità di Noto. A lui il viceré concesse inoltre un assegno di 200 onze per le spese sostenute durante l'ambasceria aragonese ed il permesso di costruire un edificio quadrato con torre merlata e fortificazione a salvaguardia di possedimenti siti in località Schifardi, nei pressi della città di Caltagirone.
Da Messina il B. si trasferì a Roma per rendere omaggio al nuovo pontefice Paolo II. Ammalatosi il papa durante la sua permanenza a Roma, egli riuscì a guarirlo in breve tempo, conquistandosi tutta la sua benevolenza. Rientrato in Sicilia, il 16 nov. 1467 venne nominato arcivescovo di Palermo. Ammalatosi, verso la fine del 1468 si ritirò in Caltagirone e lì morì il 16 genn. 1469. Venne sepolto nella cattedrale.
Il B., umanista e dotto teologo, avrebbe lasciato un volume a stampa di dissertazioni filosofiche, ammirate dallo stesso Paolo II, euna grossa opera manoscritta, Secreta verissima ad varios curandos morbos, frutto della sua lunga esperienza di medico. Nessuna di queste opere ci è pervenuta e di esse abbiamo soltanto notizie indirette.
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