RONCHELLI, Giovanni Battista
– Nacque a Castello Cabiaglio, nei pressi di Varese, il 1° febbraio 1715, da Giacomo Antonio, facoltoso mercante, e da Maria Grazia Porrani, figlia del pittore e architetto Antonio Maria (Parravicini, 1993a, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, p. 25; Parravicini, 2016a, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016, p. 60).
Da Giovanni Battista Giovio, committente di Ronchelli e suo primo biografo, apprendiamo che in età giovanile fu indirizzato al tirocinio mercantile e si stabilì perciò all’Aquila, dove la sua famiglia conduceva da più generazioni redditizie attività commerciali, compiendo studi di «lettere umane» (Giovio, 1784, p. 446). Vi si trattenne fino al 1733-34, quando, disattendendo le aspettative familiari, si spostò a Roma per dedicarsi allo studio della pittura presso la bottega del pittore Francesco Mancini (ibid.). Notizie simili si ricavano da una breve testimonianza autobiografica rilasciata da Ronchelli nel 1769 nell’ambito del processo di riconoscimento del culto delle beate Caterina Morigi e Giuliana Puricelli (Parravicini, 1993a, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, p. 28 nota 7). In essa dichiarò di essersi trasferito a Roma all’età di diciotto anni e di aver atteso allo studio della pittura presso Mancini per quattro anni e due mesi, quindi fin verso il 1738, anticipando di due anni la data del 1740 trasmessa da Giovio (1784, p. 446) per il rientro dell’artista in patria . Dalla stessa testimonianza si apprende che al suo ritorno a Varese Ronchelli proseguì il suo iter formativo sotto la guida di Pietro Antonio Magatti, attestato come maestro dell’artista anche dalle fonti più antiche (ibid.; Füssli, 1779), instaurando un rapporto di apprendimento e collaborazione destinato a prolungarsi nel tempo e a lasciare tracce indelebili sul prosieguo della sua attività.
Si deve attendere fino circa al 1743-45 per imbattersi nelle prime opere pittoriche riferibili all’artista, cui sono attribuiti due affreschi di soggetto mitologico sul muro del cortile rustico (Apollo e Dafne) e nell’edicola del giardino (Apollo e le Muse) della villa Della Porta Bozzolo di Casalzuigno in Valcuvia, a nord di Varese. La datazione di questi dipinti, fino a tempi recenti ritenuti opere della tarda maturità dell’artista (Spiriti, 2001c, in Pietro Antonio Magatti, 2001), è stata anticipata sulla base dell’analisi delle fasi del cantiere della villa, che dal 1713 al 1745 fu diretto da Antonio Maria Porrani, nonno materno di Ronchelli, cui si deve verosimilmente il coinvolgimento del nipote nei lavori di decorazione (Bassani, 2001; Galli - Monferrini, 2016b, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016, pp. 112 s.).
Da questi affreschi emerge già una delle peculiarità del linguaggio pittorico di Ronchelli, in cui gli stilemi e gli schemi compositivi barocchetti mutuati da Magatti vengono declinati e razionalizzati attraverso il filtro di un’aggraziata propensione classicista, frutto degli anni di apprendistato a Roma.
Nel 1746 Ronchelli eseguì il ritratto di Agostino Maria Neuroni, vescovo di Como, noto tramite un’incisione di Gaetano Bianchi tratta dal dipinto perduto (Parravicini, 2016a, ibid., p. 62), all’incirca coevo a un piccolo dipinto su rame in collezione privata con il Ritratto di Gerolamo Andrea Martignoni, firmato, da leggere in parallelo alla ritrattistica di Giuseppe Bonino (ibid.). Nel frattempo, tra il 1746 e il 1748 Ronchelli fu attivo a Pavia a fianco di Magatti, impegnato nella decorazione della chiesa di S. Francesco (ibid., p. 63). L’affermazione di Ronchelli nel campo della decorazione profana nella Lombardia occidentale è testimoniata dalla sua convocazione a Turate nel 1750 per alcuni affreschi, perduti, nel palazzo dei conti Caimi (G. Angelini, I Ligari. Fonti e fortuna critica, in P. Vanoli, I Ligari. Atlante delle opere, Milano 2008, p. 174), cui fece seguito nel 1751 una serie di interventi documentati nella villa Bossi Tettoni di Azzate, dove rimane un ciclo a fresco con storie della Gerusalemme liberata (Galli - S. Monferrini, 2016a, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016).
Nel 1752 Ronchelli fu pagato per i dipinti murali della Via Crucis nel porticato delle cappelle presso la chiesa parrocchiale di Mergozzo in Val d’Ossola (Dell’Omo, 2005). Negli stessi anni fu scelto dal quadraturista Giuseppe Baroffio come collaboratore per la parte di figura negli affreschi con la Gloria di s. Antonio abate e l’Esaltazione della Croce che decorano la volta della chiesa di S. Antonio alla Motta di Varese.
Il contratto per la decorazione fu stipulato nel 1749 per iniziativa della Confraternita di S. Antonio, di cui Ronchelli era membro, con il termine di consegna di un anno, ma l’esecuzione dei lavori si protrasse fino al 1756 (Coppa, 1992; Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 70 s.). Il rapporto di Ronchelli con Baroffio si era già avviato almeno dal 1746, probabilmente grazie agli auspici di Magatti, che aveva indicato l’allievo come suo sostituto per i lavori nella distrutta chiesa di S. Carlo a Varese (Parravicini, 1993a, ibid., p. 29), trovando un’ulteriore occasione, nel 1762, nella decorazione a fresco dell’oratorio di S. Marta a Bellinzona (Parravicini, 1993b, ibid., pp. 76 s.).
Nel corso degli anni Sessanta Ronchelli fu attivo in Piemonte, con prestigiose commissioni nel duomo di Vercelli (tela con la Comunione di s. Ambrogio morente, intrisa di ricordi magatteschi; Giovio, 1784, p. 446; Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 74 s.; Parravicini, 2016a, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016, p. 65) e in quello di Casale Monferrato (affreschi nella cappella di S. Evasio, 1765 circa; Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 84 s.). Tra la fine di questo decennio e l’inizio del successivo dovrebbero collocarsi i due grandi teleri con le storie di s. Giulio e s. Giuliano che Ronchelli eseguì per la basilica di S. Giuliano a Gozzano sulla Riviera d’Orta e che la critica ritiene uno dei raggiungimenti più alti dell’artista nel campo della pittura su tela, per la calibrata miscela di eloquenza narrativa lombarda e aulica impaginazione di gusto romano (Perotti, ibid.; Coppa, 1996). Per la chiesa parrocchiale del proprio paese natale dipinse tra il 1763 e il 1765 la pala dell’altare maggiore raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e i ss. Appiano e Agostino (Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 86 s.), utile confronto stilistico e compositivo per assegnare all’artista la tela con la Madonna con il Bambino e i ss. Cosma e Damiano della parrocchiale di Civello di Villa Guardia, di datazione forse un poco successiva, mentre è priva di sicuri appigli cronologici la pala con Tre santi vescovi in S. Lorenzo a Lugano (Capelli, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016). Per la chiesa di Castello Cabiaglio il pittore eseguì anche gli affreschi del presbiterio, firmati e datati 1774 (Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 120-123), mentre nel 1782 gli furono pagati cinque pannelli dipinti a olio destinati al pulpito (pp. 148-151), dove nell’impostazione monumentale delle figure degli Evangelisti e nell’ariosa Predica del Battista, recuperando suggestioni classiciste romane, l’autore sembra cercare una via di dialogo con le più moderne istanze della pittura neoclassica lombarda. Molto apprezzata dai contemporanei, tanto da venir celebrata in una poesia in lingua milanese da Domenico Balestrieri (1774), fu la pala con il Martirio di s. Caterina realizzata per la basilica di S. Vittore a Varese, allogata a Ronchelli nel 1767 dopo la morte di Magatti, cui era stata in un primo tempo commissionata (Spiriti, 2001b, in Pietro Antonio Magatti, 2001).
A questo periodo risale una fitta serie di interventi di decorazione profana in ville e palazzi, tra Varese, Milano e Como, che costituisce il lascito più significativo del pittore nell’ambito della pittura lombarda del Settecento. A Varese eseguì in diversi ambienti del palazzo Estense affreschi mitologici di gusto barocchetto affine a quello di Magatti e Giovanni Antonio Cucchi, in parte ancorabili a un pagamento del 1769 (Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, p. 98; Pacciarotti, in Pietro Antonio Magatti, 2001), ai quali si affiancano per stile e cronologia l’Allegoria della pace affrescata nella villa De Cristoforis-Mazzucchelli (Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 100 s.) e diversi interventi nella villa Recalcalti di Casbeno (Frangi, in Pietro Antonio Magatti, 2001). Allo stesso momento appartengono i dipinti murali che Ronchelli fu chiamato a eseguire a Milano nel palazzo Morando Attendolo Bolognini e nel palazzo Orsini di via Borgonovo (Giovio, 1784, p. 446; Coppa, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016). Nel 1771 il pittore firmò e datò un’Allegoria della matematica nel palazzo Bolongaro di Stresa, dove intervenne anche in seguito per la decorazione a fresco della coffee-house del giardino (1775 circa; Pacciarotti, 1995; Parravicini, 2016b, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016). Nei tardi anni Settanta eseguì una serie di cicli a fresco in cui emerge un ulteriore disciplinamento delle cadenze barocchette e si osserva l’adozione di ariose ambientazioni paesistiche, impreziosite da inserti di rovine classiche e da scene di vita quotidiana, soprattutto nei dipinti della villa Bossi Zampolli di Azzate, firmati e datati 1777 (Galli - S. Monferrini, 2016a, ibid.). Nel 1778 Ronchelli decorò il salone della villa Vismara a Montesolaro di Carimate con storie di Alessandro Magno e di Scipione (Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 138-141), e nel 1778-80 lavorò nella sala delle Nozze e in altri ambienti del palazzo Giovio di Como, traducendo in pittura con timidi accenni classicisti i colti programmi iconografici a sfondo letterario e celebrativo elaborati dal committente, il conte Giambattista (Giovio, 1784, p. 143; Caprara, 1983, p. 305; Parravicini, 1993b, in Parravicini - Perotti - Villa, 1993, pp. 142-147; Galli - Monferrini, 2016b, in Giovanni Battista Ronchelli, 2016).
Nel 1780 il pittore firmò una piccola tavola con l’Addolorata, derivata da un prototipo di Magatti, conservata nel convento di S. Maria del Bigorio in Canton Ticino (Capelli, ibid.), e nel 1786 una tempera su cartone, già sul mercato antiquario, raffigurante la Natività (Parravicini, 2016a, ibid., p. 75), opere da cui emerge la sua estraneità di fondo rispetto alle nuove istanze neoclassiche.
Morì a Castello Cabiaglio il 24 gennaio 1788 (Parravicini, 1993a, in Parravicini -Perotti - Villa, 1993, p. 42).
Fonti e Bibl.: D. Balestrieri, Rime toscane e milanesi, Milano 1774, pp. 89-95; J.R. Füssli, Allgemeines Künstlerlexikon, I, Zürich 1779, p. 572; G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni, nelle arti e nelle lettere illustri. Dizionario ragionato, Modena 1784, pp. 142 s., 445-447; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVIII, Leipzig 1934, p. 568; V. Caprara, Documenti d’arte settecentesca nell’archivio Giovio, in Periodico della Società storica comense, 1983, vol. 50, pp. 297-307; Id., Ronchelli, Giambattista, in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1990, pp. 856 s.; S. Coppa, in Pittura tra Ticino e Olona. Varese e la Lombardia nord-occidentale, a cura di M. Gregori, Milano 1992, pp. 296 s.; C. Parravicini - M. Perotti - V. Villa, I teleri di San Giuliano e l’opera del R., Bolzano Novarese 1993 (in partic. C. Parravicini, Giovan Battista Ronchelli ed il suo tempo, 1993a, pp. 25-44; M. Perotti, I teleri di S. Giuliano nel contesto storico-devozionale, pp. 46-61; C. Parravicini, Catalogo delle opere documentate del R., 1993b, pp. 65-153); G. Pacciarotti, Su Giovan Battista Ronchelli e su alcune sue opere poco conosciute, in Rivista della Società storica varesina, 1995, n. 20, pp. 115-121; S. Coppa, in Pittura tra il Verbano e il lago d’Orta dal Medioevo al Settecento, a cura di M. Gregori, Milano 1996, pp. 338 s.; Pietro Antonio Magatti 1691-1767 (catal., Varese), a cura di A. Bernardini - S. Coppa, Cinisello Balsamo 2001 (in partic. A. Spiriti, Da R. a Ferrario: per una definizione critica del magattismo, 2001a, pp. 87-91; G. Pacciarotti, Palazzo Estense, Varese, pp. 197-200; A. Spiriti, Basilica di San Vittore, Varese, 2001b, p. 202; F. Frangi, Villa Recalcati, Casbeno, Varese, pp. 221-225; A. Spiriti, Villa Della Porta Bozzolo, Casalzuigno, 2001c, pp. 227-229; Id., Castello Cabiaglio, chiesa di Sant’Appiano, 2001d, pp. 231-235); P. Bassani, Ricerca storica e attribuzionismo artistico a proposito di Villa Porta Bozzolo a Casalzuigno, in Rivista della Società storica varesina, 2001, n. 22, pp. 151-170; M. Dell’Omo, Giovan Battista Ronchelli a Mergozzo e dintorni, in Il porticato delle cappelle, Mergozzo 2005, pp. 11-13; F. Ricardi, in Musei Civici di Varese. Catalogo dei dipinti e delle sculture 1500-1950, a cura di D. Cassinelli, Varese 2014, pp. 89-91; G. B. R. Atti del Convegno…, Varese… 2015, a cura di D. Rossi, Gravellona Toce 2016 (in partic. C. Parravicini, Biografia di G.B. R., 2016a, pp. 59-85; A.E. Galli - S. Monferrini, Committenze nobiliari per Giovan Battista Ronchelli ad Azzate, 2016a, pp. 89-108; Iid., Casalzuigno e Como: R. e il classicismo romano, 2016b, pp. 109-122; C. Parravicini, Giambattista Ronchelli a Turate, Stresa, Muzzano, 2016b, pp. 123-136; S. Coppa, L’opera di Giambattista Ronchelli in alcuni palazzi nobiliari di Milano, pp. 137-148; S. Capelli, L’opera di G.B. R. nel territorio della diocesi comasca: nuove proposte attributive, pp. 151-160).