BOSDARI, Giovanni Battista
Nacque ad Ancona il 7 genn. 1848 da famiglia comitale, di lontana origine albanese, proveniente da Ragusa: il padre, Oscar, era cavaliere di Malta, la madre era la marchesa Piera Sperelli Mancinforte. Nel 1866 il B. si arruolò tra i garibaldini (6º reggimento) e si batté nella campagna del Trentino; nel 1867 partecipò alla spedizione nell'Agro romano: distintosi a Monterotondo, fu ferito e catturato a Mentana dalle forze pontificie. Liberato dalla prigionia frequentò la facoltà di matematica nell'università di Pisa e viaggiò all'estero, interessandosi specialmente alle tecniche agricole, che applicò più tardi nei suoi campi. Nel 1870, in connessione con una generale ripresa di attività insurrezionali mazziniane, effettuò con una banda, presumibilmente verso la metà di maggio, un'azione armata, riuscita puramente dimostrativa, dalla Toscana contro il confine pontificio.
Ricercato per tale motivo, riparò a San Marino; l'anno successivo tornò ad Ancona, dove il 15 sett. 1872, come delegato del circolo G. Mazzini, partecipò all'atto costitutivo della Consociazione repubblicana delle società popolari marchigiane. Denunciato dal prefetto per attentato alla sicurezza dello Stato, subì tre mesi di carcere preventivo, ottenendo nel maggio 1873 il proscioglimento dalle accuse; perdeva quattro mesi dopo la giovane moglie Marianna Pallotta, sposata nel dicembre 1872. Eletto consigliere provinciale e comunale di Ancona, ne divenne sindaco per qualche mese nel 1876, succedendo a Michele Fazioli. Nel 1882 fu eletto nel collegio di Ancona deputato al parlamento per la XV legislatura, sostenuto dalle forze dell'estrema sinistra.
Notevole fu l'attività parlamentare del B.: nell'intervento dell'8 febbr. 1885 prospettò per la soluzione della crisi agraria lo sviluppo della mezzadria e la tassazione progressiva, sconsigliando altri rimedi quali la diminuzione dell'imposta fondiaria e il protezionismo cerealicolo, che, favorito dal Depretis, finì con l'imporsi. Il 12 febbraio chiese di lasciare ad Ancona la direzione dell'esercizio delle Ferrovie meridionali e il 12 giugno l'istituzione di un corpo di volontari per l'Africa orientale, onde esonerare i giovani di leva dall'obbligo d'un servizio in regioni impervie e contrario alla loro coscienza. Nella votazione del 17 dic. 1885, implicante la fiducia al governo Depretis, sulla perequazione agraria, votò, come altri deputati dell'estrema, a favore del progetto, che aveva dapprima avversato in sede di discussione. Nell'interpellanza del 23 genn. 1886 denunciò il ricostituirsi di fatto delle proprietà ecclesiastiche.
Rieletto nel 1886 nello stesso collegio di Ancona per la XVI legislatura, dopo essersi ancora battuto contro i dazi cerealicoli (tornata del 18 giugno 1887) e aver partecipato alla discussione di bilanci ministeriali, il 17 dic. 1887 presentò, per motivi non bene chiariti, le sue dimissioni: respinte queste dalla Camera su invito del moderato marchigiano conte B. Briganti Bellini, insistette ottenendone l'accoglimento il 3 febbr. 1888. Era in effetti stanco della lotta parlamentare nel clima del trasformismo e delle complesse influenze e ingerenze del mondo degli affari nella vita degli organi legislativi. Si ritemprò così nella cura delle sue proprietà agricole a Offagna, seguendo peraltro gli sviluppi del movimento repubblicano nelle Marche, agitato negli anni intorno al 1890 dal dibattito sul collettivismo, contro il quale prese posizione nel congresso regionale di Chiaravalle (primavera 1892).
Tornò alla Camera nel 1897, eletto per la XX legislatura nei collegi di Osimo e di Ancona, optando per quest'ultimo. Pochi giorni dopo i moti di Ancona del 17-18 genn. 1898, il B. denunciò sul Lucifero del 23 gennaio lo stato di miseria della città; il 24 febbraio alla Camera ritornava sull'argomento deplorando le severe repressioni effettuate.
Convinto liberista, continuò la lotta contro i dazi cerealicoli, in concomitanza con i tumulti popolari contro il rincaro del prezzo del grano. Si oppose, poi, alla proposta delle leggi eccezionali (tornata del 2 marzo 1899) e si pronunciò, per quanto riguardava la politica estera, a favore d'una mediazione italiana nella guerra anglo-boera (tornata del 28 febbr. 1900).
Nel III Congresso nazionale del Partito repubblicano italiano, tenuto a Lugano nel 1899, il B. fu eletto membro del comitato centrale. Rieletto, infine, nel 1900, sempre ad Ancona, per la XXI legislatura, si spense in Roma il 4 dicembre di quell'anno.
Si era risposato con Ivanka Bonda, dalla quale ebbe due figli: Rometta e Giovanni.
Fonti e Bibl.: Roma, Museo Centrale del Risorgimento, busta 395, 39; Atti parlamentari, Camera,Discussioni, legislature XV, XVI, XX, XXI, tornate dell'8, 12, 25 febbraio, 12 giugno, 15 dic. 1885; 23 genn. 1886; 18 giugno, 17 dic. 1887; 3 febbr. 1888; 27 apr. 1898; 2, 3 marzo 1899; 28 febbr. 1900; Lucifero (Ancona), I (1870), n. 27, 9 ott.; n. 31, 13 nov.; III (1872), suppl. al n. 35, 22 settembre; IV (1873), n. 16, 20 aprile; n. 18, 4 maggio; n. 29, 20 luglio; V (1874), n. 28, 12 luglio; VII (1876), n. 20, 14 maggio; n. 32, 6 agosto; VIII (1877), n. 4, 28 gennaio; XII (1881), n. 15, 10 aprile; n. 39, 25 settembre; XXX (1899), n.3, 15 gennaio; n. 11, 12 febbraio; n. 18, 30 aprile; XXXI (1900), n. 8, 25 febbraio; n. 10, 11 marzo; n. 21, 27 maggio, suppl.; n. 48, 1º dicembre; n. 49, 9 dicembre, suppl.; L'Ordine (Ancona), XLI, nn. 333, 334, 335, dei giorni 5, 6, 7 dic. 1900; Edizione nazionale degli scritti di G. Mazzini,Epistolario, LVII, p. 144; S. Sapuppo Zanghi, La XV legislatura, Roma 1883, p. 107; T. Sarti, Il parlamento subalpino e italiano, Terni 1890, p. 159; D. Spadoni, Garibaldi e garibaldini nelle Marche, in Rivista marchigiana illustrata, IV (1907), pp. 281-293; D. e G. Spadoni, Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento italiano, Macerata 1927, p. 97; G. Carocci. A. Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 279, 326, 438, 445, 625; C. Pavone, Le bande insurrezionali della primavera del 1870, in Mov. operaio, VIII (1956), p. 67; L. Lotti, I repubblicani in Romagna dal 1894 al 1915, Faenza 1957, pp. 149, 183; B. Di Porto, Il Partito repubblicano italiano. Profilo per una storia dalle origini alle odierne battaglie, Roma 1963, p. 102; E. Santarelli, Le Marche dall'unità al fascismo, Roma 1964, pp. 35, 43, 97, 99, 126, 135, 161, 174 s., 199, 288; Diz. del Risorg. nazionale, II, p. 379.