LENARDI, Giovanni Battista
Nacque a Roma nel 1656. Non si conoscono i nomi dei genitori (Pio, p. 89); poco o nulla si sa anche riguardo alla sua giovinezza. Il suo nome compare per la prima volta nel 1672, quando a sedici anni vinse il concorso interno di disegno per gli allievi di terza classe dell'Accademia di S. Luca (Cipriani - Valeriani, p. 41). Dunque, proprio presso l'Accademia romana il L. ottenne i suoi primi successi e riconoscimenti ufficiali - qui vinse ancora i successivi concorsi di disegno del 1673 e del 1679 (ibid., pp. 49, 69) - allacciando in quegli stessi anni uno stretto rapporto, destinato a durare nel tempo, con la bottega del pittore cortonesco Lazzaro Baldi, suo maestro diretto, che lo avrebbe nominato, insieme con altri allievi, nel proprio testamento del 1698 (Ferraris, 1986, pp. 249, 265).
All'interno del convento di S. Sabina a Roma, e precisamente nel chiostro, si trova la più antica testimonianza dell'attività pittorica dell'artista. Qui infatti si conservano i due pannelli con il S. Domenico che predica il rosario in S. Sabina e il S. Gregorio Magno che istituisce le litanie - affreschi una volta collocati vicino all'abside della chiesa e successivamente staccati durante i lavori di restauro del 1919 (Id., 1991, p. 53) - attribuiti al L. già da Pietro de' Sebastiani nella sua guida di Roma pubblicata nel 1683, anno che indirettamente diviene così un utile termine ante quem per la datazione delle opere stesse. È lecito supporre che l'artista possa aver ricevuto la commissione di questi affreschi dal cardinale inglese Philip Howard di Norfolk, domenicano, il quale aveva già provveduto ad altri interventi di ristrutturazione nell'antica basilica (ibid., pp. 55 s.). Poiché lo stesso cardinale perseguiva un programma politico di avvicinamento fra la corte inglese e la S. Sede, non è escluso che possa anche aver favorito i contatti fra il pittore romano e John Michael Wright (talvolta anche trascritto come Writ), autore di un pamphlet celebrativo pubblicato nel 1686 in occasione della missione diplomatica a Roma dell'ambasciatore inglese Roger Palmer, conte di Castlemaine. Al L., infatti, fu affidato l'incarico di eseguire i disegni per il frontespizio e per le tavole illustrative con le carrozze cerimoniali da parata ideate da Ciro Ferri, disegni tradotti poi in incisione da Arnold van Westerhout, con il quale il L. avrebbe in seguito collaborato più volte (ibid., pp. 65 s.).
Quest'opera segna l'inizio dell'attività grafica dell'artista - invero assai feconda e di cui ancora manca un catalogo completo -, campo nel quale egli sembra non solo più a suo agio da un punto di vista tecnico, per una minore soggezione a stereotipi compositivi vincolanti, ma anche maggiormente favorito dal punto di vista delle committenze, perché più libero di godere di una rete di contatti autonoma e indipendente dalla mediazione di Baldi, per contro continuamente presente nel caso di più impegnative commissioni pittoriche.
Infatti, probabilmente grazie alla sua partecipazione alla campagna decorativa in S. Sabina, il L. ebbe la possibilità di conoscere l'erudito e archeologo Giovanni Giustino Ciampini, che proprio in quel periodo stava eseguendo i rilievi dei mosaici parietali ancora superstiti. Per questo eseguì il frontespizio, volto poi in incisione ancora da Westerhout, della sua opera più nota, i Vetera monumenta, pubblicata a Roma nel 1690. Di nuovo, fu grazie ai contatti con i gesuiti - testimoniati dalla richiesta di una sua consulenza nel 1695 in merito all'approvazione dei progetti di Andrea Pozzo per l'altare di S. Ignazio al Gesù (Pecchiai, p. 155) - che il L. ricevette la commissione di un disegno celebrativo in onore di Pietro II di Braganza re del Portogallo, sempre inciso da Westerhout e conservato oggi presso la Biblioteca Casanatense di Roma (Ferraris, 1990).
Nel frattempo il L. aveva percorso tutte le tappe accademicamente importanti per la carriera di un artista nella Roma di fine Seicento. Nel 1684 veniva eletto membro della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon e il 16 luglio 1690 risulta iscritto nella lista degli accademici di merito di S. Luca. Presso l'Accademia il L. svolse per qualche tempo attività didattica, con l'insegnamento di disegno dal nudo, occupò successivamente il posto di provveditore della chiesa dei Ss. Luca e Martina, quindi ricoprì il ruolo di stimatore dei quadri, terminando la sua carriera nel 1700, dopo essere stato da ultimo in ballottaggio, nel 1699, per la carica di primo rettore (Id., 1991, p. 66).
Furono forse proprio questi impegni e attività parallele a distogliere il L. da una più cospicua e feconda produzione pittorica. Sono infatti ben pochi i dipinti a lui saldamente attribuiti - perlopiù pale d'altare eseguite sempre nell'ambito della bottega di Baldi - e ancor meno quelli plausibilmente ascrivibili alla sua mano.
Concordemente registrato dalle fonti più antiche è il suo intervento per la chiesa dei Fatebenefratelli, sull'isola Tiberina, intorno al 1690, in occasione della canonizzazione di Giovanni di Dio, fondatore dell'Ordine. Il L. vi dipinse la Morte di s. Giovanni Calibita, tuttora in situ, e la tela con l'Apparizione di Cristo a s. Giovanni di Dio, oggi conservata nel convento ma forse destinata a decorare originariamente una volta della stessa chiesa (Huetter - Montini; Ferraris, 1986, p. 265).
La sua opera più celebre rimane però il Seppellimento di s. Andrea, ancora oggi collocata nella tribuna dell'abside della chiesa di S. Andrea delle Fratte a Roma, dipinto ben documentato e di cui si conservano anche alcuni interessanti disegni presso il Gabinetto nazionale delle stampe di Roma e il nuovo Museum Kunst Palast di Düsseldorf (Fusconi, 1986, p. 21; Brink, p. 96).
La tela fa parte di un ciclo di tre quadri dedicati al martirio del santo apostolo - gli altri due raffigurano, rispettivamente, la Morte di s. Andrea, di Lazzaro Baldi, al centro dell'abside dietro l'altare maggiore, e, a sinistra, la Crocifissione del santo, di Francesco Trevisani - secondo una tipologia simile a quella già sperimentata, ad affresco, da Mattia Preti in S. Andrea della Valle. Si sa che la commissione fu affidata a Baldi già nel 1686; ma per quanto riguarda più precisamente l'esecuzione del dipinto del L. la critica non è concorde sulla datazione, che resta oscillante, secondo le diverse proposte degli studiosi, fra il 1688 (Brink, p. 97), il 1700 (Pampalone, p. 74) e il 1704 (Ferraris, 1986, p. 275).
Sicuramente al 1697 risale invece il compimento della pala d'altare con la Conversione di s. Paolo, per la chiesa di S. Giovanni Battista, detta anche dell'Ospedale, a Velletri. Recenti ricerche documentarie hanno infatti permesso di chiarire la provenienza romana e la cronologia dell'opera, che fu consacrata l'8 marzo 1697. Tale scoperta consente di escludere perciò la vecchia attribuzione del dipinto a Pietro Berrettini e ne autorizza l'ascrizione, confortata dall'analisi stilistica, al catalogo del L. (Sansone).
Anche per quanto riguarda la realizzazione dello stendardo cerimoniale eseguito per la Confraternita di S. Maria del Pianto di Roma sembra non possano sussistere più dubbi sulla sua corretta attribuzione, ormai stabilmente riconosciuta al L., sebbene l'intera commissione fosse stata affidata, come al solito, a Baldi, che anche in questo caso ricorse però all'aiuto dei suoi collaboratori più stretti (Ferraris, 1986).
Testimonianza delle capacità dell'artista nell'ambito della pittura di storia sono infine i due grandi quadri, la Continenza di Scipione e il suo pendant, il Suicidio di Bruto, ora custoditi nel collegio Alberoni a Piacenza ma un tempo facenti parte della collezione romana del cardinale Giulio Alberoni (Brink, pp. 97 s.).
Il L. morì all'età di quarantotto anni, nel 1704, a Roma, dove venne sepolto all'interno della chiesa, oggi non più esistente, di S. Nicola in Arcione (Pio, p. 90).
Fonti e Bibl.: P. de' Sebastiani, Viaggio sacro e curioso delle chiese più principali di Roma, Roma 1683, p. 67; G. Ghezzi, Il centesimo dell'anno MDCXCV celebrato in Roma dall'Accademia del disegno, Roma 1696, p. 49; N. Pio, Le vite di pittori scultori architetti (1724), a cura di C. Enggass - R. Enggass, Roma 1977, pp. X, 19, 42, 89 s., 251 s., 309, 351; P. Pecchiai, Il Gesù di Roma, Roma 1952, pp. 155, 378; L. Huetter - R.U. Montini, S. Giovanni Calibita, Roma 1956, p. 67; M. D'Onofrio, S. Andrea delle Fratte, Roma 1971, pp. 47 s., 51; G. Zandri, S. Giuseppe dei Falegnami, Roma 1971, pp. 58, 87; L. Salerno, La collezione dei disegni: composizioni, paesaggi, figure, in Accademia nazionale di S. Luca, Roma 1974, p. 339; D. Bodart, L'oeuvre du graveur Arnold van Westerhout, Bruxelles 1976, p. 36; A. Pampalone, Disegni di Lazzaro Baldi… (catal.), Roma 1979, pp. 17, 74; R. Borghini, in Un'antologia di restauri. 50 opere d'arte restaurate dal 1974 al 1981 (catal.), Roma 1982, p. 90; G. Fusconi - S. Prosperi Valenti Rodinò, Note in margine ad una schedatura: i disegni del fondo Corsini del Gabinetto nazionale, in Bollettino d'arte, LXVII (1982), 16, pp. 111 s.; S. Rudolph, La pittura del '700 a Roma, Milano 1983, p. 782; M.C. Funghini - C. Gasparrini, Disegni italiani (catal., galleria Cembalo Borghese), Roma 1984, p. 54; G. Fusconi, Disegni decorativi del barocco romano (catal.), Roma 1986, pp. 4, 7, 18-26, 61-64; P. Ferraris, Una confraternita ed una bottega artistica nella Roma intorno al 1700: la Compagnia della Madonna del Pianto e lo "studio" di Lazzaro Baldi, in Storia dell'arte, 1986, n. 58, pp. 248 s., 261-267, 274; C. Ammannato, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano 1988, p. 785; A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di figura nell'Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, I, Roma 1988, pp. 41, 49, 69-71, 164, 185 s., 193 s.; P. Ferraris, in Roma lusitana, Lisbona romana. Guida alla mostra, Roma 1990, pp. 144 s.; Id., G.B. L. a S. Sabina (1683): storia di una decorazione murale, in Bollettino d'arte, LXXVI (1991), 66, pp. 53-66; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, II, Torino 1994, p. 107; D. Spengler, Eine Heiligenvita des Stanislaus Kostka von G.B. L., in Das Münster, L (1997), pp. 204-213; R. Sansone, Museo diocesano di Velletri, Milano 2000, pp. 95 s.; S. Brink, Alcuni disegni di G.B. L. nella collezione della Kunstakademie di Düsseldorf nel nuovo Museum Kunst Palast, in Studi di storia dell'arte, XII (2001), pp. 95-112; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 43.