SPINOLA, Giovanni Battista
– Nacque a Genova il 6 luglio 1681 da Francesco Maria Spinola e da Maria Negroni. Entrambi i genitori appartenevano alle fasce più alte dell’aristocrazia genovese. Il padre, in particolare, apparteneva al ramo degli Spinola detto ‘de’ savii’ disceso da Francesco di Battista (1546-1573) e fu membro del Senato di Genova.
Giovanni Battista rimase a Genova fino al 1686 e vi compì i primi studi. Studiò poi a Roma, presso il seminario romano, e iniziò il suo apprendistato curiale sotto la guida dello zio, il cardinale Giovanfrancesco Negroni. Nel 1707 conseguì la laurea in diritto civile e canonico e iniziò una carriera nell’amministrazione pontificia. Dopo aver collaborato con i tribunali dell’Auditor Camerae e della Segnatura di giustizia, nel 1707 fu nominato prelato domestico e cameriere d’onore di Clemente XI. Nel 1711 divenne referendario di Segnatura.
Nel dicembre 1712 fu inviato come governatore a Benevento, dove si era determinata una forte tensione giurisdizionale tra il precedente governatore, Ascanio Cansacchi, e l’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini, futuro Benedetto XIII. Grazie alle sue capacità di mediazione, Spinola riuscì a superare questo conflitto e a stabilire con Orsini un buon rapporto, che in seguito favorì la sua carriera.
Conclusa l’esperienza a Benevento, tornò a Roma, nel 1717. Divenne quindi ponente (relatore delle cause) alla congregazione della Sacra Consulta e uditore del cardinal camerlengo, Giovanbattista Spinola di San Cesareo, con cui era lontanamente imparentato. Mantenne la carica anche alla morte di quest’ultimo, quando la carica di cardinale camerlengo fu assunta dal nipote del papa Clemente XI, Annibale Albani, nel 1719.
Il 9 maggio 1722 fu nominato chierico di Camera, una carica decisamente più importante delle precedenti, che comportava l’esercizio di rilevanti poteri in ambito finanziario. L’elezione al papato di Vincenzo Maria Orsini portò a un nuovo avanzamento della carriera di Spinola, che nel 1724 fu nominato segretario della Sacra consulta, la congregazione che sovraintendeva all’amministrazione della giustizia nelle provincie dello Stato della Chiesa.
Il 15 febbraio 1728 prese gli ordini religiosi. La scelta era probabilmente in connessione alla prossima nomina a governatore di Roma, che Spinola ricevette il 30 maggio dello stesso anno. Rimase governatore dal maggio del 1728 al settembre del 1733, gestendo gli atavici problemi dell’ordine pubblico a Roma e soprattutto la difficile sede vacante del 1730, caratterizzata da forti tumulti, indirizzatisi contro i favoriti del defunto pontefice Benedetto XIII.
Nel pontificato di Clemente XII (1733-1740) Spinola assunse un ruolo di qualche spicco, pur mantenendosi sostanzialmente neutrale rispetto agli interessi delle potenze europee. Nel 1731 le istruzioni per l’ambasciatore francese lo definivano «plus adroit et prudent que savant» (Recueil..., 1913, p. 134) e sottolineavano che aveva costumi da laico, più che da ecclesiastico.
Nel 1733 si parlava di Spinola come possibile segretario di Stato. Invece, il 28 settembre 1733, fu nominato cardinale e legato di Bologna, carica che ricoprì per sette anni. Il governo della Legazione di Bologna si svolse in una fase politicamente difficile, a causa delle tensioni esistenti tra il governo pontificio e le magistrature cittadine e del passaggio nel territorio della Legazione degli eserciti impegnati nella guerra di successione polacca. Grazie alle sue spiccate doti di mediatore Spinola riuscì a stabilire un buon rapporto con il ceto dirigente bolognese, in ciò coadiuvato dall’arcivescovo Prospero Lambertini, e ad affrontare la grande questione della regimazione idrica del territorio. Non ebbero invece alcun successo i suoi tentativi di tutelare l’alta sovranità pontificia sul Ducato di Parma e Piacenza, dopo la morte dell’ultimo dei Farnese.
L’esperienza bolognese diede a Spinola la fama di personaggio accorto e moderato. Il presidente Charles de Brosses (1858), che lo incontrò nel 1740, lo definì «una bella figura», con «maniere da uomo di qualità» (p. 265). A testimonianza dei suoi interessi culturali sta anche l’attenzione con cui guardò ai lavori della scienziata bolognese Laura Bassi, prima donna a ottenere una cattedra in fisica in una Università europea.
Partecipò al lunghissimo conclave del 1740, nel corso del quale fu proposto come candidato della fazione che faceva riferimento alla famiglia Corsini. Dopo aver ottenuto una quindicina di voti nella fase iniziale del conclave, dovette rinunciare a causa dell’opposizione del governo spagnolo e della fazione Albani. Si oppose poi alla candidatura del cardinal Pompeo Aldrovandi, che per pochi voti non arrivò all’elezione, per aderire infine alla candidatura del cardinal Lambertini, che fu eletto con il nome di Benedetto XIV.
Il nuovo pontefice aveva a lungo collaborato con Spinola a Bologna e lo riteneva, come scrisse al cardinal Pierre Guérin de Tencin nel 1751, «un uomo onorato e di buon giudizio» (Le lettere..., 1965, p. 375). All’inizio del pontificato benedettino Spinola fu dunque richiamato a Roma e, nel giugno 1741, fu nominato prefetto della congregazione dell’Immunità ecclesiastica, con il mandato di attenuare la conflittualità giurisdizionale tra la S. Sede e gli Stati italiani che si era aperta nel decennio precedente.
Già dal 1738 Spinola era stato inoltre nominato abate commendatario dell’abbazia di Subiaco, importante ente religioso che esercitava sia la giurisdizione temporale sia quella spirituale sulla cittadina di Subiaco e su alcuni centri limitrofi. L’abbazia costituiva una giurisdizione autonoma all’interno dello Stato della Chiesa e Spinola dovette misurarsi con una situazione difficile. Alle vecchie contese tra i monaci e la comunità di Subiaco si erano infatti aggiunte le spoliazioni inferte dalle truppe austriache che avevano occupato quel territorio durante la guerra di successione austriaca. Le tensioni esplosero nel 1748 in una sollevazione, causata dalle misure assunte dal governo pontificio contro il contrabbando di tabacco, che Spinola seppe gestire con moderazione.
Anche se nella gestione della commenda Spinola si dimostrò più interessato agli aspetti religiosi che a quelli temporali, il mecenatismo che esercitò nella cittadina ebbe qualche importanza. Dopo aver avviato, nel 1741, una visita della diocesi, nel 1745 consacrò il nuovo altare maggiore della collegiata e nel 1749 fondò una casa per i padri della missione.
L’azione di Spinola a Subiaco non conseguì però risultati definitivi. Una nuova e più violenta sollevazione, avvenuta nel 1752, indusse Benedetto XIV a sopprimere, alla morte di Spinola, la giurisdizione temporale dell’abbazia.
Al di là dei lavori commissionati a Subiaco, non sembra che Spinola abbia praticato forme significative di mecenatismo artistico. Risulta che risiedeva nella villa Peretti alle Terme di Diocleziano, appartenente alla famiglia Negroni, di cui gli fu data piena disponibilità.
Nel 1751 la sua salute declinò rapidamente. Morì ad Albano il 21 agosto 1752, destinando la maggiora parte delle sue sostanze all’abbazia di Subiaco.
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