CANCELLOTTI, Giovanni Battista
Nacque a San Severino Septempedano (od. San Severino Marche, prov. di Macerata) nell'anno 1598. Nel 1614 il C. entrò nel noviziato dei gesuiti e venne ammesso nella Compagnia tre anni dopo. Terminati gli studi, fu destinato all'insegnamento come docente di materie letterarie, in un primo momento; poi come professore di eloquenza. Tenne questa cattedra per ben dodici anni, con piena soddisfazione dei suoi superiori. Il cardinale Fabio Chigi, che ebbe occasione di conoscerlo e di apprezzamele doti di pietà, lo scelse come suo confessore e lo mantenne, in questa. carica anche dopo avere assunto il pontificato con il nome di Alessandro VII. Da allora il C. non si mosse più dalla Curia romana e trascorse il resto della sua esistenza tra i quotidiani rapporti con il papa, a cui si presentava ogni mattina per l'eventuale sua confessione, e lo studio, nel quale consumava la maggior parte delle sue giornate.
Frutto della sua operosa attività in questo campo sono gli Annales Mariani, la cui prima parte Ad annum Christi CII et natae Virginis XCVI ducitur fupubblicata a Roma nel 1641.
In quest'opera, il C. traccia una storia della Vergine Maria e la fa iniziare dalle origini stesse del mondo. Interpretando in maiuera allegorica racconti tratti dal Vecchio Testamento (ad esempio, le storie di Sara, di Rebecca, di Giuditta, ecc.) ed episodi della storia profana greco-romana, egli procede ad un'ampia dimostrazione dei suoi assunti, che sono naturalmente soltanto apologetici. La chiave interpretativa, che lo porta a concludere sulla continua presenza della Vergine nella storia del mondo, consiste per lui nel fatto che l'avvento del messia Gesù e della madre sarebbe stato continuamente prefigurato e predetto. E questo sarebbe avvenuto, per citare un esempio, anche da parte dei profeti e delle profetesse, le sibille, alle origini dell'antica Roma.
Ma le citazioni tratte dai testi numerosissimi dai quali attinge - i Vangeli, le opere di scrittori cristiani e pagani di lingua greca e latina, trattati di storia a lui contemporanei - e dalle tradizioni leggendarie sono in generele estratte dai contesti relativi e piegate alle sue dimostrazioni, senza che il C. avverta alcuna esigenza critica, quando non entra nel campo dell'immaginario e della fantasia. In tal modo egli può scrivere che la salma di Giowami Battista fu portata a Roma da monaci e divisa in tante reliquie nelle varie chiese della capitale dell'Impero; e che Matteo avrebbe composto il suo Vangelo dietro insistenze di Maria, la quale, poi, oltre a persuadere Pietro a venire a Roma, avrebbe posto sotto i propri auspici il suo martirio e quello di Paolo.
Il culto della Vergine sarebbe sorto e si sarebbe diffuso con miracolosa celerità all'indomani della morte dei messi. Il C. attesta infatti che i templi a lei dedicati sorgevano in quel tempo già in Palestina e in varie regioni dell'Italia, in Spagna, in Belgio, in Egitto, in India; e che le sue immagini erano già esposte alla venerazione in suo onore. Alla morte di Maria, quindi, che il C. pone al suo 72º anno di età e nel 12º anno dell'impero di Nerone (morte che si considera avvenuta per volontà divina e seguita da resurrezione e assunzione in cielo), il culto mariano si sarebbe perciò solidamente attestato nel mondo cristiano e nei paesi di missione. Il racconto del C. termina con le notizie riguardanti l'evolversi del culto: istituzione dei tempi mariani nella liturgia, uso delle orazioni domenicali e istituzione del rosario, preghiera certamente dedicata alla Vergine, ma la cui origine risale in realtà ad epoca medievale, e viene attribuita, con opinioni discordanti, a s. Domenico, o a s. Benedetto, o al venerabile Beda.
Gli Annales mariani, nonostante i consensi ricevuti, rimasero incompleti perché non fu mai portata a termine la seconda parte con cui si sarebbe dovuto completare l'opera. Dalle notizie dei contemporanei il C. appare come un religioso alieno da ambizioni, molto devoto, di indole pieghevole e sempre pronto alla sottomissione. Morì a Roma il 27 marzo 1670.
Oltre agli Annales mariani, il C. compose anche: Vita di s. Severino, vescovo septempedano, e di s. Vittorino suo fratello, Roma 1643; Vita della venerabile serva di Dio Francesca del Serrone di San Severino, terziaria di s. Francesco, ibid. 1665.Vengono attribuiti al C. altri brevi scritti pubblicati tacito suo nomine: Sancti Ivonis Pauperum Advocati Laudatio, Romae 1627; Phoenix ab igne redivivus Oratio de S. Spiritus Advento, ibid. 1642.
Fonti e Bibl.: Delle lettere del signor V. Armanni scritte a nome proprio, I, Roma 1663, pp.108 s.;G. Mazzolari, Elogio di G. B. C., Roma 1847, passim;L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, Roma 1932, pp. 322, 395; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, coll. 611-612.