BONSI, Giovanni
Documentato fra il 1351 e il 1371, questo pittore fiorentino conosciuto fino ai tempi recenti per una sola opera (il polittico n. 9 della Pinacoteca Vaticana, firmato e datato 1371) dovette essere artista abbastanza rinomato al suo tempo. La "prestanza" del B., elencata nel Libro dell'Estimo detto "della Sega" del 1351-52, indica che godette di una rendita relativamente alta, che lo poneva fra i cento più ricchi cittadini del suo quartiere. Nel 1366, insieme con Taddeo Gaddi, con l'Orcagna e Andrea di Bonaiuto, faceva parte della commissione incaricata di fornire un parere circa i modi del proseguimento della costruzione della nuova cattedrale (Guasti, doc. 179). Il nome del B., con il socio Neri di Mone, appare citato nel Libro dell'Estimo ancora nel 1354 e nel 1361-62, mentre nel 1376 Neri viene ricordato solo: si suppone che il suo compagno fosse già morto (per gli estimi vedi Poggi, 1929, p. 290).
Negli studi sulla pittura fiorentina il B. si trova menzionato quasi sempre come uno dei seguaci minori dell'Orcagna, e le poche opere a lui attribuite o avvicinate attestano come la maggioranza degli studiosi non abbia riconosciuto i veri caratteri del suo stile (cfr. O. Sirèn-M. W. Brockwell, Catalogue of a loan Exhibition of Ital. Primitives, Kleinberger Galleries, New York 1917, p. 38n. 12; Van Marle; Toesca, 1929;G. Pudelko, The minor masters of Chiostro verde, in The Art Bulletin, XVII [1935], p. 83 n. 21; Matteoli, 1950;R. Longhi nel catalogo Mostra dei tesori segreti delle case fiorentine, Firenze 1960, p. 6;sembrano poco convincenti anche le attribuzioni dubitative di R. Offner, A critical and historical Corpus of the Florentine Painting, IV, 2, New York 1960, p. 37; IV, 3, ibid. 1965, p.18, e di L. Marcucci). È stato lo Zeri ad osservare per primo "il livello notevolissimo" del polittico vaticano, sottolineando particolarmente "la straordinaria anticipazione di accenti tardogotici" che "conferirono al B. una posizione storica che conviene tenere presente nel panorama pittorico fiorentino". Lo stesso studioso restituì al pittore un'opera di grande importanza (riconosciutagli indipendentemente anche dall'Offner): il trittico, oggi diviso fra i Musei di Denver, Colorado (Madonna colbambino in trono), di San Diego, California (S. Nicola), e una collez. ignota (S. Giovanni Battista). Questo, insieme con il tabernacoletto già nella coll. Salomon di New York, attribuito al B. sempre dallo Zeri, forma ormai una solida base per la riconsiderazione critica dell'artista. Al brevissimo catalogo bisogna aggiungere però anche un frammento di tavola con la figura di S.Bartolomeo, già nella collezione Rothermere di Londra e attribuita al B. dal Konody, ma ignorata dalla critica più recente, e una piccola tavola con Madonna col Bambino in trono fra quattro santi,due angeli e Cristo benedicente, della New York Historical Society (n. 1867.4), pubblicata dall'Offner (Ital. pictures at the New York Histor. Society..., in Art in America, VII [1919], pp. 150 s.) come cosa orcagnesca, e non inclusa finora fra le opere del Bonsi.
Considerato attraverso queste opere, l'epiteto "orcagnesco" sembra ormai inadatto per caratterizzare il pittore che doveva appartenere, insieme con il Maestro di San Lucchese, con Allegretto Nuzi e con Andrea di Bonaiuto, all'ambiente di Maso verso il quinto decennio del Trecento. La poesia silenziosa e meditativa di Maso serve come punto di partenza per il B., che però, mantenendo la delicatezza del modellare, cerca di arricchire l'arte ereditata con ritmi svariati, con calligrafismi più accentuati, avviandosi verso modi di espressione che saranno sviluppati da Lorenzo Monaco e dai suoi compagni.
Fonti e Bibl.: C. Guasti, S. Maria del Fiore, Firenze 1887, docc. 141, 179; G. Rondoni, Arte e storia nel conv. e chiesa de' SS. Iacopo e Lucia di S. Miniato al Tedesco, in Misc. stor. della Valdelsa, XII (1904), p. 24; B. Khvosinsky-M. Salmi, I pittori toscani dal XIII al XVI secolo, II, Roma 1914, p. 42; R. Van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, III, The Hague 1924, pp. 406-408; G. Vitzthum-W. F. Volbach, Die Malerei und Plastik des Mittelalters in Italien, Wildpark-Potsdam 1924, p. 305; G. Poggi, Sulla provenienza del polittico di G. B. nella Pinac. Vat., in Rivista d'arte, XI (1929), pp. 289-91; P. Toesca, Die Florentinische Malerei des XIV. Jahrhunderts, Florenz-München 1929, p. 80 n. 29: P. G. Konody, Works of Art in the Collection of Viscount Rothermere, London 1932, tav. 6; A. Matteoli, G. B. e gli affreschi nell'oratorio di S. Urbano, in Boll. dell'Acc. degli Euteleti (San Miniato), XV (1950), pp. 39-43; P. Tosca, Il Trecento, Torino 1951, p. 644; F. Zeri, Un'apertura per G. B., in Boll. d'arte, XLIX (1964), pp. 224-228; L. Marcucci, Le Gallerie Nazionali di Firenze. Dipinti toscani del XIV secolo, Roma 1965, pp. 132 s.; R. Offner, A critical and historical Corpus of the Florentine Painting, IV, 4, New York 1967, p. 68 n. 10; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 322.