ERCOLANI, Giovanni Battista
Nacque a Bologna il 27 dic. 1817 (secondo alcune fonti 1819) dal conte Filippo e dalla contessa Rosalba de' Lisi. Attratto dagli studi naturalistici, all'età di 17 anni si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università bolognese, conseguendovi la laurea con lode nel 1840. Allievo durante il corso di laurea di A. Alessandrini, insigne studioso di anatomia comparata e successore di G. Gandolfi sulla cattedra di "notomia comparata e veterinaria", presto ne divenne assistente, essendosi fatto apprezzare per le non comuni capacità: in quegli anni la collaborazione scientifica fra il maestro e il giovane allievo fu indirizzata prevalentemente all'ampliamento e all'ordinamento delle raccolte di anatomia comparata. Aggregato come socio dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna nel 1842, nel 1846 (o nel 1847) l'E. fu nominato prosettore presso la cattedra di anatomia comparata e supplente dell'Alessandrini in clinica delle malattie degli animali, subentrando a E. Notari.
Gli avvenimenti del 1848 lo trovarono su posizioni liberali moderate, schierato con il suo maestro Alessandrini, che però era repubblicano. Amico di M. Minghetti (insieme fondarono il giornale di tendenze liberali Il Felsineo), membro del Comitato di salute pubblica di Bologna, l'E. nel dicembre 1848 venne eletto nel Consiglio supremo di sanità a Roma. Come deputato di Bologna alla Costituente romana nel 1849 votò contro la proclamazione della Repubblica Romana. In seno all'assemblea si batté contro i provvedimenti più radicali. Durante l'assedio di Roma servì come medico nell'armata repubblicana, e poté assistere fino alla morte G. Mameli e L. Manara. Caduta la Repubblica Romana nel luglio 1849 e ripristinato il potere pontificio nel '50, quel suo voto contrario alla Repubblica non valse a garantirgli l'immunità: fu, infatti, escluso dalla amnistia, mentre l'Alessandrini nell'ottobre del 1850 poté essere reintegrato in tutte le sue funzioni.
L'E. riparò in Toscana, ove Leopoldo II permetteva inizialmente il soggiorno dei profughi della Repubblica Romana, stabilendosi prima a Pistoia, poi a Firenze; successivamente, espulso con gli altri patrioti dal governo granducale nel 1851, fu costretto a rifugiarsi in Piemonte. Qui, apprezzato dagli ambienti dell'emigrazione politica, ottenne la cittadinanza e un posto di supplenza nella scuola di veterinaria torinese, da poco istituita: il 9 sett. 1851, infatti, era stato soppresso l'Istituto agrario, veterinario e forestale presso Venaria Reale ed era stata creata una scuola di veterinaria in Torino con l'organico di un direttore, tre professori e un assistente, e con sede nel castello del Valentino. Nel 1852 l'E. fondò con M. Lessona il Giornale di veterinaria; intanto divenivano più saldi i vincoli di amicizia col Minghetti e con T. Mamiani. Socio corrispondente della francese Società imperiale e centrale di veterinaria nel 1853, nel '59 l'E. fu nominato direttore della scuola di medicina veterinaria, della quale era stato promulgato il regolamento il 29 sett. 1855, e fondò i musei di anatomia e patologia veterinaria.
Anche gli avvenimenti politico-militari del 1859 trovarono l'E. schierato in primo piano: eletto il 28 agosto deputato per Bologna all'Assemblea nazionale dei popoli della Romagna, il 6 settembre partecipò all'unanime voto di questa a favore della decadenza del potere temporale e dell'annessione al Regno di Sardegna. Nominato cavaliere dell'Ordine mauriziano, si batté per il miglioramento delle strutture della scuola di veterinaria, realizzato il 13 nov. 1859 con l'acquisto e l'allestimento di nuovi locali per il Regio Istituto veterinario di Torino. Ministro il Mamiani, con r. d. dell'8 dic. 1860 venne promulgato il regolamento per le regie scuole superiori di medicina veterinaria di Milano e di Torino, che divenivano universitarie con corsi di durata quadriennale, e l'E. fu nominato direttore di quella torinese. Egli, del resto, si batté costantemente perché le scuole di veterinaria fossero adeguatamente strutturate e affidate a docenti in grado di impartire un insegnamento di elevato livello.
Nel 1863, in seguito alla morte dell'unica figlia Cesarina, poco più che ventenne, l'E. decise di abbandonare ogni attività, scientifica e politica; a fatica, grazie anche alle pressioni del Mamiani, si convinse ad accettare di scambiare il suo posto alla scuola di Torino con quello di T. Tombari, alla direzione della scuola di Bologna. Ottenuta la relativa nomina con r. d. dell'8 marzo 1863, si accinse a reggere la cattedra che era già stata illustrata dal suo maestro Alessandrini, alla direzione dello Stabilimento di clinica veterinaria e del Museo di anatomia patologica comparata. Trovò, tuttavia, un embrione di scuola: coadiuvato da un solo assistente, poté ottenerne un secondo soltanto nell'anno accademico 1865-66. Nominato membro dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna nel 1865, nel 1871 ne fu eletto segretario perpetuo; dal 1872 fu preside della facoltà medico-chirurgica e di medicina veterinaria, dal 1878 al 1883 rettore dell'università. Nel 1876 fu istituita a Bologna la Scuola superiore di medicina veterinaria, anche se già dall'anno accademico precedente erano state conferite lauree in medicina veterinaria.
L'E. fu eletto consigliere comunale più volte (1863, 1872, 1877, 1882), alla Deputazione provinciale e al Parlamento: deputato per il collegio elettorale di Vergato (Bologna) alla VII legislatura (2 apr. 1860), votò per la cessione di Nizza e della Savoia alla Francia. Decaduto dall'incarico per estrazione (eccedenza di deputati professori universitari), venne nuovamente eletto nella IX legislatura (13 dic. 1866) nel collegio di Budrio; successivamente ritornò alla Camera nella tornata elettorale del maggio 1880 per il III collegio di Bologna alla XIV legislatura. Schierato con la Destra, fu sempre politicamente legato a M. Minghetti.
Particolarmente attratto dallo studio della patologia veterinaria, l'E. fu autore di oltre 130 pubblicazioni scientifiche che riflettono la varietà dei suoi interessi in tale settore di studio.
Il suo primo lavoro, Della trasmissione del ciamorro dai bruti all'uomo (in NuoviAnn. d. scienze nat., s. 1, VII [1842], pp. 264-280), che gli aprì le porte dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna (fu infatti letto nella seduta del 7 apr. 1842), indicativo di uno dei temi che l'E. approfondirà in seguito per molti anni, quello delle malattie diffusive, rivestì un interesse particolare, perché fu il primo caso riferito in Italia e uno dei primi in assoluto di tale patologia. Sull'argomento meritano ancora di essere ricordati: Ricerche comparative sull'innesto dei morbi contagiosi. I, La peripneumoniabovina ed il vaiuolo arabo nell'uomo, in Giornale di veterinaria, I (1852), pp. 384-399; II, La peripneumonia bovina, il vaiuolo pecorino e la sifilide nell'uomo, ibid., II (1853), pp. 14-30; III, La peripneumonia bovina, il tifo bovino e la rabbia canina, ibid., pp. 48-60; IV, Ilvaccino o cowpox, il vaiuolo pecorino, il cimurro o gourme dei francesi, il moccio o morva, la rogna, le affezioni carbonchiose e generali conclusioni relative alla peripneumonia, ibid., pp. 96-112; Risposta alle osservazioni critiche del prof. Reviglio sull'innesto della pleuropneumonia epizootica, ibid., VI (1857), pp. 227-238; Sulla malattia dominante nel bestiame, peripneumonia epizootica, Milano 1878.
Importanti furono pure gli studi dell'E. in campo storico-veterinario, culminati nei due volumi, alla cui stesura in gran parte lavorò durante il soggiorno toscano, ma che videro la luce a Torino nel 1851-54: Ricerche storico-analitiche sugli scrittori di veterinaria. Per oltre cento anni questa sua opera rappresentò l'unica storia generale della veterinaria pubblicata in Italia, imponendosi all'attenzione dei cultori della disciplina. Si possono ricordare anche altri lavori dell'E. su questo tema: Ricerche storiche sull'antichità dei moderni metodi operatorii per castrare i cavalli a proposito di un codice inedito di veterinaria del 1600del capitano Asinari, piemontese, in Giorn. di med. vet., V (1856), pp. 49-62; Ricerche storiche intorno alla malattia dei cavalli chiamata limopsoro dai Greci e da Polibio, ibid., pp. 501-504; Bibliografia veterinaria dai primi tempi dell'era nostra a tutto il secolo XVIII, in aggiunta alla parte bibliografica delle ricerche storiche sugli scrittori di veterinaria, ibid., pp. 368-377; Ricerche storiche intorno a Maestro Mauro, veterinario del XIV secolo, in Il Medico veterinario, s. 2, III (1862), pp. 193-196; Carlo Ruini. Curiosità storiche e bibliografiche intorno alla scoperta della circolazione del sangue, in Mem. d. Acc. d. scienze d. Ist. di Bologna, s. 3, III (1873), pp. 15-95, grossolano e ingenuo tentativo, quest'ultimo, di attribuire al Ruini la priorità della concezione della circolazione del sangue, non fondato su valide argomentazioni scientifiche.
Anche la meticolosa attività di curatore, ordinatore, ampliatore, valorizzatore delle raccolte anatomiche e anatomopatologiche comparate, iniziata dall'E. sotto la guida dell'Alessandrini, proseguita poi in ogni sede come una costante della sua vita scientifica, fu espressa nelle seguenti quattro memorie: Ordinamento ed indicazione succinta delle principali preparazioni di anatomia patologica venute in dono alla R. Scuola veterinaria di Torino, in Giornale di veretinaria, I (1852), pp. 201-207; Descrizione metodica dei preparati esistenti nel Museo di anatomia patologica comparata della Università di Bologna, I, Delle fratture negli animali, con 5 tavole, in Mem. d. Acc. d. scienze . Ist. di Bologna, s. 2, VI (1867), pp. 207-287; II, Delle concrezioni calcari nel fegato dei cavalli, con duetavole, ibid., pp. 567-588; III, Dilatazione e diverticoli della vescica urinaria e vescica doppia. Dilatazione semplice dell'uraco e infiammazione dell'uraco e delle arterie ombelicali, con alcune considerazioni sull'omfalite nell'uomo e negli animali. Del processo anatomico di obliterazione delle arterie e della vena ombelicale dopo la nascita, nell'uomo e negli animali con alcune osservazioni sull'intima e sull'endotelio dei vasi, ibid., s. 3, I (1871), pp. 567-604.
In due successivi periodi si susseguirono le pubblicazioni scientifiche concernenti l'elmintologia, altro settore particolarmente studiato dall'E.: nel biennio torinese 1852-54esse rappresentarono un terzo dell'intera sua produzione, iniziata dopo la forzata parentesi toscana con Osservazioni sulla spiroptera megastoma del cavallo. Con figure (in Giorn. di vet., I [1852], pp. 41-50) e proseguito con Osservazioni comparate sullo Strongylus trigono-cephalus Rud. e l'anchylostoma duodenale Dubini (in IlVeterinario, I [1854], pp. 161-164); nell'ultimo periodo della sua attività concentrò la sua attenzione sui trematodi per studiare l'adattamento delle specie all'ambiente (Dell'adattamento della specie all'ambiente, Nuove ricerche sulla storia genetica dei trematodi, con tre tavole, I, in Mem. d. Acc. d. scienze d. Ist. di Bologna, s. 4, II [1881], pp. 239-334; Memoria seconda, con tre tavole, ibid., III [1882], pp. 43-111).
Tuttavia gli studi per cui l'E. raggiunse una vasta notorietà furono quelli sull'anatomia e la fisiologia della placenta, ai quali negli ultimi 15anni della sua vita dedicò 12memorie. Egli descrisse e illustrò le radici di impianto dei villi coriali e chiarì la funzione nutritiva esplicata dalla decidua nei confronti dell'uovo nei primi tempi dello sviluppo: in breve, suo merito fu l'aver definito un tipo anatomico di placenta valido per tutti i mammiferi e aver formulato l'ipotesi di un'unica modalità di nutrizione del feto. Alla difesa delle sue teorie sulla genesi placentare e sulla separazione fra vasi fetali e sangue materno, che lo posero in contrasto con R. A. von Koelliker, dedicò gli ultimi lavori, scritti quando già si era manifestata la malattia che lo avrebbe portato a morte: Delle ghiandole otricolari dell'utero e dell'organo ghiandulare di nuova formazione che nella gravidanza si sviluppa nell'utero delle femmine dei mammiferi e nella specie umana, con dieci tavole, ibid., s. 2, VII (1868), pp. 133-207; Sul processo formativo della porzione glandolare e materna della placenta, ibid., IX (1869), pp. 363-432; Sulla placenta e sulla nutrizione dei feti nell'utero, con una tavola, Bologna 1870; Delle malattie della placenta, con sette tavole, in Mem. d. Acc. d. scienze d. Ist. di Bologna, s. 2, X (1871), pp. 491-554; Sulla parte che hanno le ghiandole otricolari dell'utero nella formazione della porzione materna della placenta e nella nutrizione dei feti nell'alvo materno, con quattro tavole, ibid., s. 3, III (1873), pp. 263-312; Della struttura anatomica della caduca uterina nei casi di gravidanza extrauterina nella donna, con una tavola, ibid., IV (1874), pp. 397-414; Della placenta nei mostri per inclusione e nei casi di gravidanza extrauterina nella donna e in alcuni animali, ibid., V (1875), pp. 527-541; Sull'unità del tipo anatomico della placenta nei mammiferi e nell'umana specie e sull'unità fisiologica della nutrizione dei feti in tutti i vertebrati, ibid., VII (1877), pp. 271-346; Sulle errate apparenze macroscopiche che hanno impedito fino ad ora di conoscere l'intima struttura della placenta umana e sull'unità di tipo anatomico della placenta nei mammiferi e nella donna, Bologna 1877; Nuove ricerche sulla placenta nei pesci cartilaginei e nei mammiferi e delle sue applicazioni alla tassonomia zoologica e all'antropogenia, in Mem. d. Acc. d. scienze d. Ist. di Bologna, s. 3, X (1879), pp. 601-982; Nuove ricerche di anatomia normale e patologica sulla placenta dei mammiferi e della donna, lettere tre dirette al chiarissimo signor professore Alberto Kölliker, con tre tavole, ibid., s. 4, IV (1883), pp. 707-782; Sulle alterazioni patologiche portate dalla sifilide nella placenta umana, in Bull. d. scienze mediche, s. 6, XI (1883), pp. 217-272.
Molto apprezzato negli ambienti scientifici italiani e stranieri, l'E. fu in relazione con R. Virchow.
Morì a Bologna il 16 nov. 1883.
Bibl.: Necrol. in Atti d. Acc. d. scienze di Torino, XIX (1883), pp. 1037-1043; in La Clinica veterinaria, VI (1883), pp. 480-501 (con elenco delle pubblicazioni); in Ann. di ost., ginec. e ped., VI (1884), pp. 112-123; in Ann. d. R. Univ. di Bologna. Anno scolastico 1883-84, Bologna 1884, pp. 73-79; in Rend. d. sessioni d. Acc. reale d. scienze d. Ist. di Bologna. Anno acc. 1883-84, Bologna 1884, pp. 94-99; V. Chiodi, G. B. E., in Ann. veter. ital. 1934-35, p. 4; Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, IV, Roma 1939, pp. 343, 345; L. Simeoni, Storia dell'università di Bologna. L'età moderna, Bologna 1940, pp. 222, 236; A. Simili, Frammenti inediti del carteggio di A. Alessandrini, in Archiginnasio, LV (1960-61), pp. 110-150; F. Bazzi, G. B. E. (1817- 1883) medico, scienziato, storico, zooiatra e patriota, in Pagine di storia d. med., XII (1968), pp. 30-42; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 324-327, 435 s. e ad Indicem; A. Veggetti-N. Maestrini, L'insegnamento della veterinaria nell'università di Bologna, in La pratica veterinaria nella cultura dell'Emilia Romagna e l'insegnamento nell'università di Bologna, Bologna 1984, pp. 147-264; A. Hirsch, Biograph. Lex. der hervorragenden Ärzte..., II, pp. 422 ss.; Encicl. Ital., XIV, p. 188; Diz. del Risorg. nazionale, III, ad vocem.